One shot -
TheRealJared
Siena, primavera 2013
Il ribervero della piscina
è distante dalla terrazza, da cui Jared Leto si sta affacciando, però la sua
figura ne è come accarezzata, in piedi, appoggiato alla balaustra, a scrutare
il giardino, intorno allo specchio d’acqua.
Balthazar Getty lo
sta guardando.
Ammirando, ad essere
sinceri.
“E’ quasi pronta”
“Cosa?” – il cantante
si gira verso di lui, con un sorriso.
“La cena, Jared …”
L’uomo gli si avvicina,
con un bicchiere di vino rosso.
Leto ne beve un sorso
– “Grazie … Molto buono, come sempre”
Prende un respiro,
chiudendo la porta finestra, l’aria di fine aprile è ancora fresca.
Va a sedersi sul
letto, in un fascio di luce, adesso, dai toni arancio, rimandato dall’abatjour
e dagli stucchi nel colore della terra senese.
Giocherella con il
cellulare, sono inseparabili, Getty lo pensa, sorridendo.
“Che c’è Balt?”
La domanda,
accompagnata di nuovo da quegli occhi zaffiro, lo attraversa.
“Quell’affare …
sempre in mano” – replica imbarazzato.
Jared gliela tende,
libera da quell’affare.
Lui gli si avvicina,
sedendosi, facendo quello che Jared vuole, come al solito.
Si baciano.
Il vino dov’è finito?
Ah già, sul comodino
e Getty avrebbe anche voluto spegnere quella dannata lampada, perché poi
ricordarsi il corpo di Jared, sotto di sè, dopo che lui aveva deciso di scopare, lo
avrebbe ferito per settimane, mesi, durante i quali l’amico sarebbe sparito.
Come da copione, di
una vita di corsa, dove Leto si ferma raramente, poi riparte, più veloce di
prima ed in quelle brevi pause, metabolizza inquietudine, depressione,
inadeguatezza, a cui Balthazar Getty pone un rimedio placebo, facendolo sentire
in famiglia, con i propri figli, che lo chiamano
zio Jay, tra Los Angeles e l’Italia,
in ogni caso distante dalla moglie del milionario americano.
“Ja Jared il
preservativo …”
“Lascia stare” – gli ansima
nel collo, mordendone una piega, che lo stava eccitando.
“No Jared io …”
Leto lo fissa,
finendo di spogliare entrambi – “Lascia stare”
Ok.
Come
vuoi tu.
Tanto
non avrei deciso comunque.
Lo stava sentendo
troppo e Balt non avrebbe voluto che accadesse.
L’intimità non era
mai stata un problema, anche se baciarlo già valeva a dire andare in pezzi.
Ora, per giunta, a
Getty stava scoppiando il cuore, nel petto, nella testa, venendogli dentro,
avvinghiato a lui, che stava facendo altrettanto, senza neppure essere toccato,
se non in quella porzione di carne, così viva e bollente, dove il seme di Balt
dilagava, tra ansiti ed urla soffocate nell’incavo della spalla di Jared.
Poi
finì tutto.
Getty si sarebbe
chiesto se era la sua ricompensa, per averlo ospitato, per il jet, che gli
mandava ogni volta Jared ne avesse l’esigenza, anche per scappare da luoghi
dove non voleva più stare, non per un capriccio, ma per quei casini
sentimentali sempre più ingestibili.
Ad essere sinceri:
uno solo.
Da anni.
Respiro mozzato.
Sudore.
Un bacio.
Strano, a Jared
sembra persino piacere.
In qualche strano
modo, lui c’è e Balt ci annega, così, tanto per fare qualcosa, ripetendosi,
anche con una certa pena, che non ha alcuna importanza.
Per Jared, ovvio.
Doccia.
Jared ci si infila
subito, almeno dopo averlo fatto con lui.
In altri casi, Balt
rimugina, restando a pancia in giù sopra il materasso, è probabile che Jared
rimanga abbracciato a …
E
poi si addormentano.
E
sognano.
Si
svegliano a metà della notte, rifanno l’amore.
Sì, loro due, fanno l’amore: uno è Jared, ma
l’altro non è Getty.
“Fanculo …” – ringhia
piano, caso mai Leto potesse sentirlo.
Basta paranoie.
“Io scendo” – gli grida
dalla camera.
“Ok, a dopo” – Jared gli
risponde dal box, sembra persino allegro.
I bambini.
Chiasso, racconti che
si accavallano, a zio Jared piace ascoltarli, ride con loro, condivide giochi,
mostra foto, si inventa persino dei giochetti di prestigio.
