domenica 3 marzo 2013

ZEN - CAPITOLO N. 64



Capitolo n. 64  -  zen


Colin gli fece un lungo bagno, tamponandogli la schiena e l’addome con una spugna imbevuta di oli essenziali, dall’aroma fresco e profumato.
Jared sembrava vergognarsi per il suo comportamento, ma il marito lo tranquillizzava, baciandogli con metodo ed affezione le tempie, ripetendogli che ogni cosa si sarebbe risolta.

“Vieni Jay …”
Gli prese le mani, sollevandosi insieme a lui dall’acqua schiumosa ed ormai tiepida.
“Mi dispiace Cole …”
“Ssssh … E’ tutto a posto”
Lo avvolse in un immenso telo, ma, soprattutto, con il proprio cuore generoso, che sembrava pulsare dalle sue ali muscolose e toniche.

“Stenditi … a pancia in giù, ti massaggio la schiena, ok?” – disse dolce.
Jared annuì, atterrando piano tra lenzuola candide e setose.
L’unguento utilizzato da Farrell era abbastanza neutro da risultare efficace anche come lubrificante.
Lo pensarono all’unisono, senza dirsi niente: Jared si voltò armonioso, schiudendo le gambe a Colin, rimasto in ginocchio tra di esse.
Tastò la fessura stretta e bollente del suo ragazzo di Bossier City: era puntualmente un’estasi percettiva quello scoprirla sempre in un modo preciso.
Almeno quanto ascoltare i singulti acerbi di un Leto, la cui età sembrava non correre parallela alla data impressa sul suo passaporto, mentre Colin sprofondava in lui.
Premendo con i palmi, ai lati della sua erezione, Colin lo stava invitando, con gli occhi liquidi, a masturbarsi, mentre lui lo scopava lento, ma progressivo, restando nella posizione iniziale e contemplativa.
I fianchi solidi dell’irlandese cadenzavano un amplesso via via più intenso, tanto che il busto di Jared ne seguiva il ritmo, oscillando avanti ed indietro, in una maniera così sensuale, da ingrossare il membro del moro ad ogni successiva spinta.
La bocca del cantante si schiuse e lui cercò di fare scendere Colin, per abbracciarlo ed aderire in un’unica persona, eccitata, sudata, febbrile ed indomita.
Dovette aspettare ancora un paio di minuti, poi l’attore lo accontentò.

“Vieni insieme a me, piccolo” – gli ansimò nella bocca e Jared, in risposta, nascose la propria nel collo del suo eterno amante ed amico, spalancandola per un orgasmo, che gli stava facendo esplodere il cuore e la gola.
Colin pianse di gioia, inondandolo del proprio seme, copioso e febbrile.
Era l’apice di una felicità, che spesso spaventava Jared: doveva solo imparare a decodificarla o, semplicemente, accettarla, senza più fuggire.


Glam era esausto.
Disse a Kevin di occuparsi di Lula, con il quale Geffen non era riuscito ancora a parlare della loro inattesa riconciliazione.
“Scarico la posta e ti raggiungo … Aspettavo dei documenti.”
Era vero e Kevin lo assecondò senza obiettare.

Trovare nella sua casella un messaggio di Chris fu una sorpresa.


“Tenente buongiorno …”
“Salve … E’ puntuale. Andiamo?”
“Ok, la seguo. Come sta Tom?”
“La saluta, ci dispiace essere mancati al funerale di Brandon, ma eravamo a San Francisco per un convegno di fisiatri …”
Avevano lasciato le auto nel parcheggio antistante la clinica dov’era rinchiuso Matt.
Quel termine odioso lo aveva utilizzato l’agente nel suo scritto a Glam, che non ebbe difficoltà a comprendere quanto quel luogo fosse una galera travestita da ospedale psichiatrico.
Aveva chiesto a Vassily di unirsi a loro e dopo alcuni istanti il body guard apparve nel corridoio dove i due stavano attendendo l’arrivo del primario, che aveva in cura Matt.
C’era stato un problema serio.

“Dovevo fargli firmare dei verbali e Matt mi ha passato questo pezzo di carta Glam. Possiamo darci del tu?”
“Certo” – sorrise, leggendo quelle poche righe, dalla grafia tremolante.
“Succede da due settimane … Ho tanta paura. Mi sveglio e sono sporco … Sporco di qualcuno, che abusa di me e non ricordo niente. Niente!”

“Mio Dio …”
“In questi posti è così che vanno le cose: imbottiscono pazienti come Matt con potenti sedativi ed il risultato sono stupri e violenze inaudite” – spiegò Chris, mortificato.
“Posso chiedere a Scott di visitarlo.”
“Sarebbe opportuno, perché qui ci ritroveremo davanti ad un muro di gomma, temo … Ah ecco il dottore.”
“Ora mi sente” – sbottò serio.

Quel tizio, dall’aria aspra, anche nel porsi, chiese loro di accomodarsi in uno studio poco distante dalla sala d’attesa.
“E lui sarebbe?” – domandò asciutto, indicando Vassily.
“E’ un mio collaboratore. La mia ombra in pratica.”
“Capisco … Ho convocato l’infermiere del turno di notte. Chiariremo subito questa vicenda.”
“Me lo auguro per la sua struttura” – ribatté secco Glam, cercando l’approvazione anche nello sguardo del poliziotto, oltremodo alterato.


