Capitolo n. 297 – zen
Il profilo di Zayn si
stagliava contro il finestrino del taxi.
Vincent lo stava
fissando, in quegli intervalli di luce ed oscurità, mentre entravano nei tunnel
della superstrada e ne uscivano, diretti verso la sua villa.
“Sei stato gentile ad
offrirmi la tua ospitalità Vincent, ma non dovevi …” – disse improvviso.
Erano quasi arrivati.
“Nessun problema e
poi c’è tanto spazio da me, vedrai” – replicò un po’ teso.
Stava piovendo.
Le gocce sul vetro
schizzavano via, a poco a poco e Zayn sembrava contarle.
Era solo
un’impressione.
Cercava di evitare lo
sguardo di Lux, così affascinante, da perderci un battito.
“Dovrei avvisare
Louis?” – chiese un po’ smarrito.
“Di cosa?” – Vincent
sorrise.
“Che sono arrivato e
che mi fermerò da te e non alla città universitaria, nell’alloggio che mi hanno
assegnato …” – e si morse il labbro inferiore.
Lux si perse in
quegli occhi, a metà tra il ricordargli un cerbiatto ed un felino, elegante e
raro, poi annuì – “Se vuoi, il numero è in memoria” – e gli porse il cellulare.
“Ma no, non è il
caso, magari già dorme o sta cenando con suo marito” – sorrise più rilassato,
scendendo dall’auto.
“Come vuoi, nessun
problema … Hai fame?”
“Un casino!” – rise,
accomodandosi, non senza ammirare gli splendidi ambienti di quella residenza
principesca.
“Uova al tegamino?
Spaghetti?”
“Un francese che
cucina la pasta?”
“Mmmm non ti fidi? In
effetti …” – e fece una smorfia buffa, posando il soprabito e prendendo il
trolley del giovane, mentre salivano al piano superiore – “Vieni, ti mostro la
tua stanza”
“Ehi mi porti anche
il bagaglio, non devi e poi”
“Non mi pesa, anzi …
Ordiniamo una pizza?”
“Sì, mi piace con
tanta roba sopra!” – affermò radioso.
C’era qualcosa in
lui, che ricordava Boo a Vincent, con il cuore in gola, sospeso tra un senso di
colpa, per quelle emozioni inattese ed il desiderio di approfondire la
conoscenza di Zayn, ormai in camera, a spalancare la finestra ed affacciarsi
sul parco interno.
“Wow che spettacolo …
E’ tutto illuminato, che belle siepi, c’è la piscina … Tu sei un riccone!” – e
rise ancora, più scanzonato, ma sempre con educazione.
“Sì, non posso …
negarlo” – e fece spallucce, cercando gli asciugamani nel cassettone adiacente
la sala da bagno – “Se vuoi farti una doccia, io intanto vado in cucina e
chiamo Sandro …”
“Il pizzaiolo?”
“Infatti … Ci vediamo
tra poco?”
“Ok, mi do una
sistemata e ti raggiungo … Dovrei lavare questa roba …” – e si tolse la felpa,
rivelando un fisico asciutto, tonico ed un corpo ampiamente tatuato.
“C’è una cesta … per
la lavanderia …”
“Tu ne hai?”
“Co cosa Zayn …?”
“Tatuaggi”
“Sì … Ok vado, a
dopo” – e sparì.
Styles rimboccò le
coperte a Petra.
Si era addormentata
alla terza riga della solita favola.
Il padre sorrise e
tornò svelto da Louis, intento a giocare con la play station di ultima
generazione.
Nonostante stesse
vincendo, la spense subito.
“Ehi …”
“Ehi Boo” – e gli
diede un bacio, avvinghiandosi a lui sopra il divano.
“Andata?”
“Sì, la nostra
cucciola già dormiva a tavola, te ne sei accorto?”
“Quando va dal nonno
si diverte un sacco con i suoi cuginetti acquisiti …”
“Già, da Antonio è un
paradiso per i bimbi …” – sospirò, controllando sul tablet gli appuntamenti del
giorno dopo.
“Hai molto da fare
domani? Io vedrò quel sotuttoio di
Malik”
“Già, ma era con
Vincent, all’aeroporto?”
“Sì Haz, un incontro
casuale, te lo stavo dicendo a cena … Va a sapere come succedono certe cose” –
e rise poco disinvolto.
“Perché ti sta tanto
antipatico questo Zayn?”
“No, ma figurati,
però è un talento nell’ambito della Paleontologia, ha vinto tre borse di studio,
i genitori sono archeologi, li vedevo in tv, delle pseudo celebrità …”
“E c’è dell’altro?” –
domandò con un filo di malizia.
