giovedì 4 aprile 2013

ZEN - CAPITOLO N. 85


Capitolo n. 85  -  zen



Sensazioni.
A queste Robert si aggrappava, come un acrobata al trapezio.
I volteggi di quelle scie verdastre sembrarono calare, dopo un paio di ore, in un dormiveglia strano.

La pelle di Jude.
Ne cercava i tratti lisci sulle mani, sulle gote, del suo ragazzo inglese.
Il dopo barba di Glam: era come una dolce droga, un nettare speziato, che lo rassicurava.
Se qualcuno gli avesse negato quei due appigli, sarebbe morto.
Ne era sicuro.
Terribilmente sicuro.


Jared aveva bisogno d’aria, così come Colin ne aveva sentito la necessità all’alba.
Si tenevano per mano, camminando sulla battigia, della spiaggia antistante l’attico di Downey e Law.
Glam li scrutava dalla terrazza, sentendo la frescura di quella bibita ormai finita, che stringeva tra le mani forti.
Pamela lo osservava, così gli altri.
Jude, stremato, giaceva accanto al suo uomo, le cui palpebre tremolavano, disturbate da sogni colmi di angoscia.
Geffen scrisse un biglietto, lasciandolo sul cuscino di Robert, che socchiuse gli occhi per una frazione di secondo, sorridendogli.
L’avvocato lo baciò sulla tempia sinistra, dicendogli piano – “Adesso dormi … ti voglio bene Rob. Tanto …”
Era lacerante vederlo in quello stato, ma lui non doveva crollargli davanti, anche se spesso era Robert, il suo piccolo Robert, a dargli un coraggio inaudito nell’andare avanti, soprattutto quando il cuore di Geffen arrancava tra ostacoli e delusioni cocenti.


“Stai bene?”
Owen glielo chiese a mezza voce, mentre prendevano il sole, distesi sul ponte dello yacht di Rice.
Avevano pranzato raccontandosi un po’ di loro; non troppo in realtà.
Forse avevano il timore di scoprirsi, di dare anche una minima accelerazione a quella storia agli albori, come se andassero al rallentatore.
In slow motion ed era meraviglioso.
Come il loro sfiorarsi: baci accennati, tra un respiro e l’altro, guardandosi.
Denny ogni tanto si copriva quel leggerissimo segno, lasciato dall’intervento, che aveva fatto scomparire le cicatrici sul suo busto, dovute all’attentato alla fondazione di Haiti.
Rice lo stava percorrendo con la punta dell’indice sinistro.
“Non toglie nulla alla tua bellezza … è solo un pessimo ricordo, tesoro”
Denny, da seduto, tornò a giacergli accanto, posando un bacio sulla spalla sinistra di Owen, che lo accolse sotto la propria ala, un istante dopo.



La strada verso la clinica era trafficata a quell’ora del pomeriggio.
Geffen guardava la gente passare sulle strisce, i semafori cambiare colore, il tempo scorrere, tra le nuvole alte nel cielo californiano, di un celeste acceso.
Il suo hummer era blindato ed insonorizzato: emise un urlo, mentre ripartiva, dal’'ultimo incrocio, prima di arrivare a destinazione, che sembrò lambire gli stormi di gabbiani, che stavano planando verso il molo.
Le lacrime si rimescolarono a quel tuono scoppiato dalla sua gola sino al suo cervello: avrebbe voluto schiantarsi contro il pilone del parcheggio, e frenò all’ultimo momento.
Scese dall’auto come una furia, impaurita dalla sua stessa improvvisa pazzia.
Voleva che finisse quel dolore.
Che Robert guarisse ed avrebbe dato qualsiasi cosa affinché ciò avvenisse.
Anche la propria vita.
Crollò sopra ad un muretto, udendo il rumore di una moto avvicinarsi.
Ne scese un ragazzo, così gli sembrò dalla corporatura asciutta e dall’abbigliamento moderno.
Lo sconosciuto si tolse il casco.
“Kevin …”
Era un ricordo lontano e non coincise con la realtà.
“Ciao Glam … Che succede?”
“Kurt …?”


