Capitolo n. 69 - zen
Tim rispose al video
citofono svogliatamente, alzandosi dai libri, sui quali stava preparando una
tesina.
Pensò al solito tizio
del quinto piano, che dimenticava puntualmente le chiavi e si stupì nel
riconoscere la sagoma di Kevin, perdendo un battito al suono della sua voce.
“Ciao piccolo … Posso salire?” – chiese impacciato
ed infreddolito, nella sua t-shirt in cotone troppo leggero per quell’ora
serale.
“No”
Tim era come
cristallizzato, un pezzo di ghiaccio, con all’interno un fuoco dirompente, che
gli urlava di dargli un minimo di ascolto.
“Ti prego … So di non
meritarlo, però”
“Appunto. Vedi di
andartene, ok?” – insistette, con inconsueta durezza.
“Tim”
“Non pensi almeno a
Lula? Non credi che io abbia sofferto abbastanza nel perdere anche lui?!” –
sbottò esasperato.
“Tim io … Per Lula tu
potrai sempre vederlo … il … il nostro bambino”
“Il nostro cosa?!!
Falla finita, hai capito, basta, BASTA!!”
Riagganciò.
Lula apparecchiò fischiettando
e correndo dalla madia al tavolo, usando piatti arancioni, su di una tovaglia
verde mela, posate gialle e bicchieri rossi.
“A che punto siamo,
soldino?”
“Fatto papi!” –
sorrise, andando a controllare le pizze, che Geffen stava sfornando.
Vassily passeggiava con
Peter a bordo piscina.
Con il compagno,
aveva l’ordine di non perdere mai di vista Lula, il bene più prezioso, che Glam
aveva al mondo: l’uomo era stato chiaro sin dalla loro assunzione, nessuno
doveva toccare il suo bimbo ed i due body guard avrebbero anche sacrificato la vita,
se necessario.
“Chiama i tuoi
giganti, qui è pronto, ma prima dai una coccola al tuo papà” – bisbigliò
allegro, prendendolo sul petto.
Lula schioccò uno dei
suoi mitici baci sulla guancia sinistra dell’avvocato, dopo essere salito in
piedi su di uno sgabello, per abbracciarlo meglio.
Erano adorabili,
Vassily lo bisbigliò a Peter, che ormai si era già accomodato, impaziente di
cenare, visto l’irresistibile aroma di pomodoro e basilico freschi, provenienti
dalla cucina.
Meliti lo accolse con
aria preoccupata.
“Kevin …”
“Non so dove andare
nonno, posso restare qui?”
“Tesoro, cosa diavolo
è successo?” – domandò, avvolgendolo.
“Ho … ho paura di
fare qualche stronzata … Mi sento così solo, così …” – e si piegò, tenendosi l’addome
con le braccia incrociate.
Antonio versò una
seconda tazza di camomilla, passandola al giovane, che la trangugiò, dopo
essersi accasciato in poltrona.
“La bevo sempre sai?
Prima di coricarmi. Credo ti farà bene, hai preso freddo, ne sono sicuro” –
disse con quell’aria burbera e simpatica, tipica della sua indole.
Recuperò poi una
coperta, all’interno della quale Kevin si rannicchiò.
“E’ per Glam?”
“Sì … e per chi se
no? Anche per Tim, non vuole più darmi retta … Ha ragione” – confidò triste.
“Sai cosa facciamo?
Domani io volo verso l’Italia e si imbarcano anche Xavier e Phil, destinazione
Barcellona … Cosa ne pensi? Ci saranno persino Jared, Colin e Kurt … Sì,
insomma, una bella masnada di filibustieri, con Martin ovvio … Nessun altro
moccioso” – ridacchiò, accendendosi un sigaro.
“Nonno se ti vedesse
Carmela …” – sorrise mesto.
“Sarà il nostro
segreto: allora vieni? Vi mollo lì e poi vado dalle mie zie a Palermo”
“Ok … E torneremmo …?”
“Martedì, un week end
lungo …”
“Avviso Glam, Lula è
da lui”
“Ci penso io. Ora Sali
nella tua stanza, devo fare qualche telefonata.” – disse inflessibile, ma cordiale.
Kevin lo assecondò,
pensando che non avrebbe sopportato neppure il tono di Geffen, dopo quanto gli
aveva detto, alla stregua di una sentenza su di loro ed un futuro ormai
completamente sfumato.
I suoi amici al campus,
credevano fosse suo padre, poi lo riconobbero.
