Capitolo n. 232 - gold
Colin scrutava i vicoli ed i negozi, dal taxi che li stava trasportando all’albergo, una nuova struttura appena inaugurata.
Jared lo aveva scelto, come novità in quel loro viaggio fuori programma.
“Te li ricordi amore …?”
“Sì, in quello hai comprato una lampada, che hanno perso al deposito bagagli o forse l’hanno nascosta da qualche parte, era orrenda Jay ahahahah”
Si accoccolarono, ma ormai erano arrivati.
La suite era spaziosa ed accogliente, ma estremamente moderna.
“Lo stile non è proprio quello dei nostri precedenti soggiorni Cole, ma spero ti piaccia lo stesso.” – disse Leto con una certa esitazione.
“A me piaci tu … non importa il contorno, i colori, i suoni, tu sovrasti ogni dettaglio … ti amo da morire.” – e lo avvolse con vigore, baciandolo appassionatamente.
Erano quelli i momenti migliori di loro, l’intimità e l’intesa totale, che riuscivano a stabilire quando erano insieme.
Brian sfiorava gli zigomi lucidi di Justin, steso al suo fianco, dopo avere fatto l’amore a lungo.
Accadeva ormai tutti i giorni e le notti.
Il lavoro non li impegnava molto, Brian aveva concluso un ottimo affare con la cessione del pub in Irlanda e voleva prendersi una pausa, prima di iniziare una nuova attività.
Justin avrebbe ripreso l’incarico sul set, al ritorno di Farrell.
“Hai fame piccolo …?”
“No Brian … ho solo sonno, un sonno tremendo …”
“Resisti almeno per un po’ d’uva … o una birra …” – e rise, baciandogli la clavicola destra – “Sei dimagrito ancora cucciolo …”
“No Brian, sei tu che mi consumi …” – e sorridendo chinò il capo, assopendosi serenamente.
Sentiva un odore strano, i rumori ovattati, ma non riconosceva quel posto.
Justin analizzava l’ambiente, sentendo freddo.
Era nudo, in ginocchio al centro del materasso.
Eppure stava dormendo, com’era possibile ritrovarsi in quella posizione, si domandò soffocato dall’ansia.
Due braccia forti lo cinturarono.
Disse qualcosa, ma la voce usciva roca e spaventata.
In compenso udì una risata alle sue spalle, mentre quella morsa aumentava.
“Justin … non dirmi che hai paura.”
“Colin …?”
Era in piedi davanti a lui, senza vestiti, sudato, la barba incolta, i capelli in disordine, l’aria minacciosa.
Il suo palmo sinistro afferrò il collo del ragazzo, mentre nel destro tratteneva un oggetto, che Justin non riusciva a distinguere con chiarezza.
“Colin cosa … cosa stai facendo??!”
“Quello che ti piace, giusto Brian?”
Finalmente apparve anche l’uomo che lo stava intrappolando, era il compagno, ma le sue intenzioni sembravano anche peggiori.
Lo stava torturando in diversi punti, stritolando la pelle di Justin e mordendolo con insistenza.
Il grafico iniziò a piangere – “Vi prego, lasciatemi … vi supplico!”
Colin scoppiò a ridere, mentre l’altro lo sbeffeggiava – “Senti come piagnucola questa sgualdrina e non ha ancora visto niente, vero Colin? Ahahahh”
Le loro risa erano bieche, Colin stava agitando un arnese, che finalmente si rivelò – “Con questo ti facciamo divertire tesoro, del resto sappiamo che è la tua passione, poi fosse una novità …” – e mentre lo sibilava, sembrava che l’aria intorno a lui si accendesse, dilatando la visione di Justin, che avvertì la presenza di una terza persona.
La vide, in piedi, appoggiata al lavello della cucina, un uomo alto, i capelli scuri, di spalle, che si voltò ridacchiando – “La sua prima volta l’ha avuta con me … memorabile …”
“Peter …? No … nonoNOO!!”
Justin fece un balzo, scivolando di lato e destando Brian, che lo soccorse immediatamente.
Il giovane era sconvolto e tremante.
“Era un incubo, calmati Justin, calmati!” – ma sembrava inutile.
“E’ … è tornato …” – ripeteva, singhiozzando.
Brian baciò le sue tempie, cullandolo – “Chi è tornato …?”
“Pe-Peter …”
“Il tuo ex? Assolutamente no …” – e gli sorrise, baciandogli i capelli.
“Brian c’eri anche tu … e poi Colin …” – e gli raccontò quella sequenza di immagini, che lo avevano sconvolto.
Il moro deglutì, perplesso per quell’associazione che la mente di Justin aveva prodotto, anche se in una sfera onirica, ma la cosa che lo turbò maggiormente, fu la rivelazione degli abusi, ai quali Peter lo aveva sottoposto nella realtà.
