Capitolo n. 93 - zen
Quel pezzo era più
vecchio di lui, ma a Kurt faceva impazzire, in particolare quando si faceva di
fumo e portava qualcuno a casa per scopare, preferibilmente uno sconosciuto,
rimorchiato in qualche bar.
Era come un tuffo nel
passato, se fosse stato single e senza nessuno nel cuore, mentre invece, ora,
sebbene alienato al limite della decenza, riusciva a rendersi conto di quanto
si facesse schifo.
Il campanello gli
rimbombò nel cervello, ma la confusione ed il baccano lo portarono dapprima a
rispondere al video citofono, poi al cellulare, infine capì che c’era qualcuno
oltre la blindata.
Ridacchiando come uno
scemo la spalancò, ritrovandosi sulla soglia David, all’apparenza non
impressionato da quel triste spettacolo.
“Ciao Kurt”
“E tu … tu cosa cazzo
ci fai qui?” – biascicò appoggiandosi allo stipite, per poi scivolarci contro,
come un fantoccio.
Rossi lo afferrò per
i fianchi, abbracciandolo forte – “Tesoro adesso calmati” – gli mormorò
angosciato, ma Kurt lo respinse feroce.
“Vai a spargere la
tua pietà via da me!!”
“Smettila Kurt, non
serve a niente. A niente. Dov’è Martin?” – chiese serio, facendosi strada nel
living in disordine.
“Al … al matrimonio
di Jim e quel tizio … lo strizzacervelli … Rimane alla End House per il fine
settimana” – disse triste, mettendosi poi a piangere, inginocchiato sul tappeto,
che con Brandon avevano acquistato a Dubai, anni prima.
“Allora vedo che non
hai perduto del tutto il buon senso” – sorrise amaro, sforzandosi di non cedere
alla tentazione di sfuggire a quella situazione, che immaginava ben diversa al
suo arrivo.
“Mai fare sorprese” –
aggiunse, sollevando Kurt, deciso a metterlo sotto una doccia fredda.
“Co cosa …?”
“Niente, un vecchio
motto di mio nonno”
“Saggio … quanto sei
tu Dave” – rise stordito dalla droga.
“Sì, certo …”
Transitando davanti
alla camera degli ospiti, Rossi notò un giovane tra le lenzuola stropicciate,
profondamente addormentato.
“E quello chi è?”
La domanda venne a
sorpresa da Kurt, che neppure riconobbe quel tizio.
Dave lo guardò – “Non
ne ho idea, ma posso immaginarlo”
Una bottiglia di
vodka troneggiava sul comodino, tra cicche e confezioni di preservativi, di cui
un paio aperte.
Rossi proseguì, sorreggendolo.
Appena in bagno, Kurt
chiuse a chiave.
Si strinse
all’agente, affondando il volto nel suo collo, singhiozzando piano.
“Non lasciarmi …
anche se ti sto facendo ribrezzo, anche se non sono ciò che vuoi … ti prego non
andare via David”
Rossi lo baciò,
scivolando nel box ed aprendo l’acqua, anche se erano completamente vestiti.
Il getto gelido
sembrò ridare lucidità immediata a Kurt, che tremò, nel ricongiungere le
proprie labbra a quelle di Dave.
Si spogliarono,
girando il miscelatore su di una temperatura più gradevole, insaponandosi poi a
vicenda, con amorevole complicità.
Come al rallentatore,
si adagiarono tra teli di spugna vaporosa e morbida, come la pelle tra le cosce
di Kurt, che si schiusero, con naturalezza e desiderio.
Aiutandosi con un
poco di gel, l’uomo lo penetrò dolcemente, come ogni suo piccolo ed immenso
gesto, di conforto e di affezione puri.
Era come fondersi, la
sensazione non mutò dalla loro prima ed unica volta, ma sembrava che accadesse
da un tempo immemore, quel loro simbiotico modo di amarsi.