Glam li salutò
affabile, chiedendo a Tim un poco del suo tempo.
“Ok … dove andiamo?” –
chiese il giovane, una volta salito sulla Ferrari, parcheggiata in uno dei
viali dell’università.
“Ti va un gelato?”
“Non ho dodici anni …”
– obiettò ironico.
“A cinquantanove, ti
assicuro che il sottoscritto ne mangia ancora a chili” – rise, ingranando la
marcia, per partire verso il lungo mare.
La sabbia era
tiepida: Glam si tolse le scarpe, invitando Tim a fare altrettanto.
“Una passeggiata me
la concedi almeno?”
“Certo … Anche se non
capisco la ragione della tua visita Glam” – replicò tranquillo.
“Ho ricevuto delle
informazioni interessanti, da un amico” – rivelò sorridente.
“Un amico …? Mi
riguardano?”
“Direi di sì … Sai tu
ed io siamo simili”
“Perché abbiamo amato
Kevin?” – ribatté diretto, fissandolo.
“Qui sbagli, se parli
al passato Tim”
“Io con lui ho
chiuso.”
“So che la sua
insicurezza ti ha fatto penare, ma se ora mi dici che per Kevin non provi più
nulla, non posso crederci”
“Mai detto questo. Mai
…” – divenne triste, fermandosi.
“Quando parlavo di
similitudini, pensavo a ben altro … Ci siamo innamorati di uomini impegnati o
con il cuore appeso ad un cielo, che non eravamo noi.”
“Ti riferisci a
Robert? Allora dovresti paragonarti a Jude, non a me”
“Jude ha vinto, io
no.” – bissò serio.
“Tu vinci sempre,
Glam: con Kevin di sicuro, non ti lascerà mai, anche se non state insieme, lui è
legato a te come un albero dalle radici così profonde, da non riuscire ad
estirparlo, in alcun modo.”
“Ho sempre favorito
la vostra unione, perché tu sei la persona giusta per Kevin, non smetterò di
crederlo.”
“Peccato non sia tu a
doverlo fare, ma Kevin e lui ha preferito riconciliarsi con te, facendomi
sentire inadeguato, usato e gettato via!”
“Kevin ti ama … E non
solo lui: c’è un giovanotto che vorrebbe salutarti” – ed indicò le panchine,
poco distanti.
Tim si voltò, vedendo
corrergli incontro Lula, appena arrivato con Vassily.
“Tesoro …” – mormorò.
“Ti adora, questo è
un altro ottimo motivo, per me, di volerti nella nostra famiglia”
“Kevin ieri notte è
passato da me, non l’ho fatto entrare, dicendogli che avevo perduto anche Lula,
che era doloroso per me e lui … Lui ha detto che era il nostro bambino …” –
disse in affanno, mentre soldino si avvicinava.
“Ha detto il vero:
Lula appartiene a chi lo ama e tu sei fra questi, Tim”
“Zio!! Ciao!”
“Ehi cucciolo …” – si
inginocchiò, stringendolo a sé.
“Come stai?”
“Mi sei mancato Lula …”
“Anche papi Kevin?” –
domandò cristallino.
“Sì … Ti avrei
cercato, come promesso. Rimarremo in contatto sempre, anche se io e Kevin ci
siamo lasciati …”
“Mmmm dovreste
parlarne, magari in questo fine settimana, in Spagna: tu mi accompagni e gli
facciamo una sorpresa, cosa ne pensi? Il jet del nonno decolla tra un’ora e
Vassily ci porta all’aeroporto, nella mia valigia ci sono Brady 2 e tanti
vestiti, anche per te, li ha scelti papà Glam!” – disse entusiasta.
Tim si sentì spezzare
il respiro.
“Lula tu … tu rendi
semplice l’impossibile …” – replicò flebile.
“Papà Glam dice che
niente è impossibile!”
Geffen rise,
mascherando il suo pensiero rivolto a Robert, con il quale non era riuscito a
realizzare ciò che sognavano.
Diede una carezza
alla nuca di Tim, arridendo a quella sua sintonia con Lula – “Io mi sono fatto
da parte, ma tu devi combattere perché è la vittoria ciò che ti attende all’orizzonte,
credimi” – lo esortò perentorio.
“Ok … Spero di non
pentirmene …”
“Abbi cura del nostro
Lula e di Kevin … Ci vediamo al vostro ritorno, ok?” – concluse dolce, salutandoli,
restando immobile a pochi metri dall’oceano, che si increspava alle sue spalle,
in un quiete estatica e silenziosa.
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