Tutti ridono.
Jared è bellissimo.
Incredibile abbia
quasi quarantadue anni, Getty pensa.
Pensa un casino,
quando Jared è nell’orbita dei suoi giorni, pochissimi, mai abbastanza.
Il bberry vibra.
Jared sorride.
E’ Terry.
“Sì,
sono arrivato nel pomeriggio …”
…
“No,
dai, magari quando torno … e dove?”
…
“Terry
non dovevi passare da Malibu? A New York non mi fermo questo mese … Non lo so
ancora … No, non l’ho sentito, poi sai cosa”
…
“Se
ti dico che non me ne frega niente di”
…
“Ma
te ne vuoi stare un po’ zitto?”
Risata nervosa di
Leto, ma Terry lo conosce troppo bene e contesta ogni bugia di Jared con la
consueta schiettezza.
Anche Getty vorrebbe
esserlo, con lui e vomitargli addosso quello che sente e quello che pensa sull’argomento
ora al centro della conversazione tra il cantante ed il fotografo.
Jared saluta,
riattacca, sbuffa.
“Problemi?”
“No, Terry ha la
lingua lunga, si facesse un po’ i cazzi suoi”
I bimbi sono già
nella sala giochi.
Niente parolacce
davanti a loro.
“Su cosa?”
Jared lo fissa.
Quello sguardo sa di fatti pure tu i cazzi tuoi, Balt, non mi
rompere, ringrazia che sono qui, che mi faccio scopare due o tre volte l’anno
da te, che sei un ipocrita, che non lasci tua moglie, nemmeno per …
Getty avvampa.
“Io lo farei se tu” –
balbuzie odiose.
“Che dici, Balty?”
Leto ride, Getty
muore.
Uno a zero.
Palla in centro.
“Faccio un tuffo, che
dici mi busco una polmonite?”
“E’ riscaldata, lo
sai … Prendi l’accappatoio.”
“Sì papà ahahah”
Leto sparisce.
Getty lo è già da un
pezzo.
Una mattina di sole.
Colazione in veranda.
Getty ha assunto un
baby sitter, uno studente, molto abbronzato, chiacchierone, simpatico e
riccioluto.
Un bel fisico, Jared
ci butta un occhio, tanto per vincere la noia.
E’ già stufo di stare
lì, forse perché aspetta qualcosa.
Una telefonata.
Un messaggio.
Una e-mail.
“Credevo rimanessi a
Berlino”
Inizio conversazione
senza senso, pensa Getty.
“A fare cosa Balt?”
“Non saprei … Milano
ti è piaciuta?”
“Sì, come sempre, un
po’ grigia … avevo fretta”
“Niente shopping?”
Che
cazzo sto dicendo?
Jared lo guarda.
“Un tizio mi ha
mandato dei vestiti, una sua nuova collezione, tipo questa casacca …”
“Ti sta bene”
“Trovi? Tu non sei
obiettivo Balt”
Ride.
Rabbia.
“Ora mi prendi anche
per il culo, Jay?”
Ok,
doveva succedere, prima o poi, quindi quel POI è adesso.
Jared sgrana i suoi
fanali, capelli tirati indietro, volto scoperto, pulito, sincero, sembra
urlare, nel silenzio
Quando
mai l’ho fatto? Ti ho mai illuso? Diciamo che per cinque fottuti minuti ho
pensato che tu mollassi il tuo bel nucleo fasullo, PER ME, ok Balthazar Getty?
Tu
mi usi?
Io
ti uso.
Discorso
chiuso.
“In che senso Balt?”
Sembra mortificato.
Getty si alza, gli dà
una carezza sulla spalla – “Perdonami”
Svanisce.
Una caratteristica di
Jared Leto è di non lasciare le cose in sospeso.
Detesta farlo e
quando succede, è solo una parentesi, una pausa, perché presto o tardi riprende
il discorso, la lite, una discussione, qualsiasi fottuta cosa sia rimasta
appesa.
E’ tipico, per chi ha
un elemento, un chiodo fisso, da un pezzo, piantato nel cuore, che non trova
soluzione, sbocco: peccato non riguardi Getty, quella situazione del cazzo, su
cui Jared spende raramente qualche considerazione e se accade, è Terry il suo
interlocutore.
Nessun altro.
“Cosa ti ho fatto
Balthazar?”
E’ alle sue spalle.
“Non voglio discutere
… Lasciami in pace”
Lo
dico per dire, ti prego non farlo, Jared, non uscire dalla mia vita, ne
morirei.
