mercoledì 21 maggio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 298

Capitolo n. 298 – zen



I gabbiani circondarono Lula, sulla spiaggia, mentre il bimbo tirava loro briciole di pane.

Una figura massiccia oltrepassò Jared, fermo a guardare soldino e ciò che stava facendo, in un riverbero senza suoni.

I passi decisi di Geffen fecero volare via lo stormo, in un turbinio abbacinante.

Lula rise, tendendo la mano al padre, che la prese, per poi sollevarlo del tutto, afferrandolo per la vita sottile.

D’improvviso una miriade di voci investì Leto, che si sentì balzare il cuore in gola, impedito, però, nei movimenti.

Era statico, ma poco distante da loro, che lo stavano guardando, ora.

“Vieni con noi zio Jay …”

La voce di Lula era strana, mentre Geffen se ne stava in silenzio.

“Allora ci vieni oppure no?” – soldino sembrò innervosirsi.

“De devo rimanere qui … devo tornare da Colin” – finalmente qualcosa gli uscì, ma era così inquieto e confuso.

Gli occhi di Glam sembrarono incupirsi, poi sciogliersi letteralmente, così quelli di Lula, che in pochi secondi fu avvolto da fiamme altissime, quanto il genitore, che mai gli aveva lasciato la mano.

Jared emise un urlo, terrorizzato per la scena orrenda.

Si sentì strattonare per le braccia e, finalmente, si svegliò, da quell’incubo terribile.



Lux sentì dei rumori provenire dal piano terra.

Aveva il sonno leggero ed il temporale non aiutava a prendere sonno.
Erano le quattro ed i lampi illuminavano ad intervalli regolari il vano scala, dal quale si affacciò, con addosso unicamente le braghe del pigiama in seta blu, stropicciate come la sua faccia.

Le luci in cucina erano accese.

Scese cauto, pensando si potesse trattare di Zayn e non certo di un ladro.

Il ragazzo gli sorrise, appena si accorse di lui.

“Scusami Vincent … E’ che ho esagerato con quella pizza …”

“Indigestione?” – sorrise a propria volta, prendendo una tazza e della camomilla solubile da un armadietto sul fondo.

“Meno male, non sapevo dove cercare … Però mi spiaceva svegliarti, ti sto dando già così tanto disturbo …” – disse massaggiandosi l’addome teso.

“Siediti e smettila di lagnarti” – rise – “Fai come se fossi a casa tua e poi io dormo poco … Ecco fatto, pronta e se hai nausea lì c’è un bagno di servizio … Ti aiuto io se ti senti male, ok?” – e gli diede una carezza sulla schiena.

Il palmo destro di Lux era bollente e Zayn se lo immaginò sul proprio stomaco indolenzito.
Vincent gli lesse nella mente oppure lasciò spazio al medesimo desiderio, vedendolo in difficoltà.

Si sostituì’ al giovane, nel riscaldargli la pelle sotto la maglietta, lasciando che il busto di Zayn aderisse al proprio, rimasto alle sue spalle.

“Bevi e rilassati, ok …?”

Malik annuì, accettando con naturalezza le sue attenzioni.

Forse doveva accadere, forse Lux voleva portarselo a letto, ma quel ragionamento non quadrava e poi sarebbe stata una delusione totale, pensò Zayn.

“Va meglio …?” – Vincent si distaccò di poco, sfilando le mani da sotto la t-shirt.

“Sì, non mi viene neppure da vomitare …” – ed arrossì, tamponandosi il volto con un tovagliolo.

“Però stai sudando, vuoi tornare a coricarti?”

“Sì è meglio … Tu sei un padre a tutti gli effetti, sai?” – e lo scrutò, senza scendere dallo sgabello, lo stesso della cena.

“E’ … è forse la mia età” – quasi si schernì.

“Io però non sono tuo figlio” – sorrise – “… e neppure sono Tomlinson” – aggiunse con una fermezza inattesa, ma priva del ben che minimo astio.

Fare paragoni, sentirsi un surrogato od un rimpiazzo era la deduzione più scontata, ma anche più logica, arrivati a quel punto.

“Mi stai dicendo che c’era un errore di fondo, nel mio rapporto con Louis?” – replicò calmo ed ormai ad una distanza di sicurezza.

“C’è sempre, quando gli anni di differenza sono abbastanza per crederlo”

“Mai avuto un compagno maturo?” – domandò interessato.

“No. A parte Ivo, ma non era così adulto”

“Così vecchio, come me?” – e rise, con un lieve amaro in gola.

“Sono parole senza senso, vecchio, giovane, spesso non coincidono con la realtà, guarda me, sono in anticipo sugli studi, la carriera …” – sorrise.

“Ed io in ritardo con l’amore: in un certo senso hai ragione tu, Zayn.” – e provò ad andarsene.

“Sei incazzato Vincent?”

“No, perché dovrei?” – ed inspirò, senza voltarsi.

Zayn intrecciò le dita, spostando la tazza ormai vuota.

“Sarebbe così bello volersi bene”

Lo disse con innocenza, ma fu come un sferzata, in mezzo alle scapole dell’affarista, ancora fermo, a pochi passi da lui.

Infine Vincent si girò, fissandolo.

