Capitolo n. 244 - gold
Jude girò la chiave nella blindata con aria afflitta.
Sperava di ricevere almeno una telefonata da Robert, invece nulla.
Inspirò, per trovare il coraggio di affrontarlo, presagendo una pessima reazione da parte sua, come del resto aveva avuto Sienna, che minacciava persino una querela, attraverso il proprio portavoce.
A Jude non importava niente, lui voleva solo riavere il suo Rob e non sapeva in quale altro modo dimostrargli quanto fosse svilito e pentito, per quel gesto davvero insano.
Un profumo gradevole investì le sue narici, così il bagliore caldo di parecchie candele accese, qua e là nell’appartamento.
Erano le otto di sera e c’era un clima fresco, proveniente dalle finestre aperte.
Al centro del living, un tavolo rotondo, apparecchiato per due, con tutti i crismi adorati da Downey, che aveva abituato Jude anche a queste piccole attenzioni, curando dettagli e colori, per compiacerlo e dimostrargli che il loro legame era perfetto anche sotto quel punto di vista.
L’inglese si guardò intorno, provando una sensazione di accoglienza ed amore, in ogni oggetto, che Robert aveva sistemato accuratamente, per dargli quel benvenuto.
“Rob …”
Era finalmente apparso, dal corridoio che portava alla zona notte.
“Ciao Jude … sei arrivato …” – e sorrise, incedendo verso di lui, vestito di scuro, giacca e pantaloni, camicia bianca, scarpe in tono, elegantissimo, abbronzato ed affascinante, i capelli tagliati, così la barba, che al mattino era disordinata, ora era stata delineata in un carismatico pizzetto.
I suoi occhi erano come traslucidi ed a riflessi intermittenti, ma profondi, nell’avvicinarsi a Jude, che rimase senza parole, soprattutto quando il profumo di Robert, dono di compleanno, lo accarezzò, insieme al suo palmo sinistro – “Devo dirti anch’io delle cose amore …” – mormorò con tono pacato, socchiudendo per pochi secondi le palpebre, per poi rivelare nuovamente quei pozzi bistrati di inchiostro.
Jude sorrise: “Ti ascolto …”
“Ho sofferto tanto per ciò che hai fatto e di cui mi hai chiesto persino scusa pubblicamente. Il tuo gesto è stato esemplare, mi ha colpito nel mezzo di tutta questa mia stupida reticenza nel capire che non esiste nessuno al mondo capace di darmi le stesse emozioni, di cui solo tu, Judsie, sei stato capace. Adesso sono io che mi scuso, per essere tornato a causa di nostra figlia, per il suo bene, imponendomi che dovevo ristabilire il nostro legame, vista la responsabilità, che ci eravamo assunti ad Haiti: mentivo a me stesso, creando un’ulteriore motivo di rancore, visto che io sono letteralmente volato da te, perché non riuscivo a vivere senza quello che adesso si muove nel mio petto, nella mia mente, nelle mie mani … è il nostro amore e se ciò ha un nome, lo conosciamo unicamente tu ed io, Jude Law … ti amo così tanto, credendo di annullarmi, mentre invece io rinasco ogni giorno insieme a te, che mi vuoi così bene …” – e lo abbracciò sull’ultima frase, baciandolo dapprima piano e poi sempre più intensamente, ricambiato a pieno dal suo meraviglioso sposo.
La loro eternità era stata ripristinata.
Jared si era seduto al capezzale di Geffen.
Era stato trasferito in una camera privata, arredata come se fosse in una casa qualunque, con due poltrone, una lampada a stelo, dei quadri, un cassettone, sopra al quale il cantante aveva invasato i fiori, portati in dono al suo Glam.
Il senso di possesso e di appartenenza, sembravano pulsare nelle vene, che gli percorrevano il collo sottile.
Era stremato da sensazioni contrastanti e la vicinanza di Kevin lo turbava oltre misura.
Doveva mantenere quel segreto, anzi, doveva dimenticarlo.
Sfiorò il polso di Glam, al quale erano stati sospesi i sedativi.
Era un’attesa fatta di riflessioni e di speranze, scambiate tra gli amici, sempre presenti e disponibili.
Chris aveva preso in braccio Lula, accompagnandolo dal padre, mentre Kevin era tornato all’attico a riposarsi.
Quando vide Jared, ebbe un’esitazione, come se temesse di disturbare entrambi, ma poi il bimbo iniziò a scalpitare: “Mi porti dal mio daddy zio Chris!?”
“Certo tesoro … vai da solo, c’è zio Jared, io aspetto qui, lo sai che non possiamo entrare in troppi …”
Lula tirò la manica della camicia di Jared, che lo accolse con un sorriso radioso – “Soldino di cacio, cosa ci fai tu qui?”
