venerdì 1 marzo 2013

ZEN - CAPITOLO N. 62



Capitolo n. 62  -  zen


Spencer, Derek e David, fecero il loro omaggio a Brandon, presenziando alle esequie.
Videro Geffen, appartato su di una panchina poco distante la cappella dei Meliti e lo raggiunsero, per salutarlo.
Lula, in braccio al padre, corse incontro a Reid, che si inginocchiò per abbracciarlo, mentre Morgan lo stringeva altrettanto affettuoso.

“Dopo venite dal nonno? C’è una festa di commemorazione …” – propose vivace.
“Ok Lula …” – disse Spencer pensieroso, cercando l’assenso di Derek, che annuì.
“Vi devo dare una cosa!” – e sorrise gioviale.

“Ciao Rossi …”
“Glam … Come vanno le cose?” – domandò complice, sedendosi.
“Un casino, come sempre” – rise amaro.
“Domani torniamo a Quantico.”
“Tutti e tre?”
“Sì, ma ci terremo in contatto, promesso” – e, togliendosi i Ray-Ban, ammiccò all’avvocato, che cercava con lo sguardo qualcuno.
“Sono … sono tornato da Kevin … in qualche modo.” – rivelò, poco convinto.
“In quale, esattamente?”
“Come soluzione ai problemi degli altri, ad essere sinceri, visto che il mio cuore, seppure sia ancora legato profondamente al mio ex, è un colabrodo, crivellato di colpi … Ho sempre deciso per tutti, questo giro mi sono arreso.”
“Pessima prospettiva, Glam”
“Già … E con i ragazzi, come va?”
“Bene, sono felici ed io non vedo l’ora di averli a cena da me, per fare assaggiare le lasagne di mia zia a Spencer: ha perso due chili da quando è qui.”
“Gli avrà passati, sotto forma di muscoli a Derek” – osservò sagace, notando il fisico scultoreo di Morgan, sotto alla maglietta troppo attillata.
“Può darsi” – e inforcando sornione gli occhiali, si rialzò.


Denny gli portò un caffè, dopo averlo notato, da solo, in biblioteca.
“Ciao Glam … Non ti aggreghi all’amarcord, giù nel salone?”
“Sono già ubriachi a sufficienza?” – domandò, posando il libro che stava leggendo, senza alcun interesse.
Denny chiuse la porta, poi si accomodò al suo fianco sul divano in damasco rosso.
“Jared è fradicio di cognac e Farrell lo sta sgridando … Meliti abbozza, Kurt sta rannicchiato sopra un davanzale dall’arrivo, Xavier disegna e Phil cita aneddoti a caso su Brandon … E’ il più lucido.” – rise.
“Sì, Derado è una roccia …”
Ci fu un attimo di silenzio.
Pesante.

“Le gemelle ti cercano, sai?” – disse timido, lo sguardo basso.
“Denny dovresti …” – inspirò – “Dovresti dire alle piccole, che non sono il loro papà … Quel chiamarmi papi Glam è stupendo, ma”
“Lo sanno perfettamente che hanno un unico genitore” – puntualizzò, ma senza adirarsi.
“Isotta fa lo stesso e non riesco a …” – si morse le labbra.
“Sono Jared e Colin a doverglielo fare capire, ma, a quanto pare, a loro non disturba la cosa e tanto meno al sottoscritto … Tu sei un papà per ognuno di noi, in forme diverse …”
“Un padre degenere” – si strofinò la faccia stanca.
Denny gli posò la mano destra sul ginocchio sinistro, trasmettendo a Geffen una strana sensazione, ma non certo infastidendolo.
“Sono tornato al mio attico, la tua impresa ha fatto un lavoro magnifico Glam … Devo sdebitarmi.”
“Assolutamente no: è il mio regalo per le bimbe.” – disse fermo.
Denny deglutì a vuoto.
“La tua famigerata generosità, Glam …” – osservò amaro.
“I soldi sono l’unico problema che non ho.”
“Magra consolazione … Quando potresti avere la felicità ad ogni risveglio.”
“Kevin ed io”
“Sì, l’ho saputo. Ok …” – si elevò, lento e rassegnato.
“Denny”
“Ci vediamo domani, in studio, ho parecchio arretrato da recuperare e poi non voglio avere conti in sospeso: mandami la fattura dei lavori, altrimenti la recupererò io, con Flora. Sappilo.” – concluse asciutto, arrivando veloce all’uscita, senza che Glam lo fermasse.


