Capitolo n. 239 - gold
Jude e Robert si guardarono sino all’alba, ripercorrendo mentalmente una folta varietà di ricordi, alcuni belli altri brutti, che avevano caratterizzato i diversi momenti della loro relazione.
Sembrava che comprendessero il reciproco percorso, finchè Jude non ruppe quel silenzio: “Ho … ho deciso di fare una cosa Robert …” – e si baciarono, senza bisogno di ulteriori spiegazioni.
Qualunque cosa fosse, sarebbe accaduta e basta.
Jared portò i bambini a scuola, dopo avere salutato Colin e Justin, diretti al lavoro, per concludere quel film girato a singhiozzo e che finalmente andava a completarsi.
Farrell era abbastanza soddisfatto del risultato e di come riusciva a recitare efficacemente quella parte agrodolce.
Kurt era tornato a Los Angeles insieme a Brandon e Martin, facendo tappa a villa Meliti e lì avrebbe incontrato Jared, che si fermò a comprare la colazione per entrambi, visto che avrebbero fatto un giro per negozi.
Il suo programma venne però fatto saltare da un sms di Geffen.
Era appena risalito sul suv, quando lo lesse: § Ciao Jared, dovrei … vorrei parlare un po’ con te, al villino, se hai tempo. Non posso farlo con nessun altro, ma se non riesci … pazienza. Un bacio, Glam §
Jared ripensò a quella scenetta, che egli stesso aveva improvvisato davanti all’ambulatorio di cardiologia, ma non poteva essere quello il motivo per doversi vedere e parlare.
Ebbe un brutto presentimento e si precipitò sulle colline, dopo avere avvisato Kurt.
Percorse velocemente il vialetto ed arrivò sotto al porticato accorgendosi che la blindata era socchiusa.
Entrò con il cuore a mille, trovando Geffen in salotto, a contorcersi le mani, seduto sul divano.
“Ciao piccolo … non ci speravo.” – e gli sorrise tirato.
“Glam che succede?” – domandò con un’esitazione dolorosa.
“Non volevo spaventarti … ecco vedi è per l’esame che ho fatto, c’eri anche tu … mi aveva fatto piacere vederti e poi la tua reazione, sì insomma, era divertente … Un po’ meno l’esito …”
“Cosa ti hanno detto …?”
“Dovrei fare … un’operazione … dovrei farla, anche se ci sono dei rischi e … e comunque non avrei scelta, il mio cuore ha un sacco di problemi ed anche il mio sangue …” – iniziò a piangere sommessamente, fragile ed impaurito come mai Jared lo aveva visto.
Il cantante si avvicinò, inginocchiandosi tra le sue gambe, prendendo il suo viso tra le mani, provando ad asciugare quel pianto e fermare quel tremore, che lo stavano sfigurando.
“Glam calmati … Glam …”
“Potrei anche curarmi, ma … ma i farmaci stanno già facendo danni al … al sistema linfatico ed a parti di me che neppure conoscevo … loro parlavano … io ero così spaventato …”
Jared lo strinse e Geffen si aggrappò a lui, come se fosse un punto fermo, capace di salvarlo.
“Glam mi dispiace … ma … ma se puoi essere operato …” – e tornò a fissarlo.
“Questo intervento potrebbe ridurmi male … io … io non voglio … Non voglio che Kevin porti anche questo peso … e poi … poi Lula, non potrò vederlo crescere, non potrò aiutarlo come volevo … il nostro bambino …” – ed affondò nel collo di Jared la propria disperazione.
“Tu non permetteresti a nessuno di noi di mollare … Cristo Glam guardami!!” – ed a propria volta scoppiò a piangere.
Geffen lo fissò, riprendendo un minimo di controllo – “Non volevo farti questo … ma non sapevo a chi altri dirlo … tu sei … Jared mio Dio … perdonami …”
“Glam tu sai che puoi contare su di me … non ti abbandonerei mai …”
Geffen lo baciò, con intensità, per poi stritolarlo, fremendo ancora più forte – “Vorrei morire baciandoti … vorrei andarmene e sapere che tu ci sei Jared … scusami … scusami … ma ho commesso troppi errori con te … e mi manchi da morire …”
Jared si sentiva sconvolto per quelle rivelazioni sullo stato di salute di Geffen ed al tempo stesso provava un senso di colpa opprimente, pensando di continuo a Colin ed a come avrebbe reagito, se avesse assistito a quella scena.
“Glam ti aiuterò a parlare con Kevin, lo … lo faremo insieme e la nostra famiglia ti sosterrà in questa nuova prova … ed andrà tutto bene, te lo prometto …”
“Resta insieme a me Jared … ti prego.”
La Ferrari sfrecciava lungo la costa, diretta in una zona che Geffen conosceva bene.
C’era un panorama magnifico e Jared lo osservava da dietro le lenti dei ray ban a goccia, mentre Glam guidava concentrato sul percorso, a tratti tortuoso.
Si fermò in una piazzola, davanti ad un ristorante, dotato di un’ampia terrazza.
Salutò il proprietario calorosamente, doveva essere da parecchio che non si vedevano.
