mercoledì 23 marzo 2011

GOLD - Capitolo n. 110

Capitolo n. 110 – gold



Glam bussó alla porta di Jared al tramonto, di quella giornata lunga, fatta di impegni con diversi responsabili di organizzazioni internazionali, che gli avevano fatto molte promesse.
Jared corse ad aprire, con in mano il blocco degli appunti.
“Ciao … non ti aspettavo…”
“Ciao Jared, sí scusami per non averti avvertito… ho portato la cena, posso entrare?”
“Certo…accomodati.” – sorrise.
“Cosa stai facendo?” – chiese guardandosi intorno. C’era piú confusione del solito.
“Compongo, sono ispirato… vuoi ascoltare qualcosa? C’è un pezzo anche per te…” – lo riveló, come se non potesse rimandare oltre quel momento.
Geffen sorrise a propria volta, incuriosito.
Si piazzarono sul divano, dove Jared spostó la chitarra ed il portatile.
Spiegó poi la struttura ed il significato del pezzo Gold.
“É… è un onore…” – replicó Glam imbarazzato.
“Sicuro? Mi pare che …” – “No, no, anzi, mi ha colpito… ed affondato.” – rise.
Sembró poi riflettere, respirando intensamente – “Lo… lo faró sempre Jared.”
“Che cosa…?”
“Tenerti tra le mie braccia…”
Jared si alzó, nervoso – “Consolante…” – ribatté tormentandosi le palpebre, con le dita leggermente tremanti.
“Tu sei stato una delle persone piú importanti della mia vita Jay…”
“Sí… ti ho fatto aprire gli occhi…Cosa ci fai qui Glam?”
“Ero preoccupato per te.”
“Ma io sto bene, ho questo momento di ispirazione e finalmente mi distraggo un minimo da questa tortura.”
“Quale tortura?”
“Quella di non viverti, cazzo…! Ci prendiamo in giro? Siamo proprio due stronzi allora!” – protestó rabbiosamente, stringendosi nelle spalle.
“Jared non sono qui per litigare… volevo solo farti compagnia e…” – “In che modo? E poi perché?? Non sono malato, sono solo disperato!” – il tono della sua voce cominció ad alzarsi, cosí come Glam a quel punto, deciso ad andarsene – “Ok, è stata una pessima idea Jared…”
“Ma certo che lo è stata!! Non faccio che pensarti e tu lo stesso Glam! E non riesci a starmi lontano… cosí io da te, poco ma sicuro!” – strinse i pugni, per poi asciugarsi due lacrime, che rendevano i suoi zaffiri ancora piú scintillanti.
Glam era ormai alla porta – “Ci sentiamo, scusami.”
“No, non ti scuso!!” – gli si scaglió contro, bloccandolo contro alla blindata ancora chiusa.
“Jared adesso calmati io..” – ma fu zittito da un bacio, irruente ed inaspettato.
Geffen provó a resistere, ma poi raccolse sul proprio cuore Jared, prolungando quel contatto delle loro bocche il piú possibile.
Quando si sottrasse ad un principio di soffocamento, Glam scese nel suo collo, risalendo poi sul suo mento e di nuovo si perse, cercando le sue labbra, inebriato dal suo profumo.
Jared sembrava respirare meglio, ma poi si rifugió nell’incavo della spalla di Glam, ansimando – “Facciamo l’amore… non… non diró niente… né a Kevin e tanto meno a Colin…”
“Jared… non… non posso, anche se lo vorrei con tutto me stesso…perdonami.”

Guidó per piú di un’ora, senza meta, per poi finire sulle colline, tormentato dallo sguardo di Jared.
Deluso, amareggiato, era davvero un massacro e lui non faceva nulla di concreto per porvi una fine definitiva.
Cercó Kevin, ma era irraggiungibile.
Si ricordó poi che lo aveva avvisato via sms, che lo sarebbe stato per diverse ore, a causa di un’ospitata in un programma televisivo.
Voleva tornare da Jared e stare con lui, sentendosi davvero un vigliacco per essere fuggito, tanto era quello che entrambi volevano.
Pensó al sorriso di Lula, nel lettone tra lui e Kevin e decise di andarsene a casa a giocare con il figlio, era la cosa migliore, ma, ad essere sinceri, uno sterile ripiego.

