Capitolo n. 89 - zen
La percezione del
raso, sotto il proprio corpo caldo, eccitò i sensi di Denny.
Era solo, su quel
giaciglio prezioso, nella camera rossa di villa Rice.
Si era trasferito,
con le gemelle, alla residenza di Owen dalla sera prima, ma il gallerista aveva
preferito che dormissero separati, ancora per una settimana almeno.
Trovava piacevole
corteggiare Denny, senza eccessi, unicamente con attenzione e dolcezza.
“Buongiorno”
“Ciao Owen …” – gli
sorrise, sedendosi tra i cuscini, dove Rice lo raggiunse immediato, con il
vassoio della colazione.
Si baciarono.
Denny era nudo e la
sua pelle dorata, sembrò illuminarsi ulteriormente, tra le braccia del suo
nuovo compagno.
“Le bambine, Owen …?”
“Dormono ancora
tesoro, ora mangia qualcosa, poi andremo tutti a fare una gita sulla costa.” –
propose con lo sguardo carico di ammirazione.
Jared ciondolava le
gambe giù dal lettino, dopo avere fatto la tac.
Era nudo sotto al
camice sterile, chiuso da semplici laccetti.
Il paravento lo
separava da Mason, seduto alla scrivania, in attesa dei risultati.
“Può vestirsi …” –
disse improvviso.
“Grazie dottore … Ha
già la diagnosi?” – chiese incerto il cantante.
“Tra dieci minuti …”
Bussarono.
“Sì avanti …”
Era Geffen,
inaspettato.
“Mi scusi, stavo
cercando il dottor Laurie, sulla sua porta c’era questo biglietto”
Era una mappa, per
giungere sino in oncologia.
Mason rise – “Il
solito matto … Sono impegnato e lui non è qui. Comunque piacere di conoscerla”
– e gli porse la mano.
Glam la strinse,
mentre alle sue spalle transitava Preston, con la cartella di Jared,
ammutolitosi dietro a quel tendaggio semitrasparente.
“Salve … il
laboratorio ti manda questi Jim”
“Sì li aspettavo, se
vuole scusarmi … Possiamo darci del tu?”
“Sì, certo … Mi
chiamo Glam …”
“Lo so. Vedo di
recuperarti Hugh con l’interfono, se vuoi accomodarti in corridoio …” – e gli
indicò una panca oltre la porta.
Leto starnutì di
botto.
L’avvocato scrutò
l’ombra oltre il tessuto azzurrino, inarcando un sopracciglio.
“Jared … Jared?!”
Si avvicinò veloce,
senza che i due specialisti riuscissero ad impedirglielo.
“Ciao Glam …”
“Tesoro … Cosa ci fai
tu qui?” – domandò preoccupato.
“Un controllo … il
solito”
“Il solito controllo
te lo fa Scott, come mai hai cambiato?”
Gli si parò davanti,
aiutandolo ad indossare i boxer e la t-shirt, con Preston alle costole,
imbarazzato dalla loro confidenza.
“No vedi …”
“Colin lo sa?”
“Glam non l’ho detto
a nessuno, ok?” – rivelò triste.
Geffen gli allacciò
la camicia – “So di averti … trascurato, di non essere presente come vorresti …
o come vorrei a mia volta” – e gli accarezzò le gote arrossate, mentre le iridi
di Jared stavano tremando, ma di un’insana gioia, mai sopita nel profondo del
suo cuore.
Preston recuperò le
scarpe e l’uomo le fece calzare a Jared – “Ok ora sentiamo cosa dice il dottore
… Se me lo permetti … ovvio” – disse garbato.
“Certo che sì” – e
sorrise, avviandosi alle poltroncine, poste davanti al tavolo di Mason.
Spencer stava
raccontando ogni dettaglio a Rossi, inerente la visita degli assistenti
sociali, conclusasi nel migliore dei modi.
“Potevate restare con
Gregory” – si intromise sereno Hotch.
“No … Il lavoro …” –
Reid puntò per alcuni secondi Kurt, intento a chiacchierare con le agenti JJ e
Prentiss.
“Ok, ma dopo gli
interrogatori preliminari ai due indagati, tu e Derek ve ne tornate da vostro
figlio, senza discutere.”
“D’accordo capo” –
intervenne Morgan, accomodandosi accanto a lui, mentre David tornava da Kurt.
“Tu piaci alle donne”
– disse, con lo sguardo in quello del suo amante,
compagno, ragazzo?
Rossi se lo chiese
mentalmente.
“In effetti mai avuto
problemi, anche con le colleghe, che si prostituivano come me.” – disse cristallino,
fissandolo innamorato o forse semplicemente infatuato.
Le sue dita
fremevano, facendo finta di fare altro, raffreddandosi, la gola asciutta, gli
zigomi surriscaldati da mille emozioni: Kurt si sentiva così, augurandosi fosse
lo stesso anche per Dave.
