Capitolo n. 290 – zen
Louis raccolse
velocemente alcuni indumenti dal fondo dell’armadio, insieme ad un borsone,
usurato dal tempo e dai viaggi in autostop.
Erano un ricordo
lontano, di un Boo un po’ allo sbando, dopo essere fuggito dalla base militare.
Un frammento del passato,
che ancora gli bruciava nel petto.
Tutto era cambiato:
ora quel padre lo stava aspettando in Florida, bastava avvertirlo, fare una
semplice telefonata.
Il giovane rimase
accartocciato sul parquet, provando a piegare meglio le proprie cose, poi scoppiò
a piangere.
Tomlinson senior era
cambiato anche grazie ad Harry ed al suo intervento diretto.
Anzi, il merito era
praticamente suo, Louis non poteva negarlo.
Si asciugò il viso,
prendendo un lungo respiro.
Moriva dalla voglia
di abbracciarlo, di sentirlo dentro di sé, di ridere con lui, di accarezzargli
i capelli, di annusare quel buon odore di shampoo e di dopo barba, anche se lo
sguardo di Harry era quello di un bambino, quando si stringevano in un angolo,
contro il mondo intero.
Era inutile
scappare: Haz era suo marito ed avevano una figlia, anche se l’intenzione di
portare Petra dal nonno era stata una decisione immediata, forse una scusa
patetica per giustificare quel viaggio, in un frangente assurdo.
Styles era in
ospedale ed aveva anche rischiato la vita: Boo rifiutava quella circostanza,
provando a difendersi dalla stessa e dalla disperazione, che ne sarebbe
scaturita, se avesse perduto Harry in quel modo.
Doveva tornare da
lui, a costo di scontrarsi con Law, doveva chiarire cosa stesse succedendo tra
l’attore ed il proprio compagno.
Jude era il padre,
che ad Harry mancava, forse Louis stava fraintendendo grossolanamente il loro
legame, scaturito all’improvviso, da una reciproca simpatia.
Probabilmente aveva
la classica coda di paglia, per ciò che lo univa a Lux e rivedeva lo stesso film, nei loro atteggiamenti.
Law, così
affascinante e posizionato, un rivale temibile, certo, ma Boo non si sarebbe
arreso facilmente.
Le promesse
matrimoniali gli rimbombavano ancora nella testa, mentre si dirigeva all’ospedale
con l’auto scassata, che non aveva mai venduto.
Il bolide, dono di
Vincent, era ancora nel garage dello studio Geffen.
Harry, utilizzandolo,
sembrava elemosinare sempre qualcosa, da quella dimensione a parte, dalla quale
Lux e Louis lo escludevano, inevitabilmente.
Adam aveva un
sorriso sfacciato e portava doni preziosi.
“Champagne e due
bicchieri, ci serve altro?” – gli sorrise sulla soglia il cantante, brandendo
calici e bottiglia di pregio.
Lux fece una smorfia
svogliata – “Hai firmato per la Lithium? Congratulazioni …” – sbuffò – “… dai
entra …”
“Accidenti che
accoglienza” – bisbigliò avanzando perplesso.
“Sono di pessimo
umore, non ho voglia di festeggiare, scusa” – e salì al primo piano, dove
Lambert lo seguì con passo svelto.
“Noi dovremmo
comunque parlarne, per la tua percentuale” – accennò, preparando da bere su di
una consolle in marmo rosa.
“Ok, ma non stasera …
Hai mangiato piuttosto?”
“No, vivo di questo
ormai” – scherzò, passandogli la coppa ed elevando la propria, per un brindisi.
“Alla tua Adam, che
Los Angeles ti porti più fortuna, che al sottoscritto”
“Dio quanto sei deprimente
Vincent … Ma che diavolo è successo?”
“Harry è stato
operato di appendice, quasi in peritonite … Louis era qui con me, il cellulare
fuori uso e così siamo arrivati in ritardo … per tutto”
“Non mi dirai che
Harry è” – spalancò le palpebre.
“Ma no, no … Per
carità, ci mancava questa tragedia … Steven ha fatto un intervento perfetto” –
sorrise tirato.
