venerdì 30 maggio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 304

Capitolo n. 304 – zen



Louis si rivestì in fretta, mentre Zayn se ne stava ancora aggrovigliato alle lenzuola.

“Io mi faccio una doccia …” – esordì Malik, alzandosi di botto – “E ti consiglio di farne una, anche a te” – rise imbarazzato, passandogli oltre, nudo ed in forma perfetta.

Boo lo scrutò, mentre si infilava nel box, visibile dalla camera da letto.

“Ok … Hai ragione …” – sbuffò teso, per poi raggiungerlo.

“Hai chiuso a chiave?”

“Cosa?”

“La porta Louis, quel cazzo di uscio!

“No, quando avrei potuto farlo se”

Se si erano baciati, questo voleva dire Tomlinson, ma Zayn lo anticipò, a fatti e non parole.

Di nuovo nella sua bocca, stretto al suo busto, fino a confondere la pelle ed i rispettivi tatuaggi.

Peccato che quelli di Boo, fossero speculari a quelli di Harry, impegnato ad andare a prendere la bimba all’asilo, i vestiti in lavanderia e la spesa, prenotata on line, al market sotto casa.

Carico di pacchi e con in braccio Petra, Styles sembrava una casalinga disperata, più che un legale di successo in erba.

Arrivò in casa facendo cadere tutto, tranne la figlia, che rise divertita da quel pasticcione di papà.
La sua allegria, fece passare al volo l’incazzatura ad Harry, che provò a telefonare al marito.

Louis sentì a malapena il cellulare e si precipitò a rispondere, consapevole di essere in un mostruoso ritardo.

La sua voce concitata incuriosì il consorte.

“Boo che ti prende? Hai fatto la maratona di New York?”

“No è che stavo correndo per il corridoio, per uscire a recuperare l’auto, mi sono perso a quella riunione …”

“Con Malik?”

“Non solo lui, c’era un sacco di gente …” – ridacchiò nervoso, infilando jeans e t-shirt, calzando le scarpe saltellando, dimenticandosi i calzini e l’orologio tra le coperte.

“Sto arrivando Haz, magari ordina la cena, vuoi?”

“No, sto imbastendo un sugo e l’acqua bollirà a minuti, la pappa di Petra è già in scodella e sto apparecchiando in terrazza … Ti aspetto, ok?”

“Sì amore, a tra poco, un bacio” – e riattaccò, esausto, schiantandosi contro la parete.

Zayn si era sistemato con più calma, la camicia nelle braghe comode ed un pullovers sulle spalle – “Devo avvisare Vincent … Passerà di qui a prendermi”

“Allora sparisco”

“Sì … Senti Louis, vuoi che parli a Dawson per il Peru, inserendoti nel progetto?” – chiese gentile.

“Non mi devi nulla Zayn”

“Che centra questo? Che discorsi fai, accidenti!”

“Non so neppure quello che dico! Avevi ragione, siamo due pazzi!” – sbottò, già oltre la soglia.

“Ho il tuo numero Louis, ti mando un sms stasera, ok?”

“Ma per cosa?!”

“Per il viaggio, tra una settimana, gli scavi, possibile che non te ne importi?”

“Io voglio solo tornare dalla mia famiglia” – replicò afflitto e poi sparì.



Il modo in cui Jude lo teneva a sé, affondando nel collo di Robert, quasi piangendo, mentre gli faceva l’amore: Robert sapeva bene cosa stava passando il compagno.

Era come se gli chiedesse scusa, tacitamente.

Ora Law stava dormendo, dopo un pomeriggio strano, a fare l’amore in quella camera della villa di Geffen, distanti dalla sua attenzione, rivolta ad una partita di baseball in tv, con la testolina di Lula sulle gambe, le dita del padre tra quei riccioli dispettosi.

“Soldino nanni?”

“No papi” – rise.

“Che pensi?”

“A te e zio Rob e zio Jared e papà Kevin” – e si sollevò, sedendosi in ginocchio.

“Wow che bella cricca …” – Glam sorrise amorevole.

“Siete stati molto felici, vero?”

“Sì … A tratti, in alcuni periodi, senza dubbio” – ribatté perplesso.

“Se potessi, chi sposeresti? Risposta secca!”

“Jared”

“Mmmm è molto triste ora … E’ confuso ed arrabbiato, sai?”

“Perché amore?”

“Non accetta la tua malattia … il cambiamento delle situazioni …” – spiegò con rammarico.

“So cosa prova zio Jay ed in un certo senso vorrei non incontrarlo più, per non vederlo stare male, sai Lula? … Ed andrei a morire in solitudine, lontano dalla vista di chiunque, amici o nemici, come un elefante oppure un gatto …” – sorrise mesto.

