domenica 10 marzo 2013

ZEN - CAPITOLO N. 68



Capitolo n. 68  -  zen


“Hai paura di me, vero?”
Matt sgranò gli occhi su Geffen, poi prese qualcosa dal cassetto del suo comodino.
La stanza alla clinica Foster era confortevole, anche se blindata: ciò nonostante si affacciava su un piccolo giardino, dove si poteva prendere il sole e cenare, attorno ad un tavolo quadrato in vimini bianco latte.
“L’ho fatto ieri … Al corso di ceramica, pensa” – rise – “E’ l’unico a cui posso accedere … Non ci sono coltelli … Solo spatole ed arnesi in silicone. Avrei preferito quello di falegnameria, sono un po’ meno schiappa”
Il giovane porse a Glam una ciotola, con inciso il nome dell’avvocato sul fondo e la data del suo compleanno, appena trascorso.

“Grazie … E’ molto bello Matt” – e gli diede un bacio sulla tempia destra, cingendogli le spalle, mentre erano seduti sopra ad un divanetto, la tv accesa, ma senza audio.
“Come hai festeggiato …?” – chiese timido.
“Il solito party, il solito disastro … L’ha organizzato Kevin, ma ci siamo lasciati di nuovo. Mi ha cacciato via, a piena ragione e spalleggiato da Jared. Lui spesso ha trovato conforto in quello che Antonio definisce un fratello, anche se non lo è affatto, intendiamoci …” – sorrise triste.
“Un po’ incestuoso …” – abbozzò, ma in maniera simpatica.
Geffen scrollò la testa, carica di pensieri.
“E Robert …?”
“Un altro capitolo chiuso, ma siamo amici, ci stiamo ricostruendo così, a poco a poco”
“Ne sembri soddisfatto”
“Mi sono arreso con lui o rassegnato o semplicemente ho capito …” – osservò assorto.
“Capito che non lo ami abbastanza?” – bissò incuriosito.
Geffen rise mesto – “E forse è proprio questo il problema, sai? O almeno è un’ottima accusa da parte di chi ho deluso. O forse credevo di fare a sufficienza, di stupirli … Loro non sono bambini o forse lo sono più del mio Lula.”
“A … a proposito … Mi odierà …”
“No, Lula ha compreso il tuo … il tuo stato di salute” – spiegò calmo, accarezzandogli i capelli.
“Cioè che … che sono pazzo, Glam?”
“Tu non sei pazzo, sia chiaro, così come io non ho affatto paura di te, ok?” – ribatté sicuro.
“Ok …” – ed asciugandosi una lacrima dispettosa, Matt si appoggiò nel suo abbraccio, inserendo il volume e guardando insieme a Glam quel film, che non interessava a nessuno dei due, ma che era un’ottima scusa per trattenere lì il suo angelo custode, almeno per un’altra ora.


Kevin si svegliò con una fastidiosa emicrania e Lula accanto, seduto al centro del letto, con il suo nuovo peluche.
“Ciao papake” – lo salutò con un sorriso.
“Amore … ciao … è tanto che sei lì?”
“Mmmm dieci minuti, ho fatto il bagno a Brady 2”
“Ok … anch’io ho bisogno di una doccia.” – e provò ad alzarsi, ma un lieve capogiro gli impose qualche istante di riflessione.
“Andiamo da qualche parte per il fine settimana papi?”
Kevin si mise seduto, scompigliando la chioma riccioluta di Lula, che si sforzava di farlo reagire, era palese.
“Dov’è daddy, tu lo sai vero cucciolo?” – domandò debole.
“Al lavoro … prima del week end deve preparare una causa con Marc e Denny”
“Te l’ha detto lui?”
“Uhm  … no, lo so e basta” – rise.
“E’ con Matt, ora …?”
Lula annuì, con una smorfia buffa – “Papà vuole stare con lui, ha … come si dice … voltato pagina!”
“Ah … Sempre per una tua sensazione …?”
“Lo avete trattato tutti male, anche se l’unico ad averne il diritto sei tu papi … Cioè io ti capisco” – e si accucciolò tra le sue ali.
Kevin si commosse – “Perché non riesco a smettere di amarlo …? Me lo sai dire tu, Lula? Tu lo sai?”
“Perché … doveva andare così … temo.”


Robert stava assemblando la casa delle bambole, che Chris aveva acquistato per Clarissa.
La bimba sceglieva dei vestitini per le sue Barbie ed il padre le apriva una confezione dopo l’altra.