“Meno male” – e si
accomodò sul divano, accanto al francese.
“Già, però poi c’era
Jude con Harry, sì insomma, sembra essere diventato di botto il suo angelo
custode e mi ha accolto male, insultandomi quasi, dicendo che Boo era insieme a
me e chissà cosa cazzo ha pensato!”
“Quello che penso io
ora?”
“Vi sbagliate entrambi
e di grosso … Mon petit ed io ci siamo chiariti, per questo mi è venuto a
trovare … Lo sapevi del resto”
“L’avevo capito,
volevi campo libero del resto … Quindi solo amici?”
“Infatti”
“Ok …” – inspirò,
battendo i palmi sulle ginocchia fasciate nei pantaloni di pelle nera – “Voglio
crederti Vincent”
“E perché non
dovresti?” – sbottò, alzandosi.
“Figurati, tu e
Louis, solo amici, siete una garanzia
… Ma chi vuoi prendere in giro?” – ridacchiò.
Lux fece spallucce –
“Liberi tutti di non credere alla nostra buona fede, i fatti vi smentiranno”
“Perfetto, quindi
sei single, ora?” – e lo raggiunse, con aria scanzonata.
“Oui … Lo sono da un
pezzo, se è per questo …”
“Quindi se io ti
proponessi del sano sesso terapeutico, mi diresti di sì?” – lo provocò, ma con
le pulsazioni a mille.
Vincent scosse la
testa – “Ti direi di no, Adam … E non certo perché tu non mi vada a genio,
anzi, sei fantastico, penso di avertelo già detto e”
“Bla, bla, bla …” –
sussurrò, appendendosi al suo collo, suadente.
“No … Non sto
scherzando … Sarebbe come sporcare il mio affetto ed il rispetto che ho per te,
Adam” – puntualizzò serio, divincolandosi educatamente.
“Va bene … Le tue
parole mi fanno persino piacere, anche se provo una … cocente delusione” –
arrossì, ristabilendo una certa distanza.
“Mi dispiace, ma tu
sai che il mio cuore è in ostaggio ed io non ho più voglia di scopare senza
senso, come quando sono approdato in questa città del cazzo”
“Ho capito Vincent,
sei stato esaustivo come neppure immagini” – bissò secco, rimettendo la giacca,
per dirigersi alle scale.
“Non prendertela
Adam …” – parlò alla sua schiena, con rammarico, ma senza andare oltre il
pianerottolo, da cui Lux lo vide uscire, senza che aggiungesse nulla, se non un
rapido saluto.
Boydon gli spostò le
ciocche appiccate alle tempie, dandogli poi l’ennesimo bacio.
Christopher perse un
battito.
Si erano rifugiati
in un bagno turco, sulla via del ritorno, in una lussuosa Spa sulle colline di
Malibu.
“Noi non dovremmo …”
– mormorò il ragazzo, avvinghiato al medico, che lo stava ammirando adorante.
Steven lo baciò
ancora ed ancora; non voleva ascoltarlo.
Di Ivan non gli
importava niente, ma sapeva che Chris si sentiva in colpa ed erano emozioni
pericolose per il suo equilibrio.
“Gli parlerò io” –
disse in un ansito – “… spiegherò io ad Ivan di noi, ma vorrei davvero tu
tornassi a casa piccolo … Da me, con la nostra bimba ed il mio impegno a
risolvere i nostri problemi, perché io cambierò …”
“Steven io non posso
… Non posso fargli questo” – si commosse, coprendosi il volto con le mani
madide, quanto tutto il resto.
“Ora calmati
Christopher, risolveremo ogni cosa: noi non siamo degli squallidi amanti”
“Come lo siamo stati
Ivan ed io?” – ribatté brusco, uscendo dalla vasca, per poi indossare rapido un
accappatoio bianco.
“Non volevo dire
questo, perdonami” – Boydon lo seguì, senza alzare i toni della conversazione.
“E’ la verità, non
ti sono rimasto fedele, ero deluso, mi sentivo abbandonato ed ora tu fai delle
promesse, dopo un momento di follia tra noi!”
“Vorrei darti delle
garanzie, perché se è finita, penso di averne la responsabilità maggiore: ho
date per scontate troppe cose, evidentemente” – disse sincero.
