lunedì 22 aprile 2013

ZEN - CAPITOLO N. 98


Capitolo n. 98  -  zen


Reid sistemò nel marsupio Gregory, sporgendolo un po’ verso Rossi, che ne baciò la testolina.
“A Twist lo zio Dave è mancato da morire” – disse con innocenza l’agente, per poi accomodarsi al tavolino del locale all’aperto, dove i due si erano incontrati per un caffè.
“Anche voi mi siete mancati, tesoro” – gli sorrise, ordinando anche la torta preferita da Spencer.
“Grazie, non l’hai dimenticato …” – disse assorto il giovane.
“Come potrei? Allora, come sta Derek?”
“E’ in palestra con Chris, sai loro sono i machi della famiglia” – e fece il muscolo, con il braccio destro sollevato, suscitando nel bimbo una sana risata.
“Ah perfetto … ed il lavoro?”
“Procede … Certo, c’è carenza di personale, dopo Tampa”
Rossi arrise a quella frecciatina – “Nessuno è indispensabile, sai?”
“Questo lo dici tu” – obiettò simpatico Reid, tornando poi serio.
“Vuoi chiedermi qualcosa, Spencer? La tua e-mail era un po’ telegrafica”
“Strano, vero? In effetti, Dave, volevo sapere come procede qui … Se sei a tuo agio, insieme a Kurt, a suo figlio …”
“Meglio di quanto sperassi, anzi, proprio non me l’immaginavo, una primavera del genere, in questo anno in cui avevo già deciso di mollare con l’FBI”
Reid ebbe una contrazione all’addome – “Cosa …?”
“Ve ne avrei parlato, prima o poi, magari resistevo sino a Natale, poi me ne sarei andato in Europa, in qualche isola del Mediterraneo, ad oziare” – rivelò sereno.
“Incredibile …”
“No, ero solo, potevo decidere … almeno spero” – rise, passandogli il biberon, che avevano fatto scaldare per Gregory.
“Vuoi farlo tu, David?”
“Certo …” – disse dolce, prendendo in grembo quel tesoro, i cui occhi gli sorridevano quanto quelli di Spencer.
“Quindi tutto è cambiato …”
“Sì, capita”
“Ne avevi bisogno?”
Rossi lo scrutò, senza severità e forse questo era sempre stato il modo peggiore per trattare Spencer, assecondandolo, capendo che lui non doveva essere turbato da toni accesi, da invettive, del resto ne avevano parlato spesso con Morgan, come se il suo compagno fosse una creatura fragile, pronta a spezzarsi nel vento della vita ad ogni minima tempesta.

“Insieme a Kurt ho ritrovato quella parte di me, capace di mettersi in gioco, anche se apparirà strano a tutti, per la nostra differenza di età e per i reciproci pregressi”
“Tu non hai mai giudicato nessuno, questo lo so alla perfezione Dave” – ed arrossì, abbassando lo sguardo.
“E tu mi hai voluto bene, dandomi fiducia, nonostante il mondo ti avesse deluso sino dall’infanzia Spencer e questo mi ha fatto sentire importante, come forse non meritavo neppure …”
“Assolutamente: tu …” – tirò su dal naso – “Tu sei e sarai sempre al … al centro di quell’altro universo, in cui mi sono sentito bene, al sicuro … ecco” – e si commosse.
“Sarà ancora così, Spencer, se me lo permetterai”
“Non chiedo di meglio” – replicò istintivo, afferrandogli il polso, per poi pentirsi di quel gesto quasi invadente.
Rossi gli diede una carezza, ripassandogli Gregory – “La parte migliore di voi, ora è lui, tesoro: vi farà ridere, piangere, stare in pensiero oppure colmandovi di orgoglio, ma, qualunque cosa farà, sarà il vostro amore assoluto, che non vorrete mai deludere.”
Reid annuì – “Tu … Tu non l’hai mai fatto, David” – disse sincero.
“Ci ho provato, Spencer, a volte riuscendovi, altre un po’ meno, giusto?” – bissò complice.


Tom lo fece stendere su di un materassino piuttosto basso, allineato parallelo ad un secondo, dove lui si sistemò in ginocchio, iniziando a premere tra le scapole di Jared.
“Chiudi gli occhi e non pensare a nulla” – disse flebile.
Leto fece un cenno, sorridendo: era piacevole.
Le dita del terapista, calde ed intrise di unguento, scorrevano ora sui punti nevralgici della sua schiena ed ai lati della spina dorsale, dove la pressione aumentò ad ogni successivo passaggio.
Indossavano entrambi solo dei boxer di carta, ma era come se fossero nudi: Jared aveva letto dei testi a proposito dello Shiatsu e dell’energia, che il massaggiatore trasmetteva al paziente, svuotandosi sino ad una debolezza totale.

Scese quindi lungo i fianchi, le gambe, i polpacci, sino alle caviglie, quindi le piante dei piedi, assicurandosi di coprirli poi con un lenzuolo, appena chiese a Jared di girarsi.
Gli si pose dietro la testa, sollevandolo sulle proprie gambe e ripartendo dalla fronte, gli zigomi, le spalle, le braccia, fino alle unghie, percorrendo le singole falangi, per poi indirizzare al petto, allo sterno ed all’addome, quella scia ormai avvolgente e compiuta
.
Con una mossa fluida, Tom cinturò il busto di Jared, portandoselo contro il proprio, per poi ergersi insieme a lui, che ormai era quasi addormentato.
Con naturalezza, pochi istanti dopo, il corpo del cantante andò come a posarsi nuovamente su quel giaciglio morbido, sopra il quale Tom lo avvolse in una coperta, spegnendo le ultime luci, già soffuse.
Ugualmente spossato, il ragazzo si accasciò sopra ad un lettino, inserendo un timer nel palmare, così da svegliare entrambi in tempo, per una doccia ed un pasto a base di cibi, già scelti da Jared, nella speranza che mangiasse con ritrovato appetito.


