martedì 2 agosto 2011

GOLD - CAPITOLO N. 229

Capitolo n. 229 - gold


Jared guidava concentrato sulla strada verso Santa Monica, mentre Colin si era quasi assopito al suo fianco.
Un colpo di clacson lo svegliò.
“Siamo già arrivati … ?”
“No, siamo partiti da poco amore, riposati se vuoi …” – e gli allungò una carezza sulla gamba sinistra; Colin gli prese subito la mano, giocando come un bimbo.
“Ora ti leggo il futuro … mmm vediamo Jay … avrai una notte di fuoco!”
“Ma davvero? Da come russavi Cole, non ne sono molto sicuro ahahah”
“Antipatico!” – e gli morse piano il polso.
“Ahi! … guarda che mi serve per il volante, molla l’osso!” – e fece ridere anche lui.
“Ti amo Jared …”
“Ti amo anch’io Colin.”
C’era una piazzola dopo duecento metri.
“Puoi fermarti?”
“Che succede, non stai bene?” – chiese apprensivo, ormai non riusciva più ad essere sereno, da quando Farrell aveva avuto quell’emorragia celebrale, ma Brandon gli aveva consigliato di imporsi la massima tranquillità, per non fare sentire in colpa il compagno di provocargli quei disagi, ma era davvero complicato.
“No, sto alla grande.” – ed appena parcheggiò, Colin si sporse per baciarlo con intensità.
Jared si sentì rapito da quel gesto, come da tutti quelli che Colin faceva solo ed esclusivamente con lui.
Per una frazione di secondo, si domandò se quelle attenzioni fossero state riservate anche a Justin, però fu solo un attimo.

Era un contatto profondo ed assoluto: Colin gli aveva chiesto di fare l’amore, appena arrivarono e Jared corrispose quel reciproco bisogno di appartenersi.
Le pareti della stanza sembravano dilatarsi, come la visione di Colin sopra di lui, che si muoveva lento e progressivo, penetrandolo così profondamente, da fargli dimenticare persino di respirare.
Piccoli morsi, mescolati a piccoli gemiti, sembrava una cantilena deliziosa, quella che accompagnava le pulsioni dell’attore, che posava baci leggeri, ma prolungati, sul volto del cantante dei Mars, che non ne voleva sapere di invecchiare.
Il suo sorriso radioso, ad un minuto dall’orgasmo, sembrò fondersi con quello dell’angelo che avvolgeva il suo sembiante, pregandolo di non smettere, di non andarsene mai, di restare dentro di lui finchè avessero anche una sola briciola di vita da condividere.
Jared era in estasi.
“Sono … sono così perdutamente innamorato di te Colin James Farrell …” – e poi un grido, spasmodico, che sembrava chiedere spazio al ruggito dell’altro.
Lo sperma iniziò a dilagare, persino a traboccare da lui, che si spinse verso Colin, come se potesse entrargli ancora di più, aprendolo a metà e ricomponendolo un istante dopo, in quella morsa di saliva e lacrime, spaventosamente bella.
La bocca di Colin fece il resto, con una tale foga che diede l’impressione a Jared di essere assorbito e non solo inghiottito da lui.
Fu meraviglioso, dopo tanto tempo.
Il sonno li rapì, senza neppure che distassero i bagagli.



Ormai era notte e nell’aria c’era soltanto il rumore dello scoppiettio proveniente dal caminetto lasciato acceso nel salotto.
Fu la sete a destare Jared, che non trovò più Colin accanto a sé; pensò fosse andato in bagno oppure a mangiare qualcosa, ma si sbagliava.
Farrell era sì in cucina, seduto al tavolo, ma non c’era del cibo, ma alcuni fogli scritti fittamente, con una grafia che a Jared non sembrò neppure la sua.
Invece Colin continuava a prendere appunti, grattandosi la nuca nervosamente.
“Tesoro … cosa … cosa stai facendo?”
Lui inspirò, gli occhi lucidi – “Ri-ricostruisco … l’ultimo giorno Jay … ma … ma non ricordo tutto … mi aiuteresti? Per favore?”
Era teso e spaventato, come se quel buco nero volesse sottrarlo alla realtà ed alla consapevolezza.
“Certo … queste sono le cose che ricordi?”
In effetti lo erano, dalla vacanza in montagna alla festa di Rebecca, poi il vuoto, ma con diverse carenze, quelle essenziali, Justin e poi il litigio da Glam, infine lo scontro nell’ala ovest, prima del suo svenimento.
“Ecco … io … io ti-ti ho chiesto di avere un altro bambino, giusto?” – era così agitato da balbettare con una frequenza ormai preoccupante.
“Sì Cole … sei stato così amorevole …” – si sforzò di sorridere, ma stava singhiozzando.
“Ecco e poi … poi la festa … no, prima … prima! Abbiamo fatto l’amore Jay, giusto? …” – era come un grido carico di speranze, quel suo chiedere spiegazioni e conferme.
Jared annuì, perdendo un battito.
“Ti sogno spesso … e … e lo facciamo … ma non vedo il tuo viso … non riesco a vederlo …” – e strizzò le palpebre, poi, a pugni chiusi, boccheggiò – “Qualcosa mi sfugge, perché non mi dà sollievo, come se fosse un incubo, non capisco, non capisco … non capisco Jared …” – e si sciolse in un pianto, prostrandosi in avanti, nascondendosi tra le braccia incrociate ed incerte.
Jared prese una decisione, nonostante l’ora e la stanchezza.
Fece una telefonata e poi si rimisero in viaggio.
“Dobbiamo tornare alla End House … con Brandon ti aiuteremo ad uscire da questo baratro Colin, te lo giuro.” – disse dopo alcuni minuti di viaggio.
Farrell era assorto, ma non si oppose a quella scelta: lui per prima voleva risolvere i suoi problemi di salute.


