Capitolo n. 119 – gold
Jared non alzó neppure le tapparelle, l’alloggio era fresco e luminoso a sufficienza per muoversi senza inciampare da nessuna parte.
Sorrise.
Si sentiva a casa.
Rinunció a rinnegare le proprie sensazioni.
Racchiudeva una profonda amarezza per come aveva salutato Colin, anche se non era stato un distacco drammatico: gli aveva promesso di tornare a Los Angeles dopo due settimane, un periodo forse troppo breve, ma leggeva negli occhi del compagno come una supplica a rassicurarlo.
Jared era stato volutamente indifferente e superficiale davanti all’evidente stato di depressione, in cui Colin stava per ricadere.
Era necessario essere reattivi, non lasciarsi andare: continuava a ripeterselo, mentre fuggiva dalla California: non era mai stato tanto stronzo, questa fu la sua conclusione quando riprese il trolley, indirizzandosi ai taxi ed inviando un sms a Geffen, per avvisarlo del proprio ritorno sull’isola.
Aprí il miscelatore e lasció che l’acqua tiepida zampillasse gioiosa sulla sua pelle dorata.
Aveva acceso anche la radio, una musica allegra invase l’atmosfera intorno a lui, che a stento sentí il campanello.
Corse ad aprire, senza coprirsi, controllando soltanto chi fosse dallo spioncino.
Sorrise.
Era emicrania, ma la testa di Colin stava scoppiando.
Jude non aveva piú risposto ai suoi sms, se non con un unico § Ci sentiamo presto, sto bene, ma diamoci un po’ di tempo buddy… §
Aveva ragione, lui amava Robert e non poteva permettersi di perderlo a causa di quella puttana di Jared: quella parola rimbombava tra le sue tempie, era ossessiva.
Faticava a schiudere le palpebre, era foto fobico: lesse a stento le istruzioni di alcune pillole, ma era terrorizzato nel sbagliare la dose e la scelta.
Prese il cellulare e selezionó il numero di Cody.
Lo psicologo rispose con tono pacato: “Ciao Colin, dimmi…”
“Brandon ciao… scusami… scusami, ma volevo chiederti un consiglio…” – ma stava giá piangendo.
“Colin che succede?” – domandó preoccupato.
“Ho…ho bisogno di uscire da questo incubo…”
“Dove sei adesso?”
“A casa…il mio cervello è come in fiamme… devo prendere subito qualcosa… ma cosa?”
“Ascoltami, solo un’aspirina ed aspettami.”
“Ma… ma dove sei?”
“A New York, peró non è un problema. A presto, parto subito.”
Lo fece davvero.
Brandon Cody spiegó a Kurt che Colin era in seria difficoltá ed il compagno rimase nella grande mela insieme al loro bambino, che aveva una noiosa tonsillite.
Varcó piano la soglia della camera di Colin, che era riverso tra le lenzuola, nudo e sudato.
“Brandon…”
“Ciao Colin, Dio che caldo… apro un pochino, tu stai calmo, ti starai mica disidratando?”
“Ho… ho bevuto un litro di tè verde…”
“Perfetto, ma cosa mi combini?” – rise, la sua voce era carezzevole.
Lo visitó con calma.
Prese delle pezze ed una bacinella di acqua gelida, tamponandogli la fronte, poi l’inguine ed i polsi.
“Va meglio Colin?”
“Sí…ho la febbre?”
“Solo nervosa, ora ti misuro la pressione. Hai mangiato?”
“No… avevo nausea…”
“Ovvio, ma tra una ventina di minuti miss Wong ci propinerá una delle sue zuppe dai colori discutibili, ok?”
“Ok dottore… grazie…”
“Figurati.” – sorrise ancora, era un uomo dolcissimo.
“Kurt è davvero fortunato… forse anch’io avrei dovuto scegliere un uomo maturo, come te…”
“Intendi dire vecchio come me? Ahahahah”
“No… No…” – replicó imbarazzato.
“Sei nato per stare con Jared, anche nei momenti peggiori come questi, suppongo…”
“É… è uno schifo, adesso…”
“Migliorerá… come la tua cefalea, ora hai bisogno di calorie, poi parliamo, d’accordo?”
Glam si ritrovó di fronte la stessa visione, che aveva avuto nel suo attico, ma al posto di Kevin, nudo e bellissimo, c’era Jared.
“Ehi… ma… sei tutto bagnato…” – lo disse di getto, mentre era ben diverso il discorso, che avrebbe voluto fargli.
“Allora asciugamani con la tua bocca.”
Il respiro di Jared era diventato all’improvviso piú accentuato.
Un istante dopo si ritrovó lungo disteso sotto a Glam, sul tavolo della cucina, sconvolto da baci, carezze, da tutto il suo sembiante massiccio, che aveva spogliato forsennatamente, senza mai staccarsi da quel primo contatto, caldo, morbido e virile.
Geffen recuperó una sedia, lo tiró a sé per le cosce, portandosele sulle spalle, per poi iniziare a leccare e succhiare a pieno l’intimitá di Jared, che si era agganciato ai bordi, come a volersi opporre blandamente a quel crescendo di emozioni, che lo stavano stordendo.
Era come in carenza di ossigeno, un calore assurdo gli saliva dall’inguine sino alla gola, dove voleva custodire l’erezione di Glam – “Ti… ti prego…vieni da me…” – e giró il capo di lato, invitandolo a raggiungere quell’angolazione, per ricambiare le sue attenzioni.
Glam glielo spinse sul palato, poi piú in fondo, soffocando i suoi gemiti osceni.
I suoi fianchi furono impietosi, ma mai nel modo irruente di quando lo penetró senza ulteriori lubrificazioni.
Ormai erano sul letto e Jared strappava le lenzuola e l’aria, mentre Glam straziava le sue carni bollenti, che colavano umori, mescolandoli al suo primo orgasmo.
Uscí da lui con scarsa attenzione, era bramoso di pompare e succhiare il suo sesso, che si era dimenticato di godere.
Glam, improvviso, lo giró a pancia in giú, finendolo nel proprio palmo destro, ma non senza riaffondare in lui.
Jared urló, offrendosi, peró, totalmente e nuovamente.
Colin si era addormentato finalmente.
Brandon aggiornó Kurt, accorgendosi poi che il telefono di Farrell stava vibrando.
Lesse il nome di Jude ed uscí sul balcone per rispondergli.
“Sí pronto, sono Brandon Cody, ciao Jude…”
“Brandon… dov’è Colin?”
“Sta riposando, è tutto a posto.”
“Capisco…”
“Voi state bene?”
“Sí… sono qui con Rob e volevamo sapere…”
Downey gli accarezzó il viso incerto, sussurrandogli sorridendo – “Chiedigli se possiamo andare a trovarlo…”
Cody acconsentí.
Jared scivolava dai baci di Glam, all’incavo sotto al suo mento, leccandolo e tornando ad imprigionargli la lingua, liberandola soltanto per dirgli – “Mi sei mancato… mi sei mancato cosí tanto…”
Erano assurdamente felici.
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