Capitolo n. 64 - zen
Colin gli fece un
lungo bagno, tamponandogli la schiena e l’addome con una spugna imbevuta di oli
essenziali, dall’aroma fresco e profumato.
Jared sembrava
vergognarsi per il suo comportamento, ma il marito lo tranquillizzava,
baciandogli con metodo ed affezione le tempie, ripetendogli che ogni cosa si
sarebbe risolta.
“Vieni Jay …”
Gli prese le mani,
sollevandosi insieme a lui dall’acqua schiumosa ed ormai tiepida.
“Mi dispiace Cole …”
“Ssssh … E’ tutto a
posto”
Lo avvolse in un
immenso telo, ma, soprattutto, con il proprio cuore generoso, che sembrava
pulsare dalle sue ali muscolose e toniche.
“Stenditi … a pancia
in giù, ti massaggio la schiena, ok?” – disse dolce.
Jared annuì,
atterrando piano tra lenzuola candide e setose.
L’unguento utilizzato
da Farrell era abbastanza neutro da risultare efficace anche come lubrificante.
Lo pensarono all’unisono,
senza dirsi niente: Jared si voltò armonioso, schiudendo le gambe a Colin,
rimasto in ginocchio tra di esse.
Tastò la fessura
stretta e bollente del suo ragazzo di Bossier City: era puntualmente un’estasi
percettiva quello scoprirla sempre in un modo preciso.
Almeno quanto
ascoltare i singulti acerbi di un Leto, la cui età sembrava non correre parallela
alla data impressa sul suo passaporto, mentre Colin sprofondava in lui.
Premendo con i palmi,
ai lati della sua erezione, Colin lo stava invitando, con gli occhi liquidi, a
masturbarsi, mentre lui lo scopava lento, ma progressivo, restando nella
posizione iniziale e contemplativa.
I fianchi solidi dell’irlandese
cadenzavano un amplesso via via più intenso, tanto che il busto di Jared ne
seguiva il ritmo, oscillando avanti ed indietro, in una maniera così sensuale,
da ingrossare il membro del moro ad ogni successiva spinta.
La bocca del cantante
si schiuse e lui cercò di fare scendere Colin, per abbracciarlo ed aderire in
un’unica persona, eccitata, sudata, febbrile ed indomita.
Dovette aspettare
ancora un paio di minuti, poi l’attore lo accontentò.
“Vieni insieme a me,
piccolo” – gli ansimò nella bocca e Jared, in risposta, nascose la propria nel
collo del suo eterno amante ed amico, spalancandola per un orgasmo, che gli
stava facendo esplodere il cuore e la gola.
Colin pianse di
gioia, inondandolo del proprio seme, copioso e febbrile.
Era l’apice di una
felicità, che spesso spaventava Jared: doveva solo imparare a decodificarla o,
semplicemente, accettarla, senza più fuggire.
Glam era esausto.
Disse a Kevin di
occuparsi di Lula, con il quale Geffen non era riuscito ancora a parlare della
loro inattesa riconciliazione.
“Scarico la posta e
ti raggiungo … Aspettavo dei documenti.”
Era vero e Kevin lo
assecondò senza obiettare.
Trovare nella sua
casella un messaggio di Chris fu una sorpresa.
“Tenente buongiorno …”
“Salve … E’ puntuale.
Andiamo?”
“Ok, la seguo. Come
sta Tom?”
“La saluta, ci
dispiace essere mancati al funerale di Brandon, ma eravamo a San Francisco per
un convegno di fisiatri …”
Avevano lasciato le
auto nel parcheggio antistante la clinica dov’era rinchiuso Matt.
Quel termine odioso
lo aveva utilizzato l’agente nel suo scritto a Glam, che non ebbe difficoltà a
comprendere quanto quel luogo fosse una galera travestita da ospedale
psichiatrico.
Aveva chiesto a Vassily
di unirsi a loro e dopo alcuni istanti il body guard apparve nel corridoio dove
i due stavano attendendo l’arrivo del primario, che aveva in cura Matt.
C’era stato un
problema serio.
“Dovevo fargli
firmare dei verbali e Matt mi ha passato questo pezzo di carta Glam. Possiamo
darci del tu?”
“Certo” – sorrise,
leggendo quelle poche righe, dalla grafia tremolante.
“Succede
da due settimane … Ho tanta paura. Mi sveglio e sono sporco … Sporco di
qualcuno, che abusa di me e non ricordo niente. Niente!”
“Mio Dio …”
“In questi posti è
così che vanno le cose: imbottiscono pazienti come Matt con potenti sedativi ed
il risultato sono stupri e violenze inaudite” – spiegò Chris, mortificato.
“Posso chiedere a
Scott di visitarlo.”
“Sarebbe opportuno, perché
qui ci ritroveremo davanti ad un muro di gomma, temo … Ah ecco il dottore.”
“Ora mi sente” –
sbottò serio.
Quel tizio, dall’aria
aspra, anche nel porsi, chiese loro di accomodarsi in uno studio poco distante
dalla sala d’attesa.
“E lui sarebbe?” –
domandò asciutto, indicando Vassily.
“E’ un mio
collaboratore. La mia ombra in pratica.”
“Capisco … Ho
convocato l’infermiere del turno di notte. Chiariremo subito questa vicenda.”
