mercoledì 20 marzo 2013

ZEN - CAPITOLO N. 74


Capitolo n. 74  -  zen


Matt arrivò in aula scortato da tre energumeni e bloccato in una camicia di forza.
Geffen rimase sbigottito.
“Ma siete impazziti? Levategli subito questa roba!” – ringhiò.
“Stamattina il suo protetto ha fatto il cattivo bambino” – disse il più anziano, con scherno.

Matt fissava il vuoto, le iridi lucide e vitree, di sicuro sotto l’effetto di qualche tranquillante.
“La giuria non può vederlo così …” – si intromise Hopper, sollecitando gli infermieri a provvedere: dopo qualche insistenza, gli diedero retta.
I poliziotti lo ammanettarono, senza che Matt opponesse alcuna resistenza: una volta seduto, cominciò a ciondolare, biascicando una cantilena, che nessuno comprese.
Era una filastrocca, alla fine Marc la riconobbe: la cantava anche lui ai suoi figli.

“Miseria schifosa …” – disse piano Geffen, strofinandosi la faccia tirata.
“Chiedo un rinvio?”
“No Marc, ormai siamo in ballo … Cosa abbiamo oggi?”
“L’accusa ha convocato i funzionari di Haiti. Cosa dobbiamo aspettarci?”
“Francamente non hanno prove a meno che non ne abbiamo trovate all’ultimo minuto e quindi nessuno ce le ha prodotte per conoscenza … Staremo a vedere. Poi c’è Chris, giusto?”
“Sì, lui verrà ascoltato per la confessione fatta da Matt, mentre aveva in ostaggio Lula … Se riusciremo a dimostrarne la doppia personalità, potremo inficiarne il peso nella causa di omicidio, considerato che non esistono altri reperti o testimoni”
“Sempre che non ne spuntino a breve, Marc” – disse preoccupato.
“Glam sei a pezzi … Non ne usciamo vivi, se non ti inventi qualcosa”
“Lascerò fare al destino ed alla buona sorte …” – poi guardò sconsolato Matt .
“Esiste una condanna peggiore, per lui? Essere intrappolato in un corpo senza alcun controllo, in balia di qualcuno che non esiste, ma che c’è e ti tormenta?”


Jared aveva nascosto qualcosa dietro alla schiena: appena Yari lo vide avvicinarsi, prese per mano Misaki ed insieme gli corsero incontro.
“Ciao papà!”
“Ehi tesoro … ciao Misaki, come stai?”
“Bene signor Leto …” – disse timido.
“Dai del tu a Colin ed a me, se no ci sentiremo due vecchietti!” – rise, vedendo approssimarsi anche Farrell.
“Questo è il nostro regalo Yari … per voi” – e gli porse una chiave, con un’etichetta, recante un indirizzo di Malibu, che i ragazzi non conoscevano.
“Papà, ma …”
“So che volevate andare a vivere insieme e spero sia una convivenza allegra e responsabile …” – disse commosso, mentre Colin lo stringeva, vedendolo emozionato come non mai.
Yari e Misaki si guardarono: poi si appesero ai due artisti, esultando di gioia.


Jude si palesò, appena vide Robert varcare i cancelli della End House, non senza sorprenderlo con la propria presenza.
“Amore … Ti credevo a New York” – disse abbracciandolo, in pieno imbarazzo.
“Ti ho cercato a casa … E poi ho chiamato Pamela, scoprendo che era qui con la nostra Camilla” – replicò con freddezza, la stessa con cui si era lasciato avvolgere da Downey, senza ricambiare il gesto.
“Sì … avevo una commissione da sbrigare e”
“Quale?” – ribatté gelido l’inglese, scrutandolo.
Robert arrossì – “Il … il regalo per Yari” – e nel dirlo, prese un pacco dal bagagliaio dell’auto.
Quella spiegazione logica, sembrò tranquillizzare Law, che di contro balbettò un “Scusami io non volevo …”
“Cosa Jude …?” – e baciandogli le guance, l’americano lo strinse nuovamente a sé, provando un senso di colpa lacerante, con cui doveva abituarsi a convivere, ormai era chiaro.