“Da quando Rob si è ammalato è come se avessi perso ogni riferimento Cole”
Si erano fermati sotto al porticato di un bar ancora chiuso.
Farrell spostò i capelli di Jared all’indietro, segnando i suoi zigomi con i pollici.
Leto sorrise alla sua delicatezza.
“Siamo tutti come precipitati in un incubo Jay, ma tu hai me e non solo”
“E’ colpa dei miei egoismi, non posso giustificarmi diversamente …”
“Io vorrei bastarti, senza che tu soffra ancora per Glam: mi sto togliendo un peso nel dirtelo, amore”
“Il mio imperdonabile errore è stato quello di identificare in lui il padre che ci ha rifiutati, a me ed a Shannon … Ho sempre lottato per sopravvivere, per rimanere a galla, da solo contro il resto di una società, che spesso non capiva né me e tanto meno mio fratello, dalla scuola, al lavoro”
Farrell sorrise – “Sì, lo rammento, me lo raccontavi spesso, i primi tempi, nel deserto, quando ci confidavamo su mille dettagli …”
“E’ lì che spesso abbiamo desiderato tornare, anche trasferirci, vero Cole?”
L’irlandese annuì, emozionato – “Potrebbe ancora avvenire, sai?”
“E potremmo salvarci, dunque?”
Il respiro gli si spezzò.
Colin lo strinse a sé, con vigore – “Quando tu camminerai io ti aspetterò … E quando io non potrò più correre, tu rallenterai, facendo altrettanto Jared … E’ questo il nostro amore … E nessuno potrà portarcelo via”
“Cole …”
Sigillarono le loro labbra, poi si rannicchiarono in un angolo, tra seggiole e tavoli accatastati, ombrelloni chiusi e piante finte.
Fecero l’amore spogliandosi di quel poco bastasse a sentirsi il più possibile.
Fu così unico, che sarebbe rimasto inciso nelle loro anime inquiete, per l’eternità.


“Devi andare da Matt?”
“No … Cioè sì … Cosa fai da queste parti Kurt?”
“Un giro sulla mia principessa … Andavo da Jamie, dopo … Forse” – e scrollò le spalle.
Geffen inserì l’antifurto, dopo avere preso la giacca dal sedile posteriore.
“Ti va di bere qualcosa Glam?”
“E dove?”
“Dietro l’angolo c’è un locale, credo ci vadano i medici e le infermiere della Foster” – propose poco disinvolto, rispetto alla sua indole.
“Sì, perché no, poi devo chiederti di Crane … Se non ti crea problemi”
“Di Crane …?!”
“Sì, dell’ospedale dove è ricoverato, tu ci vai ancora, vero?”
“Non da quando è …” – si ossigenò  -“No, non di recente”
“Perdonami, sono un coglione” – replicò assorto l’uomo.
“No, anzi, sono contento di averti incontrato … Non ho molta voglia di andare da Jamie, anche se lui è il mio migliore amico, ma so di essere pesante da quando Brandon è morto. Ecco, l’ho detto.” – e tirò su dal naso.
Geffen lo abbracciò, paterno – “Non devi avere paura di dirlo o di starci male … Prima o poi lo metabolizzerai, anche se ora è dura, anche se ti sembra impossibile Kurt”
“E’ come avere un tappo ficcato in gola, Glam, è come se non riuscissi a liberare la mia afflizione, rimandando il giorno in cui dovrò affrontarla e farla a pezzi …”
“Forse è qui lo sbaglio: la devi assorbire, ci devi convivere, fa parte di te … E non solo, anche di Martin: a proposito, come sta?” – chiese attento.
“Studia, fa sport, non vuole deludermi … Io ne sono orgoglioso, di nostro figlio” – sorrise vibrante.
“Lui ti aiuterà, quando penserai di non farcela …”
“Come fa Lula?”
“Sì” – Geffen inspirò, pensando alla cazzata che stava per fare – “Lula è il domani, che voglio ancora vedere … Sino alla fine.”








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