“Balt se abbiamo un
problema, anche se non capisco quale, tu ed io”
Getty si gira, ora
basta.
BASTA!
“Io ti amo. OK? TI
AMO JARED!”
Il
tempo cade.
Le
pareti si sciolgono.
Come
lo zucchero filato, al luna park di San Diego, la prima volta che sono usciti
insieme, dopo avere girato un pilota, finito chissà dove, quindici anni prima,
forse di più, di certo di più.
Jared,
però, sembra sempre uguale, almeno negli occhi, le sopracciglia, la bocca
perfetta, piena di zucchero filato, poi della lingua di Getty, a strusciarsi
sulla sua Porsche nuova di zecca.
Una
domanda cretina, non da Jared.
“Ma
sei gay?”
“No
e tu?”
Risate.
Potrei
essere qualunque cosa tu mi chieda, Jared, stanotte e per sempre.
Stop.
Non
glielo dice, ma lo sguardo non mente.
E
Jared Joseph Leto, angelo piovuto da Bossier City, capisce il prossimo dagli
occhi: non mentono.
Soprattutto
quando tremano.
Come ora, nella sala
degli arazzi di casa Getty, tra le colline toscane.
“Mi dispiace …”
“Lo dici a tutti, eh
Jared?!”
Leto annuisce.
E’ a disagio, odia
non avere il controllo, l’ira di Getty è troppo seria per essere smorzata da un
sorriso dei suoi, da un abbraccio, che proprio non gli viene di concedere ad
uno degli uomini più ricchi del pianeta.
Jared, povero in
canna, quella Porsche gli aveva fatto un certo effetto, ora non più, è
cresciuto, è un arricchito pure lui, molto diverso dal nascere nella bambagia.
Elucubrazioni
del cazzo.
Il cellulare suona.
Una melodia gradevole.
Jared controlla il
nome sul visore, le sue labbra si tendono, poi se le morde.
Risponde.
Sì?
…
Sono
in Italia … E non ne ho idea, ok?
…
Ma
quale aereo, dove … cosa cazzo ti inventi?
…
No
non … io non lo sapevo, ok?
…
Esisteva solo una
persona, che gli faceva quell’effetto.
Ed era terribilmente
vicina, anche se in un altro stato.
Oltre la Manica.
Io
sono calmo, Colin, ma tu non vuoi proprio capire quello che ci siamo detti a
Los Angeles!
…
Sai
che sforzo, interrompere le riprese per un pomeriggio e …
…
Certo
che sono stato bene … ho apprezzato il gesto … Una rarità!
…
No
sei tu quello stronzo, non io e piantala di rinfacciarmi
…
Ecco, ora piange,
inevitabile, incazzato sino al midollo, perché tanto non lo lascerà mai.
In qualche modo,
giusto o sbagliato, si ritroveranno sempre, lui e quel dannato irlandese.
Getty ride mesto.
Vinto.
Si allontana.
Jared ora sta
sorridendo, accartocciato sul divano in damasco verde.
A Balthazar sembra di
vederlo, Colin James Farrell, tizzoni accesi, un po’ languidi, voce calda, nel
cervello di Jared Joseph Leto, nel suo corpo, che gli fa l’amore senza preservativo
…
Quindi Getty ha avuto
anche troppo, questo giro.
Quasi un’illuminazione,
dovrebbe tornare di là, prostrarsi ai piedi di Jared, con gratitudine, come un
miracolato.
Cazzate.
E’ di nuovo alle sue
spalle, Jared, parla alla sua schiena, prima di ripartire.
Le mani in tasca.
“Colin mi ha …
mandato il suo jet … Credo sia impazzito a comprarne uno, cosa gli serve?”
Getty si volta, lo
guarda.
Se fossero solo
amici, potrebbero sparlare di questa novità, come due coglioni.
Dettaglio: il
coglione è solo lui, ma anche Jared, questo giro, non ne esce per niente bene,
come direbbe il panettiere giù in paese.
“Per te si fanno
follie, nessuno sa dirti di no, Jay”
Finché
dura.
Sorride.
“Faccio i bagagli,
tolgo il disturbo”
E’ impacciato.
In fondo anche
vederlo così, è una triste rivalsa, un po’ vuota ad essere onesti.
Meglio che niente.
“Ok, buon viaggio,
salutami Dublino …”
Getty torna all’aperto,
il sole lo investe, fa davvero caldo.
Quasi si soffoca.
Come cerca di fare
con il singulto, che gli tormenta la gola.
Poi passa.
Passa sempre.
Più
o meno.
F i n e
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