Jimmy impallidì appena scorse la sagoma di Kurt, che portava Martin alla festa.
Il loro iniziale programma di andare al circo era evidentemente saltato, così come il suo cuore in gola, nell’incontrare il sorriso, da canaglia disperata, di un Kurt, invece,  a proprio agio.

“Che c’è piccolo?”
La voce di Scott era calda, come la sua bocca, nel collo del giovane, mentre se ne stavano distesi sopra ad un plaid, nel parco della residenza, dove il party ormai era entrato nel vivo, con musica e danze scatenate.
“Niente … sono un po’ stanco”
“Vuoi andare a casa, Jimmy?” – chiese preoccupato, tastandogli il polso.
“Dio Scott, non sono moribondo” – rise nervoso.
“Hai un pessimo colorito, forse hai mangiato qualcosa di guasto”
“Sì … E’ un vecchio problema”
“Al fegato?” – il medico pensò agli abusi di droghe da parte del suo baby fidanzato, come spesso lo indicavano anche le sue colleghe.
“Forse … Devo andare in bagno” – disse brusco.
“Vengo con te cucciolo”
“No … No, guarda c’è Glam, vai a salutarlo, io torno immediatamente, promesso.”


“Udienza sospesa: Chris è stato chiamato per un sequestro in una banca, un pazzo a quanto pare … Poi i commissari di Port au Prince non avevano alcun riscontro certo, quindi siamo allo stallo”
“Capisco …”
“Tutto a posto, Scotty?”
“Sì … Sì, insomma, questa settimana ho avuto da fare in reparto, turni straordinari, ho trascurato Jimmy, che oggi non si sente neppure in forma … Potevamo trascorrere una notte speciale, invece …”
“Gli farai da infermiera” – Geffen rise.
“Appunto … Dovrei pensare anche a te, come va la pressione?”
“Un po’ alta … Sono in pena per Matt, lui sta peggio di me”
“Glam non sei molto obiettivo, dopo quello che ti ha fatto” – bissò polemico.
“Preferisco essere comprensivo e, anche se non sopporto la parola, compassionevole”
“Se non hai di meglio da fare” – e lo sguardo azzurro di Scott andò verso Robert, poco distante, con Jude e Camilla.
“No, io non ho più molto da fare.”


“Sono cresciuti Cole … E Yari ci ha dato così tante soddisfazioni, meritava la nostra fiducia, non credi …?”
Jared stava guardando l’orizzonte, sul cui sfondo i loro figli si divertivano spensierati.
Farrell gli cinse le spalle, sistemandosi meglio su di una panchina ricoperta di coriandoli dorati, dopo il passaggio di Violet e Lula.
“Sì tesoro … Anche se mi mancheranno”
“Li avremo ai pasti, per la lavanderia, lo stiro” – sorrise sereno – “I dolci di miss Wong, poi, non si dimenticano facilmente”
“Sì, insomma, fanno finta di trasferirsi, lui e Misaki”
“Appunto …” – mormorò, concentrandosi poi su Glam.
L’avvocato stava sistemando il pullover di soldino, che gli dispensava baci e coccole, sollevandolo dai suoi cupi pensieri.

“Ricordi? Lui ci ha aiutati, anche per Yari …”
“Sì Jay, come potrei scordarlo? Glam ci ha sempre assistiti nei momenti cruciali delle nostre esistenze” – replicò emozionato.
Al cantante si spezzò il respiro – “E tu non mi hai mai abbandonato … Vi ho fatto soffrire così tanto … come ho potuto?” -  e lo guardò, intenso.
“Jay … Mi hai donato te stesso, come nessuno al mondo e poi, se c’è qualcuno che deve fare un mea culpa, per numerosi sbagli, quello sono io, amore”
Leto scosse la testa, ma Colin lo baciò, con un sorriso, chiudendo al di fuori di ciò, che era unicamente loro, qualunque realtà tangibile.

