lunedì 19 maggio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 295

Capitolo n. 295 – zen


Calling me …

Le dita di Louis tremarono sulla tastiera del portatile.
Lo schermo rimandava una foto di sfondo, scelta la sera precedente, da Harry, prima di coricarsi.

Lui, Boo e Petra, sulla spiaggia, durante la festa di nozze: sorridenti, uniti.
Una vera famiglia.

Entrambi non ne avevano mai avuta una.

Nel passato.

Il presente era mutato, almeno per Lou.
Il padre ed il fratello ritrovati: un album arricchito da scatti bellissimi: il piccolo Tomlinson li stava scorrendo con il mouse, pensando che per Haz non era andata a finire così bene.

I “suoi” erano distanti anni luce: da Los Angeles e dal volergli bene.
Dal rispettarlo.

Boo aveva tutto, invece, ma sembrava non accontentarsi, nella sua malinconia verso l’assenza di Lux.

Un tassello importante, in quel percorso verso l’inattesa stabilità emotiva ed in quel non più sentirsi “sbagliato” e “diverso”.

La chiamata era in sospeso: Boo doveva unicamente digitare il prefisso della Francia ed il numero di Vincent.

Già, doveva …



Harry riordinò i file della pratica Law/Masterstar.
La casa di produzione aveva assecondato tutte le loro richieste, anche se c’era ancora una pecca contrattuale, nelle clausole sulle condizioni di salute del contraente, ovvero l’attore, che non avrebbe ricevuto adeguata copertura assicurativa, in caso di trapianti e protesi artificiali.

Styles pensò immediatamente al rene di Jude ed a come rimediare a quella svista.
Doveva sentirlo ed aggiornarlo, prima che l’inglese iniziasse a girare il nuovo film.

Un set in terra natia, dove Law si stava dirigendo, non senza la compagnia di Robert.

Il jet di Rice li avrebbe portati a Londra, insieme al gallerista, a Julie ed al fratellino, nato da utero in affitto: un cucciolo adorabile, con le fattezze del padre, di nome Ernest.



Hiroki aggiornò il profilo su Facebook, con un post “Si torna a NYC!” con tanto di faccine sorridenti.

Quella di Geffen lo era un po’ meno, nel vederlo andare via.
Si era affezionato a lui, in un modo un po’ fuori dai canoni.
Per Glam nulla lo era più.
Da un pezzo, ormai.


“Vas è andato a prendere l’auto in garage, ora dobbiamo proprio salutarci ragazzino”

L’avvocato gli andò incontro nel living, un po’ incerto sulle gambe.
Utilizzava le stampelle quel mattino, più idonee del solito bastone da passeggio.

“Ciao Glam … Ben svegliato” – e si strinse a lui, con un sorriso innocente.

“Buongiorno tesoro … anzi arrivederci o addio …” – disse con una minima enfasi, per poi sorridere paterno, consegnandogli delle chiavi ed un indirizzo.

“E queste …?”

“Sono della tua nuova casa, nella grande mela, che ti piace così tanto”

“Cosa …?!”

“Era l’appartamento di Kurt e Brandon: l’ho comprato ed intestato a te, non fare obiezioni, sarà un posto sicuro, in un quartiere bene, vicino all’università dove Cody insegnava”

“Glam io non posso accettare, come potrò sdebitarmi, nemmeno se lavorassi cento anni e”

“Tu non hai debiti con me” – replicò calmo, intristendosi – “Devi solo promettermi di rigare dritto” – scherzò faticosamente.

“Siediti Glam, ti porto da bere, ok?” – gli disse dolce Hiroki, con una premura innata e per nulla impostata.

“Tra poco vado in ospedale …”

“Per la trasfusione?”

“Sì … L’ultimo cielo da attraversare …” – concluse stanco, chiudendo gli occhi su quel giorno, sul finire di settembre.



“Mon Dieux … Oui … Pronto?”

“Ciao Vincent … Ops il fuso orario, non l’ho mica tenuto presente”

La voce di Louis era buffa, quasi infantile.

Lux sorrise – “Che ore sono?”

“Qui o lì?”

“Mai ici … Pas de soleil …” – e si strofinò la faccia, cercando nella penombra, l’orologio sul comodino.

“Vuoi che ci sentiamo più tardi? Anche se ti ho tirato giù dalle brande ormai” – rise contagioso.

“Già, appunto … E poi mi piace sentirti adesso … Ho fatto l’alba”

“Sei uscito ieri sera?”

“Sì, c’era Jerome e poi tre vecchi colleghi” – e si mise seduto sul letto, armeggiando con l’accendino.

“Non fumare …”

“Vecchie prediche Boo? Non cambierai mai …” – sorrise.

“Anche tu … Come sta l’orso?”

“Si è azzoppato, raccogliendo della legna nel bosco … Che stupido, è cocciuto”

“A non farsi aiutare? A stare da solo?”

