Capitolo n. 96 – gold
Colin e Jared stavano sdraiati sul prato dietro al cottage, lo sguardo fisso sul volteggiare dei gabbiani chiassosi sopra di loro.
Si tenevano per mano, ridendo a tratti, per qualche schiamazzo eccessivo – “Non ti sembra tuo fratello quando gli nascondi lo snow board…?”
“Mmm sí… direi di sí… ma anche miss Wong quando Becki lascia la camera in disordine…”
Farrell sospiró piano – “Vuoi… vuoi tornare dai bambini amore…?”
“Domani… non anticipiamo i tempi, non è necessario Colin, voglio stare da solo con te il piú possibile, loro lo capiscono… lo sanno…” – sorrise sereno, girandosi per baciarlo con estrema tenerezza.
Glam allacció il giubbino di salvataggio a Lula, mentre Shan faceva lo stesso con Josh, che prese subito per mano il suo nuovo cuginetto, anche se sembravano fratellini.
“Sono dolcissimi…” – mormoró Tomo.
Kevin fissó per un breve istante le iridi chiare di Chris, che si strinse nelle spalle, andandosi poi a sedere sui divanetti del ponte spazioso, dove si poteva anche mangiare intorno ad un grande tavolo, sul quale spiccavano frutta e bibite fresche.
“Le patatine sono dentro…” – disse Owen, stappando una bottiglia di champagne ghiacciato.
“Alla salute, alla nostra gita…” – brindó, alzando il calice, cosí fecero gli altri, poco convinti.
Shannon gli diede un bacio leggero, lui gli cinse la vita, scrutandolo con amore.
Tomo prese delle fragole e ne passó una a Chris, sapendo quanto gli piacessero – “Vieni, mettiamoci comodi piccolo…”
Chris era il piú giovane, escludendo i bimbi ovviamente.
I suoi venticinque anni erano splendidi.
Glam ogni tanto lo spiava, era davvero attraente e lui continuava a domandarsi come Kevin avesse potuto resistere a tanto fascino – “Tu sei mille volte meglio daddy…” – gli sussurró, succhiandogli lievemente il collo, capendo al volo il suo stato d’animo.
“Tu mi leggi dentro Kevin… sei tutto per me, non dimenticarlo.” – lo fissó, l’azzurro di quel mare non era luminoso quanto quello di Geffen, perdutamente innamorato di lui, nonostante il ricordo di Jared gli facesse ancora male.
Josh rincorreva Lula, che si nascondeva in tutti i pertugi possibili.
L’equipaggio li teneva d’occhio, insieme ai genitori, sempre attenti.
Josh aveva una sensibilitá particolare ai raggi ultravioletti, nonostante la pelle scura, quindi Tomo prese la pomata per le sue spalle – “Sú ora stai fermo un minuto, che provvedo…”
“Mofo papi un pezzetto a te ed uno a papá!”
Aveva ragione, lo facevano sempre insieme sulla spiaggia.
Shan li raggiunse, aiutando l’ex in quel compito amorevole.
Il bimbo sorrise, mentre Lula si era appeso al collo di Glam, inondandolo di baci.
Gli occhi di Chris si inumidirono, quindi sparí sulla parte superiore dell’imbarcazione, per prendere il sole.
Owen andó da lui, porgendogli un’altra coppa di Dom Perignon – “Coraggio… sono cose a cui dovremo abituarci.”
“Cosa, scusa?”
“Hanno un figlio, è qualcosa che ti lega per la vita ed è giusto che sia cosí, soprattutto se lo adotti.”
“Tomo è un padre stupendo.”
“Anche Shan… non ci sono dubbi.” – sorrise.
“Grazie per il drink Owen… ma vorrei stare un po’ da solo.”
“Ok, tolgo il disturbo…”
“Sei stato gentile ad invitarci, ma ora vorrei essere altrove, credimi.”
Si fermarono in una caletta, ancorando lo yacht per farsi un bagno.
Si immersero tutti tranne Tomo, facendo divertire i bambini, entusiasti per quel pomeriggio inconsueto.
Owen fece gonfiare anche un piccolo canotto, dove Lula e Josh salirono, facendo finta di essere dei pirati.
Shannon risalí per prendere altra protezione, per il suo viso, che sentiva scottare.
Si diresse alle cabine, dove Tomo stava impazzendo alla ricerca del bagno.
“Che combini?” – domandó allegro, vista la faccia buffa dell’altro, che si stava grattando la testa perplesso.
“Ho bisogno di una toilette, ecco cosa sto combinando!”
“È dietro di te Tomo…” – replicó Shan avvicinandosi ed allungando la mano oltre al suo fianco, aprendo una maniglia poco visibile – “Ecco, è qui…” – concluse con voce roca.
Tomo aveva un buon profumo, baciarlo fu un istante per Shannon, che si sentí quasi mancare.
Lui lo spostó lentamente, come a non offenderlo, ma poi sentí salire una rabbia sorda, nella mente il viso di Chris – “Shan… ti supplico di smetterla con queste stronzate!”
“Come vuoi.” – ribatté secco, sparendo nella stanza di fronte.
Le dita di Jared si intrecciarono a quelle di Colin, sembró stritolargliele, mentre gli veniva dentro per la seconda volta.
