lunedì 5 maggio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 288

Capitolo n. 288 – zen



Le fitte erano talmente intense, che Harry vomitò un paio di volte sull’ambulanza, dov’era salito anche Jude, per non farlo sentire abbandonato a sé stesso.

L’attore aveva avuto la percezione di ciò, negli sguardi smarriti di Styles, in attesa dei soccorsi.
Gli teneva la mano, aiutandolo a superare le crisi di nausea acuta, anticipando persino gli infermieri intorno al compagno di Louis.

Louis irraggiungibile, dopo decine di chiamate.


La tazza di tè roteava tra i suoi palmi, mentre Lux si cambiava gli abiti, inzuppatisi nella vasca, con tutto il resto di sé.

Erano rimasti abbracciati lì, nell’acqua, senza dirsi nulla, ascoltandosi respirare, più sereni, dopo quella sorta di patto o di tregua.

Il cuore di entrambi, restava comunque agitato da mille pensieri e dubbi.

Boo sorseggiò la bevanda calda, evitando di spiare le mosse di Vincent, mezzo nudo tra il corridoio e la camera armadio, del primo piano, dov’erano saliti tenendosi per mano.

Louis si calò il cappuccio dell’accappatoio, prendendo fiato.

“Vincent hai un cellulare da prestarmi, per favore?” – chiese improvviso a mezza voce.

“Certo mon petit, guarda nel cassetto grande dello scrittoio” – gli rispose dall’altra stanza, per poi palesarsi in jeans e camicia bianca, scalzo, con un bel sorriso – “Va un po’ meglio tesoro?”

“Sì, grazie, ma il mio telefono è morto, anzi annegato nella pioggia di prima …” – spiegò assorto, inserendo la sim in un portatile qualsiasi, ce n’erano una decina in pratica, inutilizzati da chissà quanto tempo.

“Capisco … Forse qualcuno ti ha cercato”

“Ora controllo” – abbozzò anche lui un sorriso – “Hai anche qualche vestito, che io possa mettere?”

“Sì, certo, ci sono i tuoi …” – Lux tossì avvampando – “Sono rimasti qui Boo”

“Ok … Ok allora vado a prenderli … Cioè quelli che servono per oggi e … Cavoli quanti messaggi e … Mio Dio …” – ne ascoltò uno a caso.

“Che succede mon petit?”



La strada verso l’ospedale era bloccata per un incidente, causato dal temporale, ormai passato sopra la città, non senza provocare numerosi danni.

Lux cambiò direzione, scegliendo una scorciatoia.
Nel frattempo nessuno rispondeva a Louis, né Harry e neppure Brendan, probabilmente impegnato nei preparativi del suo matrimonio con Brent, anch’egli sparito.

Finalmente giunsero nel parcheggio sotterraneo e Boo schizzò via dalla fuoriserie del francese, dirigendosi agli ascensori.

Lux lo tallonò, angosciato per le sorti di Styles e lo stato di agitazione di Louis stesso.


“A quale piano sarà, Vincent?”

“Penso il settimo … Da Steven”

“Ok settimo …” – e dopo avere premuto il pulsante, Louis si schiantò contro la parete a specchio della cabina, tremando come un pulcino.

Lux lo strinse, istintivamente, ma avvertì un notevole disagio nel ragazzo, distaccandosi da lui, di conseguenza, senza fare commenti inopportuni.



Colin salutò Hiroki nel living di Palm Springs.

“Ciao, Glam è sveglio?”

“Sì da un pezzo, ha anche mangiato ed ora è nel solarium: gli stavo leggendo un libro” – sorrise, ma le sue iridi erano velate di malinconia.

“Vorrei parlare un po’ con lui …”

“Sì, io vado a fare una passeggiata sulla spiaggia, ma se avete bisogno chiamatemi dalla terrazza, ok?”

“D’accordo Hiroki, ma Pana e Daniel non ci sono?”

“Sono a Los Angeles per i permessi di immigrazione o qualcosa del genere” – spiegò, grattandosi la nuca, un po’ impacciato.

“Va tutto bene?” – chiese l’attore, perplesso.

“Sì, ma vorrei tornare a New York e non so come dirlo a Glam: io qui ci sto bene e gli sono affezionato, però avevo dei progetti”

“E lui teme tu sia in pericolo se ci torni?”

“Infatti, però lo comprendo”

“Ti vuole solo proteggere Hiroki”

“Non ci sono abituato” – rise leggero – “Mi sono sempre difeso da solo, ma sarei un ingrato se me ne andassi”

“Cosa provi per lui?”

Hiroki arrossì – “Io ecco … Amo prendermi cura di Glam, sperando di non dare fastidio a nessuno”

Farrell arrise alla sua spontaneità – “Ti riferisci a Jared e Robert? O Kevin?”

“Direi anche Scott, ma un po’ tutti voi, perché lo adorate, in un modo o nell’altro” – replicò schietto.

