Capitolo n. 307 – zen
Jared andò a
prendersi un caffè alle macchinette.
Era esausto.
Glam aveva quasi
terminato la seduta di chemio settimanale e Colin sarebbe passato a prenderli,
per poi andare a cena in quel di Palm Springs, anche se l’avvocato avrebbe
trascorso il resto della serata a vomitare.
Owen sorrise a Shan,
nello studio di Mason, che li accolse insieme a Hugh.
Laurie ebbe un lieve
tic allo zigomo sinistro, poi si rivolse a Leto – “Ti dispiace se rimango?”
“No, figurati, però
questo non mi lascia presagire nulla di buono, giusto?” – replicò il
batterista, perdendo un battito, mentre si accomodava accanto a Rice.
“Che succede?” –
domandò il gallerista.
Jim scosse la testa –
“Di norma si attendono i risultati dal laboratorio, serve una settimana” –
esordì, rigirando alcuni fogli della cartella di Shannon, concentrato su di
lui.
“E non potete farli
subito?” – sbottò Owen.
“Non è possibile,
comunque da una prima analisi, direi che si tratta di cellule maligne” – rivelò
l’oncologo – “In ogni caso nulla di irrimediabile, ok?” – precisò serio.
“Ok … Cosa dovrebbe
succedere ora …?”
“Asporteremo del
tutto la ciste, poi ti sottoporremo ad un ciclo di chemio: i rischi sono dati
dalla posizione di questa massa, per cui sarà un intervento delicato, ma non
certo sconosciuto ai nostri specialisti”
“Non sarai tu ad
operare Shan?” – si intromise ancora Rice.
“Sarò presente, ma è
Stuart Loyd, il chirurgo che si occuperà direttamente di Shan” – precisò con
quella sua delicatezza tipica e rassicurante.
“Voglio il migliore,
lo esigo, Shan è il padre dei miei figli!” – esclamò il milionario, lasciando
tutti un po’ perplessi per la sua veemenza, del tutto affettuosa ed apprensiva
comunque.
“Owen calmati …” –
Leto gli sorrise forzato ed un po’ scosso dalla situazione e da quel suo modo
di affrontare sempre i problemi – “… Jim mi assicurerà le cure più adeguate …
Il problema, per me, ora, è dirlo alla famiglia …”
Laurie fece una
smorfia – “Ed io a che servo? A fare tappezzeria?”
Nessuno aveva voglia
di ridere, ma le prospettive avanzate da Mason erano tuttalpiù
tranquillizzanti.
“Ora cerco Stuart,
così ti illustrerà la dinamica dell’operazione e ti prescriverà le analisi,
nonché il ricovero, se sei d’accordo ovviamente Shan …”
“Certo Jim, come non
potrei esserlo, voglio guarire …”
“Che ne dici
telefoniamo a Tomo?” – propose timido Owen.
Leto annuì con le
iridi lucide.
Laurie tornò in
corridoio, scorgendo Jared – “Oh cavoli … Shan temo che dovremo metterci subito
all’opera con la nostra piccola conferenza stampa, sai?”
Harry riunì in un
trolley lo stretto necessario, mentre in un borsone, quanto sarebbe servito a
Petra, oltre al suo inseparabile peluche.
Louis era come
attaccato alla preziosa tinteggiatura della loro camera, muto spettatore di
quella decisione improvvisa, presa dal marito.
“Ma dove stai andando
…?” – chiese smarrito.
“Dal nonno, te l’ho
già detto mi pare” – replicò brusco Styles – “Vado a prendere nostra figlia e
poi rimarremo da Meliti per una settimana almeno”
“E cosa significa?
Non ne abbiamo nemmeno discusso … E fermati accidenti quando ti parlo Haz!!” –
urlò sul finale, a pugni serrati.
Harry lo guardò
interrompendosi, ma solo per un attimo.
“Significa, Louis,
che mi hai prosciugato ogni energia, che mi hai sfinito, con i tuoi tira e
molla” – sibilò con freddezza inusuale.
“Vincent è un
capitolo chiuso!” – obiettò.
“Raccontalo ad un
altro coglione, io non sono più disposto a darti retta! E non si tratta di Lux
e basta, sia chiaro!”
“E di cosa allora??!”
– e lo strattonò, allontanandolo da quegli odiosi bagagli.
“Non toccarmi!” – gli
ruggì contro.
Era esasperato, ma
Boo non avrebbe mollato la presa tanto facilmente.
“Scusami Haz” – disse
mortificato, tornando contro quel muro – “… Se ho mancato in qualcosa, se”
“Lascia stare Lou” –
lo tagliò aspro, con la voglia di andarsene al più presto – “Io non sto
scappando, sai dove potrai trovarci, ma ho bisogno di respirare e di capire” –
concluse più calmo, afferrando le valigie.
“Petra ne soffrirà …”
– tornò alla carica, le iridi tremanti e lucide, il fisico smagrito dall’inappetenza.
“Ci hai portati tu, a
questo dolore, Louis, possibile non te ne renda conto? Stai regredendo ed hai
come buttato alle ortiche tutto l’amore ritrovato, non facendoti bastare né il
sottoscritto, né Vincent, in una forma nuova e tanto meno la piccola!”
“Io cambierò … lo
giuro …” – ormai stava piangendo e ciò che più ferì Harry, fu il fastidio
innescato dalla reazione di Louis.
Percepirlo in quel
modo, era la peggiore fine l’avvocato
potesse temere per il loro rapporto.