“Lo è sempre … volersi bene intendo …” – mormorò con serenità.

Zayn scese da quel trespolo, avvicinandosi piano, per abbracciarlo castamente.

Lux ricambiò il suo gesto, avvolgendolo, mentre dei tuoni assordanti anticiparono il distacco della corrente.

Zayn ebbe un lieve tremito e Vincent sorrise.

“Tranquillo, ora partono le luci di emergenza” – e fu un attimo, poi tutto l’ambiente divenne azzurro, tra faretti e led, sparsi ovunque, per non inciampare.

“Rimani con me …?” – glielo chiese flebile, le labbra sul petto di Lux, turgide, bellissime.

Si guardarono.

“Solo se posso tenerti così … nulla di più Zayn, te lo prometto”

Il giovane annuì, con una parvenza di felicità nelle iridi.
La stessa che si accese in quelle di Lux, dopo tanto tempo.



Il viso di Glam era disteso.

“Tesoro stavi solo sognando … Qualcosa di brutto, direi”

Leto si sollevò, senza smettere di tremare, mentre si addossava contro la testiera imbottita.

Geffen gli passò dell’acqua – “Su, bevi questa, poi dormiamo ancora un po’, non sono neppure le cinque”

“Sì, scusami …” – balbettò.

“Nessun problema, di solito sono io a dare di matto, per le medicine, ho persino le allucinazioni”

“Lula dov’è?”

“Con Kevin e Tim o da Antonio, mi pare fossero tutti lì i bambini, anche i vostri” – disse dolce, spostandogli i capelli dal volto ancora madido, ma incantevole.

“Hai ragione, me l’ero dimenticato …” – prese fiato, posando il bicchiere sul comodino.

Spense poi le luci, tornando a rannicchiarsi contro Geffen, che lo accolse con cura.

Si presero poi le mani, dandosi la buona notte per una seconda volta.

“Jay …”

“Sì?”

“Per prima … prima che ci addormentassimo” – sorrise lieve – “… volevo dirti grazie”

“Abbiamo strappato l’ultima stella al cielo … Quella più vicina a noi Glam” – replicò triste.

“Noi … potevamo tutto, un tempo …”

“Siamo stati stupidi? … O folli?” – sorrise anche lui, nel buio.

“Siamo stati innamorati Jay …”

“Lo siamo ancora” – puntualizzò in un anelito.

Geffen lo strinse un po’ di più, cinturandone il busto, restando incollato alla sua schiena, impresso come uno dei suoi tatuaggi.
Indelebile.



Quando li vide arrivare insieme nel parcheggio dell’università, scendere sorridenti dall’auto di Lux, a Louis venne un colpo al cuore: non avrebbe potuto descriverlo diversamente, per quanto gli rimbombava nelle orecchie, mentre Vincent lo salutava a distanza e Zayn recuperava un notebook dal bagagliaio, oltre a dei libri, tenuti insieme da un elastico.

Il look di Malik era sportivo, ma non trasandato.

Le braccia disegnate spiccavano da una casacca bianco latte, aderente, quanto i jeans, strappati nei punti giusti.

Lux indossava invece un bel completo scuro, con una dolcevita grigio pece, in un filato leggero e di classe, come ogni dettaglio in lui.

Era sbarbato, i capelli tagliati di fresco ed anche quelli di Zayn sembravano appena usciti dalle sapienti sforbiciate di un hair stylist.

“Ehi mon petit”

“Ciao Vincent” – e gli si avventò quasi addosso, abbracciandolo con energia, che Lux ricambiò, non senza un vago imbarazzo.

Zayn fece finta di nulla, salutando poi Tomlinson con garbo.

La freddezza di Boo si rivelò immediata, quanto ridicola, ma sembrava non riuscire ad evitarla.

“Bene arrivato … Ti sei ambientato in fretta” – e sorrise aspro, traendo conclusioni sbrigative ed in parte inesatte.

Vincent tossì, tirandolo da una parte, mentre Malik andava a consultarsi una bacheca.


“Louis che ti prende?” – domandò severo.

“A me? E a te? La sindrome del buon samaritano non ti ha mai abbandonato, vedo!” – ribatté a denti serrati.

“Facciamo chilometri indietro, peggio dei gamberi!” – sbottò nervoso.

Louis si ossigenò, gli occhi lucidi, irrigidendosi – “Credevo che volessi parlare con me, per chiarirci una volta per tutte e non piombarmi sotto il naso come cavalier servente di quella puttana!”

Vincent sbiancò, poi divenne paonazzo – “Ora TU mi spieghi in base a cosa stai parlando così di Zayn!? Per Ivo Steadman forse??”

La distanza tra loro e Malik si era incrementata, perché lo studente ormai aveva imboccato l’ingresso dell’ateneo, con la volontà di non starli minimamente a sentire o spiare.

“Già lui … E per parecchi miei colleghi la laurea anticipata di Malik è frutto solo della loro tresca, se proprio vuoi saperlo!”

“A me non importa di questi pettegolezzi puerili, così come MAI mi è fregato un cazzo di quanto si diceva anche su di te e proprio da tuo marito, se proprio vuoi saperlo Louis!

“Che diavolo è cambiato in così poche ore … COSA VINCENT??!”








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