Capitolo n. 292 – zen
Osservare il corpo
nudo di Jared, vagare per la stanza nella penombra di quell’alba settembrina,
fu il migliore risveglio che Geffen potesse auspicare.
Un calendario, appeso
alla parete sullo sfondo, rimandava quella sorta di countdown impietoso,
attraverso i numeri in caratteri neri su bianco, che sembravano imprimersi nel
suo cervello, ad ogni occhiata dell’avvocato.
“Tesoro non stai
bene?” – chiese improvviso, mentre Leto si massaggiava le tempie, dopo essersi
raccolto i lunghi capelli in un improbabile e posticcio chignon.
“No … Avevo caldo e
mi sono fatto una doccia: ora cercavo i miei boxer in mezzo al casino, che ti
ho lasciato sopra la sedia” – e gli sorrise.
“Torna qui …”
“Ok” – mormorò
fissandolo, per poi accontentarlo.
Rifugiarsi tra le sue
braccia, sembrava talmente concreto e rassicurante, per il cantante, che la
malattia di Glam passava in secondo piano.
All’apparenza.
“Hai dormito
tranquillo …”
“Sì Jared, mi sono
salvato dai collassi intestinali” – rise piano – “… merito della morfina, sai?
Provoca una stipsi inquietante”
“E ti fa passare i
dolori alla schiena?” – lo guardò, alzando il viso verso quello di Geffen, ora
assorto.
“Più o meno funziona,
insieme ad un mix di farmaci, che Scott si ostina a provare su di me … A
proposito, dovrei fare un ricambio di sangue la settimana prossima: è l’ultimo,
che il mio organismo può permettersi …”
“Pensavi a questo
Glam? Andremo in Svizzera, quindi?”
“Andremo …?” – gli
sorrise, poi lo baciò tra le chiome profumate – “No, lo staff di Zurigo verrà a
Los Angeles, anche per un simposio … Comunque mi sarebbe piaciuto andarci, con
te poi sarebbe stato fantastico, ma sto pretendendo troppo, da Colin, persino
dalla sorte … E dal tuo cuore piccolo” – respirò intenso, stringendolo di più a
sé.
“Glam …”
“Mi sei di grande
conforto Jay, anche se non facciamo più l’amore … E sapere che tu non mi
diresti di no, è oltre modo … piacevole”
“Magra consolazione e
poi mi attribuisci meriti che non ho” – provò a scherzare, con le iridi lucide.
“Sei sempre stato
tutto ciò che volevo, questa è la verità: mi hai reso felice anche con niente”
– e si riaddormentò.
Robert gli aveva dato
le spalle, rifiutando il suo abbraccio, per tutta la notte.
Law lo guardava
respirare, provando un disagio soffocante.
Aprì la finestra,
dopo essere come guizzato via dal letto, dove il marito ogni tanto tremava,
forse in preda a qualche incubo.
La brezza fresca lo
fece svegliare di soprassalto.
“Jude!” – esclamò,
spalancando le palpebre, dopo essersi seduto nel centro.
“Sono qui … Dove vuoi
che vada?” – lo salutò, con aria triste.
Downey si strofinò le
guance, poi la nuca – “Non saprei … dimmelo tu” – replicò confuso, ma
scostante.
“Perché sei incazzato
Rob?” – bissò brusco.
L’americano lo puntò,
prendendo un respiro – “Forse sto invecchiando sul serio, sai Jude?”
“E’ una tua paranoia,
a me non appartiene”
“Sì, me ne sono
accorto da un pezzo”
“Mi hai frainteso,
accidenti! Il senso che intendevo io,
era che tu, ai miei occhi, sei sempre uguale!” – e scattò sull’attenti, come un
prussiano, di cui aveva le fattezze, pensò Downey, scrutandolo.
“Questa potrebbe
essere un’adorabile bugia, se non nascesse da un senso di colpa palese …”
“Quale senso di
colpa?? Colpa per cosa, Robert?!” – e
gli si avvicinò, piombandogli davanti, afferrandolo per le braccia.
“Smettila di fare il
prepotente …” – disse stanco – “Non serve a nulla Jude” – e deglutì amaro,
provando ad alzarsi, ma Law glielo impedì, nervoso ed energico.
“Tu non vai da nessuna
parte, miseria schifosa!” – esclamò – “Devo sempre combattere contro le tue
ossessioni, i tuoi fantasmi e sono stufo!”
“Una volta sapevi
domarli, persino cancellarli, anche con un semplice sorriso …” – ammise
emozionato – “… anima mia …”
L’inglese lo strinse
saldo al proprio busto, baciandolo un istante dopo.
Stavano piangendo
entrambi.
Harry inclinò la
testa, verso il getto caldo del phon, con il quale Louis gli stava asciugando
quella sorta di criniera ribelle.
Risero.
Gli aveva fatto uno
shampoo, mezzo nudo e sexy, tanto da scandalizzare l’infermiera, entrata in
camera di Styles per controllargli la temperatura.
Boydon ne rise,
firmando le dimissioni del giovane.
“Potete uscire anche
ora: vi chiamo qualcuno?” – domandò con aria distratta.
“Che c’è doc? Mi
sembri su di un altro pianeta” – azzardò Boo.
“Sì, in effetti stavo
aspettando una telefonata … Ma non arriva” – disse arrossendo, poi se ne tornò
in studio, per cambiarsi.
