Capitolo n. 100 - zen
Inclinò la testa,
come gli chiese Phil.
Farrell lo stava
scrutando ed il ragazzo sorrise nella sua direzione, facendolo contrarre sulla
sedia, diventata improvvisamente scomoda.
“Non guardare lui,
guarda me” – si intromise Derado.
Il giovane non gli
diede retta, fissando ora l’irlandese – “Perché dovrei? Tu non mi interessi” –
disse secco.
“Lui non ti procurerà
questo lavoro, io sì”
“Mi credi in
vendita?” – adesso lo puntò.
Phil scoppiò a ridere
– “Sei sempre il solito Taylor”
Il ragazzo si alzò,
raggiungendoli – “Come sono andato?” – chiese acerbo ed incantevole.
“Una meraviglia, hai
già visto Xavy?”
Colin si sentì alla
stregua di un imbecille.
“Non ancora …”
“Vieni ti presento
Farrell”
L’irlandese non si
mosse, allungando la mano – “Ciao, sono Colin”
“E’ un onore, Taylor,
Taylor Render” – gli sorrise.
“Ci siamo conosciuti
a New York l’anno scorso, faceva da modello a Xavy … ah eccolo”
Il pittore gli corse
incontro, abbracciandolo calorosamente.
“Ehi nino calmi! Non
prevedo provini a luci rosse”
Erano mezzi nudi.
“Facciamo un tuffo in
piscina!” – propose Xavier e Taylor lo seguì senza esitare.
“Sei stato un pochino
stronzo Phil” – ringhiò Farrell.
“E tu un pochino
ingenuo, nonostante l’esperienza che avresti dovuto maturare ahahah”
“Ok … E’ molto
carino, appropriato direi”
“Suppongo di sì … Il
mio protagonista dovrà essere selvaggio, per sedurre il tormentato scrittore …
Che dovresti essere tu, mio caro, se accetti.”
“Ne parlerò con
Jared” – ribatté serio.
“E da quando decide
lui?” – obiettò il regista.
“Non ho detto questo”
“Sicuro Colin?”
“Spencer non
piangere, ti supplico, non farlo … Agiti anche il nostro Twist”
Morgan glielo disse
con infinita tenerezza, avvolgendolo alle spalle, con il suo corpo massiccio,
assorbendo entrambi i due amori assoluti della propria vita.
“Mi di dispiace … non
volevo, davvero”
Reid balbettava ogni
volta si sentiva messo alla prova, da un’esistenza troppo severa con lui già
dall’infanzia: non avrebbe mai permesso accadesse lo stesso a Gregory.
“Dobbiamo affidarlo
ad una famiglia più stabile, sai Derek? Io sono sbagliato per lui … Tu no, ma
io …” – si girò lento, passandogli il bimbo – “Io si.”
“Non dire
sciocchezze, tesoro.”
La voce di Rossi
riempì la stanza, ma fu vedere Kurt insieme a lui, l’elemento che sconvolse
Spencer.
Fu lo sguardo del
compagno di David, saturo di tenerezza e comprensione, a colpire Reid.
“Dave vorrebbe
parlare con Spencer. Verresti con me, Derek, con il vostro bellissimo bambino,
giù nel parco?”
“Sì … certo.”
“Accidenti, gli anni
passano, ma è ancora così bello …”
“Non è mica un
matusa, Taylor!” – Xavier rise, spiando Colin, mentre lui e l’amico erano a
mollo.
“Il tuo uomo è
ugualmente interessante e sai che lo penso sul serio” – affermò, scrutandolo.
“Sì … ricordo …
Magari dopo stiamo un po’ insieme: tutti e tre”
Risero.
Rossi gli passò un
fazzoletto.
Reid ci si asciugò il
volto smagrito, soffiandosi poi il naso.
Era tenero.
“Va meglio?”
“No Dave. Per niente.”
– disse andando verso il davanzale, dove si accomodò, rigido.
Il più anziano rimase
in mezzo alla stanza.
“Hai detto un’enorme
sciocchezza, prima.” – esordì pacato, in un discorso che voleva risolutivo.
“Ho elaborato la
deduzione più logica, invece. Quindi restane fuori, è un problema tra Derek e
me.”
“Gregory non è un
problema.”
“Cosa ne sai? Hai
avuto tre mogli, ci hai divorziato, nemmeno un bimbo da crescere, ora fai che
cosa? Il padre surrogato di Martin?!” – ruggì rabbioso.
Rossi inarcò un
sopracciglio, piazzandosi sul bracciolo di una poltrona.
“Sei … cambiato.”
“Più aggressivo,
David? Forse”
“No. Ti sei
brutalmente incattivito. Contro chi? Me. Troppo semplice, sai?” – e sorrise a
metà, come quando analizzava i serial killer, misurandosi con la loro intelligenza,
dimostrando di avere maggiore scaltrezza ed esperienza.