Il cantante si avvicinò a Downey, di spalle, dandogli un bacio sulla nuca e cinturandolo, radioso – “Sono così felice che sei qui con noi, papà” – disse emozionato.
Rob arrossì, poi lo guardò.
“Va tutto bene, Christopher?”
“Sì … Sì, solo che Steven è molto preso dal suo nuovo incarico da primario e … ci trascura un pochino: domani, però andiamo a Santa Monica.”
“Ok … Ed il tuo lavoro? Il tour con i Mars?”
“Oh quello … Poche date e poi Kevin è uno straccio, Jared sempre sulle sue nuvole …” – si lamentò.
“Kevin? Cosa gli è capitato? Pensavo fosse contento del ritorno di Glam …”
“Figurati, si sono già mollati. Tu ieri sei andato via presto dalla festa e quindi non ti sarai reso conto …”
“Non ne sapevo nulla”
“Xavier mi ha detto che è tornato a Palm Springs, la Star House è in vendita, per i pessimi ricordi legati a Matt: in compenso Geffen lo difenderà al processo e pare vada regolarmente da lui in clinica, dove l’ha fatto trasferire con uno dei suoi atti di forza … Sai come fa Glam.”
“Siete informati tu e Xavy …” – rise nervoso.
“E’ Pamela la nostra spia” – rise solare – “Lei sa tutto di Glam, per via delle gemelle. Per questo è un padre attento e le adora … Anche Sveva è aggiornata, per Jay Jay e poi sono diventate complici, con Pam intendo …”
“Tutte le spose del re …”
Chris inarcò un sopracciglio – “E … il più amato del re? Come sta?”
Downey avvampò – “Bene … Bene, ci siamo chiariti, solo una bella amicizia e stop. Il tuo papà è molto appagato dal suo matrimonio con Jude, sappilo” – sottolineò affabile.
“Veramente io mi riferivo a Jared …”
Rob spalancò le palpebre, istintivamente.
Chris scoppiò a ridere – “Ti prendo in giro! Ovvio che parlavo di te …” – poi sospirò – “Tu lo ami ancora … Papà, ma non ti vedi, non ti senti …?”
“Sì, certo, ma al di là degli scherzi e dei tuoi tranelli, io ho ritrovato Jude e siamo ripartiti da zero, riscoprendo tutto il bello di ciò che ci ha fatti innamorare e cambiare le nostre vite” – ribatté serio, ma non severo.


Marc li ritrovò allacciati sul divano della propria camera.
Jamie dormiva con Kurt sul petto, sotto ad una coperta e senza essersi spogliato, mentre l’amico indossava unicamente i jeans.
Di sicuro aveva preferito fare in quel modo, per non lasciarlo solo nella stanza degli ospiti, dove c’era la roba di Kurt, ma senza farlo entrare nel letto dove riposava con Hopper: un gesto nobile, ma non meno irritante, nello scoprirli così intimi, anche se scusabili.

Marc andò in cucina, facendo dell’inevitabile rumore; Jamie si svegliò di soprassalto.
Credeva di vederlo nel pomeriggio, ma Hopper volle subito andare all’attico, dopo l’arrivo in aeroporto da Boston, anticipato per la causa di Matt.

“Ehi ciao bene arrivato …”
Jamie gli si accostò, con un sorriso, ma il consorte, dopo avere chiuso il frigo con un gesto indispettito, prese una certa distanza, senza guardarlo.
“I bambini?”
“Dormono Marc …” – disse intimorito.
“Bevo questa e vado in studio” – replicò versando la bevanda energetica in un bicchiere, per poi stritolarne la lattina.
“Tutto bene al meeting …?”
“Sì, perfetto, quasi come qui” – e lo puntò.
“Marc …”
Hopper passò nella cabina armadio con una solerzia alquanto livida.
Scelse una giacca ed una camicia.
“Faccio una doccia.”
“Marc! Cazzo!” – sbottò Jamie, bloccandolo.
Hopper sigillò la porta, stringendolo a sé per baciarlo, togliendogli il respiro.
I vestiti del ballerino finirono sulla moquette, quasi strappati dal suo corpo esile, ma muscoloso.
Con enormi sacrifici riusciva a mantenere una forma invidiabile ed asciutta, seppure ballasse sempre meno.
Le sue gambe scattanti, ora erano inermi ed arrendevoli, schiuse ai fianchi robusti e prepotenti di Marc, che già grondante di umori, nel solo percepire l’odore della pelle di Jamie, lo aveva penetrato con un unico affondo.
Gli era dappertutto, con le sue labbra, i suoi denti, la sua lingua, che lo leccava, respirandogli addosso la sua rabbia lussuriosa.
“Sei mio … tu sei mio, hai capito?!” – grugnì l’uomo, mentre gli ansiti del suo gracile amante, sapevano di lacrime nel suo collo massiccio ed accogliente.
Le ali di Jamie erano aggrappate a lui, che sapeva farlo volare come nessuno, anche se quell’amplesso sapeva di dominio puro da un lato ed apparente sottomissione, dall’altro.
Improvvisa, quella furia si calmò, rallentandogli dentro, facendosi sentire in ogni angolazione sensibile, di quel canale angusto e vibrante.
“Ti amo così tanto Jam …” – gli singhiozzò negli occhi, guardandolo innamorato.
Jamie sorrise, spargendo baci dovunque potesse arrivare, senza separare quel loro connubio d’amore, senza uguali.


