Capitolo n. 99 - zen
Geffen sbuffò,
accartocciando l’involucro, che conteneva gli hamburger vegani, poco apprezzati
dal suo gusto di cannibale, come lo definì affettuosamente Jared, durante il
loro pranzo fuori programma, in compagnia di Tom.
“Come fate a mangiare
questi”
“Ehi Glam, hai fatto
finta di apprezzarli, ora mantieni la tua posizione, nel caso Jared tornasse” –
disse ridendo, mentre sistemava gli asciugamani.
Il terapista aveva
già indossato casacca e pantaloni comodi, per trattare Geffen, che con aria
tanto maliziosa quanto scherzosa, lo stava analizzando – “Protesto: con Jared
eri mezzo nudo, con me tutto imbacuccato …”
“Fate cose diverse”
“Non mi pare” –
sibilò, notando il rossore sulle guance di Tom, che lo inteneriva da sempre.
“Sì invece, perché vedi”
Glam rise – “Ehi, non
mi avrai mica preso sul serio, Tommy?”
“Sei sempre il
solito!” – protestò, passando in cabina – “Dai muoviti!” – aggiunse, con un
velato nervosismo.
Geffen lo seguì,
perplesso – “Tom scusami, io stavo … Lo sai cosa facevo, come mai reagisci così?”
Lui sorrise in pieno
imbarazzo – “Forse è meglio che ti mandi un collega, oggi non sono in forma e
non dopo Jared” – e fece per andarsene.
Glam lo bloccò, senza
irruenza – “Se ti ho offeso, perdonami, a volte trascendo, sono un vecchio
rincoglionito, ok?”
“Non sei affatto vecchio
e tanto meno rincoglionito.” – ribatté fissandolo – “Semplicemente hai un
ascendente con chiunque tu interagisca, tutto qui” – ed abbassò lo sguardo.
Geffen lo abbracciò,
paterno – “Ora ci calmiamo Tom …” – disse pacato – “Vorresti azzerare con me,
gli ultimi dieci minuti?”
“Ok … Mi sento così”
“Io mi sentirò meglio,
se farai uno dei tuoi sorrisi limpidi ed onesti”
Tom lo accontentò.
Martin abbandonò per
qualche secondo le sue costruzioni, precipitandosi a salutare Rossi, appena
rientrato.
“Ciao zio Dave!”
“Buongiorno tesoro” –
e lo prese in braccio, con gioia.
“Papà è in cucina,
sta preparando le insalate” – disse allegro.
“Perfetto … allora io
vado ad aiutarlo”
“Ok … Posso vedere un
cartone?”
“Certo … Hai molti
compiti?”
“Un pochino … Mi
aiuti oggi?”
“Sì Martin …” – e gli
diede una carezza sulla testolina, accendendo la tv.
Kurt gli dava le
spalle, concentrato sul tagliere.
“Ciao, bentornato …” –
e si asciugò una lacrima, con la manica della camicia – “Questa è per noi, con
la cipolla, l’altra è per il bimbo … senza” – sorrise tirato, senza guardarlo
ancora.
Rossi lo cinse da dietro,
posando un bacio sulla sua nuca – “Ciao Kurt … Come stai?”
“Mi arrangio … vedi?”
– rise, tirando su dal naso.
Dave lo voltò a sé,
guardandolo con dolcezza – “So che sai cavartela in ogni situazione Kurt”
“Sbagli”
“In cosa?” – gli sorrise.
“Lui è intelligente,
è delicato e pulito, posso capire che tu” – prese un respiro, notando un’improvvisa
mortificazione negli occhi dell’agente, che lo stava consolando, sfiorandogli
il busto, provando a sedarne il tremore.
“Tu pensi di non
esserlo?” – domandò, senza mutare tono.
Kurt scrollò la
testa, schiudendo la bocca, umettandosi il labbro superiore, l’espressione costernata
– “Io sono spazzatura, in confronto a Spencer e tu lo sai benissimo” – sbottò esasperato.