L’irlandese si avviò verso l’abitazione, mentre Jared andò da Geffen.

“Ehi buongiorno”
“Ciao Glam”
“Cosa sono questi fanali arrossati?” – domandò paterno, notando che aveva pianto.
Jared non disse nulla, era come incantato su di lui, così le su dita, a delineare il profilo di Glam, piuttosto perplesso, anche se compiaciuto da quel gesto amorevole.
“Jay che ti prende …?” – e gli sorrise.
“Volevo … dirti grazie”
“Per cosa tesoro?”
“Tutto”

Jude li osservava, mentre Robert si stava inventando di tutto per evitarlo.
Camilla fu presa in ostaggio da Carmela e Drake, per un nuovo gioco al centro del parco, quindi non rimaneva che rivolgersi a Law, per sapere cosa calamitasse i suoi opali vividi ed incuriositi.
“Sto cercando di capire Jared … Ed ogni volta penso sia perfettamente inutile.” – spiegò asciutto.
“Devo fare quella telefonata … al nostro agente …”
“Ok Rob, io vado a rinfrescarmi, a dopo” – e lo baciò frettoloso sulla guancia.


Appena scesero dall’auto, Jared si precipitò per conoscere il pargolo di Morgan e Reid.
Gregory sgambettava nel trasportino ed anche Lula sopraggiunse immediato, per vederlo.
“Ciao Twist!” – esordì allegro.
Derek lo prese in braccio, facendolo roteare – “Avevi visto giusto peste!” – esclamò altrettanto radioso.
Spencer venne abbracciato dal leader dei Mars, che si congratulò con la coppia ed accolse affettuosamente anche Rossi.
Il veterano dell’FBI notò Glam rilassato sotto ad un gazebo ed andò a salutarlo cordiale.

“Come devo chiamarti, nonnino?” 
“Non è una cattiva idea, magari solo David, che ne pensi?”
Risero complici.


“Irish buddy, tutto ok?”
Jude si appoggiò allo stipite della camera armadio, vedendo Colin preparare dei bagagli.
“Sì, porto Jared alle Maldive, partiamo domani sera, dopo il raduno in spiaggia del nonno”
“Le abitudini sono dure a morire …” – sottolineò il biondo.
“Già” – sorrise tranquillo.
“Jared mi è sembrato … scosso”
“Un po’, sarà per Yari, va a vivere da solo con Misaki: abbiamo donato loro un alloggio a Malibu”
“Accidenti … Siete generosi”
“Mai abbastanza con i nostri figli … Hanno sempre compreso i nostri limiti e ci hanno perdonati senza indugi” – disse assorto.
“E’ …” – deglutì a vuoto – “E’ il loro amore per voi”
“Il migliore Jude, credimi.”


“Salve …”
La voce di Kurt era timida.
Rossi lo guardò, ricambiando il suo benvenuto gentile – “Ciao, come stai? Martin?”
“Sta costruendo un puzzle gigante con Lula e Rebecca …” – e fece segno in direzione dei laghetti.
“Questo è un paradiso”
“Posso?”
“Prego, accomodati” – e gli fece posto su di un dondolo a tre posti.
“Sta reagendo bene …” – tirò su dal naso, senza guardare David, come se ne fosse intimorito, pur sentendo il bisogno di rimanere lì, ad ascoltare la sua voce rassicurante.
“E tu, Kurt?”
“Mi barcameno …” – verso la piscina transitavano Jimmy e Tim, erano lontani, Kurt li guardò – “Vado a letto con il primo che capita” – rivelò, come se stesse parlando di un estraneo.
“Può essere una medicina pericolosa” – replicò senza scomporsi.
Kurt si voltò e sembrò accarezzarlo con i suoi inchiostri liquidi, affascinanti – “E’ come se non avessi scelta …Come se fosse una droga indispensabile, ma inefficace, purtroppo.”




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