Doveva affrontare
almeno tre interventi quel mattino, uno più rognoso dell’altro.
“Filiamocela …!” –
gli bisbigliò il ricciolo.
Si presero per mano –
“Ok, non me lo faccio ripetere” – gli fece eco solare Lou, dirigendosi spedito
agli ascensori.
Brent e Brendan li
stavano aspettando a casa, per dare il bentornato ad Harry e discutere della
cerimonia: loro erano i testimoni scelti dalla coppia, trepidante in vista
delle nozze, previste per il giorno seguente.
“Le avrebbero rimandate,
sai? Se fossi stato trattenuto in ospedale, amore …”
“Non lo avrei
permesso, ci venivo anche sulla sedia a rotelle”
Quell’immagine
riportò Louis al solarium ed a come Jude guardava il suo Harry.
“L’hai più sentito?”
– chiese brusco, mentre guidava la sua carretta sulla super strada.
“E tu hai più visto
Lux?” – gli chiese di rimando Styles.
“Solo per messaggio …
L’ho aggiornato sulle tue condizioni” – spiegò timido.
“Jude non si è più
fatto vivo, ma te lo ripeto, è stato molto corretto Boo” – replicò sereno.
“Sì, certo, ma a me
sembrava un … predatore …”
“Ed io la vittima
designata? Anzi la sua preda?” – rise scanzonato.
Louis si imbronciò
teneramente – “Sono geloso di te, è un difetto, forse?”
“No, io ci tengo e …
ricambio, non ti credere”
“Con Vincent mica poi
tanto …”
“Lui è stato paterno
con me, non riesce a farne a meno, te ne sei accorto Louis?”
“Sì, forse è per
Jacques … Vive nel suo ricordo …”
“Sopravvive direi …
Ed il mio rammarico è sempre stato sincero”
“Sì Harry, anche
Vincent ne è consapevole … Per questo ti vuole … ti vuole bene”
Erano arrivati.
Styles sospirò – “Se
le circostanze fossero state diverse, Boo, in noi Vincent poteva trovare una
famiglia …”
“Se non si fosse
innamorato di me?” – e lo guardò.
“L’amore gioca brutti
scherzi, a volte, anche se la vostra relazione era di sicuro molto bella …”
“Sì” – Louis annuì,
rimarcando con un respiro greve il concetto - “… e forse poteva funzionare … Ma
io ti amo Harry e non ho mai smesso … Davvero mai”
Brent gli leccò le
labbra, incagliandosi con le proprie gambe tra quelle di Brendan, madido ed
ansante, nell’avvolgerlo con le sue ali muscolose e tatuate.
“Abbiamo scopato sul
letto del mio fratellino … ti rendi conto?” – esordì con il fiato corto l’ex
capitano.
Laurie rise leggero,
baciandolo poi nel collo, mentre l’altro reclinava all’indietro il capo
spettinato – “Mi piace scoparti ...
ovunque … comunque …” – cadenzò le parole con altri baci focosi – “… e farti
gridare come prima Brent … e vederti strappare le lenzuola, mentre ti scopavo forte” – e gli morse lieve i
capezzoli, facendolo gemere, mente gli entrava di nuovo dentro, infrangendo
ogni sua barriera, visibile e invisibile.
Jude uscì da lui,
finendosi mentre lambiva ancora la fessura di Robert, con la faccia nascosta
nell’incavo della spalla del consorte, in crisi di ossigeno.
Lo bagnò e poi lo
riprese, sancendo la loro unione, basata su di un possesso estremo, dove i
sentimenti venivano spesso macinati e gettati all’aria come coriandoli.
O cenere.
“Jude … Jude mioddio”
Sembrò supplicarlo,
ma non di smettere.
Semplicemente di
riportare la loro storia in sicurezza.
Lo spettro di un
ulteriore tradimento stava minando ogni buon senso di Downey, che rischiava di
essere molesto e patetico, termini
duri, usati in un tempo remoto da uno dei suoi numerosi analisti.
All’epoca Robert
alterava ogni suo atteggiamento, succube di eccessi alcolici e non solo,
devastando i set, le suite oltre ad essere totalmente inaffidabile.
La sua droga, poi,
divenne Jude.
Lui guarì da tutto il
resto, ma Law era unicamente la sua nuova dipendenza.
Teoria dello
psicologo di turno e puntualmente il più in voga ad Hollywood.
In realtà quel tizio
borioso ed arrogante, non aveva torto marcio.
Anzi.
Le umiliazioni
superavano le promesse di Jude.
Eppure Downey
sembrava amarlo persino di più, dopo ogni crisi, dove gli urlava che era
finita, arrivando persino alle botte.
Tra lividi e lacrime,
dopo, Robert voleva solo sentirselo addosso, anche se Jude puzzava di fumo e
whisky, di puttane e mentine salva alito.
Era il suo Jude, il
suo angelo biondo venuto da Londra.
“Io non ti ho mentito
mai …”
La voce di Robert
incrinò il silenzio, mentre se ne stavano ostinatamente al buio, a tapparelle
abbassate e tendaggi tirati.
Law si limitò a
dargli una carezza tra le scapole, dove posò anche un bacio.
Era tutto ciò che
Downey poteva ottenere in quel momento.
Nient’altro.
Nessun commento:
Posta un commento