Rossi non si
scompose, risalendo ai suoi zigomi, con i palmi tiepidi, decisi – “Io ti amo
Kurt e sono perdutamente innamorato di te: questo ha dato un senso alla mia esistenza
ormai vuota, un senso che solo una persona speciale poteva donarmi, non di certo
il tizio di cui ora parli, un perfetto sconosciuto, sai? Perché io ho incontrato
un giovane uomo meraviglioso: ha il tuo nome, il tuo viso, il tuo odore, i tuoi
occhi … I tuoi occhi profondi, il tuo corpo armonioso, ma è ciò che non si
vede, ad avermi folgorato: il tuo cuore, il tuo bellissimo cuore, dove ho
trovato pace, dove mi sono fermato … per sempre” - e lo baciò, mentre Kurt aveva smesso di
respirare.
Derek mise a nanna Gregory,
poi tornò in terrazza.
Meliti li aveva
ospitati nell’ala nord della sua residenza.
Era divertente
rimanere lì, durante quel breve soggiorno.
Xavier aveva
allestito un laboratorio all’aperto dove dipingeva ad ore assurde, mentre Phil
proseguiva nei suoi provini per il nuovo film, dove aveva coinvolto anche
Colin.
Quest’ultimo stava
aspettando Jared, persosi con Shannon, tra il recuperare i figli a scuola ed
una sosta alla gelateria di Barny.
“E’ crollato … Come
sta David?”
Reid stava leggendo
un manuale di istruzioni, dimenticato in un cassetto da qualche precedente
invitato alla corte di Antonio.
“Un incanto” –
ribatté assorto.
Morgan sbirciò la
copertina di quel libretto, ormai ingiallito dal tempo – “Mangianastri
Panasonic RQ 2102… Interessante, dovrebbe risalire al secolo scorso” – rise.
“Non disprezzare la
tecnologia del passato: su essa si fonda quella degli anni a venire”
“Ok Spencer, il
vostro incontro è stato un disastro, suppongo.”
Reid lo guardò,
riponendo la reliquia con precisione, dove l’aveva trovata.
“Da quando è apparso
Kurt, in effetti”
“Ha rovinato il
vostro idillio?” – chiese più brusco, alzandosi dal divano in rattan, dove
Spencer rimase rannicchiato.
“No … Ha dimostrato
di essere un tipo tosto, disincantato, senza fronzoli. Mi ha messo all’angolo e
mi sono sentito un coglione, molto semplice. Poi se ne è andato, sul suo bolide
da cento cavalli, non senza avere pomiciato con il nostro ex collega, nel bel
mezzo del bar, ma qui siamo a Los Angeles …” – sospirò, mordendosi le unghie.
Derek gliele spostò
dai denti, snervato – “E smettila di fare il bambino, cazzo!”
Incrociando le
braccia sul petto, Reid sembrò contrarsi – “Ti ho solo detto come è andata, non
dovevi chiedermelo se ti dà noia quello che dico, ok?”
“A me dà un immenso
dolore vederti in questo stato, per qualcuno a cui dovresti essere legato da un
semplice affetto, mentre invece muori di gelosia e questo la dice lunga su
quanto stai ingannando te stesso ed il sottoscritto!”
“Io non ti ho mai
mentito, Derek!”
“Su cosa??!”
La loro diatriba
svegliò Gregory, oltre ad attirare l’attenzione degli amici, giù in giardino.
Farrell decise di
salire, per vedere cosa stesse accadendo.
Lo sgabuzzino delle
pulizie era noto per certi incontri particolari durante il turno di notte.
Preston ce lo spinse,
senza neppure posare i bicchieri del caffè, che Denny gli aveva portato, a
sorpresa, prima di tornarsene in studio.
Caddero scopettoni,
stracci, traverse, mentre i due rotolavano tra uno scaffale e l’altro, in preda
ad una frenesia tanto erotica quanto confusa ed impaziente.