“Sì … Noi ex poliziotti finiamo tutti così …” – mormorò più serio, ma poi riprese un minimo di brio, odiandosi in quelle uscite un po’ patetiche.

“Come è andato il matrimonio, mon petit?”

“Bene … Divertente, Harry perdeva le braghe, poi non trovava gli anelli …”

“Eh? … E tu hai risolto?”

“Sì! Ho salvato capra e cavoli, trovando le fedi, con immenso sollievo di Brent, che per poco non uccideva il cognato” – rise – “Si sono detti cose bellissime, delle promesse davvero toccanti …”

“Brendan è molto innamorato del suo giovane sposo … C’è da capirlo” – tossì, spegnendo un po’ nervoso la Camel.

“Quindi … rimpatriata tra amici … Per te intendo, ieri …” – proseguì più esitante, quasi confuso dal respiro dell’affarista.

“Le solite cose, loro che si lamentavano delle mogli e dei figli, Jerome dei suoi cani … io di nulla, li ascoltavo e bevevo … Non mi sono ubriacato, sia chiaro”

“No, per carità … Tu non sei il tipo da sbronzarsi …” – bissò perplesso – “Io … volevo chiederti scusa, comunque … E’ per questo che ti ho cercato … Anche per questo” – deglutì a vuoto e quel suono, quel lieve singulto, toccò Lux nel mezzo del petto, dove spesso Louis amava addormentarsi.

Louis era lì con lui, sotto forma di un cuscino, che ora l’uomo stava stringendo, la stoffa avorio contro la sua pelle nuda ed abbronzata.

L’aria intorno un po’ più rarefatta, forse anche per l’ansia che Vincent sentiva crescere dentro di sé.

“Ci chiediamo perdono di continuo, Boo, come se servisse a cambiare le cose, ma, ascoltami …”

“Sì …?” – disse flebile, con la paura di starlo a sentire.

“Noi non saremo né i primi e tanto meno gli ultimi a rimanere incastrati in una storia d’amore impossibile, sai …? … Dovremo conviverci, sapendo che io nutro per te un sentimento profondo ed incancellabile, almeno finché non permetterò ad una nuova persona di sostituirti o di farmi superare questo periodo: quando ci rifletto, mi convinco che sarà improbabile, a me manca la volontà perché ciò accada, sia con un ragazzo che con una donna … In realtà non vedo mai nessuno intorno a me, ma gli altri esistono, solo che il mio cervello è rivolto a te, anche quando non ti penso affatto …”

“Quindi starmi lontano è l’unica soluzione, affinché il tempo risolva tutto …?”

“No, è inutile mon petit” – sorrise mesto – “… Temo che sia tu l’elemento chiave per uscirne: devi trasformare il tuo amore per me, annullando la gelosia, il possesso, seppure io rimarrò tuo per sempre … Non so spiegartelo come vorrei … Mi manca persino il respiro”

“Vincent …!”

“Non stare in pena, ora esco sul terrazzo, anche se piove” – lo rassicurò immediato.

“Hai ragione, sono io quello immaturo ed egoista” – disse agitato.

“No, sei un dono, che ho saputo apprezzare ed accogliere senza riserve, dal primo istante Louis … Non lo sto dicendo per rivendicare chissà che cosa, ma è solo la verità, giusto?” – replicò con tenerezza ed emozione.

“Sì …” – e si commosse, le dita oscillanti sul bordo della scrivania – “… forse è per questo che non riesco a dimenticarti … a crescere Vincent …”

“Io non ero così importante: lo era tuo padre e poi tuo fratello, Louis. Erano ciò che tu volevi riavere, a tutti i costi … Ed Harry in cima a questa ipotetica lista di vuoti interiori, di delusioni … Forse non eri abituato ad avere tanto amore ed attenzione, così io a dosarli, a comprendere che non dovevo soffocarti … Od ubriacarti di affetto e considerazione” – sorrise.

“Vincent tu sei così speciale e”

“Tu ed io siamo stati troppo l’uno per l’altro, Louis: tu a ricevere ed io a dare, perché non amavo più da così tanto tempo, ma ne avevo bisogno, un bisogno disperato dopo Jacques ed i sensi di colpa verso mio figlio … Non ci siamo usati, sia chiaro Louis, non fraintendermi, ne morirei … Parlo unicamente del nostro amore assoluto mon petit: non so definirlo altrimenti”

“Ci ha colmati … giusto? Ed ora si è ritirato, come un’alta marea, lasciando come un varco, una voragine anzi … Ed io ne risalgo a stento Vincent” – stava piangendo – “… mi manchi … e mi sento confuso nel non sapere come andare avanti, con te, perché è ciò che desidero, sai? In un modo nuovo, non come amanti, ma neppure come amici … Non so in quale espressione plausibile … ed accettabile per entrambi, per non … impazzire”

Lux prese un lungo respiro – “Risolveremo ogni cosa, perché abbiamo parlato, ci siamo … spiegati …” – asserì fiducioso, senza potere vedere Louis annuire.

