mercoledì 27 marzo 2013

ZEN - CAPITOLO N. 78


Capitolo n. 78  -  zen


Le labbra di Jared scivolarono sullo zigomo destro di Glam.
“Ti prego spostati … Io devo andare”
Geffen si alzò faticosamente e Jared scivolò via da lui, come intimorito – “Era solo un bacio innocente“ – disse flebile.
“Ti senti meglio?” – provò ad insistere, come se potesse esistere un modo per trattenerlo.
Glam aveva preso una pillola, alle prime avvisaglie di quello che ad entrambi sembrò un infarto.
Si era coricato, con Jared al fianco, che non smetteva di tamponargli la fronte con un fazzoletto bagnato con acqua gelida.
Si era quasi assopito, ma solo per pochi minuti, tanto che il farmaco faceva effetto.
Jared si era accoccolato sotto la sua ala, come quando si amavano.
Nella sua mente, la frase si affacciò cattiva e concreta.
Era solo passato.


Farrell guardò l’orologio per la terza forza, spazientito.
Quindi sorrise: Jared era arrivato.
“Scusami Colin, ho avuto un contrattempo” – disse trafelato, passando oltre lo stewart sul jet di Meliti, pronto a decollare.
“Siamo qui amore … Il resto non conta” – replicò sereno l’irlandese, abbracciandolo, per dargli un lungo bacio.
Jared fece finta che non fosse accaduto nulla, ma si stava dissanguando, senza che il mondo se ne accorgesse.


Matt lo accolse sorridente e lucido.
“Glam … Non ti aspettavo più”
“Ciao … Perdona il ritardo”
Il giovane abbandonò la poltrona in giardino, per lasciarsi stringere con delicatezza, da quell’uomo, che stava guardando come un sogno avveratosi all’improvviso.
“E’ … è stato vero …?”
“Cosa Matt?”
“Abbiamo fatto l’amore, ieri notte …?”
“Sì tesoro …” – e cercò la sua bocca, per non ascoltare più la sua gioia, per tarpare le ali alle sue illusioni, se solo avessero continuato a scavare in quei cuori troppo tormentati per avere scampo, per mettersi in salvo.


Jimmy trovò un biglietto da visita sul comodino di Scott, mentre lui faceva una doccia.
Si erano consumati in tre amplessi, uno migliore dell’altro.
“Dottoressa Green …? Chi è?” – chiese calmo, quando il compagno rientrò nella stanza.
“E’ una psicologa. Ho appuntamento con lei domani mattina, su consiglio dell’agente Rossi. Mi sono impegnato ad andarci, a garanzia della mia buona fede e del mio … pentimento”
Era cristallino e bellissimo.
Jimmy si levò verso di lui, inginocchiandosi sul bordo ed appendendosi al collo del medico, dove affondò i propri singhiozzi deboli.
“Tesoro calmati … Io non voglio che accada di nuovo … Guardami Jimmy”
“Mi … mi dispiace, è colpa mia”
“Assolutamente no” – bissò risoluto.
“Amami ancora Scott … Ho solo te al mondo …”
A quella richiesta, lui non fece altro che prenderlo in braccio, lasciando che Jimmy si ancorasse con le cosce toniche alla sua vita altrettanto allenata.
Si spostarono verso la parete, le braccia di Scott incrociate dietro la schiena di Jimmy, finché non lo appoggiò al muro, facendo scivolare i palmi sotto i glutei del ragazzo, già abbastanza lubrificato per riceverlo senza indugi.
Un colpo di reni, poi un altro e gli fu dentro, così virtuoso da farlo urlare, in un ritmo da subito virile ed estenuante.
Jimmy si morse le labbra, lo sguardo lucido e tremolante, la bocca che si schiudeva progressivamente, mentre stava per venire, ricettivo ed adorabile, nelle sue espressioni di pura lascivia, senza più vergognarsi di provare piacere, perché nessuno lo pagava per fingere.
Scott era lì ed era innamorato di lui.
Sembrava un miracolo.


Il nome sul visore lo incuriosì, poi la voce dell’interlocutore allarmò Geffen, all’istante.
“Glam sono Jude, siamo in ospedale, Rob … Rob ha avuto un malore” – stava piangendo e la cosa apparve subito grave, dalla sua disperazione.
“Arrivo subito”


“Aveva freddo, dopo la colazione … Io pensavo fosse influenza, l’ho rimesso a letto … Gli ho preparato del tè”
Lo raccontava come se si trattasse di un bimbo e la sua devozione era così limpida, il suo attaccamento a Robert così sincero.

I singulti di Jude si mescolarono alle sue parole spezzate.
Era piegato su di un divanetto, con Glam a sostenerlo, a consolarlo, mentre Robert faceva una tac.
Scott coadiuvava l’emergenza insieme a Steve, dopo avere consultato immediatamente l’oncologo, che aveva seguito Downey al primo ricovero.

“Andrà tutto bene … Forse la pressione bassa …”
“Non lo so Glam … Io … io ho tanta paura”
Geffen lo strinse sul petto, sentendolo tremare terrorizzato.
Di sicuro Jude stava temendo un futuro senza il marito: le sue ipotesi erano le peggiori.

