Capitolo n. 78 - zen
Le labbra di Jared
scivolarono sullo zigomo destro di Glam.
“Ti prego spostati …
Io devo andare”
Geffen si alzò
faticosamente e Jared scivolò via da lui, come intimorito – “Era solo un bacio
innocente“ – disse flebile.
“Ti senti meglio?” –
provò ad insistere, come se potesse esistere un modo per trattenerlo.
Glam aveva preso una
pillola, alle prime avvisaglie di quello che ad entrambi sembrò un infarto.
Si era coricato, con
Jared al fianco, che non smetteva di tamponargli la fronte con un fazzoletto
bagnato con acqua gelida.
Si era quasi
assopito, ma solo per pochi minuti, tanto che il farmaco faceva effetto.
Jared si era
accoccolato sotto la sua ala, come quando si amavano.
Nella sua mente, la
frase si affacciò cattiva e concreta.
Era solo passato.
Farrell guardò
l’orologio per la terza forza, spazientito.
Quindi sorrise: Jared
era arrivato.
“Scusami Colin, ho
avuto un contrattempo” – disse trafelato, passando oltre lo stewart sul jet di
Meliti, pronto a decollare.
“Siamo qui amore … Il
resto non conta” – replicò sereno l’irlandese, abbracciandolo, per dargli un
lungo bacio.
Jared fece finta che
non fosse accaduto nulla, ma si stava dissanguando, senza che il mondo se ne
accorgesse.
Matt lo accolse sorridente
e lucido.
“Glam … Non ti
aspettavo più”
“Ciao … Perdona il
ritardo”
Il giovane abbandonò
la poltrona in giardino, per lasciarsi stringere con delicatezza, da
quell’uomo, che stava guardando come un sogno avveratosi all’improvviso.
“E’ … è stato vero …?”
“Cosa Matt?”
“Abbiamo fatto
l’amore, ieri notte …?”
“Sì tesoro …” – e
cercò la sua bocca, per non ascoltare più la sua gioia, per tarpare le ali alle
sue illusioni, se solo avessero continuato a scavare in quei cuori troppo
tormentati per avere scampo, per mettersi in salvo.
Jimmy trovò un
biglietto da visita sul comodino di Scott, mentre lui faceva una doccia.
Si erano consumati in
tre amplessi, uno migliore dell’altro.
“Dottoressa Green …?
Chi è?” – chiese calmo, quando il compagno rientrò nella stanza.
“E’ una psicologa. Ho
appuntamento con lei domani mattina, su consiglio dell’agente Rossi. Mi sono
impegnato ad andarci, a garanzia della mia buona fede e del mio … pentimento”
Era cristallino e
bellissimo.
Jimmy si levò verso
di lui, inginocchiandosi sul bordo ed appendendosi al collo del medico, dove
affondò i propri singhiozzi deboli.
“Tesoro calmati … Io
non voglio che accada di nuovo … Guardami Jimmy”
“Mi … mi dispiace, è
colpa mia”
“Assolutamente no” –
bissò risoluto.
“Amami ancora Scott …
Ho solo te al mondo …”
A quella richiesta,
lui non fece altro che prenderlo in braccio, lasciando che Jimmy si ancorasse
con le cosce toniche alla sua vita altrettanto allenata.
Si spostarono verso
la parete, le braccia di Scott incrociate dietro la schiena di Jimmy, finché
non lo appoggiò al muro, facendo scivolare i palmi sotto i glutei del ragazzo,
già abbastanza lubrificato per riceverlo senza indugi.
Un colpo di reni, poi
un altro e gli fu dentro, così virtuoso da farlo urlare, in un ritmo da subito
virile ed estenuante.
Jimmy si morse le
labbra, lo sguardo lucido e tremolante, la bocca che si schiudeva
progressivamente, mentre stava per venire, ricettivo ed adorabile, nelle sue
espressioni di pura lascivia, senza più vergognarsi di provare piacere, perché
nessuno lo pagava per fingere.
Scott era lì ed era
innamorato di lui.
Sembrava un miracolo.
Il nome sul visore lo
incuriosì, poi la voce dell’interlocutore allarmò Geffen, all’istante.
“Glam sono Jude,
siamo in ospedale, Rob … Rob ha avuto un malore” – stava piangendo e la cosa
apparve subito grave, dalla sua disperazione.
“Arrivo subito”
“Aveva freddo, dopo
la colazione … Io pensavo fosse influenza, l’ho rimesso a letto … Gli ho
preparato del tè”
Lo raccontava come se
si trattasse di un bimbo e la sua devozione era così limpida, il suo
attaccamento a Robert così sincero.
I singulti di Jude si
mescolarono alle sue parole spezzate.
Era piegato su di un
divanetto, con Glam a sostenerlo, a consolarlo, mentre Robert faceva una tac.
Scott coadiuvava
l’emergenza insieme a Steve, dopo avere consultato immediatamente l’oncologo,
che aveva seguito Downey al primo ricovero.
“Andrà tutto bene …
Forse la pressione bassa …”
“Non lo so Glam … Io
… io ho tanta paura”
Geffen lo strinse sul
petto, sentendolo tremare terrorizzato.
Di sicuro Jude stava
temendo un futuro senza il marito: le sue ipotesi erano le peggiori.
“E … e poi” –
singhiozzò – “… io ultimamente ero scortese con lui … Che è l’uomo più dolce di
questo mondo, tu lo sai Glam …”
“Sì, lo so …” – poi
sorrise per quel termine, scortese,
usato da Law, all’apparenza tanto fragile da potere frantumarsi in mille pezzi
da un momento all’altro.
