Capitolo n. 68 - zen
“Hai paura di me,
vero?”
Matt sgranò gli occhi
su Geffen, poi prese qualcosa dal cassetto del suo comodino.
La stanza alla
clinica Foster era confortevole, anche se blindata: ciò nonostante si
affacciava su un piccolo giardino, dove si poteva prendere il sole e cenare,
attorno ad un tavolo quadrato in vimini bianco latte.
“L’ho fatto ieri … Al
corso di ceramica, pensa” – rise – “E’ l’unico a cui posso accedere … Non ci
sono coltelli … Solo spatole ed arnesi in silicone. Avrei preferito quello di
falegnameria, sono un po’ meno schiappa”
Il giovane porse a
Glam una ciotola, con inciso il nome dell’avvocato sul fondo e la data del suo
compleanno, appena trascorso.
“Grazie … E’ molto
bello Matt” – e gli diede un bacio sulla tempia destra, cingendogli le spalle,
mentre erano seduti sopra ad un divanetto, la tv accesa, ma senza audio.
“Come hai festeggiato
…?” – chiese timido.
“Il solito party, il
solito disastro … L’ha organizzato Kevin, ma ci siamo lasciati di nuovo. Mi ha
cacciato via, a piena ragione e spalleggiato da Jared. Lui spesso ha trovato
conforto in quello che Antonio definisce un fratello, anche se non lo è
affatto, intendiamoci …” – sorrise triste.
“Un po’ incestuoso …”
– abbozzò, ma in maniera simpatica.
Geffen scrollò la
testa, carica di pensieri.
“E Robert …?”
“Un altro capitolo
chiuso, ma siamo amici, ci stiamo ricostruendo così, a poco a poco”
“Ne sembri
soddisfatto”
“Mi sono arreso con
lui o rassegnato o semplicemente ho capito …” – osservò assorto.
“Capito che non lo
ami abbastanza?” – bissò incuriosito.
Geffen rise mesto –
“E forse è proprio questo il problema, sai? O almeno è un’ottima accusa da
parte di chi ho deluso. O forse credevo di fare a sufficienza, di stupirli …
Loro non sono bambini o forse lo sono più del mio Lula.”
“A … a proposito … Mi
odierà …”
“No, Lula ha compreso
il tuo … il tuo stato di salute” – spiegò calmo, accarezzandogli i capelli.
“Cioè che … che sono
pazzo, Glam?”
“Tu non sei pazzo,
sia chiaro, così come io non ho affatto paura di te, ok?” – ribatté sicuro.
“Ok …” – ed
asciugandosi una lacrima dispettosa, Matt si appoggiò nel suo abbraccio,
inserendo il volume e guardando insieme a Glam quel film, che non interessava a
nessuno dei due, ma che era un’ottima scusa per trattenere lì il suo angelo
custode, almeno per un’altra ora.
Kevin si svegliò con
una fastidiosa emicrania e Lula accanto, seduto al centro del letto, con il suo
nuovo peluche.
“Ciao papake” – lo
salutò con un sorriso.
“Amore … ciao … è
tanto che sei lì?”
“Mmmm dieci minuti,
ho fatto il bagno a Brady 2”
“Ok … anch’io ho
bisogno di una doccia.” – e provò ad alzarsi, ma un lieve capogiro gli impose
qualche istante di riflessione.
“Andiamo da qualche
parte per il fine settimana papi?”
Kevin si mise seduto,
scompigliando la chioma riccioluta di Lula, che si sforzava di farlo reagire,
era palese.
“Dov’è daddy, tu lo
sai vero cucciolo?” – domandò debole.
“Al lavoro … prima
del week end deve preparare una causa con Marc e Denny”
“Te l’ha detto lui?”
“Uhm … no, lo so e basta” – rise.
“E’ con Matt, ora …?”
Lula annuì, con una
smorfia buffa – “Papà vuole stare con lui, ha … come si dice … voltato pagina!”
“Ah … Sempre per una
tua sensazione …?”
“Lo avete trattato
tutti male, anche se l’unico ad averne il diritto sei tu papi … Cioè io ti
capisco” – e si accucciolò tra le sue ali.
Kevin si commosse –
“Perché non riesco a smettere di amarlo …? Me lo sai dire tu, Lula? Tu lo sai?”
“Perché … doveva
andare così … temo.”
Robert stava
assemblando la casa delle bambole, che Chris aveva acquistato per Clarissa.
La bimba sceglieva
dei vestitini per le sue Barbie ed il padre le apriva una confezione dopo
l’altra.
Il cantante si
avvicinò a Downey, di spalle, dandogli un bacio sulla nuca e cinturandolo,
radioso – “Sono così felice che sei qui con noi, papà” – disse emozionato.