“Hai ragione, è terribilmente vero, quanto svilente assistere alla sua malattia” – confessò l’irlandese, adombrandosi.

“Tu sei un uomo davvero dolce Colin e Jared ti amerà per sempre”

“Non sono sempre stato così”

“L’essenziale, nella vita, secondo me, è fare dei passi avanti, migliorandosi”

“Ci ho provato e devo ringraziare soprattutto Jared, anche nei suoi sbagli”

Hiroki annuì – “Vai da Glam, ti sta aspettando” – e lo indicò, facendogli un cenno, al quale l’avvocato rispose con un sorriso, accogliendo poi Farrell con un abbraccio caloroso.



L’intervento era riuscito, nonostante un principio di infezione.

Boydon tranquillizzò Louis, accompagnandolo da Harry.

“Tesoro” – Boo lo disse come soffocato, vedendo che aveva le palpebre socchiuse e tremolanti.

Si precipitò da lui, sedendosi al suo capezzale, brandendogli le mani gelide.

“Dov’eri quando avevo bisogno di te …?” – domandò flebile Styles, assopendosi un istante dopo.

“E’ l’anestesia … E’ confuso, non preoccuparti Louis” – mormorò Steven, accarezzandogli paterno i capelli spettinati.

“Ha ragione io non c’ero” – ribatté fissando il marito, come pietrificato in una costernazione estrema.

Boydon se ne andò.



Lux si avvicinò a Jude, in piedi davanti a Robert, che gli aveva portato della biancheria per Harry.

“Salve, avete notizie?”

L’inglese sembrò incenerirlo con i suoi opali di ghiaccio – “Louis era con te dunque?” – esordì secco.

L’affarista lanciò un’occhiata a Downey, piuttosto cupo, poi replicò asciutto – “La mia vita privata e quello che Louis fa o non fa, non ti riguarda, ok?”

“Diciamo che ciò che fa non dovrebbe riguardare nemmeno te” – sibilò acre.

Robert era spiazzato dal suo atteggiamento.

Lux li superò, vedendo Steven in fondo alla corsia.
Si diresse spedito dal chirurgo, senza proseguire in quell’odiosa ed inattesa conversazione.

“Ma cosa diavolo ti prende Jude?” – ringhiò l’americano, ritrovando un piglio deciso, anche per chiarire quel malinteso.

“Ho detto ciò che penso!”

“E da quando la vita di Harry ti è così a cuore??”

“Cosa diavolo dici Rob?! Ero in studio da lui per quel contratto e lo sai!” – protestò.

“In palestra, alle feste, in ufficio, la vostra frequentazione è assidua ultimamente, però non è questo che mi fa imbestialire Jude, bensì la tua protervia e lo spirito inquisitorio, che metti nel giudicare il prossimo! Non che sia una novità”

“Di cosa mi stai accusando esattamente, Robert?” – sibilò, ad un centimetro dal suo volto contratto.

“Se proprio vuoi saperlo, della tua pessima ed arrogante abitudine di salire su di un piedistallo a sputare sentenze, Jude! Come con Jared o con il sottoscritto, ma anche Glam, ovvio!”

“Glam … Cazzo, ma ti stai a sentire?? Chi più di me è comprensivo per la vostra situazione?? Giusto Colin, per Jared, del resto viviamo la stessa condanna!”

Downey sbiancò per la tensione – “Condanna …? Chi la subisce è unicamente Glam, se proprio vuoi saperlo … E’ lui che si sta consumando, giorno dopo giorno ed è il minimo assisterlo, considerato ciò che ha fatto per noi, forse l’hai dimenticato Jude” – bissò come svuotato, deluso.

“Io non sono un mostro, non sono la persona che tu, ora, vorresti dipingere come tale” – obiettò Law, ugualmente afflitto.

“No, sei solo un uomo, che di recente ha rispolverato il proprio indiscusso fascino con un ragazzino come Harry, senza contare che non hai mai smesso di farlo con Xavier e persino Colin: gli anni che ci dividono, Jude, pesano come macigni ed è questa, semmai, una banale condanna, alla quale dovrei adeguarmi, facendo un passo indietro, mandando giù bocconi amari, come ho fatto da quando ti conosco … Mi hai sempre tradito, mentre io l’ho fatto una volta sola, per amore sia chiaro e non per vanità”

Downey provò ad allontanarsi, ma Law lo trattenne, spintonandolo nella saletta di attesa per i visitatori.

Lo addossò al muro, artigliando le sue braccia, stese lungo il corpo magro, ma assolutamente perfetto.

“La tua gelosia Robert è assurda e mi sta facendo impazzire di dolore, voglio che tu lo sappia” – disse in crisi di ossigeno.

Downey chiuse gli occhi, con arrendevolezza.

Accolse le labbra di Jude, in un bacio struggente.

Le mani di Law scivolarono poi intorno al busto del consorte, per accarezzarne la schiena, attirandolo a sé, con una tenerezza devastante.

Non avevano mai smesso di baciarsi.





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