giovedì 8 maggio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 291

Capitolo n. 291 – zen



Glam se ne stava sopra il divano, nella penombra interrotta dal chiarore rimandato dalla tv al plasma, Hiroki sul petto, Jared sotto l’ala sinistra, intenti a guardare un cartone giapponese.

O meglio, il ragazzino lo seguiva attento, mordendosi le unghie della mano destra, Jared teneva le palpebre chiuse, forse un po’ sognante, nell’ascoltare le pulsazioni di Geffen, avvinghiato a lui, mentre questi giocherellava con le ciocche del cantante, sussurrandogli di tanto in tanto qualcosa, che faceva sorridere entrambi.

Robert li stava spiando dalla veranda, come un ladro.

Glam era fatto così.

Una piovra ed ad ogni tentacolo un burattino.
Downey immaginò l’istantanea di quel paragone.

Gli occhi pungevano, la gola un po’ arsa: sino a pochi minuti prima, l’avvocato flirtava con lui, anzi no, viveva della loro dolcissima non relazione, di ciò che ne restava.

Robert provava rabbia, un moto di gelosia, che lo avrebbe fatto piombare nel living a spaccare tutto ed ad urlargli in faccia “sei uno stronzo, un bastardo, un pezzo di”.
Se solo Geffen non stesse morendo.

L’eccezione, che mutava le circostanze, le situazioni.

Farrell se ne era volato sul nuovo set in Texas, probabilmente dopo essersi accordato proprio con Glam, sul soggiorno a sorpresa di Jared, in quel di Palm Springs.

Gli ultimi momenti felici?
Robert se lo chiese mentalmente, provando vergogna.

Glam non era suo.
E di nessuno, in fondo, perché nessuno lo aveva voluto davvero.

Lui aveva scelto Jude.
Jude che non arrivava.
Era tardi, forse preferiva trattenersi con Harry, con la sua gioia di vivere, intrigante, acerba.

Tutto crollava, perché un giorno Robert non avrebbe avuto più Glam, pronto a rassicurarlo, a fargli i complimenti, a farlo ridere e stare bene.

Stare così bene.

L’attore gli si palesò davanti, improvviso.

“Io ti amo Glam …” – disse assorto, rigido, restando in piedi, quasi ad imporsi a quel terzetto poco convenzionale, che lo fissò stranito.

“Tesoro …” – mormorò Geffen, tendendogli le mani – “Ehi Rob, ma …”

Downey andò verso le scale, non senza chiedere scusa a tutti.

Christopher si palesò, dopo avere chiuso una telefonata veloce con il suo convivente sovietico, a Chicago per lavoro.

“Posso rimanere qui …? Ivan arriva domani con Vassily …”

Geffen annuì – “Sì … Sì, certo, ma Robert non sta bene?” – chiese perplesso, però poi preferì salire, per sincerarsene senza intermediari.

Jared ed Hiroki rimasero seduti, facendo poi posto a Chris, che si accomodò con timidezza, prendendo da bere dal tavolino, dove c’erano bibite e pop corn.
Come se fossero al cinema.
Anzi, in un film, senza fine.



“Voglio parlare con mio marito.”
Il tono di Louis era perentorio.

Jude gli sorrise, alzandosi dal divanetto, dove stava leggendo le postille di quel contratto, accettate dai produttori, senza battere ciglio.

Merito di Harry, che puntò Louis, con aria interrogativa.

“Certo me ne stavo giusto andando via e”

“Te ne saresti andato comunque, credimi” – aggiunse Boo, facendo un passo avanti e poi un successivo – “E guai a te se ti azzardi ancora ad insultare Vincent od a fare insinuazioni su di noi” – sbottò con fermezza.

“Louis io non”

“TU non cosa? TU non sai un cazzo di me e Vincent, spari solo a zero su chi ti sta intorno credendoti migliore di chiunque, ma ti sbagli di grosso! E solo Robert, con la sua infinita bontà d’animo e di cuore, riesce a sopportarti, che ti piaccia o no, Mr. Jude Law”

L’inglese rimase a bocca aperta, immobile.

Harry cristallizzato in un mutismo strano, incapace di schierarsi.

“E tu non dici nulla? Sei ancora sotto anestesia?!”

“No, ma sei impazzito Boo …? Guarda che Jude era qui per”

“Meglio non entrare nel merito, ti sbava dietro come una lumaca inacidita!”

“Adesso basta Louis, stai esagerando” – si intromise l’artista, ricevendo una bella spinta da Tomlinson, che afferrò poi la sedia a rotelle di Haz, portandoselo via, verso il reparto di Boydon, appena rientrato per il turno di notte.

“Ehi ragazzi, come procede?” – domandò sorridente il chirurgo, incrociandoli.

“Adesso a meraviglia!” – replicò Louis, sfilandolo con destrezza, per guadagnare l’ingresso della camera di Styles, che provò l’impulso di ridere.