Robert versò del latte nella caraffa destinata ai bimbi, riuniti nella sala giochi da Pam, Sveva e Carmela.
Law raccontava loro delle favole celtiche, tenendo in grembo Camilla, attenta alle parole del suo papi Jude.
Downey sorrise al marito, distribuendo la bevanda tiepida ai presenti, per poi sussurrargli all’orecchio – “Vado a salutare Christopher e Steve …”
“Ok amore, ti aspetto qui.” – ribatté sereno l’inglese.
La coppia passeggiava nel parco, con Clarissa.
Robert gli fece un cenno dalle vetrate, prima di scendere.
In fondo al corridoio stava transitando Geffen, impegnato al telefono, ma per poco.
Downey lo vide riattaccare istantaneo e con l’aria di chi voleva trovare una via di fuga, per evitare quella collisione, che nei loro sguardi si era appena consumata vivida.

“Buongiorno Glam …”
“Ciao Robert.”
Si fermarono, di traverso, come a non volersi palesare perfettamente l’uno davanti all’altro, quando invece il loro incastro sarebbe apparso a chiunque come qualcosa di ineguagliabile e pericoloso.

“Per … per Brandon” – Downey esitò – “E’ stato terribile perderlo”
“Sì, ci mancherà, non immaginiamo neppure quanto, temo.”
“Se tu … se tu dovessi” – tremò, dal mento alle tempie.
“Non cambierebbe nulla, Rob” – ribatté severo, ma con le iridi increspate di afflizione.
In quelle di Downey, galleggiarono due lacrime, così imbarazzanti per entrambi, che le celò immediato dietro alle lenti ambrate dei suoi Bulgari.

Kevin interruppe, senza volerlo, quel confronto, divenuto all’apparenza glaciale.
“Daddy … ti stavo cercando, ciao Robert”
“Ciao tesoro, come stai?” – bissò con dolcezza l’attore.
“Meglio di Jared” – ironizzò ansioso – “Glam potresti seguirmi? Non riusciamo a calmarlo”
“Che diavolo succede?” – sbottò innervosendosi.
“E’ ubriaco e non si dà pace per Brandon … Una crisi di panico probabilmente, ho chiamato anche Scott”
“Lui servirà più di me, ho bisogno d’aria, scusatemi” – e fece per andarsene, ma Kevin lo tallonò, convinto che solo lui avrebbe tranquillizzato il cantante dei Mars.


“Lasciami perdere, almeno per dieci minuti!” – esclamò Geffen, spalancando le ante all’inglese, verso il giardino d’inverso, sul retro della residenza.
“Non volevo farti arrabbiare”
“Non sono arrabbiato Kevin!” – gli urlò sul volto arrossato.
Il tempo si spezzò, come una fotografia strappata, con l’immagine di loro.
“Ho … ho capito Glam …”
Kevin gli diede le spalle, ma, repentine, le braccia di Geffen lo catturarono, virili, indomite.
L’uomo stava vibrando in ogni sua cellula: “Perché … Perché deve essere così complicato …?” – mormorò, distrutto.
Kevin percorse i suoi avambracci, che quasi lo stritolavano, con i palmi gelidi, reclinando il capo, sul petto di Glam, dal lato del suo cuore, i cui battiti stavano crepitando.
“Sei tu che lo rendi così daddy … Io non posso che amarti … Non riesco a farne a meno, a smettere, a rinunciare a te … a noi. Eppure mi hai fatto così tanto male in passato, che invece dovrei” – sembrò rifiutarsi nel proseguire in quell’aspra deduzione.
A Geffen balenò nel cervello il discorso fatto a Jude, su come certe persone si consegnino ai maltrattamenti di chi amano incondizionatamente e Kevin sembrava rappresentarne un esempio indiscusso, come Robert in fondo.
“Tu vuoi salvare questo relitto dalla propria mediocrità, per l’ennesima volta …? Lo desideri così tanto, Kevin?” – chiese sconsolato, girandolo a sé, per fissarlo, nella compiutezza del suo attaccamento a lui.
Kevin, in risposta, lo baciò, fondendosi al suo dolore, troppo simile al suo, per non riconoscerlo ed accettarlo, senza via di scampo.


“Ma questo è il tuo preziosissimo Brady!”
Spencer ebbe una reazione fanciullesca ed incantevole, nel ricevere quel dono inaspettato da parte di Lula.
“Il mio bradipo ha due scopi!” – sottolineò soldino di cacio, in modo simpatico.
Morgan e Rossi lo scrutarono, partecipi di quell’evento.
“Primo! Non scordarvi di Lula! Secondo …” – sorrise raggiante – “Sarà il primo regalo per il vostro Twist!”
I due agenti si guardarono, smarriti, mentre Dave stava ridendo sotto i baffi.
“Il nostro …?”
“Sì Derek! … Ehm … Non si chiamerà così, ma sarà il suo soprannome! Un neonato mica si può chiamare Twist! … Credo … Ecco …” – e fece una smorfia buffa.
“Bene figlioli … Questo sì che è un … pronostico azzeccato” – sentenziò cordiale Rossi.

Lula si congedò dal suo adorato peluche, non senza un po’ di malinconia, augurandosi che i suoi papà gliene avrebbero procurato subito uno nuovo.
Appena si fossero staccati da un bacio, che sembrava senza fine.






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