Capitolo n. 84 - zen
“E’ come una pioggia
di schegge … verde … fiammeggiante …”
Robert lo disse
debole, cercando la mano di Glam, seduto sul bordo del letto, in quella stanza
immersa nella semioscurità.
A Downey dava molto
fastidio la luce.
In compenso l’aria condizionata
lo aiutava in quel frangente di estremo disagio.
A Geffen sovvennero
le parole di Lula: il drago verde, ora aveva un senso quell’immagine
inquietante.
“Ne ho pieni gli
occhi …” – si lamentò, liberando due lacrime, mentre Jude lo tamponava con una
benda umida, sistemato al lato opposto di quel giaciglio ormai madido del
sudore di Robert.
“Tesoro ora ti
cambio” – disse rapito dalle espressioni affaticate del marito.
Glam prese della
biancheria pulita, passandola a Law, che lo ringraziò solo con le iridi
tremolanti.
Colin era in salotto,
a tenere compagnia a Camilla, con Lula e Drake.
Pamela preparava il
pranzo, mentre Phil e Xavier apparecchiavano e sistemavano giocattoli e doni
per i bimbi, tutti concentrati a preparare disegni per Downey.
L’assenza di Jared
era insita negli sguardi tristi di Farrell, che aveva silenziato il cellulare,
che di tanto in tanto si illuminava.
Qualcuno suonò il
campanello.
Era il leader dei
Mars.
“Ciao Pam … Ho
portato del gelato …” – disse timido.
“Ciao nino, entra
pure, a Rob farà molto piacere, sta sudando sette camicie” – disse con un
sorriso velato di malinconia.
“Si sente male?” –
chiese preoccupato.
“Gli effetti
collaterali sono peggio di quanto gli hanno detto i dottori, pare ...”
Leto avanzò nel
living, posando i suoi zaffiri sulla schiena di Colin, che non si girò, non
subito.
“Lo metteresti in
frigo? Grazie Pam …”
“Figurati, stiamo
aspettando Christopher, Steve e Clarissa, poi mangiamo la mia paella, ne
preparo un po’ di vegetariana, ok?” – gli sussurrò premurosa.
“Ti ringrazio … Ciao
Cole”
“Ciao”
Il cantante andò a
sedersi sul divano, dopo avere salutato i bambini, con baci e carezze, che avrebbe
voluto estendere anche a Colin.
“Avevo portato la
colazione alla dependance, ma non ti ho trovato” – esordì timido.
“Ho fatto una
passeggiata sul lungo mare, ne avevo bisogno.” – replicò sterile.
“Per … Per schiarirti
le idee, per sbollire … spero” – azzardò mesto.
Xavier e Phil
rimanevano in terrazza, sperando che la tensione tra i due artisti si
dissolvesse, come spesso avvenuto in passato, anche durante crisi peggiori.
Farrell, infatti,
aveva informato i presenti del litigio avuto con il consorte il giorno prima.
“Sono amareggiato, ma
ti pregherei di non fare ulteriori scenate, non qui, soprattutto, se no me ne
vado immediatamente. È un momento terribile per Robert e Jude, anche per noi e
per Glam: ciò che lo lega a Rob non si esaurirà mai, però sta rispettando il
loro matrimonio e questo dramma”
“Volevo scusarmi,
anche con loro, ma prima con te, Colin”
Farrell si ossigenò.
“E’ come se si fosse
spezzato qualcosa qui, Jared” – ed indicò l’addome.
“Per favore, andiamo
da qualche parte Cole, per … per parlare e”
“E risolvere in un
letto i nostri casini? No, grazie, non questa volta” – ribatté asciutto.
“Non voglio scopare”
– sibilò, disperato.
“Ed io non voglio
subire altre accuse ed improperi!” – bissò, sforzandosi di non alzare i toni.
Leto strinse i pugni,
sollevandosi – “Tu non fai che chiedermi dei figli e poi mi tratti in questo
modo, privandomi di te e della nostra famiglia!” – sbottò soffocato
dall’angoscia.
I quarzi di Farrell
vibrarono e scattò come una molla, parandosi davanti a lui.
“Ma tu non riesci a
capire quanto ti amo Jared?!” – ringhiò.
“Io … io non riesco
nemmeno a respirare lontano da …” – impallidì, la gola arida.
“Jay …?”
L’irlandese lo
sostenne, un attimo prima che il compagno perdesse i sensi.
Steve visitò prima
Downey, dopo avere controllato la pressione di Jared.
Geffen stava
zuccherando del tè, mentre Colin tagliava delle fette di torta al cioccolato.
Pamela aveva lavato
accuratamente delle ciliegie, riunendole in una ciotola di cristallo azzurro,
come gli occhi di Leto, che osservava quelle attenzioni, senza celare la
propria gioia.
Si erano appartati
nella camera degli ospiti.
“Ecco qui nino, rosse e croccanti” – Pamela rise, porgendogli
quei frutti preziosi, di cui Jared era goloso.
Farrell si allungò al
suo fianco, offrendogli la porzione più consistente del dolce, da poco
sfornato.
Glam posò invece la
bevanda calda sul comodino – “Io torno di là” – disse calmo.
“Aspetta un secondo,
abbi pazienza” – disse Farrell – “Jay deve dirti una cosa”
Leto annuì – “Sì …
Sono mortificato per averti insultato Glam”
L’avvocato si
accomodò su di una poltrona, poco distante.
