Capitolo n. 306 – zen
I gabbiani sembravano
sospesi nell’aria, sollevati a tratti da un vento piuttosto sostenuto.
Zayn tirava loro del
cibo, ridendo, mentre Vincent lo cinturava da dietro, avvolgendo entrambi in
una coperta, dov’erano stati seduti, sino a qualche minuto prima.
“Ce lo compriamo un
cane?” – chiese improvviso Malik, senza smettere di spargere semi e granaglie
miste, un po’ ovunque.
“Ma non dobbiamo
andare in Peru?” – anche Lux rise, spettinato quanto il suo ragazzino, con la barba
incolta, che pungeva le guance lisce di Zayn, radioso ed entusiasta all’idea di
adottare un cucciolo peloso.
“Andiamo in un
rifugio, lo chiameremo Briciola! Ci seguirà nel viaggio, lo vaccineremo” –
asserì convinto.
“Ok tesoro, domani
andremo al canile …” – approvò sereno l’uomo, voltandolo a sé, per baciarlo con
estrema dolcezza.
Poco distante, dalla
passeggiata sovrastante la spiaggia, due spettatori li stavano osservando.
Styles, con le mani
in tasca, Tomlinson, con le braccia incrociate sul petto.
Intirizziti.
Distanti.
“Accidenti, ha fatto
presto a conquistarlo, sono belli insieme” – esordì Harry, sincero.
Boo non disse niente,
non subito.
Diede le spalle alla
scena, appoggiandosi al muretto.
Avevano appena
portato Petra all’asilo, dopo una notte quasi insonne.
C’era imbarazzo tra
loro: Haz si era subito reso conto del suo disagio, già a cena, ma Louis non
aveva voluto ammettere nulla, tanto meno quello successo con Zayn, che Styles
mai avrebbe immaginato possibile.
Semmai il giovane continuava
ad avere dubbi sul legame tra il consorte e Lux, ancora carico di ombre e
domande irrisolte.
“Andiamo via Harry” –
sbottò, provando a mantenere la calma.
La nuova coppia lo irritava, ma ciò che lo
lasciò senza fiato, fu ritrovarseli davanti all’improvviso, con lo sguardo di
Lux esaustivo su di sé, che era stato scoperto dalla confessione di Malik.
Boo ne era certo, da
come l’affarista lo stava fissando.
“Salve gente,
facciamo colazione insieme?” – li salutò raggiante il francese.
“Ciao …” – mormorò Styles
– “… per me va bene, se Louis non ha fretta di andare all’università”
“Non posso
trattenermi, devo proprio andarci”
“Come sta Dawson?” –
chiese Zayn.
“Non ne ho idea …
Comunque per la missione in Peru io”
“Ho detto a Vincent
di aggregarsi e lui ha accettato, sai? Pensa che sponsorizzerà parte del
progetto, è assolutamente incredibile” – sorrise e lo baciò.
Lux annuì – “Voglio
che Zayn lavori in condizioni ottimali e che i componenti la spedizione, mangino
in maniera decente”
“Già …” – esitò Boo –
“Ottima idea … Io non ci sarò, non sono in lista … E poi non ci tengo”
“Quanto starete via?”
– domandò Styles, ignaro di quel programma.
“Due settimane, ma se
troviamo qualcosa anche di più …” – spiegò il paleontologo.
“Io sono libero, per
me possiamo anche rimanerci in Peru, con Briciola ovvio” – rise.
“Briciola …?” – disse
lieve Louis.
“Il nostro cane! Sì,
insomma, andremo ad adottarlo domani, Vincent è d’accordo”
“Già, si comincia con
un animale domestico, poi chissà” – scherzò Lux, stringendo di più Zayn, che
non chiedeva di meglio.
“Ok vado in studio
allora, ti accompagno Louis … Sarà per un’altra volta”
“Va bene Harry, ma
noi abbiamo appetito, ci si vede in giro” – si congedò Vincent, portandosi via
Zayn, altrettanto sorridente.
Louis era come
raggelato e non certo per la brezza proveniente dall’oceano.
Julie giocava con
Ernest, come se fosse un bambolotto, sotto lo sguardo attento della baby sitter
nipponica e quello divertito di Shannon, appoggiato allo stipite della nursery.
“Si è calata nella
parte della mammina perfetta” – Rice rise, arrivando dal corridoio.
“Ehi ciao Owen …” –
lo salutò il batterista.
“Buongiorno Shan,
come stai? E’ da tanto che non ci incontriamo” – e lo abbracciò con
delicatezza.
Leto arrossì – “Passo
sempre quando non ci sei, hai ragione … E’ un bimbo bellissimo”
“E’ il fratellino
della nostra principessa … Spero tu lo possa considerare, come io vedo Josh …”
“Assolutamente sì
Owen … Ne sono orgoglioso …”
“Vieni, andiamo nel
salottino qui accanto, beviamoci un tè o ciò che preferisci”
“Sì ti ringrazio”
Si accomodarono, dopo
che Rice ebbe chiuso la porta.
“A proposito ho l’assegno
per Tomo, la segretaria me l’ha lasciato, perché lui non si fa vivo”
“Già, troppo preso
dalla nuova scultura, è gigantesca …”
“Interessante, spero
di vederla presto”
“Sì … Sarà così” – ed
inspirò, guardandosi intorno.
“Shan tutto a posto?
Ti sento un po’ strano … Spero che la mia presenza non ti dia noia”
“No, no, anzi … Owen
senti devo parlarti …”
“L’avevo capito che c’era
qualcosa che non andava Shan, avanti sputa il rospo” – e gli sorrise, pensando
a qualche pasticcio combinato dall’ex.
Certo era inconsueto
che si confidasse con lui.