Kurt si tolse il casco, sorridendo alla vista di David, che salutò con un bacio sulle labbra, porgendo poi la mano a Reid: lui gliela strinse, salutandolo senza entusiasmo, ma con educazione.
“Sono in ritardo, c’era traffico” – si scusò, accomodandosi a lato di Rossi, messo in mezzo tra loro.
“Ho detto a Kurt di non fare lo slalom tra le auto” – precisò allegro il più anziano, guardandolo.
“Ti sgrida come un ragazzino” – esordì Spencer, per poi mordersi la lingua.
“Chi ha buon senso lo usi, non è il mio talento migliore, ammesso che io ne abbia uno” – ribatté Kurt, senza alcun risentimento, perdendosi nei carboni di David.
“Ne avrai … parecchi … suppongo …”
“Lo dicono le statistiche, sugli ex marchettari?” – chiese diretto, mantenendo il sorriso e le dita di Rossi intrecciate alle sue.
Spencer avvampò.
“Era il mio mestiere, il più antico del pianeta, così recitano i libri di storia, ne avrai divorati a bizzeffe, mentre io le cose le ho vissute un po’ più direttamente, non che sia stata una buona idea, sai Spencer?” – affermò calmo.
“Mi dispiace per …” – disse confuso.
“No, non dispiacerti, non posso andare a genio a chiunque, anzi, sai che ti dico, avviene il contrario, più di quanto tu possa credere. L’essenziale è arrivare al cuore di chi mi sono innamorato, per me non conta altro.”
Rossi prese un bel respiro – “Ragazzi, non farò da paciere, ma mi darebbe una enorme gioia, sapervi in … armonia”
Kurt lo fissò – “Le mie buone intenzioni le conosci, Dave, da giorni e … da tutte le notti” – e lo baciò.
Fu intimo, bollente, da non interrompere o mettere in discussione, Rossi non se lo sarebbe mai perdonato e poi Kurt era il suo destino, Reid doveva crescere, ma quell’analisi affrettata, al sapore di menta e tabacco, per le sigarette, che il suo fidanzato fumava di nascosto, gli piombò nel cuore come un macigno.
Si staccò lento, quasi con garbo, accarezzando la guancia di Kurt, che gli rivelò i propri occhi accesi di un pianto inspiegabile – “Ti aspetto a casa, vado a prendere il nostro Martin …”
“Sì, d’accordo tesoro … Ci vediamo tra poco …”
“Addio Spencer”


Geffen rimase piuttosto sbalordito.
Jared e Tom, in accappatoi bianchi, si stavano scambiando delle salse, mentre divoravano dei tramezzini, farciti con qualsiasi verdura e formaggio di soia reperibile a Los Angeles.
“Buon appetito …” – disse, entrando nella saletta ricreativa.
“Glam!”
Il leader dei Mars gli si appese al collo – “Ho una fame, ha funzionato, sai? Tom è un genio” – disse emozionato.
“Lo vedo … Ciao Tommy”
“Buongiorno Glam, se inizi a cambiarti, sono da te tra un minuto”
“Non avere fretta, poi digerisci male” – rise – “Peraltro mi state facendo venire l’acquolina … Posso?”
“Ce n’è per tutti … assaggia questi tacos”
“Ti ringrazio Jay”
“Sei passato da Robert?” – chiese il fisiatra.
“No, vado a fine seduta, ora c’è Jude, non possiamo sostare in due …”
Jared sgranò i suoi zaffiri – “Portagli i miei saluti, un abbraccio, dagli un bacio per me, ok Glam?”
“Lo farò tesoro, non preoccuparti. E questa cos’è? Birra … Eco? Oh cavoli, assaggiamola.” – rise, facendo un brindisi, alla salute della loro famiglia.


“Digli che sono stato un maleducato, che non volevo … Digli che”
La voce di Spencer si spezzò.
Rossi lo strinse, dopo che Gregory era al sicuro nel suo seggiolino, a bordo del suv di Reid.
“Tu non mi perderai mai”
“Io ti ho già perso, Dave, so che è giusto sia così … Che sarei un egoista, però il mio …” – esitò – “Il mio equilibrio si è come incrinato …”
“Guardami Spencer”
Lui lo fece, accogliendo come un evento ormai raro, il tocco amorevole delle dita di Rossi, tra il suo mento ed il collo esile.
“Cosa sono io per te?” – domandò senza scorciatoie indolore, perché se dovevano farsi male, non gli avrebbe dato una seconda possibilità.

Reid si sentì mancare la terra da sotto le gambe gracili – “David …”
“Un padre? O credevi in una relazione con me? Sapendolo, potrò aiutarti come meriti, perché TU sei speciale, non dimenticarlo”
Spencer si morse il labbro inferiore, poi il cellulare li interruppe bruscamente.
Era Derek.

“De devo rispondere” – balbettò, infilandosi nell’abitacolo, per recuperare il bberry.

Rossi diede un buffetto a Gregory, poi se ne andò, dopo avere scritto sul parabrezza impolverato
§ Pensaci, poi mi darai una risposta … Forse domani, forse mai. §







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