“Aspetto che il mio papà si svegli!” – e nel dirlo, salì sulle gambe di Jared.
“Il mio … soldino … di cacio …”
La voce di Geffen era flebile, ma quando loro la percepirono, fu un’esplosione di gioia: “Papààà!!!”
“O mio Dio … Glam … Glam sei sveglio!”
I suoi occhi si riempirono di lacrime, Chris avvisò il medico e l’equipe si riunì velocemente, per controllare i valori del paziente, ancora piuttosto confuso.
“Lula il dottore deve visitare papà, dai usciamo, dobbiamo chiamare Kevin …”
“Sì lo faccio io, lo faccio io!!” – e saltellava allegro, mentre Jared gli passava il cellulare.
Il bassista dei Red Close si precipitò, per stringersi al suo uomo, unendosi alla ritrovata serenità di Jared, che pregò Flora di avvisare anche gli altri.
“Ultimo giorno di lavoro, come ti senti Colin?”
Il sorriso di Justin era accattivante, ma non i suoi gesti.
Era professionale e gentile con tutti, ma con Farrell aveva un’intesa perfetta sul set, dando l’impressione di avere superato qualsiasi imbarazzo.
“Stanco … e stressato per le condizioni di Glam …”
“Non ci sono novità?”
“E’ stabile, l’hanno dimesso dalla rianimazione, ora non resta che attendere … comunque volevo parlarti di un progetto, sono ancora indeciso sul da farsi, per via dell’impegno di diversi mesi, ma è buono e ti ho proposto per lo staff tecnico, anzi, direi che ti ho imposto, visto come sei bravo.” – e sorrise, prendendo un caffè dal vassoio e porgendone un secondo a Justin, che arrossì lievemente.
“Imposto …? Non vorrei che …”
“Non pensarci, qui bisogna marciare come carri armati, devi fregartene dell’invidia e pensare solo a te stesso, funziona così e così dev’essere, tanto nessuno ti regala niente, gli amici veri sono una razza in estinzione Justin.” – affermò convinto e vagamente nervoso, per quei due fanali, che lo stavano scrutando.
“Sei un tantino cinico Colin, ma hai ragione … si puo’ sapere cosa ti prende? Ti sento … strano.”
“Te l’ho detto e poi non preoccuparti, sono sopravvissuto a momenti peggiori.”
“Hai dei problemi con Jared? Per via di Geffen, a me puoi parlarne, sai che sono dalla tua parte.”
“Anche quando sbaglio?”
“Se no a che servono gli amici?” – e ridacchiò, fissando un punto altrove.
“Venite a cena da noi, tu e Brian, stasera magari …”
“Stasera? Perché no … ah guarda che il tuo cellulare sta vibrando Colin.” – e lo indicò sulla mensola del trucco.
Farrell lo prese – “E’ Jared … sì pronto … accidenti davvero?” – e sorrise.
“Ok … ok arrivo, mi porta Justin, ci vediamo tra poco amore.”
“Sì ti aspetto Cole …” – replicò Leto sommessamente.
Chris notò quel suo spegnersi – “Ehi va tutto bene?”
“Ehm cosa …? Sì … sì Chris, a meraviglia ora che Glam è resuscitato!” – e liberò una risata incerta e persino stonata con la contrazione del suo viso.
Kevin si era rilassato sul cuore di Glam.
“Batte forte e sicuro, come al solito … mi piace questo suono daddy … ti amo da impazzire, sai?” – e gli diede l’ennesimo bacio.
L’avvocato non aveva mai smesso di sfiorargli i capelli, avvolgendolo con amore e gratitudine – “Ti ho sognato tutto il tempo Kevin … eravamo in un luogo che non conosco … e poi in montagna … forse sarebbe meglio che ci andassimo sul serio, per la mia convalescenza, cosa ne pensi?”
Kevin si sollevò, arridendo a quella proposta – “Ma sarebbe meraviglioso! Tu, io e Lula, sì facciamolo, lo dico al nonno, ci presterà il jet oppure Owen …” – e gli diede un bacio più profondo, che Geffen assaporò con estrema partecipazione.
Il lieve tossire di Jared li interruppe – “Chiedo venia … ma volevo dirvi che abbiamo dato la bella notizia a figli, nipoti, ex mogli, colleghi, gente di passaggio, venditori ambulanti …” – disse con aria simpatica.
“Vieni qui Jared …” – Glam gli porse le mani, così Kevin, per poi raccoglierlo con tenerezza, come se anche lui facesse parte di un armonia ritrovata.