“Lui … lui usava quel … e poi … mi ha obbligato a farlo venire con la bocca …” – si stava sfogando completamente, senza provare timore del giudizio di Brian, che pianse alla fine di quel racconto drammatico.
“Non permetterò più a nessuno di farti una cosa simile. Mai più Justin, te lo giuro.”
Geffen prese un paio di capsule, asciugandosi la fronte imperlata di sudore.
Inspirò, senza accorgersi che Kevin lo stava spiando.
Sarebbero ripartiti dopo un’ora per le Haway.
“Daddy … cosa sono quelle?” – chiese inquieto, avvicinandosi.
“Sono per … per la pressione, va tutto bene, sto … sto bene.” – ma il suo viso era arrossato e dopo poco pallido.
Si mise seduto sul bordo della vasca.
“Da quanto tempo le prendi Glam?”
“Ho iniziato ad Haiti, sono iperteso, ma non in modo grave Kevin, non volevo metterti in subbuglio.” – e sorrise, finalmente rilassato, il farmaco aveva un effetto immediato.
“Facciamo colazione daddy?” – disse, cospargendo decine di baci sulla testa di Glam, che lo stava cingendo per i fianchi, affondando il volto nel suo ventre palestrato.
“Ti amo Kevin … ti amo, sai?” – e si rialzò, per baciarlo intensamente.
Colin e Jared fecero una lunga passeggiata tra la gente, al mercato della frutta, fino all’ora del tè.
“Il nostro secondo giorno in Marocco ed abbiamo già fatto cento chilometri a piedi Jay …” – ed intrecciò maggiormente le sue dita a quelle del suo eterno ragazzo innamorato – “Sono solo quattro passi Cole e poi sto cercando la mia … lampada! Eccola!!”
“Mioddio no!! Un’altra ahahahahah!”
L’acqua ribolliva di petali e sali profumati, Jared vi si immerse dopo pochi minuti rispetto a Colin, che lo implorò di non stendersi subito – “Voglio leccarti … tra queste due gambe da capolavoro …” – poi ne seguì un singulto, quando il membro del cantante arrivò sino alle sue tonsille.
Jared ebbe un capogiro quando il suo seme invase la gola di Colin, che ingoiò e succhiò con una foga, che ad entrambi fece tornare alla mente le loro prime volte, in quella terra che adoravano.
Farrell continuava ad essere convinto che lì sarebbero stati realmente felici, se avessero avuto il coraggio di trasferirsi dopo il film con Stone.
Era una chimera, a cui era bello credere.
Ora si spingeva in lui, ora lo guardava, Jared era incantevole, così le sue membra calde – “Avremo un altro bambino … Jay lo … lo desidero davvero …” – il suo fiato ansante era ipnotico, così quel progetto avventato e straordinario.
Il villino era immerso nella penombra.
A Jared quel posto piaceva.
Geffen stava sorseggiando una tequila.
“Non pensavo saresti venuto qui.”
“Ho … ho bisogno di bere Glam.”
“Tieni.” – e passandogli un altro bicchiere, si sporse per dargli un bacio sulla guancia, ma Jared si ritrasse - “Grazie … cosa ci facciamo qui?”
L’avvocato rise sarcastico – “Ma come, non te l’avevo già spiegato? Per ogni moglie, ho avuto sempre diverse amanti … ora mi accontento di uno solo, che ne vale mille, direi …” – e brandì la sua vita sottile, attirandolo alla sua bocca, per un contatto sporco, al quale Jared non si sottrasse.
“Glam … io non sarà mai il tuo …”
“Amante? Ahahahahah sarai tutto quello che voglio, lo sai da quando mi conosci o sbaglio? Ora basta perdere tempo, andiamo di là, devo tornare a casa per pranzo, il mio sposo aspetta con fiducia che torni, il copione si ripete, non trovi Jay?”
“E non chiamarmi …” – ma la spinta sul letto fu violenta, così sentire il peso di Glam addosso, soffocante e senza via d’uscita.
“Lasciami … non farlo … io … io aspetto un bambino da Colin, cazzo smettila!! SMETTILA!!!”
“Jared!! Cristo svegliati!!”
Era di nuovo nella camera di albergo a Marrakesh.
Farrell era più sgomento di lui, ma per Jared era stato l’ennesimo assurdo sogno su Geffen.
Aveva subito le pressioni di Kevin per il matrimonio, aveva sopportato la consacrazione del loro legame, aveva metabolizzato quella serie di malesseri in un unico boccone ed ora il risultato diventava un ulteriore tormento per il suo cuore, quel cuore che Glam aveva salutato.
Apparentemente.
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