martedì 20 maggio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 297

Capitolo n. 297 – zen



Il profilo di Zayn si stagliava contro il finestrino del taxi.

Vincent lo stava fissando, in quegli intervalli di luce ed oscurità, mentre entravano nei tunnel della superstrada e ne uscivano, diretti verso la sua villa.

“Sei stato gentile ad offrirmi la tua ospitalità Vincent, ma non dovevi …” – disse improvviso.

Erano quasi arrivati.

“Nessun problema e poi c’è tanto spazio da me, vedrai” – replicò un po’ teso.

Stava piovendo.

Le gocce sul vetro schizzavano via, a poco a poco e Zayn sembrava contarle.
Era solo un’impressione.
Cercava di evitare lo sguardo di Lux, così affascinante, da perderci un battito.

“Dovrei avvisare Louis?” – chiese un po’ smarrito.

“Di cosa?” – Vincent sorrise.

“Che sono arrivato e che mi fermerò da te e non alla città universitaria, nell’alloggio che mi hanno assegnato …” – e si morse il labbro inferiore.

Lux si perse in quegli occhi, a metà tra il ricordargli un cerbiatto ed un felino, elegante e raro, poi annuì – “Se vuoi, il numero è in memoria” – e gli porse il cellulare.

“Ma no, non è il caso, magari già dorme o sta cenando con suo marito” – sorrise più rilassato, scendendo dall’auto.

“Come vuoi, nessun problema … Hai fame?”

“Un casino!” – rise, accomodandosi, non senza ammirare gli splendidi ambienti di quella residenza principesca.

“Uova al tegamino? Spaghetti?”

“Un francese che cucina la pasta?”

“Mmmm non ti fidi? In effetti …” – e fece una smorfia buffa, posando il soprabito e prendendo il trolley del giovane, mentre salivano al piano superiore – “Vieni, ti mostro la tua stanza”

“Ehi mi porti anche il bagaglio, non devi e poi”

“Non mi pesa, anzi … Ordiniamo una pizza?”

“Sì, mi piace con tanta roba sopra!” – affermò radioso.

C’era qualcosa in lui, che ricordava Boo a Vincent, con il cuore in gola, sospeso tra un senso di colpa, per quelle emozioni inattese ed il desiderio di approfondire la conoscenza di Zayn, ormai in camera, a spalancare la finestra ed affacciarsi sul parco interno.

“Wow che spettacolo … E’ tutto illuminato, che belle siepi, c’è la piscina … Tu sei un riccone!” – e rise ancora, più scanzonato, ma sempre con educazione.

“Sì, non posso … negarlo” – e fece spallucce, cercando gli asciugamani nel cassettone adiacente la sala da bagno – “Se vuoi farti una doccia, io intanto vado in cucina e chiamo Sandro …”

“Il pizzaiolo?”

“Infatti … Ci vediamo tra poco?”

“Ok, mi do una sistemata e ti raggiungo … Dovrei lavare questa roba …” – e si tolse la felpa, rivelando un fisico asciutto, tonico ed un corpo ampiamente tatuato.

“C’è una cesta … per la lavanderia …”

“Tu ne hai?”

“Co cosa Zayn …?”

“Tatuaggi”

“Sì … Ok vado, a dopo” – e sparì.



Styles rimboccò le coperte a Petra.
Si era addormentata alla terza riga della solita favola.

Il padre sorrise e tornò svelto da Louis, intento a giocare con la play station di ultima generazione.
Nonostante stesse vincendo, la spense subito.

“Ehi …”

“Ehi Boo” – e gli diede un bacio, avvinghiandosi a lui sopra il divano.

“Andata?”
“Sì, la nostra cucciola già dormiva a tavola, te ne sei accorto?”

“Quando va dal nonno si diverte un sacco con i suoi cuginetti acquisiti …”

“Già, da Antonio è un paradiso per i bimbi …” – sospirò, controllando sul tablet gli appuntamenti del giorno dopo.

“Hai molto da fare domani? Io vedrò quel sotuttoio di Malik”

“Già, ma era con Vincent, all’aeroporto?”

“Sì Haz, un incontro casuale, te lo stavo dicendo a cena … Va a sapere come succedono certe cose” – e rise poco disinvolto.

“Perché ti sta tanto antipatico questo Zayn?”

“No, ma figurati, però è un talento nell’ambito della Paleontologia, ha vinto tre borse di studio, i genitori sono archeologi, li vedevo in tv, delle pseudo celebrità …”

“E c’è dell’altro?” – domandò con un filo di malizia.

