Capitolo
n. 85 -
zen
Sensazioni.
A
queste Robert si aggrappava, come un acrobata al trapezio.
I
volteggi di quelle scie verdastre sembrarono calare, dopo un paio di ore, in un
dormiveglia strano.
La pelle di Jude.
Ne
cercava i tratti lisci sulle mani, sulle gote, del suo ragazzo inglese.
Il
dopo barba di Glam: era come una dolce droga, un nettare speziato, che lo rassicurava.
Se
qualcuno gli avesse negato quei due appigli, sarebbe morto.
Ne
era sicuro.
Terribilmente
sicuro.
Jared
aveva bisogno d’aria, così come Colin ne aveva sentito la necessità all’alba.
Si
tenevano per mano, camminando sulla battigia, della spiaggia antistante l’attico
di Downey e Law.
Glam
li scrutava dalla terrazza, sentendo la frescura di quella bibita ormai finita,
che stringeva tra le mani forti.
Pamela
lo osservava, così gli altri.
Jude,
stremato, giaceva accanto al suo uomo, le cui palpebre tremolavano, disturbate
da sogni colmi di angoscia.
Geffen
scrisse un biglietto, lasciandolo sul cuscino di Robert, che socchiuse gli
occhi per una frazione di secondo, sorridendogli.
L’avvocato
lo baciò sulla tempia sinistra, dicendogli piano – “Adesso dormi … ti voglio
bene Rob. Tanto …”
Era
lacerante vederlo in quello stato, ma lui non doveva crollargli davanti, anche
se spesso era Robert, il suo piccolo Robert, a dargli un coraggio inaudito nell’andare
avanti, soprattutto quando il cuore di Geffen arrancava tra ostacoli e
delusioni cocenti.
“Stai
bene?”
Owen
glielo chiese a mezza voce, mentre prendevano il sole, distesi sul ponte dello
yacht di Rice.
Avevano
pranzato raccontandosi un po’ di loro; non troppo in realtà.
Forse
avevano il timore di scoprirsi, di dare anche una minima accelerazione a quella
storia agli albori, come se andassero al rallentatore.
In
slow motion ed era meraviglioso.
Come
il loro sfiorarsi: baci accennati, tra un respiro e l’altro, guardandosi.
Denny
ogni tanto si copriva quel leggerissimo segno, lasciato dall’intervento, che
aveva fatto scomparire le cicatrici sul suo busto, dovute all’attentato alla
fondazione di Haiti.
Rice
lo stava percorrendo con la punta dell’indice sinistro.
“Non
toglie nulla alla tua bellezza … è solo un pessimo ricordo, tesoro”
Denny,
da seduto, tornò a giacergli accanto, posando un bacio sulla spalla sinistra di
Owen, che lo accolse sotto la propria ala, un istante dopo.
La
strada verso la clinica era trafficata a quell’ora del pomeriggio.
Geffen
guardava la gente passare sulle strisce, i semafori cambiare colore, il tempo
scorrere, tra le nuvole alte nel cielo californiano, di un celeste acceso.
Il
suo hummer era blindato ed insonorizzato: emise un urlo, mentre ripartiva, dal’'ultimo
incrocio, prima di arrivare a destinazione, che sembrò lambire gli stormi di
gabbiani, che stavano planando verso il molo.
Le
lacrime si rimescolarono a quel tuono scoppiato dalla sua gola sino al suo
cervello: avrebbe voluto schiantarsi contro il pilone del parcheggio, e frenò
all’ultimo momento.
Scese
dall’auto come una furia, impaurita dalla sua stessa improvvisa pazzia.
Voleva
che finisse quel dolore.
Che
Robert guarisse ed avrebbe dato qualsiasi cosa affinché ciò avvenisse.
Anche
la propria vita.
Crollò
sopra ad un muretto, udendo il rumore di una moto avvicinarsi.
Ne
scese un ragazzo, così gli sembrò dalla corporatura asciutta e dall’abbigliamento
moderno.
Lo
sconosciuto si tolse il casco.
“Kevin
…”
Era
un ricordo lontano e non coincise con la realtà.
“Ciao
Glam … Che succede?”
