martedì 23 aprile 2013

ZEN - CAPITOLO N. 99


Capitolo n. 99  -  zen


Geffen sbuffò, accartocciando l’involucro, che conteneva gli hamburger vegani, poco apprezzati dal suo gusto di cannibale, come lo definì affettuosamente Jared, durante il loro pranzo fuori programma, in compagnia di Tom.
“Come fate a mangiare questi”
“Ehi Glam, hai fatto finta di apprezzarli, ora mantieni la tua posizione, nel caso Jared tornasse” – disse ridendo, mentre sistemava gli asciugamani.
Il terapista aveva già indossato casacca e pantaloni comodi, per trattare Geffen, che con aria tanto maliziosa quanto scherzosa, lo stava analizzando – “Protesto: con Jared eri mezzo nudo, con me tutto imbacuccato …”
“Fate cose diverse”
“Non mi pare” – sibilò, notando il rossore sulle guance di Tom, che lo inteneriva da sempre.
“Sì invece, perché vedi”
Glam rise – “Ehi, non mi avrai mica preso sul serio, Tommy?”
“Sei sempre il solito!” – protestò, passando in cabina – “Dai muoviti!” – aggiunse, con un velato nervosismo.
Geffen lo seguì, perplesso – “Tom scusami, io stavo … Lo sai cosa facevo, come mai reagisci così?”
Lui sorrise in pieno imbarazzo – “Forse è meglio che ti mandi un collega, oggi non sono in forma e non dopo Jared” – e fece per andarsene.
Glam lo bloccò, senza irruenza – “Se ti ho offeso, perdonami, a volte trascendo, sono un vecchio rincoglionito, ok?”
“Non sei affatto vecchio e tanto meno rincoglionito.” – ribatté fissandolo – “Semplicemente hai un ascendente con chiunque tu interagisca, tutto qui” – ed abbassò lo sguardo.
Geffen lo abbracciò, paterno – “Ora ci calmiamo Tom …” – disse pacato – “Vorresti azzerare con me, gli ultimi dieci minuti?”
“Ok … Mi sento così”
“Io mi sentirò meglio, se farai uno dei tuoi sorrisi limpidi ed onesti”
Tom lo accontentò.


Martin abbandonò per qualche secondo le sue costruzioni, precipitandosi a salutare Rossi, appena rientrato.
“Ciao zio Dave!”
“Buongiorno tesoro” – e lo prese in braccio, con gioia.
“Papà è in cucina, sta preparando le insalate” – disse allegro.
“Perfetto … allora io vado ad aiutarlo”
“Ok … Posso vedere un cartone?”
“Certo … Hai molti compiti?”
“Un pochino … Mi aiuti oggi?”
“Sì Martin …” – e gli diede una carezza sulla testolina, accendendo la tv.

Kurt gli dava le spalle, concentrato sul tagliere.
“Ciao, bentornato …” – e si asciugò una lacrima, con la manica della camicia – “Questa è per noi, con la cipolla, l’altra è per il bimbo … senza” – sorrise tirato, senza guardarlo ancora.
Rossi lo cinse da dietro, posando un bacio sulla sua nuca – “Ciao Kurt … Come stai?”
“Mi arrangio … vedi?” – rise, tirando su dal naso.
Dave lo voltò a sé, guardandolo con dolcezza – “So che sai cavartela in ogni situazione Kurt”
“Sbagli”
“In cosa?” – gli sorrise.
“Lui è intelligente, è delicato e pulito, posso capire che tu” – prese un respiro, notando un’improvvisa mortificazione negli occhi dell’agente, che lo stava consolando, sfiorandogli il busto, provando a sedarne il tremore.
“Tu pensi di non esserlo?” – domandò, senza mutare tono.
Kurt scrollò la testa, schiudendo la bocca, umettandosi il labbro superiore, l’espressione costernata – “Io sono spazzatura, in confronto a Spencer e tu lo sai benissimo” – sbottò esasperato.
Rossi non si scompose, risalendo ai suoi zigomi, con i palmi tiepidi, decisi – “Io ti amo Kurt e sono perdutamente innamorato di te: questo ha dato un senso alla mia esistenza ormai vuota, un senso che solo una persona speciale poteva donarmi, non di certo il tizio di cui ora parli, un perfetto sconosciuto, sai? Perché io ho incontrato un giovane uomo meraviglioso: ha il tuo nome, il tuo viso, il tuo odore, i tuoi occhi … I tuoi occhi profondi, il tuo corpo armonioso, ma è ciò che non si vede, ad avermi folgorato: il tuo cuore, il tuo bellissimo cuore, dove ho trovato pace, dove mi sono fermato … per sempre” -  e lo baciò, mentre Kurt aveva smesso di respirare.


