giovedì 11 aprile 2013

ZEN - CAPITOLO N. 90

 Capitolo n. 90  -  zen


I passi di Colin accelerano appena li vide.
Jared si alzò dallo scoglio, sopra al quale si era rannicchiato, a scrutare l’oceano, verso il quale Geffen tirava sassolini e conchiglie, in silenzio.

“Tesoro …”
Farrell strinse forte a sé il marito, che stava tremando quanto lui.
“Cole perdonami …”
“Non dire niente …” – lo guardò, poi si rivolse a Glam, ormai avvicinatosi per salutare l’attore.
“Ti ringrazio per avermi avvisato ed averlo portato sino a qui …”
“Figurati, ora sgridalo a dovere” – disse sorridente, scompigliando i capelli di Jay, che arrossì, nonostante si sentisse nella propria dimensione perfetta, in mezzo a loro.
Geffen si congedò, lasciando le chiavi della villa all’irlandese, che, preso per mano Jared, non perse altro tempo – “Ora mi racconti i dettagli e le cure che dovrai fare, ok? Ed assumeremo due nuove baby sitter, ti sei esaurito dietro ai capricci di tutti i nostri figli, non riesci mai a dire di no, a risparmiarti Jay e non fare obiezioni!”
Leto arrise all’agitazione del compagno, tornando subito a baciarlo, nutrendosi del suo amore in qualunque modo possibile.


“E così se vi va, usciamo insieme, beviamo un drink, così vi presento Ferdy”
Jim e Hugh si guardarono, esitando davanti all’invito di Preston.
Laurie giocherellò con il bastone, sollevandosi, alla Charlot – “McIntyre sembra entusiasta del nuovo amichetto, quindi accontentiamolo!”
Mason alzò gli occhi al soffitto, dandogli retta, nonostante fosse la loro serata “thriller” dedicata alla visione di almeno due dvd, pop corn, tacos, birra belga,  battute a tema e poi sesso sul divano, tra briciole e cuscini.
“Ok allora andiamo dal cinese, che ne dite?”
“D’accordo Preston … alle otto? Per te va bene Hugh?” – propose rassegnato l’oncologo.
“Perfetto! Finisco con Geffen e poi sono tutto … per voi” – concluse, con una risatina satanica.


Si fecero una doccia, abbracciati, semplicemente guardandosi.
Quando suonarono, Colin indossò un accappatoio bianco, attivando poi il video citofono.
Era il servizio cattering del locale all’angolo: Glam aveva mandato una lauta cena preparata dal suo amico chef italiano.

“Cosa dice il biglietto, Cole?”
“Messaggio per Jared: se non mangi tutto, autorizzo Colin a sculacciarti, ok?” – Farrell rise.
“Wow gnocchi con ragù di soia e … tradizionali per te … Immagino la faccia del cuoco” – disse allegro il cantante, ispezionando nei vassoi.
“Già Ruggero sarà come minimo inorridito, però guarda che bell’aspetto che hanno entrambi …”
“Vero … Sai Colin, il medico mi ha segnalato Tom, il terapista, fa dei massaggi shiatsu adatti al mio problema di inappetenza”
“Farai il necessario, prendendoti il tempo dovuto”
“Sì, però niente baby sitter nuove, ci sto io con i cuccioli” – protestò, con una delle sue smorfie più buffe.
“Jared … Il tuo brio mi dà conforto, ma io sono seriamente in ansia per la tua salute”
“Prometto di ingozzarmi …”
“Non è questo, anzi, non devi esagerare”
“In effetti il mio stomaco è grande quanto un guscio di noce …” – osservò realisticamente.
“Appunto, ma noi lavoreremo perché ceda progressivamente ai cibi … So come funziona, anch’io ero dimagrito tantissimo un secolo fa”
Jared sorrise, commuovendosi – “Sembra ieri Cole …”
Farrell lo avvolse, con tenerezza – “Ti amo da impazzire scricciolo …”
“Non ti nasconderò più niente, Colin, anche se volevo proteggerti dalle mie paure”
“Ciò che è tuo, è anche mio, non dimenticarlo, nel bene e nel male Jared. Ora … abbuffiamoci, con moderazione” – e, più sereno, si accomodò, dopo avere sistemato la sedia al consorte, appagato dalle sue continue premure.


Geffen controllò l’ora.
“Vassily e Peter sono precisi come …”
Bussarono.
“Oh mamma, è arrivata l’armata russa” – bisbigliò Laurie, prima di esclamare un “Avanti!” – quasi solenne.
Si palesò Vassily, poi in mezzo Lula ed a chiudere Peter, sempre sorridente.
“Amore mio” – Glam strinse subito a sé soldino, precipitatosi da lui, dopo avere agitato la manina in segno di saluto verso il medico ed un “Ciao doc!” – molto simpatico.
“Hai istruito anche il tuo rampollo, vedo” – mugugnò lo psicologo, osservando di sottecchi Vassily, che lo stava fissando.
“E tu sei caduto per caso nell’Ovomaltina da piccino?” – gli chiese diretto.
“Правда хочешь знать?”  (Vuoi saperlo davvero?)
“Нет, спасибо!” (No, grazie!)

Vassily rise.
“Sono le uniche due cose che so in Russo!”
“Lei ha una bella pronuncia, doc …” – sibilò, serrando le palpebre e sporgendosi sulla scrivania.
“Vas dobbiamo uscire” – intervenne gentile Peter.
“In effetti voi due dovreste rimanere fuori …” – bissò l’analista, con falso timore.
“Certo amore, andiamo” – replicò il gigante al proprio uomo, per poi uscire, dopo avergli accarezzato la schiena.