“Ti amo Dave … ti amo
da morire”
Le parole si
mescolarono al respiro di Kurt, in lieve affanno, per le spinte progressive
dell’altro, che non smetteva di posare baci sulle sue tempie, mentre l’apice
stava per cogliere entrambi.
Un’estasi capace di
inebriarli e stordirli, per quanto devastante ed assoluta.
Owen era ad un passo
da Denny, ma fra lui e questi si pose Geffen, con una risolutezza, che intimorì
il gallerista.
Per poco.
“Io devo parlare con
Denny, quindi levati di mezzo Glam!”
“Tu devi solo
sparire, qui sono coinvolte delle bambine, compresa la tua: hai spezzato
qualcosa di pulito, riesci a capirlo?!” – inveii, senza che Denny intervenisse.
Rice provò a
spostarlo, ma Geffen non aveva intenzione di farsi da parte.
“Amore, dammi almeno
una possibilità!”
“Una possibilità …” –
disse alfine Denny, come esaurito dalla tensione.
“Tesoro io non volevo
farti questo torto ed è” – prese fiato, finalmente davanti a lui – “… ed è come
se le mie vecchie abitudini avessero preso il sopravvento, in un momento di
debolezza, di cui mi vergogno profondamente”
“Le tue LURIDE
abitudini Owen, anzi, le tue lerce consuetudini, da ricco e potente sbruffone,
abile nell’incantare chi dici di amare, mentendo in maniera squallida, come è
in sostanza la tua vita del cazzo!”
“Io … io sono innamorato
di te e farò qualsiasi cosa per farmi perdonare, te lo giuro su”
Denny non lo lasciò
concludere, mollandogli un sonoro ceffone.
“Non farlo … non pronunciare il nome di July, perché non
merita un simile affronto: tu non sei degno di
lei e, anche se lo detesto, Shannon meriterebbe di averne la custodia
esclusiva ed io lo assisterei senza remore, se solo volesse richiederla!”
Rice provò a
prendergli i polsi, ma Denny lo respinse.
“Tu sei sconvolto, ma
io voglio riaverti nella mia casa, che è anche la vostra casa, tua e delle
gemelle, questo lo sai Denny” – affermò in lacrime.
“Nemmeno morto Owen.
Ho ancora una dignità e non mi condannerò ad un nuovo fallimento annunciato.
Devo tutelare le mie bambine e che tu sia maledetto per avermi messo
nell’imbarazzo deprimente di doverle turbare, a causa della tua incapacità di
tenerti i pantaloni!”
Colin gli accarezzò
la porzione di pelle, in mezzo alle scapole.
“Jared …”
Il respiro dell’attore
sembrò spegnersi nella nuca del compagno, nudo ed in piedi di fronte allo
specchio della loro stanza.
“Jay …”
“Sì … sono qui”
Le loro dita si
intrecciarono, senza fretta; la cosa li eccitava allo spasimo.
L’erezione di Farrell
si insinuò tra i glutei sodi ed asciutti di Jared, che sciolse il groviglio
delle rispettive falangi, per appoggiare i propri palmi alla tappezzeria.
Con un’esasperante
lentezza, Colin tormentò la fessura del suo amante, che stava per gridare la
propria impazienza.
Per diversi minuti, l’irlandese
non mancò di baciarlo, facendo agognare
a Jared il successivo affondo, lubrificato di umori e saliva, un po’
brutale, quanto appassionato, come i loro approcci primordiali.
Le braccia muscolose
di Colin lo cinturarono, ad X, come se il suo sembiante ne divenisse l’armatura,
di quell’angelo dagli occhi screziati di cobalto, fissi nella lastra, che
rimandava le sue espressioni lussuriose ed appagate.
Le contrazioni del
suo addome erano talmente vibranti, da renderlo ancora più sensuale alla vista
di Farrell, ormai al limite, ma generoso nel masturbarlo, per dargli un orgasmo
indimenticabile, regalandosene uno ugualmente straordinario.
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