Rob arrossì, poi lo
guardò.
“Va tutto bene,
Christopher?”
“Sì … Sì, solo che
Steven è molto preso dal suo nuovo incarico da primario e … ci trascura un
pochino: domani, però andiamo a Santa Monica.”
“Ok … Ed il tuo
lavoro? Il tour con i Mars?”
“Oh quello … Poche
date e poi Kevin è uno straccio, Jared sempre sulle sue nuvole …” – si lamentò.
“Kevin? Cosa gli è
capitato? Pensavo fosse contento del ritorno di Glam …”
“Figurati, si sono
già mollati. Tu ieri sei andato via presto dalla festa e quindi non ti sarai
reso conto …”
“Non ne sapevo nulla”
“Xavier mi ha detto
che è tornato a Palm Springs, la Star House è in vendita, per i pessimi ricordi
legati a Matt: in compenso Geffen lo difenderà al processo e pare vada regolarmente
da lui in clinica, dove l’ha fatto trasferire con uno dei suoi atti di forza …
Sai come fa Glam.”
“Siete informati tu e
Xavy …” – rise nervoso.
“E’ Pamela la nostra
spia” – rise solare – “Lei sa tutto di Glam, per via delle gemelle. Per questo
è un padre attento e le adora … Anche Sveva è aggiornata, per Jay Jay e poi
sono diventate complici, con Pam intendo …”
“Tutte le spose del
re …”
Chris inarcò un
sopracciglio – “E … il più amato del re? Come sta?”
Downey avvampò –
“Bene … Bene, ci siamo chiariti, solo una bella amicizia e stop. Il tuo papà è
molto appagato dal suo matrimonio con Jude, sappilo” – sottolineò affabile.
“Veramente io mi
riferivo a Jared …”
Rob spalancò le
palpebre, istintivamente.
Chris scoppiò a
ridere – “Ti prendo in giro! Ovvio che parlavo di te …” – poi sospirò – “Tu lo
ami ancora … Papà, ma non ti vedi, non ti senti …?”
“Sì, certo, ma al di
là degli scherzi e dei tuoi tranelli, io ho ritrovato Jude e siamo ripartiti da
zero, riscoprendo tutto il bello di ciò che ci ha fatti innamorare e cambiare
le nostre vite” – ribatté serio, ma non severo.
Marc li ritrovò
allacciati sul divano della propria camera.
Jamie dormiva con
Kurt sul petto, sotto ad una coperta e senza essersi spogliato, mentre l’amico
indossava unicamente i jeans.
Di sicuro aveva
preferito fare in quel modo, per non lasciarlo solo nella stanza degli ospiti,
dove c’era la roba di Kurt, ma senza farlo entrare nel letto dove riposava con
Hopper: un gesto nobile, ma non meno irritante, nello scoprirli così intimi,
anche se scusabili.
Marc andò in cucina,
facendo dell’inevitabile rumore; Jamie si svegliò di soprassalto.
Credeva di vederlo
nel pomeriggio, ma Hopper volle subito andare all’attico, dopo l’arrivo in
aeroporto da Boston, anticipato per la causa di Matt.
“Ehi ciao bene
arrivato …”
Jamie gli si accostò,
con un sorriso, ma il consorte, dopo avere chiuso il frigo con un gesto
indispettito, prese una certa distanza, senza guardarlo.
“I bambini?”
“Dormono Marc …” –
disse intimorito.
“Bevo questa e vado
in studio” – replicò versando la bevanda energetica in un bicchiere, per poi
stritolarne la lattina.
“Tutto bene al
meeting …?”
“Sì, perfetto, quasi
come qui” – e lo puntò.
“Marc …”
Hopper passò nella
cabina armadio con una solerzia alquanto livida.
Scelse una giacca ed
una camicia.
“Faccio una doccia.”
“Marc! Cazzo!” –
sbottò Jamie, bloccandolo.
Hopper sigillò la
porta, stringendolo a sé per baciarlo, togliendogli il respiro.
I vestiti del
ballerino finirono sulla moquette, quasi strappati dal suo corpo esile, ma
muscoloso.
Con enormi sacrifici
riusciva a mantenere una forma invidiabile ed asciutta, seppure ballasse sempre
meno.
Le sue gambe
scattanti, ora erano inermi ed arrendevoli, schiuse ai fianchi robusti e
prepotenti di Marc, che già grondante di umori, nel solo percepire l’odore
della pelle di Jamie, lo aveva penetrato con un unico affondo.
Gli era dappertutto,
con le sue labbra, i suoi denti, la sua lingua, che lo leccava, respirandogli
addosso la sua rabbia lussuriosa.
