mercoledì 7 maggio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 290

Capitolo n. 290 – zen




Louis raccolse velocemente alcuni indumenti dal fondo dell’armadio, insieme ad un borsone, usurato dal tempo e dai viaggi in autostop.
Erano un ricordo lontano, di un Boo un po’ allo sbando, dopo essere fuggito dalla base militare.

Un frammento del passato, che ancora gli bruciava nel petto.

Tutto era cambiato: ora quel padre lo stava aspettando in Florida, bastava avvertirlo, fare una semplice telefonata.

Il giovane rimase accartocciato sul parquet, provando a piegare meglio le proprie cose, poi scoppiò a piangere.

Tomlinson senior era cambiato anche grazie ad Harry ed al suo intervento diretto.
Anzi, il merito era praticamente suo, Louis non poteva negarlo.

Si asciugò il viso, prendendo un lungo respiro.
Moriva dalla voglia di abbracciarlo, di sentirlo dentro di sé, di ridere con lui, di accarezzargli i capelli, di annusare quel buon odore di shampoo e di dopo barba, anche se lo sguardo di Harry era quello di un bambino, quando si stringevano in un angolo, contro il mondo intero.

Era inutile scappare: Haz era suo marito ed avevano una figlia, anche se l’intenzione di portare Petra dal nonno era stata una decisione immediata, forse una scusa patetica per giustificare quel viaggio, in un frangente assurdo.

Styles era in ospedale ed aveva anche rischiato la vita: Boo rifiutava quella circostanza, provando a difendersi dalla stessa e dalla disperazione, che ne sarebbe scaturita, se avesse perduto Harry in quel modo.

Doveva tornare da lui, a costo di scontrarsi con Law, doveva chiarire cosa stesse succedendo tra l’attore ed il proprio compagno.

Jude era il padre, che ad Harry mancava, forse Louis stava fraintendendo grossolanamente il loro legame, scaturito all’improvviso, da una reciproca simpatia.

Probabilmente aveva la classica coda di paglia, per ciò che lo univa a Lux e rivedeva lo stesso film, nei loro atteggiamenti.

Law, così affascinante e posizionato, un rivale temibile, certo, ma Boo non si sarebbe arreso facilmente.

Le promesse matrimoniali gli rimbombavano ancora nella testa, mentre si dirigeva all’ospedale con l’auto scassata, che non aveva mai venduto.

Il bolide, dono di Vincent, era ancora nel garage dello studio Geffen.

Harry, utilizzandolo, sembrava elemosinare sempre qualcosa, da quella dimensione a parte, dalla quale Lux e Louis lo escludevano, inevitabilmente.



Adam aveva un sorriso sfacciato e portava doni preziosi.

“Champagne e due bicchieri, ci serve altro?” – gli sorrise sulla soglia il cantante, brandendo calici e bottiglia di pregio.

Lux fece una smorfia svogliata – “Hai firmato per la Lithium? Congratulazioni …” – sbuffò – “… dai entra …”

“Accidenti che accoglienza” – bisbigliò avanzando perplesso.

“Sono di pessimo umore, non ho voglia di festeggiare, scusa” – e salì al primo piano, dove Lambert lo seguì con passo svelto.

“Noi dovremmo comunque parlarne, per la tua percentuale” – accennò, preparando da bere su di una consolle in marmo rosa.

“Ok, ma non stasera … Hai mangiato piuttosto?”

“No, vivo di questo ormai” – scherzò, passandogli la coppa ed elevando la propria, per un brindisi.

“Alla tua Adam, che Los Angeles ti porti più fortuna, che al sottoscritto”

“Dio quanto sei deprimente Vincent … Ma che diavolo è successo?”

“Harry è stato operato di appendice, quasi in peritonite … Louis era qui con me, il cellulare fuori uso e così siamo arrivati in ritardo … per tutto”

“Non mi dirai che Harry è” – spalancò le palpebre.

“Ma no, no … Per carità, ci mancava questa tragedia … Steven ha fatto un intervento perfetto” – sorrise tirato.