“E … e poi” – singhiozzò – “… io ultimamente ero scortese con lui … Che è l’uomo più dolce di questo mondo, tu lo sai Glam …”
“Sì, lo so …” – poi sorrise per quel termine, scortese, usato da Law, all’apparenza tanto fragile da potere frantumarsi in mille pezzi da un momento all’altro.

Geffen chiese a Scott di procurargli un tranquillante.
Lui gli somministrò qualche goccia di un preparato innocuo, che Jude da subito rifiutò, per poi cedere all’insistenza dei due amici.

Steve ed il dottor Mason finalmente li aggiornarono sull’esito delle analisi, convocandoli nello studio di quest’ultimo.
“Signor Law, suo marito ha avuto una recidiva” – disse serio.
“Alla gola …?” – balbettò, asciugandosi la faccia con la manica del pullover.
“Sì … Comunque non è grave, anzi, possiamo intervenire immediatamente con una radioterapia di ultima generazione, tre sedute basteranno”
“Il male … il male è tornato” – crollò su di una seggiola.
“Spiegherò a Robert quanto succederà, tra venti minuti: ora sta riposando, lo potrete vedere quando andremo a svegliarlo per dimetterlo. Era un po’ disidratato e carente di vitamine: stiamo provvedendo con delle flebo, ok?”
La sua voce era garbata, come il suo aspetto professionale ed integro.
Geffen si sentì rassicurato, anche se impaziente di parlare con Robert, ma Jude, una volta tornati nella saletta di attesa, gli apparve oltre modo in ansia.

“Hai sentito lo specialista, si può risolvere, questo è ciò che conta”
Law, curvato su sé stesso, si alzò poi di scatto – “Mi … mi sento male Glam”
“Vieni, andiamo in bagno, è qui dietro”

Gli massaggiava la schiena, tenendogli la testa, mentre dava di stomaco, così come faceva con Lula, quando esagerava con i dolci o la pizza.
Con soldino, Glam, prendeva sempre una coperta di pile, con tanti Snoopy stampati su di un cielo azzurro nitido, per raccoglierlo, mentre il bimbo si avvinghiava a lui, facendolo sentire la persona migliore del pianeta.

Jude sembrava altrettanto sconvolto e riconoscente.
Una volta tornati a sedersi, Glam gli prese una bibita dalla macchinetta, porgendogliela gentile.
“Ti aiuterà … Con Lula funziona” – sorrise.
Law annuì, fissandolo – “Avevo … avevo cercato Colin, ma erano già decollati” – lo disse come a scusarsi.
“Sono abituato ad essere la seconda scelta” – Geffen rise, con una solarità inattesa.
Jude piegò la testa, come se lo stesse analizzando o forse lo faceva unicamente con sé stesso e le proprie paure verso quell’avversario, creduto sino a quel giorno tanto ostico e detestabile.
Forse aveva sbagliato grossolanamente.

“Non dire queste cose Glam … Non farlo, perché … Perché in ogni occasione dimostri il contrario, tu ci sei … E ci sei stato quando ti ho chiesto aiuto e riservatezza, nonostante la tua amicizia con Robert, non hai tradito il mio segreto, il mio … dramma”
“Ero anche il tuo legale, la fiducia degli assistiti è sempre stata un mio vanto, almeno nel lavoro ho una certa credibilità” – ribatté semplice.
“Ecco ti sminuisci sempre” – protestò.
Glam sorrise, dandogli una carezza con il dorso della mano – “Ora pensiamo a Robert: non deve vederti così, chiedo a Scott se possiamo usare la sua toilette, vedrai che ci troveremo anche gli elastici per le treccine, con quei capelli che si ritrova … Dentifricio, spazzolino ed un rasoio elettrico, ok?” – propose dolce.
“Ok …” – tirò su dal naso, poi lo seguì.


Downey se lo ritrovò al capezzale in ordine, anche se le iridi di Jude rivelavano una profonda angoscia.
Lo stupore fu, però, vedere Geffen ad accompagnarlo in sua presenza.

“Ciao Holmes, ora ti portiamo a casa” – scherzò l’avvocato, dandogli un bacio sulla fronte.
“Glam …?”
“Non mi ha lasciato solo un attimo … Stavo impazzendo, amore” – chiarì Jude, dandogli un bacio intenso, rannicchiandosi poi sul petto di Robert, che non sapeva più chi guardare dei due.

“Dovete dirmi qualcosa …?” – chiese l’americano, timoroso.
Jude guardò Geffen, poi decise di non nascondere niente al consorte.
“Mason ha parlato di una recidiva, curabilissima, vero Glam?”
“Sì Rob, con poche sedute di una … come si chiama Jude?”
“Radioterapia!” – e sorrise.
“Ok … Mi ridurrà uno straccio?”
“Non lo so … ah ecco Mason, ora ci dice tutto lui”

I dettagli avevano quasi un sapore ironico, visto che Downey avrebbe indossato una strana maschera, paragonata da Mason a quella di Iron Man; non avrebbe perso i capelli e neppure avuto molte nausee.
Solo un po’ di stanchezza ed ovviamente “… una splendida abbronzatura” – anche se il rischio di ustionarsi era plausibile.

“Farò ciò che devo … Ho una splendida famiglia da cui tornare, sa?” – disse alla fine del colloquio l’attore, intrecciando le mani a quelle di Jude e Glam, contemporaneamente – “Ed amici meravigliosi, che non voglio perdere di vista. Mai.”


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