Capitolo n. 291 – zen
Glam se ne stava
sopra il divano, nella penombra interrotta dal chiarore rimandato dalla tv al
plasma, Hiroki sul petto, Jared sotto l’ala sinistra, intenti a guardare un
cartone giapponese.
O meglio, il
ragazzino lo seguiva attento, mordendosi le unghie della mano destra, Jared
teneva le palpebre chiuse, forse un po’ sognante, nell’ascoltare le pulsazioni
di Geffen, avvinghiato a lui, mentre questi giocherellava con le ciocche del
cantante, sussurrandogli di tanto in tanto qualcosa, che faceva sorridere
entrambi.
Robert li stava spiando
dalla veranda, come un ladro.
Glam era fatto così.
Una piovra ed ad ogni
tentacolo un burattino.
Downey immaginò l’istantanea
di quel paragone.
Gli occhi pungevano,
la gola un po’ arsa: sino a pochi minuti prima, l’avvocato flirtava con lui,
anzi no, viveva della loro dolcissima non
relazione, di ciò che ne restava.
Robert provava
rabbia, un moto di gelosia, che lo avrebbe fatto piombare nel living a spaccare
tutto ed ad urlargli in faccia “sei uno
stronzo, un bastardo, un pezzo di”.
Se solo Geffen non
stesse morendo.
L’eccezione, che mutava
le circostanze, le situazioni.
Farrell se ne era
volato sul nuovo set in Texas, probabilmente dopo essersi accordato proprio con
Glam, sul soggiorno a sorpresa di Jared, in quel di Palm Springs.
Gli ultimi momenti
felici?
Robert se lo chiese
mentalmente, provando vergogna.
Glam non era suo.
E di nessuno, in
fondo, perché nessuno lo aveva voluto
davvero.
Lui aveva scelto
Jude.
Jude che non
arrivava.
Era tardi, forse
preferiva trattenersi con Harry, con la sua gioia di vivere, intrigante,
acerba.
Tutto crollava, perché
un giorno Robert non avrebbe avuto più Glam, pronto a rassicurarlo, a fargli i
complimenti, a farlo ridere e stare bene.
Stare
così bene.
L’attore gli si
palesò davanti, improvviso.
“Io ti amo Glam …” –
disse assorto, rigido, restando in piedi, quasi ad imporsi a quel terzetto poco
convenzionale, che lo fissò stranito.
“Tesoro …” – mormorò Geffen,
tendendogli le mani – “Ehi Rob, ma …”
Downey andò verso le
scale, non senza chiedere scusa a tutti.
Christopher si
palesò, dopo avere chiuso una telefonata veloce con il suo convivente
sovietico, a Chicago per lavoro.
“Posso rimanere qui …?
Ivan arriva domani con Vassily …”
Geffen annuì – “Sì …
Sì, certo, ma Robert non sta bene?” – chiese perplesso, però poi preferì
salire, per sincerarsene senza intermediari.
Jared ed Hiroki
rimasero seduti, facendo poi posto a Chris, che si accomodò con timidezza,
prendendo da bere dal tavolino, dove c’erano bibite e pop corn.
Come se fossero al
cinema.
Anzi, in un film,
senza fine.
“Voglio parlare con
mio marito.”
Il tono di Louis era
perentorio.
Jude gli sorrise,
alzandosi dal divanetto, dove stava leggendo le postille di quel contratto,
accettate dai produttori, senza battere ciglio.
Merito di Harry, che
puntò Louis, con aria interrogativa.
“Certo me ne stavo
giusto andando via e”
“Te ne saresti andato
comunque, credimi” – aggiunse Boo, facendo un passo avanti e poi un successivo –
“E guai a te se ti azzardi ancora ad insultare Vincent od a fare insinuazioni
su di noi” – sbottò con fermezza.
“Louis io non”
“TU non cosa? TU non
sai un cazzo di me e Vincent, spari solo a zero su chi ti sta intorno credendoti
migliore di chiunque, ma ti sbagli di grosso! E solo Robert, con la sua
infinita bontà d’animo e di cuore, riesce a sopportarti, che ti piaccia o no,
Mr. Jude Law”
L’inglese rimase a
bocca aperta, immobile.
Harry cristallizzato
in un mutismo strano, incapace di schierarsi.
“E tu non dici nulla?
Sei ancora sotto anestesia?!”
“No, ma sei impazzito
Boo …? Guarda che Jude era qui per”
“Meglio non entrare
nel merito, ti sbava dietro come una lumaca inacidita!”
“Adesso basta Louis,
stai esagerando” – si intromise l’artista, ricevendo una bella spinta da
Tomlinson, che afferrò poi la sedia a rotelle di Haz, portandoselo via, verso
il reparto di Boydon, appena rientrato per il turno di notte.
“Ehi ragazzi, come
procede?” – domandò sorridente il chirurgo, incrociandoli.
“Adesso a meraviglia!”
– replicò Louis, sfilandolo con destrezza, per guadagnare l’ingresso della
camera di Styles, che provò l’impulso di ridere.
