Capitolo n. 98 - zen
Reid sistemò nel
marsupio Gregory, sporgendolo un po’ verso Rossi, che ne baciò la testolina.
“A Twist lo zio Dave
è mancato da morire” – disse con innocenza l’agente, per poi accomodarsi al
tavolino del locale all’aperto, dove i due si erano incontrati per un caffè.
“Anche voi mi siete
mancati, tesoro” – gli sorrise, ordinando anche la torta preferita da Spencer.
“Grazie, non l’hai
dimenticato …” – disse assorto il giovane.
“Come potrei? Allora,
come sta Derek?”
“E’ in palestra con
Chris, sai loro sono i machi della famiglia” – e fece il muscolo, con il
braccio destro sollevato, suscitando nel bimbo una sana risata.
“Ah perfetto … ed il
lavoro?”
“Procede … Certo, c’è
carenza di personale, dopo Tampa”
Rossi arrise a quella
frecciatina – “Nessuno è indispensabile, sai?”
“Questo lo dici tu” –
obiettò simpatico Reid, tornando poi serio.
“Vuoi chiedermi
qualcosa, Spencer? La tua e-mail era un po’ telegrafica”
“Strano, vero? In
effetti, Dave, volevo sapere come procede qui … Se sei a tuo agio, insieme a
Kurt, a suo figlio …”
“Meglio di quanto
sperassi, anzi, proprio non me l’immaginavo, una primavera del genere, in
questo anno in cui avevo già deciso di mollare con l’FBI”
Reid ebbe una
contrazione all’addome – “Cosa …?”
“Ve ne avrei parlato,
prima o poi, magari resistevo sino a Natale, poi me ne sarei andato in Europa,
in qualche isola del Mediterraneo, ad oziare” – rivelò sereno.
“Incredibile …”
“No, ero solo, potevo
decidere … almeno spero” – rise, passandogli il biberon, che avevano fatto
scaldare per Gregory.
“Vuoi farlo tu,
David?”
“Certo …” – disse dolce,
prendendo in grembo quel tesoro, i cui occhi gli sorridevano quanto quelli di
Spencer.
“Quindi tutto è
cambiato …”
“Sì, capita”
“Ne avevi bisogno?”
Rossi lo scrutò,
senza severità e forse questo era sempre stato il modo peggiore per trattare
Spencer, assecondandolo, capendo che lui non doveva essere turbato da toni
accesi, da invettive, del resto ne avevano parlato spesso con Morgan, come se
il suo compagno fosse una creatura fragile, pronta a spezzarsi nel vento della
vita ad ogni minima tempesta.
“Insieme a Kurt ho
ritrovato quella parte di me, capace di mettersi in gioco, anche se apparirà
strano a tutti, per la nostra differenza di età e per i reciproci pregressi”
“Tu non hai mai
giudicato nessuno, questo lo so alla perfezione Dave” – ed arrossì, abbassando
lo sguardo.
“E tu mi hai voluto
bene, dandomi fiducia, nonostante il mondo ti avesse deluso sino dall’infanzia
Spencer e questo mi ha fatto sentire importante, come forse non meritavo
neppure …”
“Assolutamente: tu …”
– tirò su dal naso – “Tu sei e sarai sempre al … al centro di quell’altro
universo, in cui mi sono sentito bene, al sicuro … ecco” – e si commosse.
“Sarà ancora così,
Spencer, se me lo permetterai”
“Non chiedo di meglio”
– replicò istintivo, afferrandogli il polso, per poi pentirsi di quel gesto
quasi invadente.
Rossi gli diede una
carezza, ripassandogli Gregory – “La parte migliore di voi, ora è lui, tesoro:
vi farà ridere, piangere, stare in pensiero oppure colmandovi di orgoglio, ma,
qualunque cosa farà, sarà il vostro amore assoluto, che non vorrete mai
deludere.”
Reid annuì – “Tu … Tu
non l’hai mai fatto, David” – disse sincero.
“Ci ho provato,
Spencer, a volte riuscendovi, altre un po’ meno, giusto?” – bissò complice.
Tom lo fece stendere
su di un materassino piuttosto basso, allineato parallelo ad un secondo, dove
lui si sistemò in ginocchio, iniziando a premere tra le scapole di Jared.
“Chiudi gli occhi e
non pensare a nulla” – disse flebile.
Leto fece un cenno,
sorridendo: era piacevole.
Le dita del
terapista, calde ed intrise di unguento, scorrevano ora sui punti nevralgici
della sua schiena ed ai lati della spina dorsale, dove la pressione aumentò ad
ogni successivo passaggio.
Indossavano entrambi
solo dei boxer di carta, ma era come se fossero nudi: Jared aveva letto dei
testi a proposito dello Shiatsu e dell’energia, che il massaggiatore
trasmetteva al paziente, svuotandosi sino ad una debolezza totale.
Scese quindi lungo i
fianchi, le gambe, i polpacci, sino alle caviglie, quindi le piante dei piedi,
assicurandosi di coprirli poi con un lenzuolo, appena chiese a Jared di
girarsi.
Gli si pose dietro la
testa, sollevandolo sulle proprie gambe e ripartendo dalla fronte, gli zigomi,
le spalle, le braccia, fino alle unghie, percorrendo le singole falangi, per
poi indirizzare al petto, allo sterno ed all’addome, quella scia ormai
avvolgente e compiuta
.
Con una mossa fluida,
Tom cinturò il busto di Jared, portandoselo contro il proprio, per poi ergersi
insieme a lui, che ormai era quasi addormentato.
