lunedì 11 marzo 2013

ZEN - CAPITOLO N. 69



Capitolo n. 69  -  zen


Tim rispose al video citofono svogliatamente, alzandosi dai libri, sui quali stava preparando una tesina.
Pensò al solito tizio del quinto piano, che dimenticava puntualmente le chiavi e si stupì nel riconoscere la sagoma di Kevin, perdendo un battito al suono della sua voce.

“Ciao  piccolo … Posso salire?” – chiese impacciato ed infreddolito, nella sua t-shirt in cotone troppo leggero per quell’ora serale.
“No”
Tim era come cristallizzato, un pezzo di ghiaccio, con all’interno un fuoco dirompente, che gli urlava di dargli un minimo di ascolto.
“Ti prego … So di non meritarlo, però”
“Appunto. Vedi di andartene, ok?” – insistette, con inconsueta durezza.
“Tim”
“Non pensi almeno a Lula? Non credi che io abbia sofferto abbastanza nel perdere anche lui?!” – sbottò esasperato.
“Tim io … Per Lula tu potrai sempre vederlo … il … il nostro bambino”
“Il nostro cosa?!! Falla finita, hai capito, basta, BASTA!!”
Riagganciò.


Lula apparecchiò fischiettando e correndo dalla madia al tavolo, usando piatti arancioni, su di una tovaglia verde mela, posate gialle e bicchieri rossi.
“A che punto siamo, soldino?”
“Fatto papi!” – sorrise, andando a controllare le pizze, che Geffen stava sfornando.
Vassily passeggiava con Peter a bordo piscina.
Con il compagno, aveva l’ordine di non perdere mai di vista Lula, il bene più prezioso, che Glam aveva al mondo: l’uomo era stato chiaro sin dalla loro assunzione, nessuno doveva toccare il suo bimbo ed i due body guard avrebbero anche sacrificato la vita, se necessario.

“Chiama i tuoi giganti, qui è pronto, ma prima dai una coccola al tuo papà” – bisbigliò allegro, prendendolo sul petto.
Lula schioccò uno dei suoi mitici baci sulla guancia sinistra dell’avvocato, dopo essere salito in piedi su di uno sgabello, per abbracciarlo meglio.
Erano adorabili, Vassily lo bisbigliò a Peter, che ormai si era già accomodato, impaziente di cenare, visto l’irresistibile aroma di pomodoro e basilico freschi, provenienti dalla cucina.


Meliti lo accolse con aria preoccupata.
“Kevin …”
“Non so dove andare nonno, posso restare qui?”
“Tesoro, cosa diavolo è successo?” – domandò, avvolgendolo.
“Ho … ho paura di fare qualche stronzata … Mi sento così solo, così …” – e si piegò, tenendosi l’addome con le braccia incrociate.

Antonio versò una seconda tazza di camomilla, passandola al giovane, che la trangugiò, dopo essersi accasciato in poltrona.
“La bevo sempre sai? Prima di coricarmi. Credo ti farà bene, hai preso freddo, ne sono sicuro” – disse con quell’aria burbera e simpatica, tipica della sua indole.
Recuperò poi una coperta, all’interno della quale Kevin si rannicchiò.
“E’ per Glam?”
“Sì … e per chi se no? Anche per Tim, non vuole più darmi retta … Ha ragione” – confidò triste.
“Sai cosa facciamo? Domani io volo verso l’Italia e si imbarcano anche Xavier e Phil, destinazione Barcellona … Cosa ne pensi? Ci saranno persino Jared, Colin e Kurt … Sì, insomma, una bella masnada di filibustieri, con Martin ovvio … Nessun altro moccioso” – ridacchiò, accendendosi un sigaro.
“Nonno se ti vedesse Carmela …” – sorrise mesto.
“Sarà il nostro segreto: allora vieni? Vi mollo lì e poi vado dalle mie zie a Palermo”
“Ok … E torneremmo …?”
“Martedì, un week end lungo …”
“Avviso Glam, Lula è da lui”
“Ci penso io. Ora Sali nella tua stanza, devo fare qualche telefonata.” – disse inflessibile, ma cordiale.
Kevin lo assecondò, pensando che non avrebbe sopportato neppure il tono di Geffen, dopo quanto gli aveva detto, alla stregua di una sentenza su di loro ed un futuro ormai completamente sfumato.


