sabato 31 maggio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 306

Capitolo n. 306 – zen



I gabbiani sembravano sospesi nell’aria, sollevati a tratti da un vento piuttosto sostenuto.

Zayn tirava loro del cibo, ridendo, mentre Vincent lo cinturava da dietro, avvolgendo entrambi in una coperta, dov’erano stati seduti, sino a qualche minuto prima.

“Ce lo compriamo un cane?” – chiese improvviso Malik, senza smettere di spargere semi e granaglie miste, un po’ ovunque.

“Ma non dobbiamo andare in Peru?” – anche Lux rise, spettinato quanto il suo ragazzino, con la barba incolta, che pungeva le guance lisce di Zayn, radioso ed entusiasta all’idea di adottare un cucciolo peloso.

“Andiamo in un rifugio, lo chiameremo Briciola! Ci seguirà nel viaggio, lo vaccineremo” – asserì convinto.

“Ok tesoro, domani andremo al canile …” – approvò sereno l’uomo, voltandolo a sé, per baciarlo con estrema dolcezza.


Poco distante, dalla passeggiata sovrastante la spiaggia, due spettatori li stavano osservando.

Styles, con le mani in tasca, Tomlinson, con le braccia incrociate sul petto.
Intirizziti.
Distanti.

“Accidenti, ha fatto presto a conquistarlo, sono belli insieme” – esordì Harry, sincero.

Boo non disse niente, non subito.

Diede le spalle alla scena, appoggiandosi al muretto.
Avevano appena portato Petra all’asilo, dopo una notte quasi insonne.

C’era imbarazzo tra loro: Haz si era subito reso conto del suo disagio, già a cena, ma Louis non aveva voluto ammettere nulla, tanto meno quello successo con Zayn, che Styles mai avrebbe immaginato possibile.

Semmai il giovane continuava ad avere dubbi sul legame tra il consorte e Lux, ancora carico di ombre e domande irrisolte.

“Andiamo via Harry” – sbottò, provando a mantenere la calma.

La nuova coppia lo irritava, ma ciò che lo lasciò senza fiato, fu ritrovarseli davanti all’improvviso, con lo sguardo di Lux esaustivo su di sé, che era stato scoperto dalla confessione di Malik.
Boo ne era certo, da come l’affarista lo stava fissando.

“Salve gente, facciamo colazione insieme?” – li salutò raggiante il francese.

“Ciao …” – mormorò Styles – “… per me va bene, se Louis non ha fretta di andare all’università”

“Non posso trattenermi, devo proprio andarci”

“Come sta Dawson?” – chiese Zayn.

“Non ne ho idea … Comunque per la missione in Peru io”

“Ho detto a Vincent di aggregarsi e lui ha accettato, sai? Pensa che sponsorizzerà parte del progetto, è assolutamente incredibile” – sorrise e lo baciò.

Lux annuì – “Voglio che Zayn lavori in condizioni ottimali e che i componenti la spedizione, mangino in maniera decente”

“Già …” – esitò Boo – “Ottima idea … Io non ci sarò, non sono in lista … E poi non ci tengo”

“Quanto starete via?” – domandò Styles, ignaro di quel programma.

“Due settimane, ma se troviamo qualcosa anche di più …” – spiegò il paleontologo.

“Io sono libero, per me possiamo anche rimanerci in Peru, con Briciola ovvio” – rise.

“Briciola …?” – disse lieve Louis.

“Il nostro cane! Sì, insomma, andremo ad adottarlo domani, Vincent è d’accordo”

“Già, si comincia con un animale domestico, poi chissà” – scherzò Lux, stringendo di più Zayn, che non chiedeva di meglio.

“Ok vado in studio allora, ti accompagno Louis … Sarà per un’altra volta”

“Va bene Harry, ma noi abbiamo appetito, ci si vede in giro” – si congedò Vincent, portandosi via Zayn, altrettanto sorridente.

Louis era come raggelato e non certo per la brezza proveniente dall’oceano.



Julie giocava con Ernest, come se fosse un bambolotto, sotto lo sguardo attento della baby sitter nipponica e quello divertito di Shannon, appoggiato allo stipite della nursery.

“Si è calata nella parte della mammina perfetta” – Rice rise, arrivando dal corridoio.

“Ehi ciao Owen …” – lo salutò il batterista.

“Buongiorno Shan, come stai? E’ da tanto che non ci incontriamo” – e lo abbracciò con delicatezza.

Leto arrossì – “Passo sempre quando non ci sei, hai ragione … E’ un bimbo bellissimo”

“E’ il fratellino della nostra principessa … Spero tu lo possa considerare, come io vedo Josh …”

“Assolutamente sì Owen … Ne sono orgoglioso …”

“Vieni, andiamo nel salottino qui accanto, beviamoci un tè o ciò che preferisci”

“Sì ti ringrazio”

Si accomodarono, dopo che Rice ebbe chiuso la porta.

“A proposito ho l’assegno per Tomo, la segretaria me l’ha lasciato, perché lui non si fa vivo”

“Già, troppo preso dalla nuova scultura, è gigantesca …”

“Interessante, spero di vederla presto”

“Sì … Sarà così” – ed inspirò, guardandosi intorno.

“Shan tutto a posto? Ti sento un po’ strano … Spero che la mia presenza non ti dia noia”

“No, no, anzi … Owen senti devo parlarti …”

“L’avevo capito che c’era qualcosa che non andava Shan, avanti sputa il rospo” – e gli sorrise, pensando a qualche pasticcio combinato dall’ex.

Certo era inconsueto che si confidasse con lui.