Geffen chiese a Scott
di procurargli un tranquillante.
Lui gli somministrò
qualche goccia di un preparato innocuo, che Jude da subito rifiutò, per poi
cedere all’insistenza dei due amici.
Steve ed il dottor Mason
finalmente li aggiornarono sull’esito delle analisi, convocandoli nello studio
di quest’ultimo.
“Signor Law, suo
marito ha avuto una recidiva” – disse serio.
“Alla gola …?” –
balbettò, asciugandosi la faccia con la manica del pullover.
“Sì … Comunque non è
grave, anzi, possiamo intervenire immediatamente con una radioterapia di ultima
generazione, tre sedute basteranno”
“Il male … il male è
tornato” – crollò su di una seggiola.
“Spiegherò a Robert
quanto succederà, tra venti minuti: ora sta riposando, lo potrete vedere quando
andremo a svegliarlo per dimetterlo. Era un po’ disidratato e carente di
vitamine: stiamo provvedendo con delle flebo, ok?”
La sua voce era garbata,
come il suo aspetto professionale ed integro.
Geffen si sentì
rassicurato, anche se impaziente di parlare con Robert, ma Jude, una volta
tornati nella saletta di attesa, gli apparve oltre modo in ansia.
“Hai sentito lo
specialista, si può risolvere, questo è ciò che conta”
Law, curvato su sé
stesso, si alzò poi di scatto – “Mi … mi sento male Glam”
“Vieni, andiamo in
bagno, è qui dietro”
Gli massaggiava la
schiena, tenendogli la testa, mentre dava di stomaco, così come faceva con
Lula, quando esagerava con i dolci o la pizza.
Con soldino, Glam,
prendeva sempre una coperta di pile, con tanti Snoopy stampati su di un cielo
azzurro nitido, per raccoglierlo, mentre il bimbo si avvinghiava a lui,
facendolo sentire la persona migliore del pianeta.
Jude sembrava
altrettanto sconvolto e riconoscente.
Una volta tornati a
sedersi, Glam gli prese una bibita dalla macchinetta, porgendogliela gentile.
“Ti aiuterà … Con
Lula funziona” – sorrise.
Law annuì, fissandolo
– “Avevo … avevo cercato Colin, ma erano già decollati” – lo disse come a
scusarsi.
“Sono abituato ad
essere la seconda scelta” – Geffen rise, con una solarità inattesa.
Jude piegò la testa,
come se lo stesse analizzando o forse lo faceva unicamente con sé stesso e le
proprie paure verso quell’avversario, creduto sino a quel giorno tanto ostico e
detestabile.
Forse aveva sbagliato
grossolanamente.
“Non dire queste cose
Glam … Non farlo, perché … Perché in ogni occasione dimostri il contrario, tu
ci sei … E ci sei stato quando ti ho chiesto aiuto e riservatezza, nonostante
la tua amicizia con Robert, non hai tradito il mio segreto, il mio … dramma”
“Ero anche il tuo
legale, la fiducia degli assistiti è sempre stata un mio vanto, almeno nel
lavoro ho una certa credibilità” – ribatté semplice.
“Ecco ti sminuisci
sempre” – protestò.
Glam sorrise,
dandogli una carezza con il dorso della mano – “Ora pensiamo a Robert: non deve
vederti così, chiedo a Scott se possiamo usare la sua toilette, vedrai che ci
troveremo anche gli elastici per le treccine, con quei capelli che si ritrova …
Dentifricio, spazzolino ed un rasoio elettrico, ok?” – propose dolce.
“Ok …” – tirò su dal
naso, poi lo seguì.
Downey se lo ritrovò
al capezzale in ordine, anche se le iridi di Jude rivelavano una profonda angoscia.
Lo stupore fu, però,
vedere Geffen ad accompagnarlo in sua presenza.
“Ciao Holmes, ora ti
portiamo a casa” – scherzò l’avvocato, dandogli un bacio sulla fronte.
“Glam …?”
“Non mi ha lasciato
solo un attimo … Stavo impazzendo, amore” – chiarì Jude, dandogli un bacio
intenso, rannicchiandosi poi sul petto di Robert, che non sapeva più chi
guardare dei due.
“Dovete dirmi
qualcosa …?” – chiese l’americano, timoroso.
Jude guardò Geffen,
poi decise di non nascondere niente al consorte.
“Mason ha parlato di
una recidiva, curabilissima, vero Glam?”
“Sì Rob, con poche
sedute di una … come si chiama Jude?”
“Radioterapia!” – e sorrise.
“Ok … Mi ridurrà uno
straccio?”
“Non lo so … ah ecco
Mason, ora ci dice tutto lui”
I dettagli avevano
quasi un sapore ironico, visto che Downey avrebbe indossato una strana
maschera, paragonata da Mason a quella di Iron Man; non avrebbe perso i capelli
e neppure avuto molte nausee.
Solo un po’ di
stanchezza ed ovviamente “… una splendida abbronzatura” – anche se il rischio
di ustionarsi era plausibile.
“Farò ciò che devo …
Ho una splendida famiglia da cui tornare, sa?” – disse alla fine del colloquio
l’attore, intrecciando le mani a quelle di Jude e Glam, contemporaneamente – “Ed
amici meravigliosi, che non voglio perdere di vista. Mai.”
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