“Sto raccontando i
fatti.”
“Fai rapporto ad
Hotch? Lui non è qui. Qui ci sono io, adesso e parlo con te, del casino che
stai combinando dopo esserti costruito una famiglia con Derek. Ed anche questo
è un fatto.”
Reid strabuzzò le
palpebre, stringendo i pugni – “Non ne hai il diritto!”
“E qui sbagli. Molto
comodo cercare Dave quando il mondo brucia e poi buttarlo fuori, quando ciò che
dice fa troppo male, giusto Spencer?”
“Cosa credi di
risolvere, ora, qui, dopo essertene andato via da me, da noi?!”
“Tu ami Derek ed io
non ti amo: non è un’equazione, è la realtà e sei talmente intelligente, che
non dovrebbe sfuggirti il senso, che dovrai dare al tuo domani.” – ribatté
convinto.
“Tu ami Kurt … questo
è evidente” – due lacrime traboccarono dai suoi occhi gonfi.
“Ci siamo scelti. C’è
stato un tempo in cui io ho assistito alla tua, di scelta e non ero io o
sbaglio?”
Reid annuì,
alzandosi.
“Ti ho forse
tormentato, Spencer?”
“No tu … Tu l’hai
accettata, per …”
“Su avanti dillo” –
bissò deciso.
“Per arrendevolezza,
per rassegnazione!”
“E’ il tuo cuore
ferito a farti parlare, purtroppo. La risposta è ben diversa: tu non saresti
mai stato mio. Tutto qui.”
Il giovane reclinò il
volto, raccogliendolo tra i suoi palmi gelidi.
Rossi si avvicinò,
poi lo strinse, facendo sciogliere le sue braccia esili, che Reid abbandonò
lungo il proprio corpo, per poi cingerle intorno al busto di David.
“Sono davvero
cambiato …?” – chiese inerme.
“No angelo mio … Era
una provocazione”
“Ora come faccio con
Derek …?”
Ripresero a
guardarsi.
“Non dovrai fare
nulla.”
Era, fortunatamente,
vero.
Jean Paul fece un
ottimo lavoro.
Ancora un poco di
gel, anche il pizzetto era perfetto.
Robert si specchiò,
mentre Jude sorrideva.
“Hai una belle pelle”
– osservò l’hair stylist.
“Incredibile, vero?” –
replicò l’attore.
I suoi occhi
sembravano più grandi, incorniciati da quella faccia spesso irriverente contro
la vita.
Il destino.
La malattia, di cui
si era fatto beffe.
Anche se lo aveva
consumato, la camicia bianca ed il gilet gli stavano comodi, così i calzoni.
A piedi scalzi si
alzò dalla seggiola, della sua nuova camera ospedaliera.
C’era un giardino,
oltre i vetri, che Law spalancò, facendo entrare il sole di giugno, la brezza
salmastra dell’oceano poco distante, la luce calda, che avvolse Downey, a
braccia alzate, palpebre chiuse, per un leggero fastidio, a cui il compagno
rimediò immediatamente, passandogli i Ray-Ban e congedando Jean Paul.
“Metti anche queste Rob
…”
“Uh le mie infradito,
grazie tesoro.” – e lo baciò, aggrappandosi a lui.
La tavola era pronta,
c’era del pesce e del pane tostato, burro e qualche salsa francese.
“Quello non posso
berlo …” – ed indicò dello champagne.
“Glam sperava di sì,
è opera sua …”
E lui non c’era,
pensò Robert.
“Molto gentile, come
al solito …” – sottolineò con affezione l’americano, incontrando il sorriso
dolce di Jude, che lo baciò nuovamente, prendendo posto.
“Ho appetito … che
buon profumo”
“Devi mangiare ciò
che ti senti, aumentando le dosi, così mi ha spiegato Jim”
“E’ tornato?”
“Sì Rob … Ieri credo …
abbronzato e molto soddisfatto del suo matrimonio.”
“E Laurie?”
“Lui è una sagoma, lo
sai”
“Come si dice? Déjà
vu?!”
Hugh ticchettò il
bastone sul parquet: questa volta erano dal messicano.
Mason rise – “Vedrai
che stavolta andrà meglio … Stanno arrivando.”
Laurie si sporse dal divanetto,
verificando l’entrata di Preston e Denny.
“Ma quello non è l’avvocatino
socio dell’avvocatone?” – bisbigliò pettegolo.
“Direi di sì …
comportati bene … Ehi ciao ragazzi!”
McIntyre era radioso,
anche Denny, rimuginò Laurie.
§
Una bella radiografia di coppia: il proletario, tutto studio, lavoro, studio,
patta di Jim … ah no, quello era il passato.