“Kurt
…?”
“Da
quando Rob si è ammalato è come se avessi perso ogni riferimento Cole”
Si
erano fermati sotto al porticato di un bar ancora chiuso.
Farrell
spostò i capelli di Jared all’indietro, segnando i suoi zigomi con i pollici.
Leto
sorrise alla sua delicatezza.
“Siamo
tutti come precipitati in un incubo Jay, ma tu hai me e non solo”
“E’
colpa dei miei egoismi, non posso giustificarmi diversamente …”
“Io
vorrei bastarti, senza che tu soffra ancora per Glam: mi sto togliendo un peso
nel dirtelo, amore”
“Il
mio imperdonabile errore è stato quello di identificare in lui il padre che ci
ha rifiutati, a me ed a Shannon … Ho sempre lottato per sopravvivere, per
rimanere a galla, da solo contro il resto di una società, che spesso non capiva
né me e tanto meno mio fratello, dalla scuola, al lavoro”
Farrell
sorrise – “Sì, lo rammento, me lo raccontavi spesso, i primi tempi, nel deserto,
quando ci confidavamo su mille dettagli …”
“E’
lì che spesso abbiamo desiderato tornare, anche trasferirci, vero Cole?”
L’irlandese
annuì, emozionato – “Potrebbe ancora avvenire, sai?”
“E
potremmo salvarci, dunque?”
Il
respiro gli si spezzò.
Colin
lo strinse a sé, con vigore – “Quando tu camminerai io ti aspetterò … E quando io
non potrò più correre, tu rallenterai, facendo altrettanto Jared … E’ questo il
nostro amore … E nessuno potrà portarcelo via”
“Cole
…”
Sigillarono
le loro labbra, poi si rannicchiarono in un angolo, tra seggiole e tavoli
accatastati, ombrelloni chiusi e piante finte.
Fecero
l’amore spogliandosi di quel poco bastasse a sentirsi il più possibile.
Fu
così unico, che sarebbe rimasto inciso nelle loro anime inquiete, per l’eternità.
“Devi
andare da Matt?”
“No
… Cioè sì … Cosa fai da queste parti Kurt?”
“Un
giro sulla mia principessa … Andavo da Jamie, dopo … Forse” – e scrollò le
spalle.
Geffen
inserì l’antifurto, dopo avere preso la giacca dal sedile posteriore.
“Ti
va di bere qualcosa Glam?”
“E
dove?”
“Dietro
l’angolo c’è un locale, credo ci vadano i medici e le infermiere della Foster” –
propose poco disinvolto, rispetto alla sua indole.
“Sì,
perché no, poi devo chiederti di Crane … Se non ti crea problemi”
“Di
Crane …?!”
“Sì,
dell’ospedale dove è ricoverato, tu ci vai ancora, vero?”
“Non
da quando è …” – si ossigenò -“No, non
di recente”
“Perdonami,
sono un coglione” – replicò assorto l’uomo.
“No,
anzi, sono contento di averti incontrato … Non ho molta voglia di andare da
Jamie, anche se lui è il mio migliore amico, ma so di essere pesante da quando
Brandon è morto. Ecco, l’ho detto.” – e tirò su dal naso.
Geffen
lo abbracciò, paterno – “Non devi avere paura di dirlo o di starci male … Prima
o poi lo metabolizzerai, anche se ora è dura, anche se ti sembra impossibile
Kurt”
“E’
come avere un tappo ficcato in gola, Glam, è come se non riuscissi a liberare
la mia afflizione, rimandando il giorno in cui dovrò affrontarla e farla a
pezzi …”
“Forse
è qui lo sbaglio: la devi assorbire, ci devi convivere, fa parte di te … E non
solo, anche di Martin: a proposito, come sta?” – chiese attento.
“Studia,
fa sport, non vuole deludermi … Io ne sono orgoglioso, di nostro figlio” –
sorrise vibrante.
“Lui
ti aiuterà, quando penserai di non farcela …”
“Come
fa Lula?”
“Sì”
– Geffen inspirò, pensando alla cazzata che stava per fare – “Lula è il domani,
che voglio ancora vedere … Sino alla fine.”
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