“Lui rimarrà vicino a te, per sempre”

“Anche dopo soldino …?”

“Sempre” – e tornò ad accucciolarsi, senza aggiungere altro.



“Sei silenzioso tesoro … Quel Dawson dev’essere proprio un rompiballe”

Lux innescò la conversazione, mentre guidava verso il lungo mare.

“Non ho voglia di mangiare fuori Vincent”

“Nessun problema, andiamo da me allora … Riunione noiosa? Se ti va di parlarne, ovvio …” – inspirò, fermandosi ad un semaforo.

“Sai è come se esistesse un’entrata immaginaria, tra noi e tu chiedessi di continuo permesso … Sei veramente così?”

Il francese lo guardò, abbozzando un sorriso – “E’ stato un giorno pesante, lo capisco, ora sei un po’ scosso”

“E faccio discorsi del cazzo?” – lo fissò, dopo avere guardato altrove per tutto il tempo.

Lux divenne serio, ripartendo.

“Io ero quel tipo di persona che in genere non chiedeva permesso, se davvero ci tieni a saperlo Zayn: poi sono cambiato, capita a chi non è stronzo sino alla fine dei suoi giorni!” – sbottò, trattenendo una reazione ben più smodata.

Come lo faceva incavolare Malik, non ci riusciva nessuno.

“Ho scopato con Louis”

La Mercedes inchiodò.
Le auto dietro la schivarono, non senza investire Lux di clacsonate ed insulti.

“Forse lui non te lo avrebbe mai detto, però io non ci tengo a tenermi questo rospo dentro: è stato un giorno assurdo, se vuoi saperlo Vincent, non me lo dimenticherò facilmente, devo avere fuso il cervello e mi faccio schifo, perché lui è sposato ed ha una bambina!” – e scese dalla macchina, dirigendosi alla balaustra del belvedere, davanti al quale si erano fermati per caso.

Lux gli andò dietro, impietrito per una doppia ragione.

“Ti preoccupi per Louis, ti fai schifo per lui e basta??!” – gli urlò alla schiena.

“Tu ed io non siamo un accidenti di niente Vincent!” – esclamò senza voltarsi, artigliando il metallo, giusto per sostenersi, in un tremore generale, che poteva presagire un collasso nervoso.

“E’ vero … Non ti ho scopato per farti sentire legato a me … Ti ho rispettato e probabilmente non era la tattica giusta, anche se non le ho mai usate in vita mia e”
Si interruppe, mordendosi la lingua.

Avrebbe detto cose inopportune e meschine, ma, soprattutto, si sarebbe sentito così ridicolo.

“Ti ho voluto bene Zayn, quello di cui avevi bisogno e tu mi hai preso in giro”

Il pianto che gli saliva dallo stomaco, era ciò che di più inatteso potesse provare Lux.
Nemmeno per Boo aveva percepito una simile costernazione.

Probabilmente erano due dolori, che si mescolavano e scalpitavano nel suo petto, quelli che Vincent provava ora.

I suoi piccoli lo avevano messo all’angolo, fregandosene dei suoi sentimenti, divertendosi alle sue spalle, probabilmente ridendo di lui.

In una visione contorta e grottesca, l’affarista immaginò la risata vendicativa di Louis, che in quella maniera gli aveva dimostrato di potergli prendere tutto, anche Zayn, non solo tutto l’amore che Lux aveva da donare, sia a questi che a Boo stesso, in una forma, che non si era ancora definita completamente.

Dalla parte opposta, Malik restava un enigma, forse gli piaceva Tomlinson da quando lo aveva visto con Steadman, forse era stata una folgorazione, emotiva e fisica, una tensione erotica, tra due vittime dello stesso carnefice.
Probabilmente Vincent avrebbe capito, accettato e metabolizzato quella rivelazione, se esposta con un atteggiamento diverso, da parte di Zayn, che ora lo guardava, cristallizzato in un’emozione indefinibile.

“Ti faccio pena …? Su avanti dimmelo, tanto peggio di così non potrei sentirmi, ragazzino”

“Mi dispiace …”

“Di cosa esattamente, ti dispiace Zayn?” – sibilò acre.

Il giovane prese fiato – “Non … Non dovrai preoccuparti della mia presenza, non mi vedrai più, vado via, per l’università … Con Dawson …”

“Ti serviranno le tue cose: bene, hai visto, è venuto il momento di portarle via. Vieni andiamo” – e si diresse alla vettura, scuro in volto, aprendogli lo sportello.

“Vincent”

“Muoviti!” – ruggì – “Non voglio perdere altro tempo con te! Poi ti chiamerò un taxi!”

Zayn tornò al proprio posto.
In silenzio.




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