“Il mese scorso ho
iniziato ad avere dei dolori alla schiena …”
“Cavoli, mi dispiace
Shan …” – bissò turbato il gallerista.
“Così ho fatto una
lastra, poi una tac … Tutto all’insaputa di tutti”
“Come mai?”
“Non so, ero
preoccupato … E’ una ciste, comunque, vicino alla spina dorsale, ma adesso
viene la parte peggiore … Devo sottopormi ad una biopsia, sono in cura da
Mason, ecco …”
“Ho capito, è la
prassi, giusto?”
“Infatti … Sarebbe
nel pomeriggio e mi chiedevo se tu … Se tu potessi accompagnarmi, perché è un
prelievo ambulatoriale, ma non voglio andarci da solo”
“Certo, certo Shan,
figurati, ma nemmeno Jared sa niente?”
“Nessuno … Ci vieni
allora?” – domandò con gli occhi lucidi.
Rice andò ad
abbracciarlo – “Conta su di me, ok?”
Si erano portati la
scatola di ciambelle ed i due bicchieroni di caffè sopra ad una panchina
isolata, dove, anziché mangiare, iniziarono a baciarsi come due adolescenti.
Il profumo di miscela
arabica, si mescolava a quello del dopo barba di Lux, incantato dai modi di
Zayn, giocosi e rilassati, finalmente.
“Ehi, ne vuoi una?
Sto morendo di fame tesoro” – propose a corto di zuccheri.
“Sì Vincent, ok …
Facciamo una pausa … Anche se vedo che sei interessato ai miei argomenti” – e lo
toccò tra le gambe, malizioso, fissandolo ad un centimetro dal naso.
“Sfacciato … ed
adorabile” – gli ansimò nel collo, tornando a succhiargli una porzione di pelle,
già violacea da ore.
Malik allungò la mano
alla ricerca di una leccornia al cioccolato, mordendola poi insieme al proprio
uomo.
Era bello pensarlo
così.
Suo e basta.
“A proposito del
nostro incontro all’alba, Vincent …” – disse con un lieve impaccio.
“Sì …?”
“Per quello che è
successo con Louis, anch’io ho la mia parte di responsabilità”
“Lo so Zayn, anche se
vorrei prendere in considerazione delle attenuanti e potrei addurle anche per
Louis, ma non ci riesco, perché, nel suo caso, il discorso va ben oltre quello
che vi ha uniti, sotto il segno criminale di Ivo Steadman” – replicò serio.
“Parli come Styles …
O come credo parli lui in aula” – sorrise spaesato.
“Guarda che io posso
capire lo stato emotivo in cui ti trovavi, non sono né ottusamente geloso e
possessivo e tanto meno ingenuo: quello che è accaduto tra voi è stato
devastante, per me, ma tu avevi ragione su di un dettaglio: non stavamo
insieme, non mi dovevi nulla … o quasi” – ed abbozzò un sorriso.
“Anche con Louis non
lo eravate … Però anch’io comprendo ciò che mi stai dicendo Vincent, il vostro
legame era profondo e lui ti ha tradito, in un certo senso”
“In fondo è un
paradosso, ma mi avete fatto soffrire entrambi, perché ciò che provo per te è
importante Zayn, lo è stato da subito”
“Tu sei così
impetuoso … Capisci al volo ciò che senti, sarà perché sei adulto e navigato” –
arrossì.
“E tu eri confuso
Zayn … Gli eventi ti hanno come investito … Vero?” – sorrise.
Malik annuì, tornando
a rannicchiarsi sul petto di Vincent, che si ossigenò, con una gioia nel cuore,
che pensava di avere perduta per sempre.
Jim fu come al solito
premuroso ed attento, specialmente alle esigenze di privacy, invocate da
Shannon.
“Se non è nulla di
grave, che rimanga tra noi, ok doc?”
“Ok, nessun problema …
Ora viene l’anestetista, per la locale, devi stenderti … Preston ed io saremo
da te tra dieci minuti”
“Owen può restare?”
“Sì, ma deve venire
in camera sterile …”
“Se non ti spiace …” –
accennò Leto, osservandolo.
“Rimango, non temere”
– e gli sorrise, nascondendo bene la propria ansia.
L’intervento fu
breve, come assicurato da Mason.
Il microscopio
elettronico, con il vetrino da analizzare, fu attivato da Preston, per una
prima occhiata a quel lembo di tessuto asportato dal paziente, mezzo intontito
da un tranquillante e con la mano destra, tra quelle di Rice, che non aveva mai
smesso di confortarlo, distraendolo con gli aneddoti sull’utero in affitto e la
nascita di Ernest.
Jim osservò il frammento
a diversi ingrandimenti, poi lasciò spazio al collega.
Gli assistenti, nel
frattempo, spostarono Shannon nell’ambulatorio antistante la sala operatoria.
“Che ne pensi?” –
bisbigliò Jim, la fronte aggrottata e madida.
“Quello che pensi tu …
Forse è meglio attendere la conferma, non allarmiamolo”
“Tu non hai mai
sbagliato Preston …”
“Se per questo quello
infallibile sei tu” – sorrise mesto, dietro la mascherina.
“Cerco Stuart, per un
ulteriore parere?”
“No, non è il caso,
semmai parlane con Shan … Vado in reparto Jim” – sbuffò, iniziando a spogliarsi
del camice e dei guanti.
Mason fece
altrettanto, notando che Leto era già seduto sulla lettiga, con l’urgenza di
urinare.
Rice rideva per una
battuta del musicista, anche se in entrambi era palpabile un’angoscia
trepidante, nell’attesa di avere un primo esito.
Jim disse all’infermiera
di farli passare da lui, appena Leto fosse stabile sulle gambe e ristorato da
un buon espresso.
OWEN
SHANNON
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