In fondo la sequenza era comica, se non fosse stato per lo sguardo ferito di Boo, che ora lo stava fissando, dopo essersi chiuso a chiave, insieme a lui, abbandonato al centro della stanza.

“Bene, mi hai sequestrato …” – Styles sorrise, nella speranza di mitigare quella tensione palpabile tra loro.

“Sei liberissimo di tornartene di là, non voglio di certo costringerti a stare con me” – bissò più pacato.

“Boo … Cosa diavolo” – “Dimmelo tu!”

Harry sbuffò, passando dalla carrozzina al letto, non senza che Louis lo aiutasse pronto ed amorevole, anche se scuro in viso.
Quel viso bellissimo.

Haz lo pensò, quindi lo sussurrò quasi, incantato, ad un millimetro dalle labbra dell’altro.

“Ecco vedi Boo, tu ci sei … esisti … E quando non riesco a trovarti accanto a me, io non sono più niente”

La sincerità di Styles era disarmante.
La sua purezza, assoluta, in grado di frantumare ogni orgoglio strapazzato e confuso, quanto quello di Louis, che chinò il capo, alla ricerca di una difesa, che non aveva alcuna voglia di assumere e tanto meno di opporgli un ulteriore attacco.

Di ira.
D’amore puro.

Si baciarono con tenerezza, poi via via più intensi e commossi.
Si volevano un bene dell’anima e se lo confermarono, stretti e tremanti, l’uno nella solitudine dell’altro, che non era più tale.



“Uno spicchio di luna per i tuoi pensieri”

“Glam …”

Downey si voltò lento, come affaticato da troppe elucubrazioni tristi.

Geffen gli andò vicino, brandendogli gli zigomi, con cura.

“Non so più quello che faccio, sai Robert …? Perché non riesco a dare un senso alle mie azioni: prendo ciò che arriva, come un dono, forse persino questa malattia lo è, in un modo che non riesco a decifrare”

“Non dovevo dirti quelle cose …”

“Quali?” – sorrise.

“No, cioè, le provavo … E poi … Però io ti amo, questo lo sai Glam” – e scosse la testa, in un’armonia seducente, che apparteneva unicamente a lui.

Geffen lo avvolse, invaso da un’emozione ingestibile.



Louis si posò su di lui con cautela, congiungendosi ad Harry, capace ed amorevole.

“Boo …”

“Lo so, la ferita e”

“No è che” – gli sorrise radioso – “… mi piace troppo, non so quanto resisterò”

Lou lo baciò, felice, mentre gli si muoveva sopra i fianchi vibranti – “Vieni anche subito, non importa Haz …”

“A me sì …” – inspirò a fondo, mentre il movimento aggraziato di Boo lo stava ipnotizzando.

Brandì la sua vita sottile, aiutandolo in quella erotica cadenza, fluida e bagnata.

Inclinandosi di poco, Louis, riuscì a stimolarsi quella porzione di carne, il cui contatto fece deglutire a vuoto un paio di volte Harry, in piena estasi ormai.

Gemendo come due adolescenti, vennero nel medesimo attimo, come se fossero fatti della stessa materia, animata da un unico ritmo cardiaco.

Si rannicchiarono poi tra le lenzuola verdognole, profumate di disinfettante e macchiate di loro.

Si baciarono, ad occhi aperti, sul loro amore, più vivo che mai.



“Jude è arrivato”

Downey se ne accorse, mentre stava affacciato dalla terrazza, con Geffen al proprio fianco.

L’avvocato stritolò la balaustra, per una frazione di secondo – “Torno di sotto tesoro così potrete parlare …”

“E di cosa Glam?” – gli domandò diretto.

“Di ciò che ti tormenta … Tu credi che Jude ti stia tradendo con Harry?”

Downey sorrise mesto – “Non giri mai intorno alle parole …”

“Perché, dovrei? Con te? Ti stimo come nessuno e questo lo sai Rob”

“Allora esaudisco la tua curiosità: forse potrebbe accadere”

“E quindi? Come pensi di agire?”

“Oggi mi sono precipitato al salone di quei due isterici, con l’intenzione di essere al meglio, di darmi una … lustrata” – rise.

Era bello da spezzare il fiato e quello di Geffen si stava esaurendo, nell’osservarlo con un coinvolgimento totale.

“Lui non ti merita …” – sembrò decretare Glam, con rassegnazione, mentre se ne stava andando.

“Credo di averlo sempre saputo, sai? Eppure a me andava bene così … Un po’ come per te e Jared … La vedi la similitudine, vero?”

Geffen si bloccò, senza girarsi.

“Ho sempre visto tutto, facendo finta di non guardare, quando il gioco diventava serio … Ti sei innamorato di un coglione, Robert …”

Downey gli volò quasi contro, aggrappandosi a lui da dietro, rendendosi conto di quanto Geffen fosse dimagrito.

“Non lasciarmi Glam …” - disse con disperazione.

I passi di Law si stavano avvicinando.








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