“Meno male” – e si accomodò sul divano, accanto al francese.

“Già, però poi c’era Jude con Harry, sì insomma, sembra essere diventato di botto il suo angelo custode e mi ha accolto male, insultandomi quasi, dicendo che Boo era insieme a me e chissà cosa cazzo ha pensato!”

“Quello che penso io ora?”

“Vi sbagliate entrambi e di grosso … Mon petit ed io ci siamo chiariti, per questo mi è venuto a trovare … Lo sapevi del resto”

“L’avevo capito, volevi campo libero del resto … Quindi solo amici?

“Infatti”

“Ok …” – inspirò, battendo i palmi sulle ginocchia fasciate nei pantaloni di pelle nera – “Voglio crederti Vincent”

“E perché non dovresti?” – sbottò, alzandosi.

“Figurati, tu e Louis, solo amici, siete una garanzia … Ma chi vuoi prendere in giro?” – ridacchiò.

Lux fece spallucce – “Liberi tutti di non credere alla nostra buona fede, i fatti vi smentiranno”

“Perfetto, quindi sei single, ora?” – e lo raggiunse, con aria scanzonata.

“Oui … Lo sono da un pezzo, se è per questo …”

“Quindi se io ti proponessi del sano sesso terapeutico, mi diresti di sì?” – lo provocò, ma con le pulsazioni a mille.

Vincent scosse la testa – “Ti direi di no, Adam … E non certo perché tu non mi vada a genio, anzi, sei fantastico, penso di avertelo già detto e”

“Bla, bla, bla …” – sussurrò, appendendosi al suo collo, suadente.

“No … Non sto scherzando … Sarebbe come sporcare il mio affetto ed il rispetto che ho per te, Adam” – puntualizzò serio, divincolandosi educatamente.

“Va bene … Le tue parole mi fanno persino piacere, anche se provo una … cocente delusione” – arrossì, ristabilendo una certa distanza.

“Mi dispiace, ma tu sai che il mio cuore è in ostaggio ed io non ho più voglia di scopare senza senso, come quando sono approdato in questa città del cazzo”

“Ho capito Vincent, sei stato esaustivo come neppure immagini” – bissò secco, rimettendo la giacca, per dirigersi alle scale.

“Non prendertela Adam …” – parlò alla sua schiena, con rammarico, ma senza andare oltre il pianerottolo, da cui Lux lo vide uscire, senza che aggiungesse nulla, se non un rapido saluto.



Boydon gli spostò le ciocche appiccate alle tempie, dandogli poi l’ennesimo bacio.
Christopher perse un battito.

Si erano rifugiati in un bagno turco, sulla via del ritorno, in una lussuosa Spa sulle colline di Malibu.

“Noi non dovremmo …” – mormorò il ragazzo, avvinghiato al medico, che lo stava ammirando adorante.

Steven lo baciò ancora ed ancora; non voleva ascoltarlo.
Di Ivan non gli importava niente, ma sapeva che Chris si sentiva in colpa ed erano emozioni pericolose per il suo equilibrio.

“Gli parlerò io” – disse in un ansito – “… spiegherò io ad Ivan di noi, ma vorrei davvero tu tornassi a casa piccolo … Da me, con la nostra bimba ed il mio impegno a risolvere i nostri problemi, perché io cambierò …”

“Steven io non posso … Non posso fargli questo” – si commosse, coprendosi il volto con le mani madide, quanto tutto il resto.

“Ora calmati Christopher, risolveremo ogni cosa: noi non siamo degli squallidi amanti”

“Come lo siamo stati Ivan ed io?” – ribatté brusco, uscendo dalla vasca, per poi indossare rapido un accappatoio bianco.

“Non volevo dire questo, perdonami” – Boydon lo seguì, senza alzare i toni della conversazione.

“E’ la verità, non ti sono rimasto fedele, ero deluso, mi sentivo abbandonato ed ora tu fai delle promesse, dopo un momento di follia tra noi!”

“Vorrei darti delle garanzie, perché se è finita, penso di averne la responsabilità maggiore: ho date per scontate troppe cose, evidentemente” – disse sincero.

