mercoledì 24 aprile 2013

ZEN - CAPITOLO N. 100


Capitolo n. 100  -  zen


Inclinò la testa, come gli chiese Phil.
Farrell lo stava scrutando ed il ragazzo sorrise nella sua direzione, facendolo contrarre sulla sedia, diventata improvvisamente scomoda.

“Non guardare lui, guarda me” – si intromise Derado.
Il giovane non gli diede retta, fissando ora l’irlandese – “Perché dovrei? Tu non mi interessi” – disse secco.
“Lui non ti procurerà questo lavoro, io sì”
“Mi credi in vendita?” – adesso lo puntò.
Phil scoppiò a ridere – “Sei sempre il solito Taylor”
Il ragazzo si alzò, raggiungendoli – “Come sono andato?” – chiese acerbo ed incantevole.
“Una meraviglia, hai già visto Xavy?”

Colin si sentì alla stregua di un imbecille.

“Non ancora …”
“Vieni ti presento Farrell”
L’irlandese non si mosse, allungando la mano – “Ciao, sono Colin”
“E’ un onore, Taylor, Taylor Render” – gli sorrise.
“Ci siamo conosciuti a New York l’anno scorso, faceva da modello a Xavy … ah eccolo”
Il pittore gli corse incontro, abbracciandolo calorosamente.
“Ehi nino calmi! Non prevedo provini a luci rosse”
Erano mezzi nudi.
“Facciamo un tuffo in piscina!” – propose Xavier e Taylor lo seguì senza esitare.

“Sei stato un pochino stronzo Phil” – ringhiò Farrell.
“E tu un pochino ingenuo, nonostante l’esperienza che avresti dovuto maturare ahahah”
“Ok … E’ molto carino, appropriato direi”
“Suppongo di sì … Il mio protagonista dovrà essere selvaggio, per sedurre il tormentato scrittore … Che dovresti essere tu, mio caro, se accetti.”
“Ne parlerò con Jared” – ribatté serio.
“E da quando decide lui?” – obiettò il regista.
“Non ho detto questo”
“Sicuro Colin?”


“Spencer non piangere, ti supplico, non farlo … Agiti anche il nostro Twist”
Morgan glielo disse con infinita tenerezza, avvolgendolo alle spalle, con il suo corpo massiccio, assorbendo entrambi i due amori assoluti della propria vita.
“Mi di dispiace … non volevo, davvero”
Reid balbettava ogni volta si sentiva messo alla prova, da un’esistenza troppo severa con lui già dall’infanzia: non avrebbe mai permesso accadesse lo stesso a Gregory.
“Dobbiamo affidarlo ad una famiglia più stabile, sai Derek? Io sono sbagliato per lui … Tu no, ma io …” – si girò lento, passandogli il bimbo – “Io si.”

“Non dire sciocchezze, tesoro.”
La voce di Rossi riempì la stanza, ma fu vedere Kurt insieme a lui, l’elemento che sconvolse Spencer.
Fu lo sguardo del compagno di David, saturo di tenerezza e comprensione, a colpire Reid.
“Dave vorrebbe parlare con Spencer. Verresti con me, Derek, con il vostro bellissimo bambino, giù nel parco?”
“Sì … certo.”


“Accidenti, gli anni passano, ma è ancora così bello …”
“Non è mica un matusa, Taylor!” – Xavier rise, spiando Colin, mentre lui e l’amico erano a mollo.
“Il tuo uomo è ugualmente interessante e sai che lo penso sul serio” – affermò, scrutandolo.
“Sì … ricordo … Magari dopo stiamo un po’ insieme: tutti e tre”
Risero.


Rossi gli passò un fazzoletto.
Reid ci si asciugò il volto smagrito, soffiandosi poi il naso.
Era tenero.

“Va meglio?”
“No Dave. Per niente.” – disse andando verso il davanzale, dove si accomodò, rigido.
Il più anziano rimase in mezzo alla stanza.
“Hai detto un’enorme sciocchezza, prima.” – esordì pacato, in un discorso che voleva risolutivo.
“Ho elaborato la deduzione più logica, invece. Quindi restane fuori, è un problema tra Derek e me.”
“Gregory non è un problema.”
“Cosa ne sai? Hai avuto tre mogli, ci hai divorziato, nemmeno un bimbo da crescere, ora fai che cosa? Il padre surrogato di Martin?!” – ruggì rabbioso.
Rossi inarcò un sopracciglio, piazzandosi sul bracciolo di una poltrona.
“Sei … cambiato.”
“Più aggressivo, David? Forse”
“No. Ti sei brutalmente incattivito. Contro chi? Me. Troppo semplice, sai?” – e sorrise a metà, come quando analizzava i serial killer, misurandosi con la loro intelligenza, dimostrando di avere maggiore scaltrezza ed esperienza.