“Ti voglio bene …” – gli sussurrò Kevin e Geffen lo imitò, baciando poi entrambi sulle tempie – “Senza di voi non ce l’avrei mai fatta … sei venuto a trovarmi anche tu, Jared, urlavi e strepitavi che non dovevo andarmene, quindi come potevo deluderti?” – e rise.
“Tu non ci hai mai deluso Glam … mai.” – e gli diede un bacio sulla guancia.
Colin li ritrovò così, in un groviglio di sorrisi e lacrime di commozione.
Justin rimase un passo indietro, sentendosi escluso da quel contesto, al quale anche Farrell si aggregò raggiante – “Sei proprio un maldido, come dice Pam, accidenti a te … accidenti a te …” – e si strinse a Glam, approfittando dello spazio che Jared e Kevin gli lasciarono immediatamente.
Leto sorrise compiaciuto, per poi smorzare quella sensazione positiva nel fissare Justin: “Ciao … entra pure se vuoi …” – gli disse abbozzando un sorriso.
“Non voglio disturbarvi …” – ribattè il biondo educatamente.
“Ma quale disturbo, dai vieni” – “Ti ringrazio Kevin … ciao Glam, come stai?”
“Ehi ciao campione … direi vivo … e vegeto, ancora una volta.” – rispose divertito, seppure accorgendosi del disagio di Jared.
Il chirurgo li fece allontanare per visitare con calma Geffen.
Justin si congedò, seguendo in ascensore Chris, pronto a tornare da Tomo insieme a Lula, che avrebbe dormito da loro in camera con Josh.
Colin e Jared rimasero da soli nella saletta di attesa – “Pericolo scampato … non ce lo leveremo mai dai piedi ahahahh”
“Sì Cole … devo dire che accade anche con altre persone …” – e scrollò le spalle, armeggiando con la macchinetta degli snack – “Ne vuoi uno anche tu?”
“No Jay grazie … lasciale perdere, ti porto a mangiare qualcosa di più sostanzioso, vuoi?” – e cingendolo da dietro, lo baciò caldo sulla nuca.
Jared intrecciò le proprie dita a quelle di Colin, sospirando emozionato – “Ho bisogno di te …” – poi si voltò, afferrando il volto del compagno, per baciarlo veemente.
Farrell in risposta, lo invase tra le gambe, strofinando il membro di Jared, spingendosi oltre, sino alla sua fessura, sentendo dapprima il gonfiore, poi il calore dei punti raggiunti dal suo tocco sorprendente attraverso la stoffa sottile – “Ti sbagli, io ho bisogno di te Jay …” – e gli leccò la bocca, schiusa in quel modo tipico e suadente, con cui il ragazzo di Bossier City toglieva la ragione a chiunque ne godesse la vista.
“Cole … mioddio Cole …” – e si aggrappò al suo collo – “Non smettere … Cole … non smettere … toccami ancora …” – e lo attirò in una rientranza buia, dietro ad una tramezza in cartongesso, contro alla quale erano piazzati i distributori automatici.
Farrell lo appoggiò con eccessiva esuberanza a quella parete posticcia, facendo tremare sia Jared che il resto, ma ormai lui si era slacciato i pantaloni, permettendo a Colin di intrufolarsi sotto all’intimo, macchiato dai suoi umori.
Con due dita lo penetrò, facendolo sussultare e gemere, tanto che Colin smorzò quelle grida con un bacio assurdamente erotico.
Affondò in Jared, aprendo la mano ed inserendo l’indice ed il medio sino alla base, sostenendolo poi nel colpirlo ripetutamente.
Con la sinistra lo stava masturbando, così da donargli un piacere completo.
Jared era avvinghiato a lui, sudato, i capelli appiccicati agli zigomi, vermigli e tremuli.
Fu un orgasmo incredibile.
“Fammi un pompino … ricambia la cortesia …” – gli ringhiò Colin, come assatanato da quella loro ennesima performance.
“Non sono una puttana …” – replicò, umettandosi ed ansimando, ottenendo nel moro una spasmodica eccitazione.
“Certo, sei la MIA puttana! Muoviti!” – gli ruggì, costringendolo ad inginocchiarsi.
Jared era un autentico portento, Colin ne era consapevole, ma il rapporto orale che ne seguì fu qualcosa di memorabile.
Lo sporcò dalle tonsille al petto, uscendo e rientrando a ripetizione, quando Jared lo fece venire copiosamente.
“Cazzo … cazzo!!” – ed incamerò parecchio ossigeno, per stabilizzare il fiato – “Voglio scoparti Jay … ma non qui! Andiamocene subito!” – e lo trascinò via con lui.
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