Colin e Jude si guardarono un film, nella sala di proiezione della End House.
Era Iron man, un successo datato di Robert, che era impegnato, per il resto del pomeriggio, con i produttori del film da girare in Messico.
Pop corn e caramelle ovunque, oltre a beveroni di diet coke.
“Ma quanto era figo? Ahahahh” – esordí Farrell, prendendo a gomitate l’amico.
“Da morire ahahahha ma non stavamo ancora insieme… è successo l’anno dopo…”
“Nove anni?”
“Sí quasi… è stato amore ed alchimia a prima vista…”
“Perché non adottate un bambino Jude?”
“Non è escluso… ma abbiamo i nostri ritmi, senza contare tutti i figli che giá ci sono…”- sorrise fissandolo.
“A me piacerebbe averne un altro con Jared… magari adottando un piccolo ad Haiti.
“Davvero? E lui cosa ne pensa?”
“Non lo sa ancora… glielo diró per il mio compleanno.”
“Un bebé?”
Colin rise, per come lo disse, era buffo, il modo con cui aveva sgranato gli occhioni azzurri – “Pannolini e pappe notturne? Perché no… Andiamo a fare un giro Jude?”
“Ok… dove?”
“Dovrei vedere delle persone per il cattering della festa…”
“Ok andiamo.”

Shannon riordinó i giocattoli di Josh nel salotto della casa di Tomo, che era rimasto in mansarda a lavorare.
Salí per salutarlo.
“Io vado… grazie per oggi.”
“Per cosa?” – domandó senza guardarlo.
“Per avermi lasciato con nostro figlio qui da te.”
“Nessun problema. Buona serata.” – disse freddamente.
“Tomo ascolta… per come ho reagito per la notizia di Chris… mi dispiace.”
“Non importa Shan.”
“Ormai… ormai non ti importa piú niente di quello che dico o penso a quanto pare.” – ribatté mestamente.
Tomo si spostó, avvicinandosi a lui – “Questo non è vero, ma credo che con un minimo sforzo potremmo almeno restare in rapporti civili e decenti.”
“Io… io non ho mai smesso di amarti Tomo.”
“Sbagli. Per un lungo attimo dev’essere successo, perché se no non ci saremmo ridotti cosí e tu non avresti buttato via tanti anni di gioia, rispetto e… amore, amore pulito ed intenso, a volte complicato, con qualche errore, ma che abbiamo sempre risolto … tranne questa volta… perché questa volta era impossibile.”
“Allora la renderó possibile…” – disse trattenendo un pianto triste.
“E di Owen? Cosa ne sará?”
“Voglio lasciarlo. Non ha piú senso, anche perché io rivoglio la nostra vita e la famiglia, che abbiamo costruito…”
“Vuoi fermarti un attimo e chiedermi se anch’io sono d’accordo?!” – protestó, passandosi le mani tra i capelli.
“In fondo a te lo sei, anche se ora non lo ammetteresti mai Tomo! Sará anche per l’infatuazione che provi per Chris, posso capirti…”
“Oh sí certo, perché tu ci sei passato per primo, il brivido della novitá, del proibito! Io… io non sono come te, a Chris ci tengo e non solo perché è bellissimo, ma anche per molte altre ragioni!” – gli inveí contro, con una furia sempre piú ingestibile.
“Hai fatto l’amore con me, dov’erano finite tutte queste ragioni del cazzo!??” – gli urló ad un centimetro dal viso.
“Era solo sesso! Semplici scopate! È chiaro?!” – sibiló tra i denti stretti e minacciosi.
“OK! Raccontatela pure questa bella favoletta, ripulisciti la coscienza Tomo!”
“Non ne ho bisogno io…” – ma un rumore dal piano sottostante li interruppe: seguí un pianto e degli strilli.
“Josh!!” – esclamarono all’unisono precipitandosi da lui.
Era semplicemente inciampato e si era sbucciato un ginocchio, precipitando sui giocattoli, che aveva ripreso per continuare a divertirsi da solo.
Lo presero in grembo, insieme, ricoprendolo di attenzioni, soccorrendolo – “Ora mofo papi ti mette un cerotto… e papá ti disinfetta, vero? Shan lo spray è nel mobile basso del bagno…”
“Sí lo prendo subito! Ecco…non piangere tesoro…” – lo disse con gli occhi lucidi – “E se ma lo fai tu per primo Shan… hai visto Josh, papá non è coraggioso come te… il nostro cucciolo giá se la ride.”
“È vero, sono una frana!”- disse singhiozzando.
Gli diedero molti baci, mettendo il pigiama, poi preparando del gelato, che Shan portó sul lettone, dove si erano riuniti.
“Grazie Shan…” – mormoró, accarezzandogli il volto stravolto, allungandosi per dargli un bacio, dapprima sulla guancia arrossata, poi spostandosi, ritrovando il suo sapore, mentre Josh si era rannicchiato tra di loro, sorridente nel vederli cosí in armonia.



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