mercoledì 10 aprile 2013

ZEN - CAPITOLO N. 89


Capitolo n. 89  -  zen


La percezione del raso, sotto il proprio corpo caldo, eccitò i sensi di Denny.
Era solo, su quel giaciglio prezioso, nella camera rossa di villa Rice.
Si era trasferito, con le gemelle, alla residenza di Owen dalla sera prima, ma il gallerista aveva preferito che dormissero separati, ancora per una settimana almeno.
Trovava piacevole corteggiare Denny, senza eccessi, unicamente con attenzione e dolcezza.

“Buongiorno”
“Ciao Owen …” – gli sorrise, sedendosi tra i cuscini, dove Rice lo raggiunse immediato, con il vassoio della colazione.
Si baciarono.
Denny era nudo e la sua pelle dorata, sembrò illuminarsi ulteriormente, tra le braccia del suo nuovo compagno.
“Le bambine, Owen …?”
“Dormono ancora tesoro, ora mangia qualcosa, poi andremo tutti a fare una gita sulla costa.” – propose con lo sguardo carico di ammirazione.


Jared ciondolava le gambe giù dal lettino, dopo avere fatto la tac.
Era nudo sotto al camice sterile, chiuso da semplici laccetti.
Il paravento lo separava da Mason, seduto alla scrivania, in attesa dei risultati.

“Può vestirsi …” – disse improvviso.
“Grazie dottore … Ha già la diagnosi?” – chiese incerto il cantante.
“Tra dieci minuti …”
Bussarono.
“Sì avanti …”
Era Geffen, inaspettato.

“Mi scusi, stavo cercando il dottor Laurie, sulla sua porta c’era questo biglietto”
Era una mappa, per giungere sino in oncologia.
Mason rise – “Il solito matto … Sono impegnato e lui non è qui. Comunque piacere di conoscerla” – e gli porse la mano.
Glam la strinse, mentre alle sue spalle transitava Preston, con la cartella di Jared, ammutolitosi dietro a quel tendaggio semitrasparente.

“Salve … il laboratorio ti manda questi Jim”
“Sì li aspettavo, se vuole scusarmi … Possiamo darci del tu?”
“Sì, certo … Mi chiamo Glam …”
“Lo so. Vedo di recuperarti Hugh con l’interfono, se vuoi accomodarti in corridoio …” – e gli indicò una panca oltre la porta.
Leto starnutì di botto.
L’avvocato scrutò l’ombra oltre il tessuto azzurrino, inarcando un sopracciglio.
“Jared … Jared?!”
Si avvicinò veloce, senza che i due specialisti riuscissero ad impedirglielo.

“Ciao Glam …”
“Tesoro … Cosa ci fai tu qui?” – domandò preoccupato.
“Un controllo … il solito”
“Il solito controllo te lo fa Scott, come mai hai cambiato?”
Gli si parò davanti, aiutandolo ad indossare i boxer e la t-shirt, con Preston alle costole, imbarazzato dalla loro confidenza.

“No vedi …”
“Colin lo sa?”
“Glam non l’ho detto a nessuno, ok?” – rivelò triste.
Geffen gli allacciò la camicia – “So di averti … trascurato, di non essere presente come vorresti … o come vorrei a mia volta” – e gli accarezzò le gote arrossate, mentre le iridi di Jared stavano tremando, ma di un’insana gioia, mai sopita nel profondo del suo cuore.

Preston recuperò le scarpe e l’uomo le fece calzare a Jared – “Ok ora sentiamo cosa dice il dottore … Se me lo permetti … ovvio” – disse garbato.
“Certo che sì” – e sorrise, avviandosi alle poltroncine, poste davanti al tavolo di Mason.


Spencer stava raccontando ogni dettaglio a Rossi, inerente la visita degli assistenti sociali, conclusasi nel migliore dei modi.

“Potevate restare con Gregory” – si intromise sereno Hotch.
“No … Il lavoro …” – Reid puntò per alcuni secondi Kurt, intento a chiacchierare con le agenti JJ e Prentiss.
“Ok, ma dopo gli interrogatori preliminari ai due indagati, tu e Derek ve ne tornate da vostro figlio, senza discutere.”
“D’accordo capo” – intervenne Morgan, accomodandosi accanto a lui, mentre David tornava da Kurt.

“Tu piaci alle donne” – disse, con lo sguardo in quello del suo amante, compagno, ragazzo?
Rossi se lo chiese mentalmente.
“In effetti mai avuto problemi, anche con le colleghe, che si prostituivano come me.” – disse cristallino, fissandolo innamorato o forse semplicemente infatuato.
Le sue dita fremevano, facendo finta di fare altro, raffreddandosi, la gola asciutta, gli zigomi surriscaldati da mille emozioni: Kurt si sentiva così, augurandosi fosse lo stesso anche per Dave.