“Sto raccontando i fatti.”
“Fai rapporto ad Hotch? Lui non è qui. Qui ci sono io, adesso e parlo con te, del casino che stai combinando dopo esserti costruito una famiglia con Derek. Ed anche questo è un fatto.”
Reid strabuzzò le palpebre, stringendo i pugni – “Non ne hai il diritto!”
“E qui sbagli. Molto comodo cercare Dave quando il mondo brucia e poi buttarlo fuori, quando ciò che dice fa troppo male, giusto Spencer?”
“Cosa credi di risolvere, ora, qui, dopo essertene andato via da me, da noi?!”
“Tu ami Derek ed io non ti amo: non è un’equazione, è la realtà e sei talmente intelligente, che non dovrebbe sfuggirti il senso, che dovrai dare al tuo domani.” – ribatté convinto.
“Tu ami Kurt … questo è evidente” – due lacrime traboccarono dai suoi occhi gonfi.
“Ci siamo scelti. C’è stato un tempo in cui io ho assistito alla tua, di scelta e non ero io o sbaglio?”
Reid annuì, alzandosi.
“Ti ho forse tormentato, Spencer?”
“No tu … Tu l’hai accettata, per …”
“Su avanti dillo” – bissò deciso.
“Per arrendevolezza, per rassegnazione!”
“E’ il tuo cuore ferito a farti parlare, purtroppo. La risposta è ben diversa: tu non saresti mai stato mio. Tutto qui.”
Il giovane reclinò il volto, raccogliendolo tra i suoi palmi gelidi.
Rossi si avvicinò, poi lo strinse, facendo sciogliere le sue braccia esili, che Reid abbandonò lungo il proprio corpo, per poi cingerle intorno al busto di David.

“Sono davvero cambiato …?” – chiese inerme.
“No angelo mio … Era una provocazione”
“Ora come faccio con Derek …?”
Ripresero a guardarsi.
“Non dovrai fare nulla.”
Era, fortunatamente, vero.


Jean Paul fece un ottimo lavoro.
Ancora un poco di gel, anche il pizzetto era perfetto.
Robert si specchiò, mentre Jude sorrideva.
“Hai una belle pelle” – osservò l’hair stylist.
“Incredibile, vero?” – replicò l’attore.
I suoi occhi sembravano più grandi, incorniciati da quella faccia spesso irriverente contro la vita.
Il destino.
La malattia, di cui si era fatto beffe.
Anche se lo aveva consumato, la camicia bianca ed il gilet gli stavano comodi, così i calzoni.
A piedi scalzi si alzò dalla seggiola, della sua nuova camera ospedaliera.
C’era un giardino, oltre i vetri, che Law spalancò, facendo entrare il sole di giugno, la brezza salmastra dell’oceano poco distante, la luce calda, che avvolse Downey, a braccia alzate, palpebre chiuse, per un leggero fastidio, a cui il compagno rimediò immediatamente, passandogli i Ray-Ban e congedando Jean Paul.
“Metti anche queste Rob …”
“Uh le mie infradito, grazie tesoro.” – e lo baciò, aggrappandosi a lui.
La tavola era pronta, c’era del pesce e del pane tostato, burro e qualche salsa francese.
“Quello non posso berlo …” – ed indicò dello champagne.
“Glam sperava di sì, è opera sua …”

E lui non c’era, pensò Robert.

“Molto gentile, come al solito …” – sottolineò con affezione l’americano, incontrando il sorriso dolce di Jude, che lo baciò nuovamente, prendendo posto.
“Ho appetito … che buon profumo”
“Devi mangiare ciò che ti senti, aumentando le dosi, così mi ha spiegato Jim”
“E’ tornato?”
“Sì Rob … Ieri credo … abbronzato e molto soddisfatto del suo matrimonio.”
“E Laurie?”
“Lui è una sagoma, lo sai”



“Come si dice? Déjà vu?!”
Hugh ticchettò il bastone sul parquet: questa volta erano dal messicano.
Mason rise – “Vedrai che stavolta andrà meglio … Stanno arrivando.”
Laurie si sporse dal divanetto, verificando l’entrata di Preston e Denny.
“Ma quello non è l’avvocatino socio dell’avvocatone?” – bisbigliò pettegolo.
“Direi di sì … comportati bene … Ehi ciao ragazzi!”
McIntyre era radioso, anche Denny, rimuginò Laurie.