“Me lo auguro per la
sua struttura” – ribatté secco Glam, cercando l’approvazione anche nello
sguardo del poliziotto, oltremodo alterato.
Il locale era pieno
di gente, ma Kurt, al centro della pista da ballo, spiccava tra avvenenti
cubisti, con almeno vent’anni in meno, ma incapaci di raggranellare un briciolo
del suo fascino.
Scalzo, pantaloni di
pelle aderenti, torso nudo, fumato di cannabis a sufficienza per non perdere
coscienza di sé in modo completo, ma abbastanza per lenire in minima parte il
dolore acuto, che lo stava tormentando dal mattino in cui si era risvegliato
con Brandon morto accanto.
Ballava, madido e
sinuoso, senza dare retta ad alcun richiamo circostante.
Finché non si accorse
di Tim.
Era un tipo tosto,
ben piazzato e di certo attraente, ma ciò non giustificava quanto aveva
compiuto ai danni di Matt.
Eppure non negò
nulla, mostrando invece, a sua discolpa, un video della sorveglianza.
“Ecco qui,
consenziente al cento per cento” – obiettò convinto.
Le immagini rimandavano
un approccio scabroso e provocante, tra lui e Matt, inequivocabilmente.
“C’è l’audio?” –
chiese Geffen perplesso.
“Sì … In ogni caso,
si fa chiamare Alexander” – precisò.
Chris e Glam si guardarono.
“Scusi, ma lei sa
quale è il problema di questo paziente?” – ruggì l’avvocato.
“No. Io bado solo a
che non si feriscano, non si impicchino, non distruggano gli arredi della loro
camera!”
Il medico tossì,
imbarazzato.
In fondo quel maiale
era solo un secondino, così come il resto degli addetti, anche i laureati preposti
alle cure di un centinaio di disgraziati incapaci di intendere e volere o
ridotti in una condizione simile alla pura demenza mentale e paranoica.
“Esigo il
trasferimento!”
“E dove, sentiamo,
signor Geffen? Ed in base a quale ordinanza o provvedimento urgente?”
“Troverò un giudice
in grado di fargliela avere entro un’ora! Voglio andare da Matt, subito!”
“Ha dormito con me …
Certo non è molto, me lo farò bastare.”
Kevin lo disse
timido, sorseggiando una cioccolata, che Jared gli aveva preparato nella cucina
del loft di Malibu, usato per l’incisione dell’ultimo disco.
“Vedrai che le cose
miglioreranno, Glam ha passato un periodo difficile … Come noi, del resto.” –
bissò amareggiato il leader dei Mars.
“Brandon se n’è
andato … Sono in pena per Kurt, l’hai sentito?”
“Ho provato a
chiamarlo, ma nulla, cellulare staccato. Vedrai che tornerà, come ha promesso a
Martin.” – sorrise senza convinzione.
“E Colin? Lui come l’ha
presa?”
“Peggio di me …
Piange senza farsi vedere, sforzandosi di darmi sollievo, visto che sono la
solita piaga …”
“Cody ti amava” –
disse sincero.
Jared arrossì.
“No, veramente io …”
“Magari è trascorso
un secolo, Jay, ma una volta mi raccontasti di … di voi, ecco”
“Non ci fu nulla di
concreto …” – abbozzò – “Una volta, comunque, abbiamo fatto sesso al telefono”
“Sì, lo sapevo …” –
rise adorabile.
Jared lo scrutò,
mettendolo a disagio.
“Che c’è?” – domandò
il bassista, schernendosi.
“Una parte di me non
è affatto persuasa dal tuo riavvicinamento a Glam, perché è ancora gelosa di
quell’adorabile bastardo … E’ il lato che più fa incazzare il mio Colin, sai?
Poi ce n’è una seconda, che è in ansia per le tue sorti, Kevin: lui ti ha
umiliato come nessuno e questo mi manda in bestia … Visto che potrebbe accadere
nuovamente.”
“Lo so Jared.”
“E non ti importa?”
“Tu faresti i
medesimi errori, se fossi al mio posto. Volente o nolente, con Glam si finisce
sempre così e dovresti saperlo.” – disse schietto.
Kurt lo fece
schiantare contro al muro del suo attico: Tim lo aveva invitato a salire,
avvinghiandosi a lui già in ascensore.
https://www.youtube.com/watch?v=7HKoqNJtMTQ
“Scusami … Scusami
Tim, ma ho un dannato bisogno di fotterti …” – gemette, togliendogli i pochi
abiti, mentre il giovane armeggiava con i bottoni del suo abbigliamento da
motociclista sexy, per ottenere il medesimo urgente risultato.
“Non farlo con me …”
Kurt gli diede una
lappata dal giugulo al mento, per poi morsicarlo arrogante e disperato.
“Lui mi avrebbe
capito … L’ha sempre fatto …”
Le loro iridi si
scontrarono, tremanti e lucide.
Kurt si fermò,
crollando in ginocchio, singhiozzando il nome di Cody, tenendosi la faccia,
stravolta e sofferente.
Tim lo strinse forte.
Si addormentarono,
castamente, allacciati e tristi, come due naufraghi, senza più una rotta, senza
alcuna destinazione certa e prossima.
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