“In effetti spesso si diventa come una famiglia, condividendo gioie e dolori” – replicò con pacatezza.
Kurt sorrise – “Stiamo parlando di due dimensioni molto distanti, anche se con incubi davvero simili, sai Dave? Voi arrestate i maniaci che abusano anche di chi si vende per sopravvivere …”
“Infatti. Un filo rosso unisce mondi paralleli.”
“Io non morivo di fame, lo facevo perché mi piaceva il lusso, i vestiti firmati, le suite migliori ovunque andassi …” – spiegò sincero.
“O scappassi Kurt. Spesso è semplice giudicare il prossimo, ma, alla fine, le conseguenze ricadono unicamente su chi fa le proprie scelte. Gli estranei parlano, parlano … Senza saperne nulla in realtà”
“Ho incontrato spesso persone così, dal lattaio all’impiegato dell’ufficio delle tasse: ho sempre avuto la netta sensazione, che gli altri mi guardassero come se fossi un alieno, un diverso … Anzi … Qualcosa di sporco, come se sapessero cosa facevo per potermi permettere tanto … troppo” – e scrollò le spalle.
“Spero di non averlo fatto mai …”
“Cosa? Ma scherzi? No, per niente David … Tu sei come”
“Lo so.”
Kurt sorrise – “Ci sono cascato …”
David gli diede un bacio, a sorpresa, unendo le loro labbra, senza eccedere, in una misura amorevole, degna della sua educazione, ma anche del suo carattere schietto ed onesto.
“Io sono fiero di te, Kurt.”
Sembrò che il mondo non esistesse più intorno a loro e neppure quel jet, come se fossero sospesi tra le nuvole ed il sole.
Kurt appoggiò la testa sulla spalla di Rossi, dopo che questi gli aveva preso la mano, mentre con l’altra accendeva il tablet, incassato nel bracciolo di quella comoda poltrona doppia.

Il petto di Reid era immobile, come se non respirasse più: Morgan gli diede una gomitata leggera, provando a non dare peso a quella sua reazione, domandandosi se era di gelosia infantile o, peggio, sentimentale.
Doveva chiarirsi con Spencer una volta per tutte, ma non certo in quel contesto  ed in presenza di Rossi.


“Il tuo sangue … Do del tu anche a te, Jared, ok?”
“Sì Jim, certo”
“Ecco dicevo, si tratta di una carenza strutturale, vitaminica e non solo, è presente una leggera infezione, risolvibile, dovuta al trauma post operatorio per quelle ferite riportate nell’attentato.”
“Quindi il resto è a posto? Il mio cervello, il cuore …”
“Mi hai raccontato dei tuoi recenti svenimenti, per questo ti sei fatto certe idee?” – Mason sorrise cordiale.
“Sì …”
Geffen lo scrutò – “Ed hai reagito alla malattia di Robert in quel modo …” – disse perplesso.
“Mi sono allarmato, anche se gli impegni con i bimbi sono notevoli e poi il lavoro, che sto trascurando, con la band, il che mi logora un po’ …”
“La tua inappetenza è il problema di fondo, Jared: dobbiamo risolverla, anche con delle tecniche non farmacologiche. Anche lo shiatsu, praticato dai nostri collaboratori, può aiutarti a dormire in un certo modo: al risveglio avrai fame, non è uno scherzo”
“Tom è bravissimo” – sottolineò Geffen.
“Sì, Hiddleston? Potrei fissarti un appuntamento, Jared, poi decidi”
“Ok Jim … Devo dirlo a Colin, adesso …” – disse tranquillizzato.
“Ti ci porto io da lui, poi torno per la mia seduta con il dottor Laurie, ok?” – propose dolce.
“Va bene … Magari a Palm Spring? Tanto Cole è nei paraggi per il film …”
“Perfetto, rimarrete alla villa stanotte. E’ deciso. Noi andiamo.”

Preston non si era perso una battuta: chiuse la porta, appena i due uscirono, per poi riaccomodarsi.
“Jim, ma li hai visti …?”
“Non sono affari che ci riguardano”
“Quanti anni ha quel cantante? Più di quaranta, mi pare … E lui lo tratta come se fosse un pargolo, uno dei suoi … numerosi pargoli, direi …” – McIntyre ridacchiò divertito.
“Veramente ne ha … quarantotto, anzi, quarantanove il prossimo dicembre, per essere precisi e, ribadisco, il suo interagire con gli uomini della sua vita, non è argomento su cui dileggiarsi”
“Dio, sembri Hugh, quando parte per la tangente e”
“A proposito, dov’è finito?”







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