Le dita di Kevin si intrecciarono così forti a quelle di Glam da fargli male.
L’avvocato sollevò i fianchi, invadendo maggiormente le viscere del suo ragazzo, che gemette, cavalcandolo ancora per un tempo ormai liquefatto e bollente, in ogni sua parte.
Geffen gli afferrò i glutei, spingendolo verso il basso e bloccandolo, tornò a guardarlo – “Non ti muovere … Vorrei fermare questo momento Kevin … vorrei un mare di cose, quando sei con me amore …”
“Sono sempre stato con te, anche quando non c’ero daddy … e non voglio più andarmene …”
“Ed io non voglio più dartene motivo …” – ed inclinandosi sul fianco, uscì piano da lui, che si appese immediatamente al suo collo, in cerca di tutta la dolcezza, che Glam sapeva dargli.


Jared parcheggiò il suv, sospirando – “Arrivati … ho bisogno di dormire un paio d’ore Colin … Poi parleremo con Brandon.”
“Sì … certo, non vedo l’ora.” – e salirono nella loro camera.
Fu un sonno agitato per entrambi.
Il dottor Cody aveva avvisato Kurt di quanto stava per accadere: “Dovresti pensare ai bimbi, cerca di distrarli oppure portateli a fare una gita o qualsiasi cosa, con Simon e Richard …”
“Sarà un trauma per Colin, hai intenzione di dirgli tutto?”
“Non posso evitarlo e tanto meno rimandarlo. Jared è del mio stesso parere, lo faremo insieme.”