“Sei mio … tu sei
mio, hai capito?!” – grugnì l’uomo, mentre gli ansiti del suo gracile amante,
sapevano di lacrime nel suo collo massiccio ed accogliente.
Le ali di Jamie erano
aggrappate a lui, che sapeva farlo volare come nessuno, anche se quell’amplesso
sapeva di dominio puro da un lato ed apparente sottomissione, dall’altro.
Improvvisa, quella
furia si calmò, rallentandogli dentro, facendosi sentire in ogni angolazione
sensibile, di quel canale angusto e vibrante.
“Ti amo così tanto
Jam …” – gli singhiozzò negli occhi, guardandolo innamorato.
Jamie sorrise,
spargendo baci dovunque potesse arrivare, senza separare quel loro connubio d’amore,
senza uguali.
Kevin chiese a
Vassily di scortare Lula in piscina, mentre Geffen li vide, affacciato sulla
veranda.
Li salutò, perplesso.
“Ciao … Non credevo
veniste qui.” – li accolse in ogni caso con tranquillità.
“Glam ti ho lasciato
un messaggio … Devo parlarti, posso entrare?” – chiese educato il bassista.
“Certo … Sei pallido,
vuoi un’aspirina?”
“No, grazie, ho già
preso un cachet … Non voglio che Lula ci ascolti.”
“Se vuole lui …” – si
interruppe, vedendo Kevin angosciato.
“Volevo scusarmi per
ieri Glam, mi sono comportato in maniera così immatura.”
“Nessun problema,
facciamo un passo avanti, vuoi?”
“Sì … Sì, non
cambierò idea.”
“Su di noi? Se è per
questo neppure io Kevin” – bissò gentile.
“Il problema è Matt.”
“Matt?”
“Comprendo la causa
legale, l’impegno che ti sei preso, ma i tuoi associati possono provvedere
senza il tuo ausilio, non credi?”
“Quale è esattamente
il problema?”
“Non voglio che lo
frequenti, io non mi fido di lui.”
“Matt è in clinica e,
nella migliore delle ipotesi ci rimarrà, ma non segregato, sempre che venga
assolto”
“E quali
assicurazioni mi dai? Per me, per Lula?”
“Matt ed io abbiamo,
ora, un dialogo aperto e sincero. Foster mi ha spiegato che la terapia dà buoni
risultati ed in effetti lo spettro di Alexander sembra lasciarlo in pace, da
quando è in cura presso di lui.”
“A me non basta! Potrebbe
farti del male, ingannarti, non ci hai proprio pensato?”
“So difendermi Kevin …”
– disse dolce, avvicinandosi a lui con una cola – “In quel posto non ci sono
armi e lui è piuttosto debilitato dai farmaci. Dorme anche di giorno e quando è
sveglio, passa dal giardino allo psichiatra, consumando i pasti in mensa con
altri pazienti, senza combinare guai.” – sorrise.
“E se lo liberassero?”
“Matt non può
condurre una vita normale, dovrà per forza affidarsi alle cure di specialisti.”
“Sarebbe più
auspicabile morire …” – ribatté assorto, andando alla finestra.
“No, non credo, può
dare ancora molto al prossimo, ci vuole solo pazienza e metodo”
“Gli … gli vuoi bene,
nonostante ciò che stava per fare? Uccidere il nostro Lula” – mormorò divorato
dal pianto.
Geffen andò ad
abbracciarlo, senza che Kevin si girasse.
“Non voglio più
rimanere intrappolato nel ieri, io voglio sentirmi utile, anche se non sono
stato indispensabile per nessuno, ma sarebbe stato persino arrogante pensarlo
Kevin … Guardami”
Il giovane lo fece.
“Glam …”
“Il tuo amore mi ha fatto
cambiare, se devo essere riconoscente a qualcuno, quello sei tu Kevin. D’ora in
poi, però, noi saremo esclusivamente i genitori di Lula, nel massimo rispetto
reciproco e nell’affetto profondo che ci unisce. Potremmo finire a letto ogni
volta lo desiderassimo, ma per cosa, me lo spieghi?” – prese fiato, strizzando
le palpebre.
“Non volevo
obbligarti ad amarmi … io non” – balbettò, ma le carezze di Glam, sulla sua
nuca e sulla schiena tremante, lo rassicurarono ulteriormente, ancora prima
delle sue parole calde e senza incertezze.
“Kevin tra noi è
finita, ma non per questo smetterò di volerti bene.”
Gli diede un bacio
sulle tempie, infine lo congedò, andando da Lula, che sarebbe rimasto alla
villa sino al lunedì mattina seguente.
La strada del ritorno
a Los Angeles gli apparve buia, come il vuoto che Kevin avvertiva al centro del
petto, dove il cuore sembrò essersi spento.
Inesorabilmente.
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