“Sì, l’hai fatto … Ed anch’io potrei deluderti ulteriormente, ci hai riflettuto?”

“Correrò il rischio Christopher” – gli sorrise, tornando ad abbracciarlo.

“Devo andarmene da qui … Sono sconvolto”

“Lo sei perché mi ami”

“Forse non ho mai smesso, Steven, però non è questo il modo giusto per riprendere la nostra relazione!”

“Io voglio sposarti Chris” – replicò schietto, brandendo i suoi fianchi stretti.

“Non farmi questo … Io … Io non ho bisogno di questo” – e scappò via, prendendo al volo jeans, maglietta e scarpe, che indossò in un ascensore, per fortuna deserto.



Jude gli fece fare un giro sulla sedia a rotelle – “Ordini del doc” – esordì allegro l’inglese, approdando al solarium.

“Carino qui … Certo a quest’ora ci siamo giusto noi” – disse sconfortato Styles, ammirando il panorama, attraverso le vetrate.

“Ci vorresti ancora qualcuno o meglio, qualcuno di diverso da me?” – domandò leggero, scrutandolo, accomodandosi su di una panca, davanti a lui.

“Ho litigato con Boo … ero incazzato, perché non c’era, per Vincent … Le solite stronzate, non ne usciamo …”

“Basta volerlo” – sospirò, congiungendo le proprie mani affusolate.

“E Robert?”

“E’ da Glam, li raggiungo per cena … Anzi è già tardi, li avviso” – ed inviò un sms, distraendosi dalla vista di Harry, arruffato e terribilmente carino, nella vestaglia celeste, acquistata da Downey.



“Ecco, lui sgrana i suoi fanali, sventaglia i suoi riccioli, così” – Robert imitò un improbabile Styles, che viveva solo nella sua testa.

Geffen se lo immaginò e rise caloroso, passandogli il vino.

“Ma dai, il mio pupillo non sembra Farrah Fawcett! … Mi ricorda semmai Puck, di Sogno di una notte di mezza estate”

“No, no, è già un baby squalo, un mini Geffen” – obiettò il moro, passandogli l’insalata.

“A proposito, i nostri commensali ci hanno mollato …”

“Jude arriva per il dolce, mi ha avvisato con un messaggio”

“Noie per quel contratto?”

“Tutto risolto, la strategia del tuo protetto ha funzionato … Infatti è al suo capezzale, a vedere se necessita di qualche mutanda o canotta di Calvin Klein o simili” – borbottò, masticando un grissino.

“E su smettila Robert … Tu sei uno splendore, non so più come dirtelo”

“Non farlo … Non smettere Glam …” – disse dolce, dandogli una carezza premurosa sulla nuca – “Potrei anche supplicarti” – ironizzò, per non risultare eccessivamente pesante.

Geffen sorrise, notando l’arrivo di Jared, con un trolley e non solo.

“Christopher …?” – disse piano Downey.

“Ehi gente, meglio tardi che mai” – li salutò Leto, un po’ in imbarazzo per l’umore del suo amico e collega.

“Ciao tesoro …” – lo accolse Geffen, dando poi un buffetto al leader dei Red Close – “Benvenuto, mangi con noi Chris?”

“No Glam, volevo parlare con papà …” – disse mesto, dirigendosi verso Robert, che lo abbracciò affettuoso – “Cucciolo, ma che hai?”

“Colin è già partito?” – chiese Geffen, tornando a fissare Jared, che annuì – “Sì, rimarrà in Texas per una settimana … Ed io mi fermerò qui, se non hai cambiato idea …” – sorrise incerto.

“Assolutamente no Jay … Vieni a tavola, eravamo giusto alle verdure … Jude si unirà a noi per la Sacher” – rise.

“Tempismo perfetto dunque … Chris deve avere combinato un casino” – e lo sbirciò allontanarsi con Downey verso la caletta.

“Robert lo aiuterà … Lo fa da sempre, del resto, con ognuno di noi.”














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