Avevano rimandato
quel momento, dopo la notte trascorsa a parlare in casa di McIntyre, senza che
accadesse nulla di particolare, se non qualche bacio innocente.
In effetti non c’era
nulla di simile, nell’ammirare il medico, inginocchiato tra le cosce di Denny,
mezzo nudo quanto lui ed addossato in piedi contro la parete, tra un calendario
di medicinali e la bacheca degli appunti, scarabocchiata ed ormai priva di
calamite, tutte spazzate via, foglietti compresi.
Preston adorava quell’atto
sessuale preciso, più nel farlo che nell’esserne il beneficiario, ma non l’avrebbe
mai confessato, neppure sotto tortura, anche se i fatti non lasciavano dubbi.
Era capace, superbo,
pensò Denny, mentre gli sfiorava le guance, piene di lui, con il dorso delle
mani.
Entrambi non
riuscivano ad inquadrare i rispettivi ruoli od il senso del loro frequentarsi,
se come diversivo oppure un’occasione per coltivare un progetto più concreto.
Affrontare l’argomento
era fuori discussione.
La luce feriva le
iridi di Morgan, ma mai quanto il vedere l’afflizione di Spencer, per avergli
vomitato addosso ciò che pensava.
La verità, su lui e
David.
Colin si palesò
educatamente – “Ragazzi … il bimbo sta piangendo …”
Lo stava facendo
anche Reid, senza nascondersi, per poi precipitarsi da Gregory, mentre Derek
rimaneva cristallizzato, tenendosi alla balaustra.
“Non volevo
interrompervi …” – disse timido l’attore, parlando alla schiena dell’agente di
colore.
“L’errore è stato
tornare qui” – replicò amareggiato.
“Posso aiutarti,
Derek?”
Lui si girò – “Nessuno
può farlo, sai …? Ed ora che c’è Gregory, è tutto così complicato … E’ un casino,
Colin”
“Non dire così, le
crisi possono essere superate, te lo dice un esperto” – gli sorrise,
avvicinandosi.
“Non ne sono capace”
“Guarda che Dave non
è tuo nemico, dovresti parlargli e”
“E tediarlo? Mi fido
di lui, non sai quanto! Gli affiderei la mia vita e sul campo l’ho fatto ogni
volta, che siamo entrati in azione … Lì, però, era dannatamente semplice”
“La paura vi univa,
vi rendeva solidali … Questo posso capirlo, Derek. Nelle relazioni rimane l’amore
a creare lo stesso effetto sinergico … A volte è un po’ letale, ma quando ne
esci ed hai ancora al tuo fianco l’uomo che ami, ti sentirai migliore, più
forte, credimi”
“E così è diventato
rosso peperone … Cavoli, con Tommy faccio dei pasticci ogni tanto”
Robert non la finiva
di ridere, mentre Glam gli raccontava la disavventura alla sala massaggi.
“Lui è schivo … Tu
sei un marpione”
“E dai … Rob … Alla
prossima mi darai del satiro!”
“Data la tua
veneranda età!”
“Sentilo, ha parlato
Campanellino! Svolazza al largo del mio vascello ahahahh”
“Poi mi dirai dove
hai perso la mano, mio capitano ahahahh”
Geffen inspirò.
“Certo che parlarsi
con queste mascherine …” – si lamentò Downey.
“E’ per sicurezza, ma
Scott dice che domani torni a casa”
“Figurati … Sul
serio?” – chiese speranzoso.
“Ehm … no, diciamo
che ti spostano nel reparto più accessibile … Per una settimana e poi ti porto
via da qui … Con Jude” – sorrise.
“Sei così …” – Robert
allungò la mano, che Glam prese tra le proprie, notandone l’ossatura, sotto la
pelle sottile.
Provò un nodo alla
gola ed i suoi occhi si commossero.
“Sono l’uomo più
fortunato su questa terra Rob … Perché ho conosciuto il vero amore” – disse serio,
intenso.
Downey annuì – “So di
cosa parli Glam … Grazie.”
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