In fondo la sequenza
era comica, se non fosse stato per lo sguardo ferito di Boo, che ora lo stava
fissando, dopo essersi chiuso a chiave, insieme a lui, abbandonato al centro
della stanza.
“Bene, mi hai
sequestrato …” – Styles sorrise, nella speranza di mitigare quella tensione
palpabile tra loro.
“Sei liberissimo di
tornartene di là, non voglio di certo costringerti a stare con me” – bissò più
pacato.
“Boo … Cosa diavolo” –
“Dimmelo tu!”
Harry sbuffò,
passando dalla carrozzina al letto, non senza che Louis lo aiutasse pronto ed
amorevole, anche se scuro in viso.
Quel viso bellissimo.
Haz lo pensò, quindi
lo sussurrò quasi, incantato, ad un millimetro dalle labbra dell’altro.
“Ecco vedi Boo, tu ci
sei … esisti … E quando non riesco a trovarti accanto a me, io non sono più
niente”
La sincerità di
Styles era disarmante.
La sua purezza,
assoluta, in grado di frantumare ogni orgoglio strapazzato e confuso, quanto
quello di Louis, che chinò il capo, alla ricerca di una difesa, che non aveva
alcuna voglia di assumere e tanto meno di opporgli un ulteriore attacco.
Di ira.
D’amore puro.
Si baciarono con
tenerezza, poi via via più intensi e commossi.
Si volevano un bene
dell’anima e se lo confermarono, stretti e tremanti, l’uno nella solitudine
dell’altro, che non era più tale.
“Uno spicchio di luna
per i tuoi pensieri”
“Glam …”
Downey si voltò
lento, come affaticato da troppe elucubrazioni tristi.
Geffen gli andò
vicino, brandendogli gli zigomi, con cura.
“Non so più quello
che faccio, sai Robert …? Perché non riesco a dare un senso alle mie azioni:
prendo ciò che arriva, come un dono, forse persino questa malattia lo è, in un
modo che non riesco a decifrare”
“Non dovevo dirti
quelle cose …”
“Quali?” – sorrise.
“No, cioè, le provavo
… E poi … Però io ti amo, questo lo sai Glam” – e scosse la testa, in un’armonia
seducente, che apparteneva unicamente a lui.
Geffen lo avvolse,
invaso da un’emozione ingestibile.
Louis si posò su di
lui con cautela, congiungendosi ad Harry, capace ed amorevole.
“Boo …”
“Lo so, la ferita e”
“No è che” – gli sorrise
radioso – “… mi piace troppo, non so quanto resisterò”
Lou lo baciò, felice,
mentre gli si muoveva sopra i fianchi vibranti – “Vieni anche subito, non
importa Haz …”
“A me sì …” – inspirò
a fondo, mentre il movimento aggraziato di Boo lo stava ipnotizzando.
Brandì la sua vita
sottile, aiutandolo in quella erotica cadenza, fluida e bagnata.
Inclinandosi di poco,
Louis, riuscì a stimolarsi quella porzione di carne, il cui contatto fece
deglutire a vuoto un paio di volte Harry, in piena estasi ormai.
Gemendo come due
adolescenti, vennero nel medesimo attimo, come se fossero fatti della stessa
materia, animata da un unico ritmo cardiaco.
Si rannicchiarono poi
tra le lenzuola verdognole, profumate di disinfettante e macchiate di loro.
Si baciarono, ad
occhi aperti, sul loro amore, più vivo che mai.
“Jude è arrivato”
Downey se ne accorse,
mentre stava affacciato dalla terrazza, con Geffen al proprio fianco.
L’avvocato stritolò
la balaustra, per una frazione di secondo – “Torno di sotto tesoro così potrete
parlare …”
“E di cosa Glam?” –
gli domandò diretto.
“Di ciò che ti
tormenta … Tu credi che Jude ti stia tradendo con Harry?”
Downey sorrise mesto –
“Non giri mai intorno alle parole …”
“Perché, dovrei? Con
te? Ti stimo come nessuno e questo lo sai Rob”
“Allora esaudisco la
tua curiosità: forse potrebbe accadere”
“E quindi? Come pensi
di agire?”
“Oggi mi sono
precipitato al salone di quei due isterici, con l’intenzione di essere al
meglio, di darmi una … lustrata” – rise.
Era bello da spezzare
il fiato e quello di Geffen si stava esaurendo, nell’osservarlo con un
coinvolgimento totale.
“Lui non ti merita …”
– sembrò decretare Glam, con rassegnazione, mentre se ne stava andando.
“Credo di averlo sempre
saputo, sai? Eppure a me andava bene così … Un po’ come per te e Jared … La
vedi la similitudine, vero?”
Geffen si bloccò,
senza girarsi.
“Ho sempre visto
tutto, facendo finta di non guardare, quando il gioco diventava serio … Ti sei
innamorato di un coglione, Robert …”
Downey gli volò quasi
contro, aggrappandosi a lui da dietro, rendendosi conto di quanto Geffen fosse
dimagrito.
“Non lasciarmi Glam …”
- disse con disperazione.
I passi di Law si
stavano avvicinando.
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