Jared prese a calci
il bidone per le salviette usate, accanto ai lavabo dei bagni in Oncologia, poi
si passò le mani tremanti tra i lunghi capelli, singhiozzando incredulo.
“Non portarmi via
anche lui” – gemette in preda al panico ed ad un principio di convulsioni – “Non
farmi questo!” – e cadde in ginocchio.
Due mani robuste lo
afferrarono per le spalle, mentre un conato stava quasi per strozzarlo.
“Amore alzati ti
prego!”
La supplica di
Farrell arrivò provvidenziale.
Leto diede di stomaco
nella prima toilette libera, aiutato da Colin, che mai aveva smesso di
confortarlo a gesti e parole amorevoli.
“Tesoro andrà tutto
bene … Appena ho letto il tuo sms mi sono precipitato” – disse in apprensione l’irlandese,
stringendolo a sé e cullandolo, ancora a ridosso delle piastrelle bianco latte.
“Non Shan … Lui non
può morire così …” – pianse afflitto.
“Si curerà, non
pensare al peggio Jay” – bissò fermo.
Quindi uscirono,
vedendo due piedini penzolare oscillanti dal ripiano adibito a fasciatoio.
Lula li stava
guardando sorridente, abbigliato da clown, con tanto di naso rosso a forma di
pallina.
Aveva appena
terminato la sua sessione di volontariato al reparto dei bimbi affetti da gravi
leucemie.
Una volta le settimana
soldino si faceva accompagnare in quel luogo, dove una moltitudine di angeli in
terra, così li chiamava lui, cercava di sopravvivere a cure anche pesanti.
“Lula …” – inspirò Jared,
avvicinandosi.
“E’ un bel pasticcio,
lo so, ma a zio Shannon serve la parte migliore di te, zio Jay”
“Dimmi che andrà
tutto bene tesoro …” – aggiunse il cantante, andando ad abbracciarlo, seguito
da Farrell ugualmente sconvolto.
La pelle di Lula era
gelida: con un saltello arrivò sul pavimento, quasi sgusciando via dalle ali di
Jared.
“E’ tardi, devo
andare da papà!” – esclamò ormai sulla soglia, dove esitò un secondo, per
fissare la coppia.
“Sì cucciolo, Colin
ti accompagnerà da lui …” – sospirò, guardando poi Farrell – “Potresti
dirglielo tu, a Glam, del nostro Shan?”
“Amore io non ti
lascio da solo, vieni con noi, passiamo prima da tuo fratello e poi andiamo da
Glam insieme” – propose affettuoso.
Leto annuì, disfatto
in ogni minima parte di sé.
Il messaggio di Louis
arrivò puntuale a rovinare la serata di Lux.
Il francese aveva
apparecchiato una tavola semplice, ma raffinata, mentre Zayn si faceva una
doccia, dopo un pomeriggio trascorso a fare l’amore, in ogni angolo di quella
residenza.
Il giovane sembrava
non averne mai abbastanza di Vincent.
Erano come gemelli,
in una simbiotica appartenenza erotica senza fine.
§
Harry mi ha lasciato: è andato da Antonio con la nostra bimba, per una pausa di
riflessione, ma sono tutte stronzate … Presto mi vedrò recapitare le carte del
divorzio, ne sono sicuro: avevi ragione tu, sono rimasto solo. Ton petit … No,
scusa, non sono più neppure questo, per te. Buona serata LT §
Poche righe e fu come
se una macchia si fosse propagata nell’umore sereno e rilassato dell’affarista,
che sbuffò, cancellando quella missiva elettronica, troppo scomoda ed ingombrante.
Malik spuntò in
cucina, avvolto in un asciugamano dalle dimensioni inaccettabili, come lo
apostrofò Lux, agganciandolo con entusiasmo, mentre il suo ragazzino armeggiava con la bottiglia di champagne immersa nel
ghiaccio.
Vincent pescò dal
secchiello un cubetto, cinturando Zayn da dietro, bloccandolo senza alcuno
sforzo, per stimolarne i capezzoli già turgidi.
Gli ansiti che
intossicarono l’aria, sembrarono salire in un incandescente escalation di
sussurri ed invocazioni poco ortodosse.
Il giovane si piegò
in avanti, appoggiando i gomiti sul tavolino degli antipasti, ancora vuoto,
restando nudo, con un gesto semplice e sensuale.
“Scopami … Non farmi
aspettare Vincent … Non deludermi” – respirò roco, mandando in confusione ogni
senso del suo maturo e prestante fidanzato.
Gli anelli immersi in
una ciotola colma di petali avorio, avrebbero sancito ed ufficializzato la loro
unione, ma Zayn ancora non lo sapeva.
In realtà non se lo
aspettava e neppure Lux era convinto di accelerare così i tempi.
Il timore di ricevere
un no secco a quel gesto da
innamorato perso ed irruente, pesava ancora un minimo sulle sorti di un
sodalizio, già nato con qualche inciampo.
Il matrimonio poteva
attendere, pensò Vincent, anche se non vedeva l’ora di impalmare quell’avvenente
paleontologo, dai mille contrasti caratteriali.
Malik non si accorse
delle fedi, caparbiamente sbattuto su quel robusto sostegno in mogano, le dita
a strappare la tovaglia in fiandra, l’addome contratto nel sentire la mano
destra di Vincent nel toccarlo, per farlo venire e debordare insieme a lui, che
già si svuotava appagato e virile.
Il ricordo di Louis
sembrava sbiadire, disgregarsi, gocciolare, su quel prezioso pavimento in marmo
e mosaici.
Peccato fosse solo
una mera illusione, in cui crogiolarsi, nell’attesa del domani.
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