Con naturalezza, pochi
istanti dopo, il corpo del cantante andò come a posarsi nuovamente su quel
giaciglio morbido, sopra il quale Tom lo avvolse in una coperta, spegnendo le
ultime luci, già soffuse.
Ugualmente spossato,
il ragazzo si accasciò sopra ad un lettino, inserendo un timer nel palmare,
così da svegliare entrambi in tempo, per una doccia ed un pasto a base di cibi,
già scelti da Jared, nella speranza che mangiasse con ritrovato appetito.
Kurt si tolse il
casco, sorridendo alla vista di David, che salutò con un bacio sulle labbra, porgendo
poi la mano a Reid: lui gliela strinse, salutandolo senza entusiasmo, ma con
educazione.
“Sono in ritardo, c’era
traffico” – si scusò, accomodandosi a lato di Rossi, messo in mezzo tra loro.
“Ho detto a Kurt di
non fare lo slalom tra le auto” – precisò allegro il più anziano, guardandolo.
“Ti sgrida come un
ragazzino” – esordì Spencer, per poi mordersi la lingua.
“Chi ha buon senso lo
usi, non è il mio talento migliore, ammesso che io ne abbia uno” – ribatté Kurt,
senza alcun risentimento, perdendosi nei carboni di David.
“Ne avrai … parecchi …
suppongo …”
“Lo dicono le
statistiche, sugli ex marchettari?” – chiese diretto, mantenendo il sorriso e
le dita di Rossi intrecciate alle sue.
Spencer avvampò.
“Era il mio mestiere,
il più antico del pianeta, così recitano i libri di storia, ne avrai divorati a
bizzeffe, mentre io le cose le ho vissute un po’ più direttamente, non che sia
stata una buona idea, sai Spencer?” – affermò calmo.
“Mi dispiace per …” –
disse confuso.
“No, non dispiacerti,
non posso andare a genio a chiunque, anzi, sai che ti dico, avviene il
contrario, più di quanto tu possa credere. L’essenziale è arrivare al cuore di
chi mi sono innamorato, per me non conta altro.”
Rossi prese un bel
respiro – “Ragazzi, non farò da paciere, ma mi darebbe una enorme gioia,
sapervi in … armonia”
Kurt lo fissò – “Le
mie buone intenzioni le conosci, Dave, da giorni e … da tutte le notti” – e lo
baciò.
Fu intimo, bollente,
da non interrompere o mettere in discussione, Rossi non se lo sarebbe mai
perdonato e poi Kurt era il suo destino, Reid doveva crescere, ma quell’analisi
affrettata, al sapore di menta e tabacco, per le sigarette, che il suo
fidanzato fumava di nascosto, gli piombò nel cuore come un macigno.
Si staccò lento,
quasi con garbo, accarezzando la guancia di Kurt, che gli rivelò i propri occhi
accesi di un pianto inspiegabile – “Ti aspetto a casa, vado a prendere il
nostro Martin …”
“Sì, d’accordo tesoro
… Ci vediamo tra poco …”
“Addio Spencer”
Geffen rimase
piuttosto sbalordito.
Jared e Tom, in
accappatoi bianchi, si stavano scambiando delle salse, mentre divoravano dei
tramezzini, farciti con qualsiasi verdura e formaggio di soia reperibile a Los
Angeles.
“Buon appetito …” –
disse, entrando nella saletta ricreativa.
“Glam!”
Il leader dei Mars
gli si appese al collo – “Ho una fame, ha funzionato, sai? Tom è un genio” –
disse emozionato.
“Lo vedo … Ciao Tommy”
“Buongiorno Glam, se
inizi a cambiarti, sono da te tra un minuto”
“Non avere fretta,
poi digerisci male” – rise – “Peraltro mi state facendo venire l’acquolina …
Posso?”
“Ce n’è per tutti …
assaggia questi tacos”
“Ti ringrazio Jay”
“Sei passato da
Robert?” – chiese il fisiatra.
“No, vado a fine
seduta, ora c’è Jude, non possiamo sostare in due …”
Jared sgranò i suoi
zaffiri – “Portagli i miei saluti, un abbraccio, dagli un bacio per me, ok
Glam?”
“Lo farò tesoro, non
preoccuparti. E questa cos’è? Birra … Eco? Oh cavoli, assaggiamola.” – rise,
facendo un brindisi, alla salute della loro famiglia.
“Digli che sono stato
un maleducato, che non volevo … Digli che”
La voce di Spencer si
spezzò.
Rossi lo strinse,
dopo che Gregory era al sicuro nel suo seggiolino, a bordo del suv di Reid.
“Tu non mi perderai
mai”
“Io ti ho già perso,
Dave, so che è giusto sia così … Che sarei un egoista, però il mio …” – esitò –
“Il mio equilibrio si è come incrinato …”
“Guardami Spencer”
Lui lo fece,
accogliendo come un evento ormai raro, il tocco amorevole delle dita di Rossi,
tra il suo mento ed il collo esile.
“Cosa sono io per te?”
– domandò senza scorciatoie indolore, perché se dovevano farsi male, non gli
avrebbe dato una seconda possibilità.
Reid si sentì mancare
la terra da sotto le gambe gracili – “David …”
“Un padre? O credevi
in una relazione con me? Sapendolo, potrò aiutarti come meriti, perché TU sei
speciale, non dimenticarlo”
Spencer si morse il
labbro inferiore, poi il cellulare li interruppe bruscamente.
Era Derek.
“De devo rispondere” –
balbettò, infilandosi nell’abitacolo, per recuperare il bberry.
Rossi diede un
buffetto a Gregory, poi se ne andò, dopo avere scritto sul parabrezza
impolverato
§ Pensaci, poi mi darai una risposta … Forse
domani, forse mai. §
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