Gli morse la schiena, per poi infilare una mano all’altezza del suo ombelico, premendo sul ventre tonico, spingendo ancora – “Sentimi… sono qui!” – sembró ruggire nell’incavo della base del suo collo, tormentandolo a piccoli morsi – “Ommioddiioo Jay…”
“Devi… devi implorarmi se vuoi che smetta!” – un altro colpo – “E farai lo stesso perché io continui!”
Era un gioco convulso, appagante, totale.
Jared lo voltó, dopo essere uscito repentino da lui, che inizió a pensare che non ci fosse abbastanza ossigeno in quella camera, fresca, nella penombra del tardo pomeriggio di quel penultimo giorno di vacanza.
Le sue cosce erano di nuovo aperte, l’accesso alla sua intimitá sempre piú bagnata, ma Jared sembrava godere al solo sfiorarla, dilatandola con le dita, poi la lingua, l’estremitá del suo sesso, che entrava di pochi centimetri e poi dispettoso si ritraeva.
“Ja… Jared… prendimi…”
“Masturbati.” – disse con una sottile cattiveria, che eccitó maggiormente Colin, che inaspettatamente prese Jared per la nuca, facendolo precipitare verso la sua erezione, costringendolo a prenderla completamente – “Adesso datti da fare tu…”
Un lamento strozzato non lo fermó – “Implorami Jay… tanto non serve a niente!” – e con foga lo accompagnó nel movimento profondo, osservando i suoi occhi riempirsi di lacrime per lo sforzo.
Venne dopo diversi minuti, senza permettere a Jared di staccarsi, ma solo di respirare quel minimo per non soffocare – “Ingoia…fino all’ultima goccia di me…” – ansimó, fino ad ottenere quanto richiesto.
Jared una volta liberatosi da quella morsa, si scaglió nella bocca di Colin, condividendo con lui parte del suo sapore, ricominciando a scoparlo, duramente, tanto che la testata inizió a battere contro la tappezzeria raffinata, lasciando un segno indelebile.
La residenza di Meliti era imponente.
Owen rimase esterrefatto davanti alla collezione di dipinti, che vestivano le pareti del salone dove il maggiordomo li aveva riuniti, nell’attesa di Antonio, che si stava preparando.
“Ma chi è questo pinguino…?” – disse sogghignando Geffen, abituato a vedere solo body guard o meglio scagnozzi, che gli sembrarono raddoppiati.
Chris si sentiva a disagio, ma fu il primo ad essere salutato dal grande vecchio – “Benvenuto, lo siete tutti quanti, come è andata la gita? Dove sono i miei nipotini?”
Josh e Lula erano nascosti dietro a Glam, anche se il figlio di Shan e Tomo lo conosceva, ma dava sostegno al suo coetaneo.
“Ah… eccovi qui… Ciao Lula.”
“Sú saluta il nonno…”
“Ciao nonno…” – sorrise, andandogli vicino, tenuto per mano da Josh – “Adorabili! Ciao Kevin, come stai?” – lo abbracció.
“È tutto ok Antonio e tu?”
“Sopravvivo. Tomo, Shan, vi vedo in forma.”
“Sí, abbastanza…” – disse incerto il batterista dei Mars.
“Kevin dov’è quello sciroccato di tuo fratello?”
Lui rise – “Jared è nel Maine con Colin…”
“Romantici! Faranno scintille.”
“Pare di sí…”
“E tu Glam, cosa mi racconti?”
“Ti racconto che questa nuova vita con Kevin e nostro figlio è meravigliosa.”
Lui gli fece l’occhiolino – “Perfetto.”
Infine si rivolse ad Owen – “Belli vero?”
“Buongiorno signor Meliti, sí notevoli…”
“Ti occupi anche di perizie, giusto?”
“Sí… personalmente.”
“Allora qui c’è del lavoro per te, le mie assicurazioni vanno aggiornate, queste arrivano dalla mia villa siciliana.”
“Quando vuole, con molto piacere.”
“Lasciami i tuoi recapiti, cosí ci accordiamo. Ora andiamo a tavola, Carmela!”
Lei spuntó dalla saletta accanto, porgendogli il braccio e sovrastandolo con i suoi tredici centimetri di tacchi, oltre a distrarre i presenti con una minigonna, che Tomo definí ascellare.
La cena fu divertente.
Meliti volle le due pesti a portata di mano, per farle ridere con le sue battute sulla prosperitá di Carmela, che si era accomodata all’altro capo tavola.
“Zia Pam le ha piú… piú… come sono papá?!”
“Oddio ahhahah Signorina scusi il nostro Lula, lo ha lasciato senza parole…”
“Chi è Pam?” – esclamó lei curiosa.
“Mmmm… è la mamma delle gemelle!”
“Gemelle…?”
“Sí… il mio papá ha fatto tanti bambini! Vero papá?”
“Ehm sí… in effetti…”
“Un uomo pieno di sorprese…” – replicó suadente, lanciandogli messaggi inconfondibili.
Lula si sporse – “Ma adesso lui ama il mio papá Kevin, basta donne!” – al che scoppiarono tutti a ridere, vedendola arrossire.
“È sveglio il vostro soldino di cacio ahahahh!” – decretó Meliti, invitando poi i presenti in veranda per il caffè.
La serata era appena all’inizio.
KEVIN
GLAM
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