Colin si accomodò sul divano: Brandon e Jared sulle poltrone di fronte a lui.
Nulla li separava.
“Jay mi ha detto che puoi risolvere questa mia … instabilità … riempiendo i vuoti Brandon …”
“Farò il possibile Cole. Dobbiamo dirti ciò che la tua mente ha cancellato.”
“Allora ci sono dei ricordi che … che mi sono stati nascosti?”
Jared ebbe un tremito.
Colin lo fissò, improvviso.
“Sì amore … sì, ci sono.”
“Mi spiegate il motivo per il quale avete agito così?”
Fu Cody a spiegargli la situazione.
“Il fatto vedi è che si tratta di una serie di eventi dei quali siamo venuti a sapere anche noi solo dopo che sono accaduti, eventi che ti riguardano da vicino, di cui sei il … il protagonista Colin …”
“Ne parli come se fosse un film Brandon…”
“In effetti tutto parte da un film, quello che stavi girando con Justin.”
“Con Justin? Ma lui è solo un grafico … cioè abbiamo lavorato insieme se è questo che intendi e …” – nel replicare a quell’affermazione di Jared, Colin sembrò agitarsi.
“Sì lui si occupa degli story board ed avete trascorso del tempo sul set, avete fatto amicizia, vi siete confidati …”
“Jared ne parli come se … non so dove vuoi arrivare con questo discorso …”
Lo psicologo intervenne – “Colin, stiamo cercando di farti una premessa, per semplice deduzione, visto che tu non hai mai parlato in casa di Justin, se non superficialmente. Ciò che noi sappiamo di lui o meglio di voi, lo abbiamo appreso da due dvd, che qualcuno ha inviato a Jared …”
“Dvd?? Del film??”
“No … dei vostri … incontri.”
Farrell scattò in piedi – “Quali incontri??! Cosa stai farneticando Brandon??” – ormai era al limite della furia.
Jared posò delicatamente i suoi palmi gelidi sul petto di Colin – “Qui non ti stiamo accusando Cole … stiamo solo ricostruendo i fatti che ci hanno portati a … ad un brutto litigio …”
“Litigio? Cosa avresti visto in quei dvd Jay??”
“Un … un bacio tra voi e poi … nel secondo filmato … facevate … facevate sesso nell’appartamento di Justin.” – e deglutì a vuoto un paio di volte.
Faceva troppo male, ma non poteva fermarsi ormai.
Colin rabbrividì, indietreggiando e crollando poi, come se avesse ricevuto un colpo mortale.
Iniziò a scuotere piano la testa, in segno di dissenso.
“No … non è possibile … Io non avrei mai potuto … IO NON AVREI MAI POTUTO TRADIRTI JARED!!” – era di nuovo davanti a lui, disperato.
Leto lo strinse sul cuore – “No … è una montatura … io non ho fatto una cosa simile … non ho fatto … no, non è possibile … Non ha senso …” – stava piangendo come un bambino, imputato ingiustamente.
“Colin stai calmo … io … io ho ricevuto un pacco anonimo da questa persona che ci vuole ricattare, almeno è ciò che aveva scritto in un biglietto, ma, al momento, sembra svanito nel nulla, ok?”
“Dov’è questa roba?? I dvd, il … il messaggio …”
“Lì ha lo studio Geffen stanno indagando.”
“Tu hai visto queste oscenità … e poi?”
“Ero sconvolto, sono … sono andato da Glam. Lui stava per raggiungere Kevin in Irlanda e si è trattenuto poche ore, giusto il tempo per affidarmi a Shan, dopo … dopo il nostro … scontro …”
“Il nostro scontro??”
“Ci siamo detti … no, io ti ho detto delle cattiverie pure … ero così arrabbiato Colin … ci siamo anche picchiati … tu … tu difendevi in qualche modo Justin ed io non ci ho più visto …”
“Difendevo Justin??!”
“Vi ho insultato entrambi, perché tra l’altro pensavo che lui ti avesse incastrato, ma sbagliavo, Justin è un ragazzo a posto.”
Colin andò a sedersi nuovamente. Cody si mise accanto a lui.
“Brandon … tu non dici niente?”
“Sono qui per aiutarvi, ma se vuoi sentire il resto della storia, posso dirti che dopo avere incontrato Jared, sei tornato da Justin. So che per te è difficile crederlo, ma probabilmente eravate all’inizio di una relazione sentimentale o forse ciò che tu hai provato per questo ragazzo ha una sua spiegazione, che potremo cercare in un secondo tempo. Il mattino seguente sei tornato alla End House per il b.day di Becki e …”
Colin si appoggiò allo schienale – “No … no, aspetta … quindi io avrei … avrei di nuovo trascorso la notte con Justin … era … era con lui che …” – ed all’improvviso i fotogrammi onirici, divennero nitidi e spietati.
Rivide la sequenza, scorrere nella sua mente stanca, loro due che si amavano, i loro sorrisi, i baci caldi, il senso di pace, ma anche di sconforto: riuscì definitivamente a distinguere cosa rendesse bello e contemporaneamente brutto quel susseguirsi di gesti.
“Inizio a … sì … era lui che …” – la sua voce sembrò spegnersi.
Jared si inginocchiò, prendendogli le mani: “Colin guardami …”
“Come … come ho potuto farti questo … io … io sono un cancro, che non riesci ad estirpare dal tuo cuore … l’uomo che credevi di amare e che … che ti ha costretto a scegliere e … ed a perdere chi realmente volevi … Glam …”
Le sue iridi erano vitree: ripeteva come un automa le frasi che scorrevano come sottotitoli ai pezzi mancanti, che via via venivano a formarsi nel suo cervello.
“Mio Dio … mio Dio Brandon fa qualcosa …” – Jared sembrò supplicarlo, impaurito da quello stato catatonico di Colin.
Si riprese all’istante, chiedendo da bere.
Cody gli portò dell’acqua, che Farrell ingurgitò come un assetato nel deserto ed era proprio come se lo fosse, assetato di verità.
“Cosa è successo dopo?” – domandò deciso, quasi perentorio.
“Hai parlato con Jared, eravate rientrati, mentre il party continuava nel parco. Tu eri avvilito e lui ostile, poi hai perso i sensi e ti abbiamo soccorso, il resto lo sai … Un dettaglio fondamentale, però, resta quello che Justin ti ha salvato la vita, senza saperlo. Avevi mal di testa al risveglio e lui ha insistito affinchè tu prendessi due aspirine, che miracolosamente hanno impedito all’’ictus di fare danni peggiori Colin.”

“E’ stato Justin a dirvelo?”
“Sono stato io ad interpellarlo, perché Brandon chiedeva se avevi avuto dei sintomi nelle ore precedenti il tuo malore e solo Justin poteva saperlo. Per ciò che lui ha fatto e per come mi ha spiegato alcune cose, io l’ho perdonato … anzi, l’ho ringraziato …”

Farrell sorrise mesto – “Il tuo immenso cuore Jay … credo che non ne esista una uguale e capace di sedare l’ira con tanta generosità …”
“La paura di perderti è stata enorme ed i sensi di colpa … quelli sono stata la fase peggiore, quella in cui mi sono interrogato su quanti danni avesse provocato al tuo organismo quanto hai dovuto subire l’anno passato Cole …”
“La tua severità rasenta l’incredibile Jared, perché ti ostini a caricarti di responsabilità che non hai …?”
“Purtroppo invece esistono e pesano come macigni, queste responsabilità di cui parli, ma io ho superato il tuo tradimento e non per compensazione, credimi Colin, ma perché il mio domani ti appartiene …”

Si avvolsero l’un l’altro, stremati.
Quando Colin si staccò lentamente, nel suo sguardo c’era gioia mista ad inquietudine – “Adesso … adesso vorrei parlare con Justin.”



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