“Vieni Jared … mangiamo di sopra …”
“Sì ok … ma non ho molto appetito Glam …”
“Lo comprendo, ma vederti mangiare sarebbe davvero bello per me … mi farebbe sentire meno a disagio per averti rovinato la giornata …” – e sorrise quasi con timidezza.
“Farò il possibile allora …” – e contraccambiò il sorriso, lasciandosi avvolgere dalla sua ala, mentre andavano a sistemarsi in un angolo appartato, di quella balconata in parte naturale, fatta di pietre ed abbellita da una vegetazione lussureggiante.
“Tutto pesce ed un ottimo vino bianco, anche se non dovrei berlo …” – disse mesto l’avvocato.
“Allora berremo dell’acqua Glam.” – replicò severo Jared, ma sapeva che non si poteva averla vinta con l’altro, quando desiderava qualcosa.
La Miller aprì la porta con una certa rassegnazione.
Aveva ricevuto la chiamata di Jude molto presto ed aveva sommessamente accettato la sua richiesta.
Robert teneva in braccio Camilla e la salutò educatamente.
“Ciao Rob … come sta vostra figlia?”
“Bene Sienna e tu come stai?”
“Un po’ stanca … Entrate … il bimbo è pronto Jude, dove … dove andate?”
“Al luna park, così i nostri cuccioli si conosceranno meglio …”
Il figlio di Law corse dal padre, salutando lo zio Robert e dando un bacio alla sorellina.
“Ok, possiamo ripartire, ciao a dopo.”
Se ne andarono, sotto lo sguardo cupo della donna, che non aggiunse altro.
“I crostacei di Sam sono i migliori … ti piacciono Jared?” – e gliene porse una manciata, in un piatto giallo.
“Sì … ottimi …” – disse masticando, per poi ridere, vedendo che si era impiastricciato.
Ingoiò il boccone e si sporse dando un bacio a Geffen sulla guancia.
“Ti voglio bene Glam …” – disse strizzando le palpebre ed appoggiando la fronte alla sua spalla, con un lungo sospiro.
“Anch’io tesoro … sono un po’ stanco, se hai finito …”
Jared annuì, seguendolo sul retro della costruzione, dove c’erano tre camere per i clienti; Glam lo condusse in una di queste, tenendolo per mano.
La stanza era fresca e nella penombra, c’era un grande letto ed un arredo essenziale, in legno chiaro.
Geffen si tolse le scarpe e la camicia, coricandosi, dopo avere sistemato alcuni dei numerosi cuscini.
Jared lo imitò, dopo essere tornato dal bagno, dove aveva fissato la propria immagine per interminabili minuti, azzerando i pensieri, che lo stavano attanagliando.
Si allungò accanto a Geffen, accoccolandosi sul suo petto – “Va meglio Glam …?”
“Sì … è perfetto …”
Jared si sollevò, togliendosi la maglietta e Geffen lo aiutò, posando poi tra le sue scapole un lungo bacio.
Entrambi provarono come un rimescolio, che partiva dallo stomaco e saliva dritto al cervello.
Glam lo cinse da dietro, riportandolo giù e, lambendo il collo di Jared con il proprio fiato caldo, aumentò di poco la presa – “Tu non sai quanto ho desiderato il tuo corpo Jared, da quando ti conosco … ma prima di ciò il tuo cuore ed i gesti, che solo tu hai saputo donarmi nei rarissimi momenti in cui sei stato mio … e forse non è accaduto mai sul serio, ma io ci ho creduto quel tanto che mi bastava per essere davvero felice …” – e gli diede un bacio lieve tra i capelli spettinati.
“Sono stato tuo più di quello che pensi Glam …” – replicò piano, trattenendo a stento quel nodo alla gola, che lo stava tormentando, al pensiero continuo di Colin: non voleva tradirlo, non voleva fare l’amore con Geffen eppure era consapevole che non si sarebbe sottratto, se lui avesse continuato in quell’approccio, i cui presupposti gli apparivano inequivocabili ormai.
Poche tempo prima era stato Glam ad accudirlo, contravvenendo ad ogni buon proposito di fedeltà assoluta a Kevin, per l’ennesima volta, pur di assecondare Jared in un momento di difficoltà emotiva: se fosse giusto o meno ricambiare tale disponibilità, restava il pesante quesito, che stava spaccando a metà il compagno di Farrell.
Le loro dita si intrecciarono, così i loro corpi aderirono l’uno all’altro, come a plasmarsi per fortificare quell’idea di comunione, che non avevano mai rinnegato: Jared non aveva smesso di chiedere mentalmente perdono a Colin, avrebbe voluto che lui fosse lì e che lo aiutasse a superare quel trauma, nell’apprendere che Geffen poteva andarsene, anche in quell’istante.
Arrivò anche a temere che l’amico volesse proprio fare del sesso, fino ad ammazzarsi ed in quel modo sublimare l’emozione più vivida, che avesse mai provato in tutta quella sua incredibile esistenza.
Jared si concentrò su talmente tante deduzioni, che non si accorse neppure che Geffen si era assopito: si voltò piano, constatando che sul suo volto c’era un’espressione serena.
“Glam …” – mormorò commosso, posando le sue labbra sulle sue, senza svegliarlo – “Ti amo …”
Lo disse, senza sapere se l’avesse ascoltato o meno, ma non importava: Geffen lo sapeva da sempre.
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