Ok,
Hugh riprende il filo, quindi studio e poi il principe ereditario, bello da
svenire, che ora se lo mangia con gli occhi, il dottorino dagli occhi scuri, i
capelli scapigliati, il fisico asciutto, ma nemmeno troppo palestrato, a
differenza del suo nuovo boy friend.
Si
dice così, no? §
“Scusate, ma dovevo
inviare assolutamente questa e-mail!” – si giustificò lo psicologo, riponendo
il tablet.
Mason lesse il
messaggio appena ricevuto e poi gli mollò un calcio negli stinchi.
“Ahu!”
“Amore! Racconta a
Preston e Denny la nostra luna di miele, dai!” – e poi sussurrò agli astanti – “Gli
è piaciuta un sacco …”
“Da quanto non lo
facciamo, Jude?”
“Cosa?”
Downey aggrottò la
fronte.
“Il punto croce!”
Law sorrise – “Scusami
…”
“Perché non ti
rilassi, sono ancora vivo” – si lamentò.
“Lo vedo”
L’inglese si alzò
dallo sdraio, sembrava di essere sulla loro terrazza e non in una clinica.
Prese in braccio
Downey, senza preavviso, chiudendosi con lui nello spogliatoio.
Senza troppa fatica
si ritrovarono nudi: solo l’energia faceva la differenza, ma quella di Jude
sopperiva a qualsiasi carenza del consorte.
Glielo fece sentire,
poi lo lubrificò, usando il sapone del dispenser.
Certo non fu
romantico, ma a nessuno dei due importava: era così bella quella normalità ritrovata.
Gli salì dentro,
Robert urlò.
Piangeva.
Di gioia.
Anche Jude.
Le sue mani sotto i
glutei di Rob, la sua carne dentro Rob, che saliva e scendeva, come il suo
busto snello, un po’ patito, ma terribilmente sexy.
Law quasi si vergognò
di sentirsi ingrossare il membro, nel mentre lo riscopriva, in una figura più
docile, acerba.
Lo scopò più forte, perché
lo amava e glielo gridò nelle orecchie, nella gola, nel collo, poi si
baciarono, leccarono e poi ancora ed ancora quel ritmo cresceva, fino ad
esplodere.
“Taylor chi?”
Jared lo chiese
assaggiando la macedonia, che Pamela gli aveva appena portato, ricoperta di gelato
alla crema.
“E’ squisita nino”
“Lo immagino … Meno
male che me ne hai lasciata un pochino Pam” – rise.
“Lo so, ho messo su
qualche chilo” – mugugnò simpatica.
“Ma se sei uno
splendore” – si intromise Colin.
“Allora Taylor chi?
Non so chi sia”
“Neppure io, ma a
Phil piace”
“Ed a te?”
“Non so che dirti Jay
… Dovrei vedere qualcosa di suo … ammesso che esista” – rise nervoso.
“Cerchiamo in rete …”
“Vedo che la terapia
di Tom funziona”
“Sì … Devo
ringraziare Jim e pure Glam, me l’hanno così raccomandato”
“Lo farò anch’io … L’auto
di Geffen è in fondo al viale, ma lui dov’è?”
“Ritardo Pam …? Cosa
vuole dire …”
Glam deglutì a vuoto,
poi si appoggiò alla parete in legno del gazebo, dove Pamela gli aveva dato
appuntamento.
“Anche Carmela la è …”
“Eh …?”
“Siamo andate dalla
dottoressa insieme, ieri … Sì, insomma Glam cosa dovrei fare?”
“Tesoro …”
L’avvocato corse ad
abbracciarla.
“Maldido, questa è
sfiga? No, spiegamelo, lo abbiamo fatto una volta e”
Geffen rise – “Le
bimbe lo sanno?”
“Le bimbe non sono
poi così bimbe, mi hanno accompagnata e facevano i salti di gioia, sono loche!”
“No … sono nostre
come … Questo bambino, nina …” – e le accarezzò il ventre.
“Tu la fai semplice”
“Posso unicamente
esserne felice Pamela: preferiresti una scenata, sarei un coglione, non pensi?”
“Io sono turbata … Confusa …”
“Chi lo sa, a parte
Carmela e le gemelle?”
“Nessuno Glam”
“Ok … Ora troveremo
il modo di dare l’annuncio, se sei d’accordo …”
“Già si vede, la sono
per forza!”
“L’entusiasmo non ti
manca … Andrà tutto bene”
Geffen stava sudando
freddo, ma doveva rassicurarla.
Immaginò le reazioni
di chi lo circondava: non tutte sarebbero state di approvazione, ma il suo
primo pensiero, al momento, si proiettava su quella creatura, l’ennesima
sorpresa, per una vita a dire poco movimentata.
Taylor Kitsch
entra nel cast di zen
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