giovedì 24 marzo 2011

GOLD - Capitolo n. 113

Capitolo n. 113 - gold




Glam cercó il mazzo di chiavi dell’attico di Los Angeles. Si domandó mentalmente se Kevin fosse giá arrivato.
Voleva farsi una doccia, il viaggio da Haiti era stato travagliato.
Quando aprí la blindata, vide candele accese un po’ ovunque, profumo di pulito ed il rumore dei getti, che vennero subito chiusi.
Kevin spuntó, nudo e bellissimo, come il suo sorriso.
Gli voló tra le braccia, baciandolo intensamente.
Si staccó piano, senza perdere il contatto dalle labbra di Geffen – “Bene arrivato... Ciao daddy...”
“Ciao tesoro... puzzo come un animale, mi dai dieci minuti...” – mormoró accarezzandogli la schiena.
“No. La mia risposta è no...” – lo bació di nuovo, avvinghiandosi a lui come a non volerlo lasciare piú andare via.
Fecero l’amore a lungo, Kevin era come il giorno in cui si erano salutati, solo un po’ piú magro.
Al primo orgasmo Glam si mise in ginocchio, sollevandosi dal petto di Kevin, dopo avergli succhiato ogni centimetro di pelle, poi i capezzoli turgidi, senza mai uscire da lui, continuando a spingere ed a gemere, deglutendo ad ogni singulto del suo giovane compagno, ripetendosi che era assurda quella situazione, che Jared era sicuramente nel letto di Colin, che non avrebbero mai dovuto rientrare a Los Angeles, né per il compleanno di Farrell e neppure per la breve pausa del tour di Kevin.
Farsi del male in quel modo non serviva a nessuno.
Il ragazzo non smise di donarsi al suo uomo.
Gli era di nuovo sopra, pronto a riceverlo per la seconda volta, con gioia ed un amore che solo Kevin sapeva esprimere, generoso e devoto.
Gli era fedele dal primo attimo e non avrebbe mai avuto incertezze.
I suoi fianchi erano febbrili, come il suo sensuale toccarsi, per debordare sul ventre di Glam, che si imperló di lui e del sudore, che ormai scivolava lento dalle loro fronti.
Venirgli nuovamente dentro fu quasi delittuoso, agli occhi di Geffen, ma in quelli di Kevin c’era solo un incantevole appagamento.
Si accasció, come una spiga di grano piegata dal vento.
Gli era grato, Glam lo capiva da come lo stringeva e baciava ancora.
“Vieni daddy... voglio lavarti... ho preparato la vasca...”
“Grazie piccolo...”

Geffen si distese, respirando le essenze odorose di verbena e sandalo.
Kevin si mise dapprima alle sue spalle, per frizionarlo con vigore mescolato ad una tenerezza fanciullesca.
Si spostó poi tra le gambe di Geffen, sedendosi e lasciando che lui contraccambiasse quelle attenzioni su di lui.
“Ho letto che i vostri concerti hanno molto successo...”
“Sí daddy...”
Kevin voleva fargli delle domande, ma senza guardarlo.
“Jared si comporta bene...?”
Glam sospiró, strizzando le palpebre.
“Fa del suo meglio...”
“E come sta...?”
“Incasinato, come sempre...”
“Tu saprai vegliare sui suoi errori... ne sono certo.” – una lacrima gli scese, ma Kevin rimase immobile, mentre Glam sentiva il suo pianto, anche senza vederlo.
Lo voltó a sé, asciugandolo con baci e parole, che a Kevin suonarono sincere.
“Ti amo... io ti amo Kevin…”
“Lo so Glam... Mi aspetterai...? Verró ad Haiti alla fine di questa avventura...”
“Lo so, dal momento in cui ci siamo salutati...”
“Saró di parola... anche se tu...”
“Ssst... angelo mio, non dire altro, non perdere questa aurea di felicità, che riesci ad infondermi... tu rendi migliore anche un bastardo come me...”
“Daddy tu non sei...”
“È vero. Sono anche peggio.” – replicó risoluto.
Kevin abbassó lo sguardo.
Un istante dopo incastró le proprie iridi in quelle di Glam.
“Vuoi... vuoi scoparmi prima di andare via?”
“Sí. Faró tutto ció di cui hai bisogno, perché ne ho bisogno anch’io Kevin.”

Le due G, di un rosso vivo, risaltavano sulla pelle leggermente abbronzata.
Tra le pieghe dei suoi pensieri, uno soltanto sovrastava gli altri - = Sei mio… tu sei davvero mio Kevin...=
Il tutto, purtroppo, non riusciva a fare la differenza, a portarlo via da quel gruppo famoso, a pregarlo di seguirlo ad Haiti oppure semplicemente a riprendersi la vita e le abitudini che avevano abbandonato da pochi mesi a Los Angeles.
Kevin avrebbe accettato qualsiasi condizione, ma Glam voleva rivedere Jared, riabbracciarlo, sentirlo e viverlo, facendosi travolgere dalle sue risa, da quel loro legame senza futuro, ma con un presente tanto incerto quanto straordinario.
Jared poteva deluderlo, insultarlo ed anche umiliarlo: era una fase, solo un’indimenticabile fase della loro esistenza.
Il ritmo di Geffen nel corpo di Kevin aumentava, sollecitato da un’ingordigia di riempirsi nuovamente di lui, ma questa volta con dolore.
Lo sperma che ben presto lo invase, non era piú quell’elemento prezioso, che donava a Kevin la consapevolezza che Glam esisteva davvero, che non era un sogno averlo accanto, lui rimaneva per qualche ora in lui, facendolo sentire importante, a volte essenziale.
Il suo divenire era una bruciante sconfitta, nella forma e nell’essenza, era crudele, come avergli preferito Jared e ció nonostante Kevin non riusciva ad avercela con quest’ultimo.
Jared restava nel suo cuore con una dolce malinconia, uno struggente vuoto, che non avrebbe piú potuto colmare nel ritrovarlo, nel parlare con lui, nelle confidenze, nella fiducia reciproca: tutto era nuovamente cambiato, tutto era stato proiettato in un nuovo giorno, buio come quella notte insieme a Glam.
Tutto era perduto.
Ancora una volta.




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