Derek mise a nanna Gregory, poi tornò in terrazza.
Meliti li aveva ospitati nell’ala nord della sua residenza.
Era divertente rimanere lì, durante quel breve soggiorno.
Xavier aveva allestito un laboratorio all’aperto dove dipingeva ad ore assurde, mentre Phil proseguiva nei suoi provini per il nuovo film, dove aveva coinvolto anche Colin.
Quest’ultimo stava aspettando Jared, persosi con Shannon, tra il recuperare i figli a scuola ed una sosta alla gelateria di Barny.

“E’ crollato … Come sta David?”
Reid stava leggendo un manuale di istruzioni, dimenticato in un cassetto da qualche precedente invitato alla corte di Antonio.
“Un incanto” – ribatté assorto.
Morgan sbirciò la copertina di quel libretto, ormai ingiallito dal tempo – “Mangianastri Panasonic RQ 2102… Interessante, dovrebbe risalire al secolo scorso” – rise.
“Non disprezzare la tecnologia del passato: su essa si fonda quella degli anni a venire”
“Ok Spencer, il vostro incontro è stato un disastro, suppongo.”
Reid lo guardò, riponendo la reliquia con precisione, dove l’aveva trovata.
“Da quando è apparso Kurt, in effetti”
“Ha rovinato il vostro idillio?” – chiese più brusco, alzandosi dal divano in rattan, dove Spencer rimase rannicchiato.
“No … Ha dimostrato di essere un tipo tosto, disincantato, senza fronzoli. Mi ha messo all’angolo e mi sono sentito un coglione, molto semplice. Poi se ne è andato, sul suo bolide da cento cavalli, non senza avere pomiciato con il nostro ex collega, nel bel mezzo del bar, ma qui siamo a Los Angeles …” – sospirò, mordendosi le unghie.
Derek gliele spostò dai denti, snervato – “E smettila di fare il bambino, cazzo!”
Incrociando le braccia sul petto, Reid sembrò contrarsi – “Ti ho solo detto come è andata, non dovevi chiedermelo se ti dà noia quello che dico, ok?”
“A me dà un immenso dolore vederti in questo stato, per qualcuno a cui dovresti essere legato da un semplice affetto, mentre invece muori di gelosia e questo la dice lunga su quanto stai ingannando te stesso ed il sottoscritto!”
“Io non ti ho mai mentito, Derek!”
“Su cosa??!”
La loro diatriba svegliò Gregory, oltre ad attirare l’attenzione degli amici, giù in giardino.
Farrell decise di salire, per vedere cosa stesse accadendo.


Lo sgabuzzino delle pulizie era noto per certi incontri particolari durante il turno di notte.
Preston ce lo spinse, senza neppure posare i bicchieri del caffè, che Denny gli aveva portato, a sorpresa, prima di tornarsene in studio.