“Niente di che … a parte … una storia con Ivo”

“Capisco …”

“Steadman era fatto così” – e tossì, più inquieto.

Harry lo strinse forte – “Ok, non parliamone più tesoro” – e si baciarono intensi.



“Ecco qui, con tanta roba sopra per te e … una margherita per me”
Lux sorrise, facendo sedere Zayn, in tuta, profumato di shampoo e giovinezza.

“Grandiosa, proprio come piace a me … Sì, questo Sandro è già il mio mito”

“Le passioni dei ragazzi, così … immediate e spontanee” – scherzò Vincent.

“Hai ragione, ma i miei coetanei non sono mai stati socievoli, anzi …”

“Tu eri più avanti di loro negli studi?”

“Sì …”

“La tua storia è simile a quella di Styles … Di Harry”

“Il marito di Louis?”

Quel termine, marito, sembrava andargli molto a genio, come la farcitura, pensò Lux divertito.

“Infatti …”

“Potevi metterci almeno le acciughe, come nella nostra pizza provenzale” – osservò, indicando il piatto dell’affarista.

“Mi fanno venire una sete … Certo sono buone e … accidenti!”

Una goccia di sugo gli macchiò la camicia intonsa.

“Aspetta, ci penso io” – esclamò Zayn, precipitandosi al lavandino per recuperare una spugna e del sapone liquido.

Si mise a trafficare nello scollo di Vincent, che al tocco di quelle dita umide e decise, ebbe un lieve sussulto.

“Faccio in un attimo …” – disse piano il ragazzo, percependo le pulsazioni dell’altro.

“Non fa niente Zayn …” – e gli tolse garbatamente le mani, dalla stoffa e dalla propria pelle, brandendo i suoi polsi con attenzione.

“Scusa …” – e fece un passo indietro, arrossendo.

“Non importa, la metto a lavare, con la tua maglia …” – e si alzò, in imbarazzo per averlo bloccato.

“Mi dispiace, non volevo essere invadente Vincent e toccarti … Cioè … Non so nemmeno quello che dico” – e sorrise a metà, ammutolendosi un attimo dopo, composto sullo sgabello, all’altro capo della penisola.

“Stai tranquillo, sono io ad essere …”

“Cosa?” – bissò innocente.

“Non lo so … come è successo a te, un istante fa” – e rise.

La tensione si stemperò grazie alla battuta di Lux, che ricominciò a mangiare, imitato da Zayn, già più sereno.



Riaverlo così vicino, a Jared sembrò un miracolo.

Glam, tra le sue gambe, sollevato sui propri gomiti, a contemplarlo, nel calore dei rispettivi corpi nudi ed un po’ tesi.

Si baciarono, con lentezza, come se potesse durare in eterno quel contatto.

“Non è … giusto Jay …” – gli mormorò nella bocca Geffen, prendendo un lungo respiro.

Leto strizzò le palpebre, appendendosi maggiormente al suo collo, facendolo rilassare, tanto non gli pesava affatto.

Glam era molto leggero, la metà di qualche anno prima.

“Ti voglio così bene Jay …” – mormorò esausto nel profondo, ma sentendo un’energia notevole, che non voleva sprecare.

“Ti amo Glam …” – e lo baciò di nuovo, schiudendosi a lui, con l’invito esplicito a non fermarsi.

Erano già pronti a congiungersi, Geffen lo aveva preparato con cura.

Fu come precipitare, nell’abisso dei ricordi, delle sensazioni, cristallizzatesi in mille frammenti, che ora riesplodevano pulsanti e nitidi nella mente di entrambi.

I fianchi di Glam, un tempo robusti, cadenzavano la sua smania di avere Jared, in quell’occasione estrema ed insperata.

L’uomo sentì il proprio divenire precoce, quindi si fermò, lasciando che Jared si abituasse meglio alla sua virilità intatta.

“Dio … è così bello Glam …” – gli respirò sul petto, sfiorandogli i glutei con le dita affusolate e tremanti.

Geffen gli accarezzò il sesso, stimolandolo nella maniera migliore, affinché Jared venisse insieme a lui, ormai ripartito per quel viaggio senza ritorno.

Il leader dei Mars, in uno splendore unico, nella luce di decine di candele accese prima di coricarsi, si inarcò, poi cominciò a godere, gemendo all’unisono con Glam, che si spinse più che poteva in lui, ancora così ricettivo e disponibile a qualsiasi cosa, pur di dargli un briciolo di felicità.

Forse l’ultima.










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