“Sì, deve succedere Vincent …” – e sorrise nuovamente.

“Torno a casa domani … Ciao mon petit, a presto”

“Ti voglio bene …”

“Moi aussi.”



Law avvampò.
Sul visore del suo palmare apparve il nome di Styles.

La sala era deserta.
A parte Robert, seduto nella fila di sedie antistante quella dove sostava Jude, leggendo un giornale, nell’attesa li chiamassero per volare in Gran Bretagna.
Owen ed i suoi bimbi, con la baby sitter ed un paio di bodyguard, erano già a bordo.


“Ehi ciao …” – rispose con imbarazzo, puntato dal consorte.

“Ciao Jude, abbi pazienza, ma hai letto la mia e-mail?”

“Sì …” – e continuava a non pronunciare il nome di Haz, nonostante fosse palese si trattasse di lui.

L’attore non sapeva come gestire quella conversazione, come se si trovasse su di un campo minato.

“Sul posto ho mandato il collega Bartling, è socio a distanza dello studio Geffen: non cominciare a girare senza avere firmato la nuova bozza” – si raccomandò Styles con un sorriso.

“Certo, farò così, ti ringrazio … Rob ed io siamo in partenza”

“Salutamelo, come sta oggi?”

“E’ … è in forma, penso farà un cameo”

Downey aggrottò la fronte, riponendo il tablet nell’inseparabile valigetta, che si portava ad ogni spostamento.

Il moro aveva appena postato un selfie su Twitter, l’unico social network nell’ambito del quale interagiva da anni con milioni di fan.

Nei suoi pozzi di inchiostro c’era un vago rammarico ed alcuni sostenitori glielo stavano facendo notare, attraverso commenti oltre modo amorevoli.

Jude chiuse finalmente la telefonata.

“Robert …”

“Sì che c’è?” – sbottò senza guardarlo, intento ad allacciarsi le scarpe, senza motivo alcuno.

“Devo riprendere in esame l’ingaggio, prima del ciak di inizio, ci sarà un legale ad attenderci, è amico di Glam …”

Sentire tirare in ballo Geffen, come ad ammorbidire la discussione, sembrò irritare ulteriormente Downey, che scattò in piedi, per poi riaccomodarsi secco, con un quesito bruciante, risalente dallo stomaco alla sua bocca perfetta, dove il marito avrebbe posato più di un bacio, in quell’attimo di tensione reciproca.

Il non sapere più giocare, complici, il non capirsi, sembrò averli investiti come un uragano.

“Dimmi una cosa Jude, in confidenza: te lo volevi scopare? Ci hai mai fantasticato? Anche un minimo?” – domandò brusco.

Law sembrò non scomporsi.
Minimamente, in una freddezza tipica delle sue origini.

“Come è accaduto a te ed a Christopher? O di Glam, delle scopate insieme a lui, con chi ne parlavi, in confidenza? Sentiamo.”

“Non è ciò che volevo sapere. Deviare il discorso o rivoltarmelo contro, non ci porta da nessuna parte, se vogliamo andare a fondo delle tue reazioni quando interagisci con Harry!”

“Ti sei intossicato di analisi, parli come Laurie, ma non è servito a molto passare un terzo della tua vita a farti frugare nel cervello, a quanto pare!” – e si alzò lui, questa volta, non senza essere fronteggiato dalla metà del suo cuore, da chi aveva in sé un pezzetto di sé stesso, che sarebbe morto per Robert.

A pugni chiusi, le braccia stese lungo i corpi, così diversi, ma terribilmente compatibili.

“Gli altri hanno fatto anche di peggio, le mie debolezze erano così duttili, nella morsa delle molestie di chiunque, su questo hai ragione Jude: a me non restava che rifugiarmi nella psicanalisi oppure tra le tue braccia” – replicò con una dignità destabilizzante.

Law vibrò, nelle palpebre, gli zigomi, le labbra ormai asciutte.

Una lacrima ci rimbalzò sopra.
Era devastato dal dolore, che leggeva in Robert: lo percepiva come qualcosa di suo, di simbiotico.

Il gelo delle loro mani, mutò veloce in un tepore assurdamente confortevole, così come quando le rispettive figure ritrovarono quell’incastro, attraverso il quale si erano innamorati e ritrovati decine di volte.

Si baciarono, toccarono, graffiandosi a tratti, nei polsi, nel collo, riversi in un angolo, dove naufragarono, senza rendersene neppure conto, accasciandosi come due bambini sfiniti da un gioco pericoloso ed inutile.

Fare a brandelli il loro amore: un autentico delitto.








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