Kevin chiese a Vassily di scortare Lula in piscina, mentre Geffen li vide, affacciato sulla veranda.
Li salutò, perplesso.
“Ciao … Non credevo veniste qui.” – li accolse in ogni caso con tranquillità.
“Glam ti ho lasciato un messaggio … Devo parlarti, posso entrare?” – chiese educato il bassista.
“Certo … Sei pallido, vuoi un’aspirina?”
“No, grazie, ho già preso un cachet … Non voglio che Lula ci ascolti.”
“Se vuole lui …” – si interruppe, vedendo Kevin angosciato.
“Volevo scusarmi per ieri Glam, mi sono comportato in maniera così immatura.”
“Nessun problema, facciamo un passo avanti, vuoi?”
“Sì … Sì, non cambierò idea.”
“Su di noi? Se è per questo neppure io Kevin” – bissò gentile.
“Il problema è Matt.”
“Matt?”
“Comprendo la causa legale, l’impegno che ti sei preso, ma i tuoi associati possono provvedere senza il tuo ausilio, non credi?”
“Quale è esattamente il problema?”
“Non voglio che lo frequenti, io non mi fido di lui.”
“Matt è in clinica e, nella migliore delle ipotesi ci rimarrà, ma non segregato, sempre che venga assolto”
“E quali assicurazioni mi dai? Per me, per Lula?”
“Matt ed io abbiamo, ora, un dialogo aperto e sincero. Foster mi ha spiegato che la terapia dà buoni risultati ed in effetti lo spettro di Alexander sembra lasciarlo in pace, da quando è in cura presso di lui.”
“A me non basta! Potrebbe farti del male, ingannarti, non ci hai proprio pensato?”
“So difendermi Kevin …” – disse dolce, avvicinandosi a lui con una cola – “In quel posto non ci sono armi e lui è piuttosto debilitato dai farmaci. Dorme anche di giorno e quando è sveglio, passa dal giardino allo psichiatra, consumando i pasti in mensa con altri pazienti, senza combinare guai.” – sorrise.
“E se lo liberassero?”
“Matt non può condurre una vita normale, dovrà per forza affidarsi alle cure di specialisti.”
“Sarebbe più auspicabile morire …” – ribatté assorto, andando alla finestra.
“No, non credo, può dare ancora molto al prossimo, ci vuole solo pazienza e metodo”
“Gli … gli vuoi bene, nonostante ciò che stava per fare? Uccidere il nostro Lula” – mormorò divorato dal pianto.
Geffen andò ad abbracciarlo, senza che Kevin si girasse.
“Non voglio più rimanere intrappolato nel ieri, io voglio sentirmi utile, anche se non sono stato indispensabile per nessuno, ma sarebbe stato persino arrogante pensarlo Kevin … Guardami”
Il giovane lo fece.
“Glam …”
“Il tuo amore mi ha fatto cambiare, se devo essere riconoscente a qualcuno, quello sei tu Kevin. D’ora in poi, però, noi saremo esclusivamente i genitori di Lula, nel massimo rispetto reciproco e nell’affetto profondo che ci unisce. Potremmo finire a letto ogni volta lo desiderassimo, ma per cosa, me lo spieghi?” – prese fiato, strizzando le palpebre.
“Non volevo obbligarti ad amarmi … io non” – balbettò, ma le carezze di Glam, sulla sua nuca e sulla schiena tremante, lo rassicurarono ulteriormente, ancora prima delle sue parole calde e senza incertezze.
“Kevin tra noi è finita, ma non per questo smetterò di volerti bene.”
Gli diede un bacio sulle tempie, infine lo congedò, andando da Lula, che sarebbe rimasto alla villa sino al lunedì mattina seguente.

La strada del ritorno a Los Angeles gli apparve buia, come il vuoto che Kevin avvertiva al centro del petto, dove il cuore sembrò essersi spento.
Inesorabilmente.







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