Capitolo n. 304 – zen
Louis si rivestì in
fretta, mentre Zayn se ne stava ancora aggrovigliato alle lenzuola.
“Io mi faccio una
doccia …” – esordì Malik, alzandosi di botto – “E ti consiglio di farne una,
anche a te” – rise imbarazzato, passandogli oltre, nudo ed in forma perfetta.
Boo lo scrutò, mentre
si infilava nel box, visibile dalla camera da letto.
“Ok … Hai ragione …” –
sbuffò teso, per poi raggiungerlo.
“Hai chiuso a chiave?”
“Cosa?”
“La porta Louis, quel
cazzo di uscio!”
“No, quando avrei
potuto farlo se”
Se si erano baciati,
questo voleva dire Tomlinson, ma Zayn lo anticipò, a fatti e non parole.
Di nuovo nella sua
bocca, stretto al suo busto, fino a confondere la pelle ed i rispettivi
tatuaggi.
Peccato che quelli di
Boo, fossero speculari a quelli di Harry, impegnato ad andare a prendere la
bimba all’asilo, i vestiti in lavanderia e la spesa, prenotata on line, al
market sotto casa.
Carico di pacchi e
con in braccio Petra, Styles sembrava una casalinga disperata, più che un
legale di successo in erba.
Arrivò in casa
facendo cadere tutto, tranne la figlia, che rise divertita da quel pasticcione
di papà.
La sua allegria, fece
passare al volo l’incazzatura ad Harry, che provò a telefonare al marito.
Louis sentì a
malapena il cellulare e si precipitò a rispondere, consapevole di essere in un
mostruoso ritardo.
La sua voce concitata
incuriosì il consorte.
“Boo che ti prende?
Hai fatto la maratona di New York?”
“No è che stavo
correndo per il corridoio, per uscire a recuperare l’auto, mi sono perso a
quella riunione …”
“Con Malik?”
“Non solo lui, c’era
un sacco di gente …” – ridacchiò nervoso, infilando jeans e t-shirt, calzando
le scarpe saltellando, dimenticandosi i calzini e l’orologio tra le coperte.
“Sto arrivando Haz,
magari ordina la cena, vuoi?”
“No, sto imbastendo
un sugo e l’acqua bollirà a minuti, la pappa di Petra è già in scodella e sto
apparecchiando in terrazza … Ti aspetto, ok?”
“Sì amore, a tra
poco, un bacio” – e riattaccò, esausto, schiantandosi contro la parete.
Zayn si era sistemato
con più calma, la camicia nelle braghe comode ed un pullovers sulle spalle – “Devo
avvisare Vincent … Passerà di qui a prendermi”
“Allora sparisco”
“Sì … Senti Louis,
vuoi che parli a Dawson per il Peru, inserendoti nel progetto?” – chiese gentile.
“Non mi devi nulla
Zayn”
“Che centra questo?
Che discorsi fai, accidenti!”
“Non so neppure
quello che dico! Avevi ragione, siamo due pazzi!” – sbottò, già oltre la
soglia.
“Ho il tuo numero
Louis, ti mando un sms stasera, ok?”
“Ma per cosa?!”
“Per il viaggio, tra
una settimana, gli scavi, possibile che non te ne importi?”
“Io voglio solo
tornare dalla mia famiglia” – replicò afflitto e poi sparì.
Il modo in cui Jude
lo teneva a sé, affondando nel collo di Robert, quasi piangendo, mentre gli
faceva l’amore: Robert sapeva bene cosa stava passando il compagno.
Era come se gli chiedesse
scusa, tacitamente.
Ora Law stava
dormendo, dopo un pomeriggio strano, a fare l’amore in quella camera della
villa di Geffen, distanti dalla sua attenzione, rivolta ad una partita di
baseball in tv, con la testolina di Lula sulle gambe, le dita del padre tra
quei riccioli dispettosi.
“Soldino nanni?”
“No papi” – rise.
“Che pensi?”
“A te e zio Rob e zio
Jared e papà Kevin” – e si sollevò, sedendosi in ginocchio.
“Wow che bella cricca
…” – Glam sorrise amorevole.
“Siete stati molto
felici, vero?”
“Sì … A tratti, in
alcuni periodi, senza dubbio” – ribatté perplesso.
“Se potessi, chi
sposeresti? Risposta secca!”
“Jared”
“Mmmm è molto triste
ora … E’ confuso ed arrabbiato, sai?”
“Perché amore?”
“Non accetta la tua
malattia … il cambiamento delle situazioni …” – spiegò con rammarico.
“So cosa prova zio
Jay ed in un certo senso vorrei non incontrarlo più, per non vederlo stare male,
sai Lula? … Ed andrei a morire in solitudine, lontano dalla vista di chiunque,
amici o nemici, come un elefante oppure un gatto …” – sorrise mesto.