§ Una bella radiografia di coppia: il proletario, tutto studio, lavoro, studio, patta di Jim … ah no, quello era il passato.
Ok, Hugh riprende il filo, quindi studio e poi il principe ereditario, bello da svenire, che ora se lo mangia con gli occhi, il dottorino dagli occhi scuri, i capelli scapigliati, il fisico asciutto, ma nemmeno troppo palestrato, a differenza del suo nuovo boy friend.
Si dice così, no? §

“Scusate, ma dovevo inviare assolutamente questa e-mail!” – si giustificò lo psicologo, riponendo il tablet.
Mason lesse il messaggio appena ricevuto e poi gli mollò un calcio negli stinchi.
“Ahu!”
“Amore! Racconta a Preston e Denny la nostra luna di miele, dai!” – e poi sussurrò agli astanti – “Gli è piaciuta un sacco …”


“Da quanto non lo facciamo, Jude?”
“Cosa?”
Downey aggrottò la fronte.
“Il punto croce!”
Law sorrise – “Scusami …”
“Perché non ti rilassi, sono ancora vivo” – si lamentò.
“Lo vedo”
L’inglese si alzò dallo sdraio, sembrava di essere sulla loro terrazza e non in una clinica.
Prese in braccio Downey, senza preavviso, chiudendosi con lui nello spogliatoio.
Senza troppa fatica si ritrovarono nudi: solo l’energia faceva la differenza, ma quella di Jude sopperiva a qualsiasi carenza del consorte.
Glielo fece sentire, poi lo lubrificò, usando il sapone del dispenser.
Certo non fu romantico, ma a nessuno dei due importava: era così bella quella normalità ritrovata.
Gli salì dentro, Robert urlò.
Piangeva.
Di gioia.
Anche Jude.

Le sue mani sotto i glutei di Rob, la sua carne dentro Rob, che saliva e scendeva, come il suo busto snello, un po’ patito, ma terribilmente sexy.
Law quasi si vergognò di sentirsi ingrossare il membro, nel mentre lo riscopriva, in una figura più docile, acerba.
Lo scopò più forte, perché lo amava e glielo gridò nelle orecchie, nella gola, nel collo, poi si baciarono, leccarono e poi ancora ed ancora quel ritmo cresceva, fino ad esplodere.


“Taylor chi?”
Jared lo chiese assaggiando la macedonia, che Pamela gli aveva appena portato, ricoperta di gelato alla crema.
“E’ squisita nino”
“Lo immagino … Meno male che me ne hai lasciata un pochino Pam” – rise.
“Lo so, ho messo su qualche chilo” – mugugnò simpatica.
“Ma se sei uno splendore” – si intromise Colin.

“Allora Taylor chi? Non so chi sia”
“Neppure io, ma a Phil piace”
“Ed a te?”
“Non so che dirti Jay … Dovrei vedere qualcosa di suo … ammesso che esista” – rise nervoso.
“Cerchiamo in rete …”
“Vedo che la terapia di Tom funziona”
“Sì … Devo ringraziare Jim e pure Glam, me l’hanno così raccomandato”
“Lo farò anch’io … L’auto di Geffen è in fondo al viale, ma lui dov’è?”


“Ritardo Pam …? Cosa vuole dire …”
Glam deglutì a vuoto, poi si appoggiò alla parete in legno del gazebo, dove Pamela gli aveva dato appuntamento.
“Anche Carmela la è …”
“Eh …?”
“Siamo andate dalla dottoressa insieme, ieri … Sì, insomma Glam cosa dovrei fare?”
“Tesoro …”
L’avvocato corse ad abbracciarla.
“Maldido, questa è sfiga? No, spiegamelo, lo abbiamo fatto una volta e”
Geffen rise – “Le bimbe lo sanno?”
“Le bimbe non sono poi così bimbe, mi hanno accompagnata e facevano i salti di gioia, sono loche!”
“No … sono nostre come … Questo bambino, nina …” – e le accarezzò il ventre.
“Tu la fai semplice”
“Posso unicamente esserne felice Pamela: preferiresti una scenata, sarei un coglione, non pensi?”
 “Io sono turbata … Confusa …”
“Chi lo sa, a parte Carmela e le gemelle?”
“Nessuno Glam”
“Ok … Ora troveremo il modo di dare l’annuncio, se sei d’accordo …”
“Già si vede, la sono per forza!”
“L’entusiasmo non ti manca … Andrà tutto bene”
Geffen stava sudando freddo, ma doveva rassicurarla.
Immaginò le reazioni di chi lo circondava: non tutte sarebbero state di approvazione, ma il suo primo pensiero, al momento, si proiettava su quella creatura, l’ennesima sorpresa, per una vita a dire poco movimentata.










 Taylor Kitsch
entra nel cast di zen 

Nessun commento:

Posta un commento