Il locale era pieno di gente, ma Kurt, al centro della pista da ballo, spiccava tra avvenenti cubisti, con almeno vent’anni in meno, ma incapaci di raggranellare un briciolo del suo fascino.
Scalzo, pantaloni di pelle aderenti, torso nudo, fumato di cannabis a sufficienza per non perdere coscienza di sé in modo completo, ma abbastanza per lenire in minima parte il dolore acuto, che lo stava tormentando dal mattino in cui si era risvegliato con Brandon morto accanto.
Ballava, madido e sinuoso, senza dare retta ad alcun richiamo circostante.
Finché non si accorse di Tim.


Era un tipo tosto, ben piazzato e di certo attraente, ma ciò non giustificava quanto aveva compiuto ai danni di Matt.
Eppure non negò nulla, mostrando invece, a sua discolpa, un video della sorveglianza.
“Ecco qui, consenziente al cento per cento” – obiettò convinto.
Le immagini rimandavano un approccio scabroso e provocante, tra lui e Matt, inequivocabilmente.
“C’è l’audio?” – chiese Geffen perplesso.
“Sì … In ogni caso, si fa chiamare Alexander” – precisò.
Chris e Glam si guardarono.
“Scusi, ma lei sa quale è il problema di questo paziente?” – ruggì l’avvocato.
“No. Io bado solo a che non si feriscano, non si impicchino, non distruggano gli arredi della loro camera!”
Il medico tossì, imbarazzato.
In fondo quel maiale era solo un secondino, così come il resto degli addetti, anche i laureati preposti alle cure di un centinaio di disgraziati incapaci di intendere e volere o ridotti in una condizione simile alla pura demenza mentale e paranoica.
“Esigo il trasferimento!”
“E dove, sentiamo, signor Geffen? Ed in base a quale ordinanza o provvedimento urgente?”
“Troverò un giudice in grado di fargliela avere entro un’ora! Voglio andare da Matt, subito!”


“Ha dormito con me … Certo non è molto, me lo farò bastare.”
Kevin lo disse timido, sorseggiando una cioccolata, che Jared gli aveva preparato nella cucina del loft di Malibu, usato per l’incisione dell’ultimo disco.

“Vedrai che le cose miglioreranno, Glam ha passato un periodo difficile … Come noi, del resto.” – bissò amareggiato il leader dei Mars.
“Brandon se n’è andato … Sono in pena per Kurt, l’hai sentito?”
“Ho provato a chiamarlo, ma nulla, cellulare staccato. Vedrai che tornerà, come ha promesso a Martin.” – sorrise senza convinzione.
“E Colin? Lui come l’ha presa?”
“Peggio di me … Piange senza farsi vedere, sforzandosi di darmi sollievo, visto che sono la solita piaga …”
“Cody ti amava” – disse sincero.
Jared arrossì.
“No, veramente io …”
“Magari è trascorso un secolo, Jay, ma una volta mi raccontasti di … di voi, ecco”
“Non ci fu nulla di concreto …” – abbozzò – “Una volta, comunque, abbiamo fatto sesso al telefono”
“Sì, lo sapevo …” – rise adorabile.
Jared lo scrutò, mettendolo a disagio.
“Che c’è?” – domandò il bassista, schernendosi.
“Una parte di me non è affatto persuasa dal tuo riavvicinamento a Glam, perché è ancora gelosa di quell’adorabile bastardo … E’ il lato che più fa incazzare il mio Colin, sai? Poi ce n’è una seconda, che è in ansia per le tue sorti, Kevin: lui ti ha umiliato come nessuno e questo mi manda in bestia … Visto che potrebbe accadere nuovamente.”
“Lo so Jared.”
“E non ti importa?”
“Tu faresti i medesimi errori, se fossi al mio posto. Volente o nolente, con Glam si finisce sempre così e dovresti saperlo.” – disse schietto.


Kurt lo fece schiantare contro al muro del suo attico: Tim lo aveva invitato a salire, avvinghiandosi a lui già in ascensore.

https://www.youtube.com/watch?v=7HKoqNJtMTQ

“Scusami … Scusami Tim, ma ho un dannato bisogno di fotterti …” – gemette, togliendogli i pochi abiti, mentre il giovane armeggiava con i bottoni del suo abbigliamento da motociclista sexy, per ottenere il medesimo urgente risultato.
“Non farlo con me …”
Kurt gli diede una lappata dal giugulo al mento, per poi morsicarlo arrogante e disperato.
“Lui mi avrebbe capito … L’ha sempre fatto …”

Le loro iridi si scontrarono, tremanti e lucide.

Kurt si fermò, crollando in ginocchio, singhiozzando il nome di Cody, tenendosi la faccia, stravolta e sofferente.
Tim lo strinse forte.
Si addormentarono, castamente, allacciati e tristi, come due naufraghi, senza più una rotta, senza alcuna destinazione certa e prossima.






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