“Lui rimarrà vicino a
te, per sempre”
“Anche dopo soldino …?”
“Sempre” – e tornò ad
accucciolarsi, senza aggiungere altro.
“Sei silenzioso
tesoro … Quel Dawson dev’essere proprio un rompiballe”
Lux innescò la
conversazione, mentre guidava verso il lungo mare.
“Non ho voglia di
mangiare fuori Vincent”
“Nessun problema,
andiamo da me allora … Riunione noiosa? Se ti va di parlarne, ovvio …” –
inspirò, fermandosi ad un semaforo.
“Sai è come se
esistesse un’entrata immaginaria, tra noi e tu chiedessi di continuo permesso …
Sei veramente così?”
Il francese lo
guardò, abbozzando un sorriso – “E’ stato un giorno pesante, lo capisco, ora
sei un po’ scosso”
“E faccio discorsi
del cazzo?” – lo fissò, dopo avere guardato altrove per tutto il tempo.
Lux divenne serio,
ripartendo.
“Io ero quel tipo di
persona che in genere non chiedeva permesso,
se davvero ci tieni a saperlo Zayn: poi sono cambiato, capita a chi non è
stronzo sino alla fine dei suoi giorni!” – sbottò, trattenendo una reazione ben
più smodata.
Come lo faceva
incavolare Malik, non ci riusciva nessuno.
“Ho scopato con Louis”
La Mercedes inchiodò.
Le auto dietro la
schivarono, non senza investire Lux di clacsonate ed insulti.
“Forse lui non te lo
avrebbe mai detto, però io non ci tengo a tenermi questo rospo dentro: è stato
un giorno assurdo, se vuoi saperlo Vincent, non me lo dimenticherò facilmente,
devo avere fuso il cervello e mi faccio schifo, perché lui è sposato ed ha una
bambina!” – e scese dalla macchina, dirigendosi alla balaustra del belvedere,
davanti al quale si erano fermati per caso.
Lux gli andò dietro,
impietrito per una doppia ragione.
“Ti preoccupi per
Louis, ti fai schifo per lui e
basta??!” – gli urlò alla schiena.
“Tu ed io non siamo
un accidenti di niente Vincent!” – esclamò senza voltarsi, artigliando il
metallo, giusto per sostenersi, in un tremore generale, che poteva presagire un
collasso nervoso.
“E’ vero … Non ti ho
scopato per farti sentire legato a me … Ti ho rispettato e probabilmente non
era la tattica giusta, anche se non
le ho mai usate in vita mia e”
Si interruppe,
mordendosi la lingua.
Avrebbe detto cose
inopportune e meschine, ma, soprattutto, si sarebbe sentito così ridicolo.
“Ti ho voluto bene
Zayn, quello di cui avevi bisogno e tu mi hai preso in giro”
Il pianto che gli
saliva dallo stomaco, era ciò che di più inatteso potesse provare Lux.
Nemmeno per Boo aveva
percepito una simile costernazione.
Probabilmente erano
due dolori, che si mescolavano e scalpitavano nel suo petto, quelli che Vincent
provava ora.
I suoi piccoli lo avevano messo all’angolo,
fregandosene dei suoi sentimenti, divertendosi alle sue spalle, probabilmente
ridendo di lui.
In una visione
contorta e grottesca, l’affarista immaginò la risata vendicativa di Louis, che
in quella maniera gli aveva dimostrato di potergli prendere tutto, anche Zayn,
non solo tutto l’amore che Lux aveva da donare, sia a questi che a Boo stesso,
in una forma, che non si era ancora definita completamente.
Dalla parte opposta,
Malik restava un enigma, forse gli piaceva Tomlinson da quando lo aveva visto
con Steadman, forse era stata una folgorazione, emotiva e fisica, una tensione
erotica, tra due vittime dello stesso carnefice.
Probabilmente Vincent
avrebbe capito, accettato e metabolizzato quella rivelazione, se esposta con un
atteggiamento diverso, da parte di Zayn, che ora lo guardava, cristallizzato in
un’emozione indefinibile.
“Ti faccio pena …? Su
avanti dimmelo, tanto peggio di così non potrei sentirmi, ragazzino”
“Mi dispiace …”
“Di cosa esattamente,
ti dispiace Zayn?” – sibilò acre.
Il giovane prese
fiato – “Non … Non dovrai preoccuparti della mia presenza, non mi vedrai più,
vado via, per l’università … Con Dawson …”
“Ti serviranno le tue
cose: bene, hai visto, è venuto il momento di portarle via. Vieni andiamo” – e si
diresse alla vettura, scuro in volto, aprendogli lo sportello.
“Vincent”
“Muoviti!” – ruggì – “Non
voglio perdere altro tempo con te! Poi ti chiamerò un taxi!”
Zayn tornò al proprio
posto.
In silenzio.
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