“Il mese scorso ho iniziato ad avere dei dolori alla schiena …”

“Cavoli, mi dispiace Shan …” – bissò turbato il gallerista.

“Così ho fatto una lastra, poi una tac … Tutto all’insaputa di tutti”

“Come mai?”

“Non so, ero preoccupato … E’ una ciste, comunque, vicino alla spina dorsale, ma adesso viene la parte peggiore … Devo sottopormi ad una biopsia, sono in cura da Mason, ecco …”

“Ho capito, è la prassi, giusto?”

“Infatti … Sarebbe nel pomeriggio e mi chiedevo se tu … Se tu potessi accompagnarmi, perché è un prelievo ambulatoriale, ma non voglio andarci da solo”

“Certo, certo Shan, figurati, ma nemmeno Jared sa niente?”

“Nessuno … Ci vieni allora?” – domandò con gli occhi lucidi.

Rice andò ad abbracciarlo – “Conta su di me, ok?”



Si erano portati la scatola di ciambelle ed i due bicchieroni di caffè sopra ad una panchina isolata, dove, anziché mangiare, iniziarono a baciarsi come due adolescenti.

Il profumo di miscela arabica, si mescolava a quello del dopo barba di Lux, incantato dai modi di Zayn, giocosi e rilassati, finalmente.

“Ehi, ne vuoi una? Sto morendo di fame tesoro” – propose a corto di zuccheri.

“Sì Vincent, ok … Facciamo una pausa … Anche se vedo che sei interessato ai miei argomenti” – e lo toccò tra le gambe, malizioso, fissandolo ad un centimetro dal naso.

“Sfacciato … ed adorabile” – gli ansimò nel collo, tornando a succhiargli una porzione di pelle, già violacea da ore.

Malik allungò la mano alla ricerca di una leccornia al cioccolato, mordendola poi insieme al proprio uomo.
Era bello pensarlo così.
Suo e basta.

“A proposito del nostro incontro all’alba, Vincent …” – disse con un lieve impaccio.

“Sì …?”

“Per quello che è successo con Louis, anch’io ho la mia parte di responsabilità”

“Lo so Zayn, anche se vorrei prendere in considerazione delle attenuanti e potrei addurle anche per Louis, ma non ci riesco, perché, nel suo caso, il discorso va ben oltre quello che vi ha uniti, sotto il segno criminale di Ivo Steadman” – replicò serio.

“Parli come Styles … O come credo parli lui in aula” – sorrise spaesato.

“Guarda che io posso capire lo stato emotivo in cui ti trovavi, non sono né ottusamente geloso e possessivo e tanto meno ingenuo: quello che è accaduto tra voi è stato devastante, per me, ma tu avevi ragione su di un dettaglio: non stavamo insieme, non mi dovevi nulla … o quasi” – ed abbozzò un sorriso.

“Anche con Louis non lo eravate … Però anch’io comprendo ciò che mi stai dicendo Vincent, il vostro legame era profondo e lui ti ha tradito, in un certo senso”

“In fondo è un paradosso, ma mi avete fatto soffrire entrambi, perché ciò che provo per te è importante Zayn, lo è stato da subito”

“Tu sei così impetuoso … Capisci al volo ciò che senti, sarà perché sei adulto e navigato” – arrossì.

“E tu eri confuso Zayn … Gli eventi ti hanno come investito … Vero?” – sorrise.

Malik annuì, tornando a rannicchiarsi sul petto di Vincent, che si ossigenò, con una gioia nel cuore, che pensava di avere perduta per sempre.



Jim fu come al solito premuroso ed attento, specialmente alle esigenze di privacy, invocate da Shannon.

“Se non è nulla di grave, che rimanga tra noi, ok doc?”

“Ok, nessun problema … Ora viene l’anestetista, per la locale, devi stenderti … Preston ed io saremo da te tra dieci minuti”

“Owen può restare?”

“Sì, ma deve venire in camera sterile …”

“Se non ti spiace …” – accennò Leto, osservandolo.

“Rimango, non temere” – e gli sorrise, nascondendo bene la propria ansia.


L’intervento fu breve, come assicurato da Mason.
Il microscopio elettronico, con il vetrino da analizzare, fu attivato da Preston, per una prima occhiata a quel lembo di tessuto asportato dal paziente, mezzo intontito da un tranquillante e con la mano destra, tra quelle di Rice, che non aveva mai smesso di confortarlo, distraendolo con gli aneddoti sull’utero in affitto e la nascita di Ernest.

Jim osservò il frammento a diversi ingrandimenti, poi lasciò spazio al collega.

Gli assistenti, nel frattempo, spostarono Shannon nell’ambulatorio antistante la sala operatoria.

“Che ne pensi?” – bisbigliò Jim, la fronte aggrottata e madida.

“Quello che pensi tu … Forse è meglio attendere la conferma, non allarmiamolo”

“Tu non hai mai sbagliato Preston …”

“Se per questo quello infallibile sei tu” – sorrise mesto, dietro la mascherina.

“Cerco Stuart, per un ulteriore parere?”

“No, non è il caso, semmai parlane con Shan … Vado in reparto Jim” – sbuffò, iniziando a spogliarsi del camice e dei guanti.

Mason fece altrettanto, notando che Leto era già seduto sulla lettiga, con l’urgenza di urinare.

Rice rideva per una battuta del musicista, anche se in entrambi era palpabile un’angoscia trepidante, nell’attesa di avere un primo esito.

Jim disse all’infermiera di farli passare da lui, appena Leto fosse stabile sulle gambe e ristorato da un buon espresso.









 OWEN



 SHANNON

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