“La tua è stata una
libera interpretazione dei miei comportamenti: è vero, assolutamente vero, che
io ho un rapporto civile con Jude e prima di lui, con Colin, anche se sono
certo di infastidirli ancora, magari non direttamente, ma non voglio
approfondire questo discorso, perché riguarda anche Robert e lui non merita di
essere messo in discussione ora, in particolare da me.”
“Ho … ho capito cosa
intendi … Ti ho sempre tormentato e le conseguenze sono ricadute ingiustamente
su di te”
Geffen sorrise, ma
con una certa frustrazione – “Non mi sono mai sottratto ai tuoi … assalti, alle
tue gelosie, spesso infantili, ma su di una cosa non posso darti torto, ne a te
e tanto meno a Kevin: Matt è pericoloso o meglio Alexander, però qualsiasi cosa
io decida di fare, sarà mia premura non coinvolgervi in alcun modo”
Farrell aggrottò la
fronte, perplesso – “Glam andresti in qualche modo in esilio, scegliendo di
stare insieme a lui …”
“Matt non potrà
uscire dalla clinica, anche se non sarà la Foster, da lì deve andarsene.”
“Come mai?” –
intervenne Jared.
“Era una soluzione di
emergenza, anche per la somministrazione di una terapia innovativa per quelli
malati come Matt … Reagisce bene, però il primario lo vuole dimettere, quindi
il mio studio sta cercando un’alternativa.”
“Crane non era in una
struttura adeguata?”
“Sì Colin, un
manicomio di lusso, dove Matt sarà circondato da persone alienate e moleste” –
obiettò Geffen amareggiato.
Quando rimasero soli,
Jared prese il polso di Colin tra le sue dita, ancora incerte.
“Ti ho deluso, vero?”
Farrell fece un cenno
di diniego, senza incrociare i suoi occhi rammaricati.
“Vorrei riavere il
mio ragazzo di Bossier City, quello che mi spronava e mi consigliava, con la
sua intelligenza, il suo buon senso, Jay: è di lui che mi sono innamorato”
“Sono ancora io quel …
quel ragazzo …”
L’attore lo fissò, a
quel punto.
“Non si direbbe,
dalle tue insicurezze, dalle tue reazioni esacerbate, tanto è vero che il tuo
fisico collassa, come schiacciato da chissà quali paure: non credo di esserne
la causa e, in fondo, neppure Glam ne è responsabile … Oppure sì?” – chiese diretto.
Jared guardò la sua
immagine in uno specchio laterale.
Farrell si morse le
labbra – “Non è del tuo aspetto che a me importa, gli anni passano per tutti”
“Credi che … credi
che io sia diventato tanto superficiale Cole?” – disse smarrito.
“Assolutamente no,
altrimenti non avrei mai creato la nostra famiglia così come è ora” – asserì
sorridendo, per poi stringerlo a sé pacatamente.
Jared si aggrappò a
lui, come terrorizzato dagli eventi e lo confessò senza esitare a Colin, che
gli diede un bacio caldissimo, dal quale potevano ripartire, non senza qualche
ammaccatura.
“Vorrei tanto fare l’amore
con Jude … cre credevo di poterlo” – Downey balbettò e Geffen gli porse un
bicchiere d’acqua.
“Bevi e non pensarci”
– disse con un sorriso.
“Era … era importante
… per me”
“Sono certo lo fosse
anche per lui, ma tutto tornerà come prima Rob, te lo prometto”
L’americano fece una
smorfia affettuosa – “Sentirtelo dire … E’ come lo dici ecco, dà forza anche se
sei un adorabile bugiardo Glam …”
“Posso essere molte
cose, dovresti saperlo”
“Tutte … magnifiche …”
– ed inghiottì a fatica.
Geffen lo sollevò – “Respira
con calma tesoro … Ehi Steve, puoi venire un attimo?” – lo reclamò dal salone,
dove il medico stava controllando i valori dell’ultimo prelievo effettuato a
Downey.
“Eccomi sono qui: ehi
Rob, che ne pensi di un po’ di ossigeno?” – scherzò, armeggiando con la
bombola, che si era portato appresso.
Christopher coadiuvò
il suo intervento, senza mai smettere di guardare Downey, alquanto spaventato.
Appena gli fu
piazzata la mascherina, sembrò rinascere.
Jude arrivò
velocemente: aveva fatto una pausa, andandosi a fare una doccia.
Si allungò accanto a
Robert, prendendolo tra le braccia, un istante prima che lui si assopisse.
“Noi siamo di là …” –
bisbigliò Steve, dando una carezza all’inglese, per poi invitare Glam e Chris a
seguirlo.
L’oceano era una
tavola.
Dalla barca di Rice
la vista di quella laguna era stupenda.
Denny stava
assaporando un delizioso Martini, come aperitivo, sbirciando la tavola
imbandita da Owen, che presto lo raggiunse per un brindisi, cingendolo da
dietro, con molta tenerezza.
“Stai bene …?”
“Sì Owen … è un sogno
questo posto … ed anche tu lo sei, in un certo senso”
Rice lo voltò a sé,
posando i rispettivi calici.
Lo avvolse, dopo
averlo contemplato, estatico e sereno.
“Vorrei rendere ogni
cosa semplice … e pulita, come i tuoi occhi Denny, come il tuo carattere”
Il giovane rise piano
– “Non è sempre malleabile, sai?” – e lo scrutò.
Si baciarono,
intensi, ma senza l’urgenza di bruciare i tempi, anche se i loro corpi davano
segnali ben precisi ad entrambi.
La brezza di maggio
sfiorò le loro figure atletiche e già abbronzate.
Erano bellissimi.
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