“In effetti spesso si
diventa come una famiglia, condividendo gioie e dolori” – replicò con
pacatezza.
Kurt sorrise –
“Stiamo parlando di due dimensioni molto distanti, anche se con incubi davvero
simili, sai Dave? Voi arrestate i maniaci che abusano anche di chi si vende per
sopravvivere …”
“Infatti. Un filo
rosso unisce mondi paralleli.”
“Io non morivo di fame,
lo facevo perché mi piaceva il lusso, i vestiti firmati, le suite migliori
ovunque andassi …” – spiegò sincero.
“O scappassi Kurt.
Spesso è semplice giudicare il prossimo, ma, alla fine, le conseguenze ricadono
unicamente su chi fa le proprie scelte. Gli estranei parlano, parlano … Senza
saperne nulla in realtà”
“Ho incontrato spesso
persone così, dal lattaio all’impiegato dell’ufficio delle tasse: ho sempre
avuto la netta sensazione, che gli altri mi guardassero come se fossi un
alieno, un diverso … Anzi … Qualcosa di sporco, come se sapessero cosa facevo
per potermi permettere tanto … troppo” – e scrollò le spalle.
“Spero di non averlo
fatto mai …”
“Cosa? Ma scherzi?
No, per niente David … Tu sei come”
“Lo so.”
Kurt sorrise – “Ci
sono cascato …”
David gli diede un
bacio, a sorpresa, unendo le loro labbra, senza eccedere, in una misura
amorevole, degna della sua educazione, ma anche del suo carattere schietto ed
onesto.
“Io sono fiero di te,
Kurt.”
Sembrò che il mondo
non esistesse più intorno a loro e neppure quel jet, come se fossero sospesi
tra le nuvole ed il sole.
Kurt appoggiò la
testa sulla spalla di Rossi, dopo che questi gli aveva preso la mano, mentre
con l’altra accendeva il tablet, incassato nel bracciolo di quella comoda
poltrona doppia.
Il petto di Reid era
immobile, come se non respirasse più: Morgan gli diede una gomitata leggera,
provando a non dare peso a quella sua reazione, domandandosi se era di gelosia
infantile o, peggio, sentimentale.
Doveva chiarirsi con
Spencer una volta per tutte, ma non certo in quel contesto ed in presenza di Rossi.
“Il tuo sangue … Do
del tu anche a te, Jared, ok?”
“Sì Jim, certo”
“Ecco dicevo, si
tratta di una carenza strutturale, vitaminica e non solo, è presente una
leggera infezione, risolvibile, dovuta al trauma post operatorio per quelle
ferite riportate nell’attentato.”
“Quindi il resto è a
posto? Il mio cervello, il cuore …”
“Mi hai raccontato
dei tuoi recenti svenimenti, per questo ti sei fatto certe idee?” – Mason sorrise
cordiale.
“Sì …”
Geffen lo scrutò – “Ed
hai reagito alla malattia di Robert in quel modo …” – disse perplesso.
“Mi sono allarmato,
anche se gli impegni con i bimbi sono notevoli e poi il lavoro, che sto
trascurando, con la band, il che mi logora un po’ …”
“La tua inappetenza è
il problema di fondo, Jared: dobbiamo risolverla, anche con delle tecniche non
farmacologiche. Anche lo shiatsu, praticato dai nostri collaboratori, può
aiutarti a dormire in un certo modo: al risveglio avrai fame, non è uno scherzo”
“Tom è bravissimo” –
sottolineò Geffen.
“Sì, Hiddleston?
Potrei fissarti un appuntamento, Jared, poi decidi”
“Ok Jim … Devo dirlo
a Colin, adesso …” – disse tranquillizzato.
“Ti ci porto io da
lui, poi torno per la mia seduta con il dottor Laurie, ok?” – propose dolce.
“Va bene … Magari a
Palm Spring? Tanto Cole è nei paraggi per il film …”
“Perfetto, rimarrete
alla villa stanotte. E’ deciso. Noi andiamo.”
Preston non si era
perso una battuta: chiuse la porta, appena i due uscirono, per poi
riaccomodarsi.
“Jim, ma li hai visti
…?”
“Non sono affari che
ci riguardano”
“Quanti anni ha quel
cantante? Più di quaranta, mi pare … E lui lo tratta come se fosse un pargolo,
uno dei suoi … numerosi pargoli, direi …” – McIntyre ridacchiò divertito.
“Veramente ne ha …
quarantotto, anzi, quarantanove il prossimo dicembre, per essere precisi e,
ribadisco, il suo interagire con gli uomini della sua vita, non è argomento su
cui dileggiarsi”
“Dio, sembri Hugh,
quando parte per la tangente e”
“A proposito, dov’è
finito?”
Nessun commento:
Posta un commento