Capitolo n. 301 – zen
“Non è buono …?”
Lux glielo domandò
con un sorriso carico di dolcezza.
Adorava guardarlo
mangiare e le similitudini con i passi della sua storia con Louis, sembravano
riproporsi ad ogni occasione anche insieme a Zayn.
Era sbagliato.
Terribilmente sbagliato
ed ingiusto, ma naturale.
Così come lo sguardo
di questo ragazzo, nascosto dietro ad occhiali grandi, dalla montatura scura,
come i suoi occhi, quando leggeva e si perdeva sui suoi adorati libri.
Vincent avrebbe voluto
sapere subito tutto, su cosa gli piacesse, oltre allo studio, dove aveva
primeggiato.
Malik sorrise – “No,
è ottimo questo pesce, anche il locale dove mi hai portato”
Il ristorante si
affacciava sull’oceano e la fila di tavolini, illuminati da candele ed
apparecchiati con classe, erano al completo, tranne uno.
Ben presto anche gli
ultimi due posti furono occupati, da una coppia ben nota a Lux ed in parte
anche a Zayn, che avvampò appena vide entrare Tomlinson, con quello che pensò
essere suo marito.
Styles sorrise all’affarista,
avvicinandosi, non senza che Boo esitasse.
Haz capì al volo che
quello con Lux, era ovviamente Malik.
“Ciao, anche voi qui …”
– esordì l’avvocato.
“Buonasera Harry,
Louis …” – li accolse un po’ contratto il francese – “Tu non conosci Zayn,
vero?”
“No, ma è un piacere,
ciao, benvenuto in città”
“Ciao, piacere di
conoscerti” – e gli porse la mano asciutta e tiepida, senza guardare Louis, che
abbozzò un ciao, in direzione di Lux,
che annuì.
“Vi lasciamo in pace,
buona cena …” – si congedò educato e sorridente Styles, con piena e tacita
approvazione da parte del consorte, che si diresse veloce al desco imbandito
per loro, con tanto di rose rosse al suo posto, dove il Maître lo fece accomodare ossequioso.
“Sarà un anniversario
… Ci sono i fiori, per Louis …” – disse sommesso Malik, osservando la scena.
“Può darsi, Harry è
un gentiluomo per certe cose”
“E tu lo sei?” – Zayn
sorrise pulito, concentrandosi sul proprio accompagnatore, senza badare a certe
occhiate di Boo, che sorrideva forzato ad Harry, in esaurimento di pazienza e
con un sms di Jude, ancora da leggere sull’iphone di ultima generazione.
“Ci provo” – rise – “…
per un ex-sbirro non è così semplice”
“In che sezione eri?”
“Narcotici, poi
omicidi, infine di nuovo narcotici …”
“A Parigi?”
“Sì, ma anche in
provincia, poi nella capitale, gli ultimi anni …”
“Ci vivevi con tuo
figlio?”
“Sì Zayn …” – divenne
serio o meglio triste.
“Scusami, la mia
curiosità è fuori luogo …”
“No, anzi, vorrei
raccontarti tutto di me”
“Ed io dovrei fare
altrettanto?” – domandò scherzoso, ma fino ad un certo punto.
Probabilmente Zayn lo
stava fissando, quel punto, dove Lux
dove fermarsi.
Almeno per ora.
“Vuoi un anti acido,
Boo?”
Harry ruppe il
silenzio, un po’ teso, anche perché non riusciva ad apprezzare il cibo, di
straordinaria qualità, ma, soprattutto, quel momento, che aveva organizzato per
Louis.
“Co cosa …?” –
balbettò, avvampando colpevole.
“Secondo te, Vincent
dovrebbe immolarsi sulla scogliera per la fine della vostra storia oppure
entrare in convento?”
“Harry per favore …” –
e deglutì a vuoto, l’aragosta intatta nel piatto.
“Quanto andrà avanti
questa storia? Per quanto ancora, intendo?” – chiese brusco.
“Cosa dovrei dirti?
Hai sempre saputo che Vincent è una ferita dura a rimarginarsi, mi serve del
tempo per metabolizzare, ma non lo passo di sicuro a farmi seghe mentali,
rimpiangendo i tempi con lui e cercando una buona motivazione per rassegnarmi!”
– sibilò un po’ svilito.
Specialmente per i
sorrisi, che Lux e Malik si stavano scambiando.