Laurie puntò Geffen – “Quei colossi sono …?”
“Ebbene sì: sono fidanzati” – confermò, mentre Lula giocava con la sua cravatta, abbarbicato al padre.
“Ok, bando alle ciance, buongiorno Lula, come stai?”
“Ho preso nove in matematica, quindi benissimo, grazie!”
“Bravo campione, dopo andiamo da Barny a farci un bel gelato”
“E la pizza!” – rise solare.
“Lula vive di pizza …”
“Il tuo papà mi parla spesso di te”
“Lui ed io siamo una cosa sola”
“Infatti … Tu sei fondamentale nel suo percorso”
“Papà Glam decide ogni cosa, ma io lo aiuto quando è in pericolo e lui fa lo stesso, sai? Posso darti del tu?”
“Certo Lula”
“Ogni tanto faccio un pasticcio, però, come con zio Matt, non avevo capito bene chi fosse” – rivelò adombrandosi.
“Zio Matt è malato, Lula …”
“No.”
“Come no?” – Laurie sorrise, incuriosito.
“Lui è … lui” – replicò il bimbo, aggrottando la fronte, come se non riuscisse ad esprimere il suo concetto.
“Veramente è anche Alexander, conosci la sua storia, vero Lula?”
Soldino annuì, cambiando poi discorso – “Il tuo amore è qui fuori!” – disse raggiante.
“Eh …?”
Mason gli fece uno squillo, poi riattaccò, era il suo segnale.
Laurie pensò ai poteri di Lula, che Geffen gli aveva anticipato, non senza cogliere nell’analista un velato scetticismo.
“Posso aprirgli, doc?”
“Certo … Anche tu decidi sempre, vedo”

Lula fece capolino, invitando Jim a transitare.
“Scusate, non volevo interrompervi …”
“Eccolo qui, pronto per la serata made in China?”
“Insomma … Vado a casa a prepararmi, vieni anche tu?”


“Hai lasciato quella mappa apposta per Glam?”
Hugh in risposta fischiettò, mentre Jim si fermava ad un semaforo.
“Sapevi di Jared? Della sua visita da me? E come?” – sorrise.
“Io so tutto, come Lula!”
“E’ adorabile … Sarebbe bello …”
Mason si interruppe brusco.
“Cosa?” – Laurie lo guardò.
“No, nulla, siamo arrivati.”
“Già … Andiamo, Gianni e Pinotto ci attendono sul marciapiede. Che … fortuna!”


Owen lo aveva attirato al centro del letto, portandoselo sopra le proprie gambe, piegate sotto i glutei sodi, mentre le sue mani arpionavano quelli altrettanto tonici di Denny, impalato da progressivi colpi di reni dell’altro, che lo leccava e mordeva nel collo, in preda ad una febbre erotica incontenibile.
Il giovane, incastrato e prigioniero della morsa delle sue braccia, ansimava a labbra schiuse, occhi serrati, che si spalancarono appena Owen brandì l’erezione di Denny, per farlo venire insieme a lui.
Affogarono i rispettivi spasmi, incollando le loro bocche, in una simbiosi fatta di sesso ed intesa perfetti.

Avrebbero rinnovato quell’estasi altre tre volte, prima che arrivasse il buio, oltre le finestre affacciate sul parco di villa Rice.


“Guardami Spencer.”
Reid si tirò indietro i capelli, rimanendo di spalle, rispetto a Morgan.
Erano nella camera di albergo, dove la squadra avrebbe alloggiato durante l’indagine.
A causa di un temporale pericoloso, il loro ritorno a Quantico era stato posticipato alla mattina seguente.

“Non voglio litigare Derek …” – disse svuotato.
“Neppure io, vorrei semplicemente chiarire”
“Cosa?” – si voltò, con aria ribelle.
“Ma non ti vedi?”
“Cosa dovrei vedere, sentiamo?”
“La tua gelosia per David, la tua insofferenza verso Kurt o comunque verso chiunque entri nella sfera di affetti di Rossi, perché l’ho già notato, sai, non è la prima volta, ma mai così grave!”
Reid mise le mani in tasca, tornando al davanzale, per scrutare la pioggia battente.

“Sai cosa ti dico, Derek? Io l’ho avuta la mia occasione con Dave, ma è con te che vivo, con te che ho adottato un figlio e sei TU la persona che amo, cazzo!” – ringhiò, stringendo i pugni, celati dalla stoffa sottile di quell’indumento aderente.
“Davvero?” – sbottò polemico – “Allora i tuoi atteggiamenti raccontano una storia ben diversa!”
“Io mi preoccupo unicamente del fatto che quel tizio lo sta prendendo in giro, usando David per colmare il vuoto lasciato dal defunto dottor Cody!” – tornò a guardarlo su quell’affermazione rabbiosa.
“E allora …?” – Morgan allargò le braccia – “Rossi è adulto e maggiorenne, è un profiler di fama internazionale, è navigato e non sprovveduto come tu credi, per cui se a lui sta bene così, che se la viva questa fottuta storia, a te cosa cambia?! Lui supererà qualsiasi delusione, è abbastanza cresciuto per farlo, accidenti!”
Reid si tappò le orecchie, curvandosi in avanti – “Potresti smetterla di urlare” – sembrò implorarlo.
Morgan tremò, poi si trattenne, sentendosi morire – “Io ho finito, rifletti su quanto abbiamo detto e trova una soluzione, soprattutto ora che stai costruendo una famiglia vera con me e non con David Rossi”
Afferrò poi il giubbotto e si dileguò, in lacrime, ma senza mostrarle a Spencer, impietrito in una sofferenza, che solo Derek aveva saputo consolare e dissolvere in passato: esso, però, come un’ombra buia e silenziosa, sembrò impadronirsi nuovamente del suo animo, in un’improvvisa solitudine, dalla quale Reid pensava di essersi salvato, forse sbagliando.









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