“Sì, l’hai fatto …
Ed anch’io potrei deluderti ulteriormente, ci hai riflettuto?”
“Correrò il rischio
Christopher” – gli sorrise, tornando ad abbracciarlo.
“Devo andarmene da
qui … Sono sconvolto”
“Lo sei perché mi
ami”
“Forse non ho mai
smesso, Steven, però non è questo il modo giusto per riprendere la nostra
relazione!”
“Io voglio sposarti
Chris” – replicò schietto, brandendo i suoi fianchi stretti.
“Non farmi questo … Io
… Io non ho bisogno di questo” – e scappò via, prendendo al volo jeans,
maglietta e scarpe, che indossò in un ascensore, per fortuna deserto.
Jude gli fece fare
un giro sulla sedia a rotelle – “Ordini del doc” – esordì allegro l’inglese,
approdando al solarium.
“Carino qui … Certo
a quest’ora ci siamo giusto noi” – disse sconfortato Styles, ammirando il
panorama, attraverso le vetrate.
“Ci vorresti ancora
qualcuno o meglio, qualcuno di diverso da me?” – domandò leggero, scrutandolo,
accomodandosi su di una panca, davanti a lui.
“Ho litigato con Boo
… ero incazzato, perché non c’era, per Vincent … Le solite stronzate, non ne
usciamo …”
“Basta volerlo” –
sospirò, congiungendo le proprie mani affusolate.
“E Robert?”
“E’ da Glam, li
raggiungo per cena … Anzi è già tardi, li avviso” – ed inviò un sms,
distraendosi dalla vista di Harry, arruffato e terribilmente carino, nella
vestaglia celeste, acquistata da Downey.
“Ecco, lui sgrana i
suoi fanali, sventaglia i suoi riccioli, così” – Robert imitò un improbabile
Styles, che viveva solo nella sua testa.
Geffen se lo
immaginò e rise caloroso, passandogli il vino.
“Ma dai, il mio pupillo
non sembra Farrah Fawcett! … Mi ricorda semmai Puck, di Sogno di una notte di
mezza estate”
“No, no, è già un
baby squalo, un mini Geffen” – obiettò il moro, passandogli l’insalata.
“A proposito, i
nostri commensali ci hanno mollato …”
“Jude arriva per il
dolce, mi ha avvisato con un messaggio”
“Noie per quel
contratto?”
“Tutto risolto, la
strategia del tuo protetto ha funzionato … Infatti è al suo capezzale, a vedere
se necessita di qualche mutanda o canotta di Calvin Klein o simili” – borbottò,
masticando un grissino.
“E su smettila Robert
… Tu sei uno splendore, non so più come dirtelo”
“Non farlo … Non smettere
Glam …” – disse dolce, dandogli una carezza premurosa sulla nuca – “Potrei
anche supplicarti” – ironizzò, per non risultare eccessivamente pesante.
Geffen sorrise,
notando l’arrivo di Jared, con un trolley e non solo.
“Christopher …?” –
disse piano Downey.
“Ehi gente, meglio
tardi che mai” – li salutò Leto, un po’ in imbarazzo per l’umore del suo amico
e collega.
“Ciao tesoro …” – lo
accolse Geffen, dando poi un buffetto al leader dei Red Close – “Benvenuto,
mangi con noi Chris?”
“No Glam, volevo
parlare con papà …” – disse mesto, dirigendosi verso Robert, che lo abbracciò
affettuoso – “Cucciolo, ma che hai?”
“Colin è già
partito?” – chiese Geffen, tornando a fissare Jared, che annuì – “Sì, rimarrà
in Texas per una settimana … Ed io mi fermerò qui, se non hai cambiato idea …” –
sorrise incerto.
“Assolutamente no
Jay … Vieni a tavola, eravamo giusto alle verdure … Jude si unirà a noi per la
Sacher” – rise.
“Tempismo perfetto
dunque … Chris deve avere combinato un casino” – e lo sbirciò allontanarsi con
Downey verso la caletta.
“Robert lo aiuterà …
Lo fa da sempre, del resto, con ognuno di noi.”
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