Quando poi l’ex
brandì con delicatezza le mani del giovane, per poco la minerale non gli andò
di traverso.
Styles distante anni
luce dal suo dolore.
Robert rispose alla
chiamata di Geffen con un sorriso.
“Ciao tesoro, quando
torni?” – gli chiese immediato l’amico, da Palm Springs, dove un cielo pieno di
stelle sembrava spiare il loro amore immutato.
“Domani in giornata
Glam, tu come stai?”
Geffen se lo sentiva
chiedere di continuo, ma nel caso di Rob, non gli dava mai noia.
Persino Jared, con l’ansia
che gli leggeva negli occhi, quasi importunava il suo equilibrio psicologico,
sempre più labile.
“Ho sognato mia
madre, un evento strano, quasi un brutto presagio, anche se lei era bella e
gentile con me”
“Mi dispiace Glam, so
che questi tu li vivi come dei segnali”
“Lula, però mi ha
rassicurato … Non ricordavo neppure che si fosse infilato nel lettone” –
sorrise.
“Fa sempre così, il
nostro soldino …” – osservò con tenerezza l’attore.
Geffen sentì
crepitare le sue iridi.
“Ti voglio bene
Robert …”
“Torno presto da te,
ci vediamo a cena, ok?”
“Sì, domani … Certo,
non mancherò” – disse un po’ mascalzone, come piaceva a Downey.
Era come se non gli
fosse accaduto nulla di male.
Come se la malattia
fosse stata solo un brutto sogno.
“Ok, siamo arrivati …”
Zayn tirò un sospiro,
ma non di sollievo.
Era sulle spine,
almeno quanto Lux, per il proseguo di quello, che ad entrambi, era sembrato un
primo appuntamento.
“Le tue cose sono da
me …”
“Sì, ti scoccia se
passo a prenderle sabato? Ho diversi incontri e poi devo capire che fine farà
il mio progetto con Tomlinson …” – replicò senza guardarlo.
“E di noi Zayn …? Fine di ogni cosa, ancora prima che
inizi?” – rise nervoso, fissandolo.
“Non lo so Vincent,
stai davvero correndo troppo e poi”
“E poi sono vecchio
per te, ok, posso capirlo”
“Non è questo” – e lo
fissò a propria volta.
“Prima hai detto che
sarebbe ora che qualcuno mi dimostrasse quanto io sia speciale … o qualcosa del
genere”
“Sì l’ho detto” – e si
morse le labbra perfette.
Lux fece una smorfia,
poi si accese una sigaretta – “Non sono mai stato tanto patetico”
“Vincent”
“Te la faccio portare
da qualcuno, la tua roba, quando vuoi, adesso vado”
“Quanto sei
irascibile e scostante, quando chi ti sta davanti non ti dà retta!”
“Io non voglio
ammansire nessuno e tanto meno farmi obbedire da un ragazzino come sei tu, Zayn
Malik!”
“Un ragazzino che ti tiene sulla corda, da
come ti incazzi!”
“Perché giochi con
me??! Perché questi alti e bassi, questi voltafaccia?!” – sbottò acre.
“Io sono coerente,
invece! Tu non sei un surrogato, da usare per colmare chissà quale vuoto
emotivo! Il sottoscritto ti sembrerà una replica, in compenso, lo capisco da
come mi guardi e lo noto dai tuoi atteggiamenti!”
“Bene, racconteremo
ai nostri nipoti quanto litigassimo in principio della nostra storia! Li faremo
ridere come pazzi!”
“Ma che cavolo stai
dicendo Vincent …?” – chiese stranito, mentre l’altro scendeva, per andargli ad
aprire la portiera.
“Prego e dolci sogni,
a te che sai tutto” – ringhiò l’ex poliziotto.
Malik uscì dalla
vettura, scrutandolo, come se Lux fosse un alieno o semplicemente un coglione.
Lo faceva sentire in
quella maniera di continuo.
“Anche i miei
colleghi mi chiamano così, in segno di scherno … Lo farà anche il tuo Louis” –
affermò serio, salendo sul marciapiede.
“Mai stato mio e mai io lo direi in segno di scherno: anche questa volta trai le tue
conclusioni senza rifletterci, ma hai ragione, ci conosciamo appena!”