Caddero scopettoni, stracci, traverse, mentre i due rotolavano tra uno scaffale e l’altro, in preda ad una frenesia tanto erotica quanto confusa ed impaziente.
Avevano rimandato quel momento, dopo la notte trascorsa a parlare in casa di McIntyre, senza che accadesse nulla di particolare, se non qualche bacio innocente.
In effetti non c’era nulla di simile, nell’ammirare il medico, inginocchiato tra le cosce di Denny, mezzo nudo quanto lui ed addossato in piedi contro la parete, tra un calendario di medicinali e la bacheca degli appunti, scarabocchiata ed ormai priva di calamite, tutte spazzate via, foglietti compresi.
Preston adorava quell’atto sessuale preciso, più nel farlo che nell’esserne il beneficiario, ma non l’avrebbe mai confessato, neppure sotto tortura, anche se i fatti non lasciavano dubbi.
Era capace, superbo, pensò Denny, mentre gli sfiorava le guance, piene di lui, con il dorso delle mani.
Entrambi non riuscivano ad inquadrare i rispettivi ruoli od il senso del loro frequentarsi, se come diversivo oppure un’occasione per coltivare un progetto più concreto.
Affrontare l’argomento era fuori discussione.


La luce feriva le iridi di Morgan, ma mai quanto il vedere l’afflizione di Spencer, per avergli vomitato addosso ciò che pensava.
La verità, su lui e David.

Colin si palesò educatamente – “Ragazzi … il bimbo sta piangendo …”
Lo stava facendo anche Reid, senza nascondersi, per poi precipitarsi da Gregory, mentre Derek rimaneva cristallizzato, tenendosi alla balaustra.

“Non volevo interrompervi …” – disse timido l’attore, parlando alla schiena dell’agente di colore.
“L’errore è stato tornare qui” – replicò amareggiato.
“Posso aiutarti, Derek?”
Lui si girò – “Nessuno può farlo, sai …? Ed ora che c’è Gregory, è tutto così complicato … E’ un casino, Colin”
“Non dire così, le crisi possono essere superate, te lo dice un esperto” – gli sorrise, avvicinandosi.
“Non ne sono capace”
“Guarda che Dave non è tuo nemico, dovresti parlargli e”
“E tediarlo? Mi fido di lui, non sai quanto! Gli affiderei la mia vita e sul campo l’ho fatto ogni volta, che siamo entrati in azione … Lì, però, era dannatamente semplice”
“La paura vi univa, vi rendeva solidali … Questo posso capirlo, Derek. Nelle relazioni rimane l’amore a creare lo stesso effetto sinergico … A volte è un po’ letale, ma quando ne esci ed hai ancora al tuo fianco l’uomo che ami, ti sentirai migliore, più forte, credimi”


“E così è diventato rosso peperone … Cavoli, con Tommy faccio dei pasticci ogni tanto”
Robert non la finiva di ridere, mentre Glam gli raccontava la disavventura alla sala massaggi.
“Lui è schivo … Tu sei un marpione”
“E dai … Rob … Alla prossima mi darai del satiro!”
“Data la tua veneranda età!”
“Sentilo, ha parlato Campanellino! Svolazza al largo del mio vascello ahahahh”
“Poi mi dirai dove hai perso la mano, mio capitano ahahahh”

Geffen inspirò.
“Certo che parlarsi con queste mascherine …” – si lamentò Downey.
“E’ per sicurezza, ma Scott dice che domani torni a casa”
“Figurati … Sul serio?” – chiese speranzoso.
“Ehm … no, diciamo che ti spostano nel reparto più accessibile … Per una settimana e poi ti porto via da qui … Con Jude” – sorrise.
“Sei così …” – Robert allungò la mano, che Glam prese tra le proprie, notandone l’ossatura, sotto la pelle sottile.
Provò un nodo alla gola ed i suoi occhi si commossero.
“Sono l’uomo più fortunato su questa terra Rob … Perché ho conosciuto il vero amore” – disse serio, intenso.
Downey annuì – “So di cosa parli Glam … Grazie.”





MARTIN




Nessun commento:

Posta un commento