“Niente di che … a
parte … una storia con Ivo”
“Capisco …”
“Steadman era fatto
così” – e tossì, più inquieto.
Harry lo strinse
forte – “Ok, non parliamone più tesoro” – e si baciarono intensi.
“Ecco qui, con tanta roba sopra per te e … una
margherita per me”
Lux sorrise, facendo
sedere Zayn, in tuta, profumato di shampoo e giovinezza.
“Grandiosa, proprio
come piace a me … Sì, questo Sandro è già il mio mito”
“Le passioni dei
ragazzi, così … immediate e spontanee” – scherzò Vincent.
“Hai ragione, ma i
miei coetanei non sono mai stati socievoli, anzi …”
“Tu eri più avanti di
loro negli studi?”
“Sì …”
“La tua storia è
simile a quella di Styles … Di Harry”
“Il marito di Louis?”
Quel termine, marito, sembrava andargli molto a genio,
come la farcitura, pensò Lux divertito.
“Infatti …”
“Potevi metterci
almeno le acciughe, come nella nostra pizza provenzale” – osservò, indicando il
piatto dell’affarista.
“Mi fanno venire una
sete … Certo sono buone e … accidenti!”
Una goccia di sugo
gli macchiò la camicia intonsa.
“Aspetta, ci penso
io” – esclamò Zayn, precipitandosi al lavandino per recuperare una spugna e del
sapone liquido.
Si mise a trafficare
nello scollo di Vincent, che al tocco di quelle dita umide e decise, ebbe un
lieve sussulto.
“Faccio in un attimo
…” – disse piano il ragazzo, percependo le pulsazioni dell’altro.
“Non fa niente Zayn
…” – e gli tolse garbatamente le mani, dalla stoffa e dalla propria pelle,
brandendo i suoi polsi con attenzione.
“Scusa …” – e fece un
passo indietro, arrossendo.
“Non importa, la
metto a lavare, con la tua maglia …” – e si alzò, in imbarazzo per averlo
bloccato.
“Mi dispiace, non
volevo essere invadente Vincent e toccarti … Cioè … Non so nemmeno quello che
dico” – e sorrise a metà, ammutolendosi un attimo dopo, composto sullo
sgabello, all’altro capo della penisola.
“Stai tranquillo,
sono io ad essere …”
“Cosa?” – bissò
innocente.
“Non lo so … come è
successo a te, un istante fa” – e rise.
La tensione si
stemperò grazie alla battuta di Lux, che ricominciò a mangiare, imitato da
Zayn, già più sereno.
Riaverlo così vicino,
a Jared sembrò un miracolo.
Glam, tra le sue
gambe, sollevato sui propri gomiti, a contemplarlo, nel calore dei rispettivi
corpi nudi ed un po’ tesi.
Si baciarono, con
lentezza, come se potesse durare in eterno quel contatto.
“Non è … giusto Jay
…” – gli mormorò nella bocca Geffen, prendendo un lungo respiro.
Leto strizzò le
palpebre, appendendosi maggiormente al suo collo, facendolo rilassare, tanto
non gli pesava affatto.
Glam era molto
leggero, la metà di qualche anno prima.
“Ti voglio così bene
Jay …” – mormorò esausto nel profondo, ma sentendo un’energia notevole, che non
voleva sprecare.
“Ti amo Glam …” – e
lo baciò di nuovo, schiudendosi a lui, con l’invito esplicito a non fermarsi.
Erano già pronti a
congiungersi, Geffen lo aveva preparato con cura.
Fu come precipitare,
nell’abisso dei ricordi, delle sensazioni, cristallizzatesi in mille frammenti,
che ora riesplodevano pulsanti e nitidi nella mente di entrambi.
I fianchi di Glam, un
tempo robusti, cadenzavano la sua smania di avere Jared, in quell’occasione
estrema ed insperata.
L’uomo sentì il
proprio divenire precoce, quindi si fermò, lasciando che Jared si abituasse
meglio alla sua virilità intatta.
“Dio … è così bello
Glam …” – gli respirò sul petto, sfiorandogli i glutei con le dita affusolate e
tremanti.
Geffen gli accarezzò
il sesso, stimolandolo nella maniera migliore, affinché Jared venisse insieme a
lui, ormai ripartito per quel viaggio senza ritorno.
Il leader dei Mars,
in uno splendore unico, nella luce di decine di candele accese prima di
coricarsi, si inarcò, poi cominciò a godere, gemendo all’unisono con Glam, che
si spinse più che poteva in lui, ancora così ricettivo e disponibile a
qualsiasi cosa, pur di dargli un briciolo di felicità.
Forse l’ultima.
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