I suoi amici al campus, credevano fosse suo padre, poi lo riconobbero.
Glam li salutò affabile, chiedendo a Tim un poco del suo tempo.

“Ok … dove andiamo?” – chiese il giovane, una volta salito sulla Ferrari, parcheggiata in uno dei viali dell’università.
“Ti va un gelato?”
“Non ho dodici anni …” – obiettò ironico.
“A cinquantanove, ti assicuro che il sottoscritto ne mangia ancora a chili” – rise, ingranando la marcia, per partire verso il lungo mare.

La sabbia era tiepida: Glam si tolse le scarpe, invitando Tim a fare altrettanto.
“Una passeggiata me la concedi almeno?”
“Certo … Anche se non capisco la ragione della tua visita Glam” – replicò tranquillo.
“Ho ricevuto delle informazioni interessanti, da un amico” – rivelò sorridente.
“Un amico …? Mi riguardano?”
“Direi di sì … Sai tu ed io siamo simili”
“Perché abbiamo amato Kevin?” – ribatté diretto, fissandolo.
“Qui sbagli, se parli al passato Tim”
“Io con lui ho chiuso.”
“So che la sua insicurezza ti ha fatto penare, ma se ora mi dici che per Kevin non provi più nulla, non posso crederci”
“Mai detto questo. Mai …” – divenne triste, fermandosi.
“Quando parlavo di similitudini, pensavo a ben altro … Ci siamo innamorati di uomini impegnati o con il cuore appeso ad un cielo, che non eravamo noi.”
“Ti riferisci a Robert? Allora dovresti paragonarti a Jude, non a me”
“Jude ha vinto, io no.” – bissò serio.
“Tu vinci sempre, Glam: con Kevin di sicuro, non ti lascerà mai, anche se non state insieme, lui è legato a te come un albero dalle radici così profonde, da non riuscire ad estirparlo, in alcun modo.”
“Ho sempre favorito la vostra unione, perché tu sei la persona giusta per Kevin, non smetterò di crederlo.”
“Peccato non sia tu a doverlo fare, ma Kevin e lui ha preferito riconciliarsi con te, facendomi sentire inadeguato, usato e gettato via!”
“Kevin ti ama … E non solo lui: c’è un giovanotto che vorrebbe salutarti” – ed indicò le panchine, poco distanti.
Tim si voltò, vedendo corrergli incontro Lula, appena arrivato con Vassily.
“Tesoro …” – mormorò.
“Ti adora, questo è un altro ottimo motivo, per me, di volerti nella nostra famiglia”
“Kevin ieri notte è passato da me, non l’ho fatto entrare, dicendogli che avevo perduto anche Lula, che era doloroso per me e lui … Lui ha detto che era il nostro bambino …” – disse in affanno, mentre soldino si avvicinava.
“Ha detto il vero: Lula appartiene a chi lo ama e tu sei fra questi, Tim”
“Zio!! Ciao!”
“Ehi cucciolo …” – si inginocchiò, stringendolo a sé.
“Come stai?”
“Mi sei mancato Lula …”
“Anche papi Kevin?” – domandò cristallino.
“Sì … Ti avrei cercato, come promesso. Rimarremo in contatto sempre, anche se io e Kevin ci siamo lasciati …”
“Mmmm dovreste parlarne, magari in questo fine settimana, in Spagna: tu mi accompagni e gli facciamo una sorpresa, cosa ne pensi? Il jet del nonno decolla tra un’ora e Vassily ci porta all’aeroporto, nella mia valigia ci sono Brady 2 e tanti vestiti, anche per te, li ha scelti papà Glam!” – disse entusiasta.
Tim si sentì spezzare il respiro.
“Lula tu … tu rendi semplice l’impossibile …” – replicò flebile.
“Papà Glam dice che niente è impossibile!”
Geffen rise, mascherando il suo pensiero rivolto a Robert, con il quale non era riuscito a realizzare ciò che sognavano.
Diede una carezza alla nuca di Tim, arridendo a quella sua sintonia con Lula – “Io mi sono fatto da parte, ma tu devi combattere perché è la vittoria ciò che ti attende all’orizzonte, credimi” – lo esortò perentorio.
“Ok … Spero di non pentirmene …”
“Abbi cura del nostro Lula e di Kevin … Ci vediamo al vostro ritorno, ok?” – concluse dolce, salutandoli, restando immobile a pochi metri dall’oceano, che si increspava alle sue spalle, in un quiete estatica e silenziosa.




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