“Ok, stiamo
degenerando ed io non volevo che”
“Non volevi cosa eh
Zayn? Non volevi essere tu a decidere tutto tra noi? Invece ci sei riuscito,
complimenti!” – e tornò alla guida, mettendo in moto, senza aggiungere una sola
sillaba, ripartendo con uno stridio di ruote, che bucò la notte.
Il semaforo in fondo
alla via stava lampeggiando, mentre l’immagine di Zayn diventava sempre più
piccola nello specchietto retrovisore, che Lux non smetteva di guardare.
Il suono di un
clacson, nella direzione opposta, lo fece sussultare, tanto che Vincent
inchiodò: non si era accorto del rosso, scattato ormai da alcuni secondi.
Inspirò profondo, poi
vide che Zayn non era più solo.
Stava parlando con
tre tizi, non certo degli studenti, dall’abbigliamento.
Erano un incrocio tra
rapper vecchio stile e punk, in voga un secolo prima.
Ridevano porgendogli
quella che a Vincent sembrò della droga.
Malik si spostava
lateralmente, provando ad andarsene, ma i suoi tentativi andavano a vuoto.
Lux girò la sua
Mercedes, precipitandosi da lui, lampeggiando con i fari, riuscendo a mettere
in fuga quegli sconosciuti.
Zayn lo raggiunse
rapido.
“Tesoro cosa volevano
quegli stronzi??” – quasi ruggì, accogliendolo al volo sul proprio petto.
“Scusami … sono io lo
stronzo qui …”
“Nemmeno per idea …” –
Vincent sorrise, amorevole, per ciò che sentiva in quell’istante, con le iridi
di Zayn calde e liquide, che lambivano ogni sua sensazione, rendendola
piacevole.
Gli diede un bacio
casto sulla fronte – “Ti voglio bene cucciolo e se sto correndo, me ne assumo
ogni responsabilità.”
Il pubblico presente
in aula si ammutolì.
Il giudice Bolton,
appena fatto il suo ingresso, gli sorrise, vedendolo percorrere il corridoio tra
le file di sedie tutte occupate da curiosi e giornalisti, con passo sicuro,
anche se aiutato da un bastone.
“Ciao Geffen” – lo salutò
un po’ sornione.
“Ciao Alfred, posso
rimanere? Mi metto buono buono accanto al mio socio”
Hopper rise,
chiedendo ad Harry di fare spazio a Glam, tra di loro.
“Certo nessun
problema, sei a casa tua …”
“Ti ringrazio, forse
pensavi fossi già morto” – e nel dirlo, Geffen lanciò un’occhiata bruciante al
cronista del canale 54, poco distante da lui.
“No, ma figurati, so
che sei un osso duro”
“Non immagini quanto”
– poi tossì, bevendo subito dell’acqua, mentre curiosava tra i fascicoli, che
Styles gli passò prontamente.
L’udienza ebbe
inizio: una causa piuttosto clamorosa, riguardante un ricco produttore, coinvolto
in uno scandalo di sottrazione fondi, nell’ambito di un vasto progetto di
riqualificazione degli Studio’s in Los Angeles.
Glam seguiva attento
le testimonianze, obiettando deciso su di un paio di domande, non senza dare un
tocco agli stinchi di Marc ed Harry, un po’ distratti dalla sua presenza.
Bolton rise sotto ai
baffi, vedendo che era ancora lucido e presente a sé stesso, nonostante l’evidente
deperimento fisico.
La situazione volse a
loro favore, dopo che Hopper presentò una perizia a sorpresa, un vero colpo da
maestro.
Il merito era, ancora
una volta, di Harry, che all’uscita si prese tutti i complimenti di Geffen,
molto soddisfatto e fiducioso nel buon fine del procedimento, con una piena
assoluzione.
“Ovvio che quel
delinquente ha rubato fino all’ultimo dollaro contestatogli, però era nostro
dovere uscirne vincitori: è lo spirito dello studio, vero Marc?” – chiese
allegro.
“Confermo, ma adesso
ti porto a casa, ok?”
“No, devo andare all’ospedale
da Hugh, ho una seduta con lui …”
“Bene …” – mormorò Harry
– “Io ho un impegno, ci vediamo domani mattina, se non avete più bisogno di me …”
– disse esitante, una volta in ascensore.
“Per me vai pure” –
rispose Marc, distratto dal cellulare.
Geffen non disse
nulla.
Nessun commento:
Posta un commento