Capitolo n. 295 – zen
Calling me …
Le dita di Louis
tremarono sulla tastiera del portatile.
Lo schermo rimandava
una foto di sfondo, scelta la sera precedente, da Harry, prima di coricarsi.
Lui, Boo e Petra,
sulla spiaggia, durante la festa di nozze: sorridenti, uniti.
Una vera famiglia.
Entrambi non ne
avevano mai avuta una.
Nel passato.
Il presente era
mutato, almeno per Lou.
Il padre ed il
fratello ritrovati: un album arricchito da scatti bellissimi: il piccolo Tomlinson li stava scorrendo con
il mouse, pensando che per Haz non era andata a finire così bene.
I “suoi” erano
distanti anni luce: da Los Angeles e dal volergli bene.
Dal rispettarlo.
Boo aveva tutto,
invece, ma sembrava non accontentarsi, nella sua malinconia verso l’assenza di
Lux.
Un tassello
importante, in quel percorso verso l’inattesa stabilità emotiva ed in quel non
più sentirsi “sbagliato” e “diverso”.
La chiamata era in
sospeso: Boo doveva unicamente digitare il prefisso della Francia ed il numero
di Vincent.
Già, doveva …
Harry riordinò i file
della pratica Law/Masterstar.
La casa di produzione
aveva assecondato tutte le loro richieste, anche se c’era ancora una pecca
contrattuale, nelle clausole sulle condizioni di salute del contraente, ovvero
l’attore, che non avrebbe ricevuto adeguata copertura assicurativa, in caso di
trapianti e protesi artificiali.
Styles pensò
immediatamente al rene di Jude ed a come rimediare a quella svista.
Doveva sentirlo ed
aggiornarlo, prima che l’inglese iniziasse a girare il nuovo film.
Un set in terra
natia, dove Law si stava dirigendo, non senza la compagnia di Robert.
Il jet di Rice li
avrebbe portati a Londra, insieme al gallerista, a Julie ed al fratellino, nato
da utero in affitto: un cucciolo adorabile, con le fattezze del padre, di nome
Ernest.
Hiroki aggiornò il
profilo su Facebook, con un post “Si
torna a NYC!” con tanto di faccine sorridenti.
Quella di Geffen lo
era un po’ meno, nel vederlo andare via.
Si era affezionato a
lui, in un modo un po’ fuori dai canoni.
Per Glam nulla lo era
più.
Da un pezzo, ormai.
“Vas è andato a
prendere l’auto in garage, ora dobbiamo proprio salutarci ragazzino”
L’avvocato gli andò
incontro nel living, un po’ incerto sulle gambe.
Utilizzava le stampelle
quel mattino, più idonee del solito bastone da passeggio.
“Ciao Glam … Ben
svegliato” – e si strinse a lui, con un sorriso innocente.
“Buongiorno tesoro …
anzi arrivederci o addio …” – disse con una minima enfasi, per poi sorridere
paterno, consegnandogli delle chiavi ed un indirizzo.
“E queste …?”
“Sono della tua nuova
casa, nella grande mela, che ti piace così tanto”
“Cosa …?!”
“Era l’appartamento
di Kurt e Brandon: l’ho comprato ed intestato a te, non fare obiezioni, sarà un
posto sicuro, in un quartiere bene, vicino all’università dove Cody insegnava”
“Glam io non posso
accettare, come potrò sdebitarmi, nemmeno se lavorassi cento anni e”
“Tu non hai debiti
con me” – replicò calmo, intristendosi – “Devi solo promettermi di rigare
dritto” – scherzò faticosamente.
“Siediti Glam, ti
porto da bere, ok?” – gli disse dolce Hiroki, con una premura innata e per
nulla impostata.
“Tra poco vado in
ospedale …”
“Per la trasfusione?”
“Sì … L’ultimo cielo
da attraversare …” – concluse stanco, chiudendo gli occhi su quel giorno, sul
finire di settembre.
“Mon Dieux … Oui …
Pronto?”
“Ciao Vincent … Ops
il fuso orario, non l’ho mica tenuto presente”
La voce di Louis era
buffa, quasi infantile.
Lux sorrise – “Che
ore sono?”
“Qui o lì?”
“Mai ici … Pas de
soleil …” – e si strofinò la faccia, cercando nella penombra, l’orologio sul
comodino.
“Vuoi che ci sentiamo
più tardi? Anche se ti ho tirato giù dalle brande ormai” – rise contagioso.
“Già, appunto … E poi
mi piace sentirti adesso … Ho fatto l’alba”
“Sei uscito ieri
sera?”
“Sì, c’era Jerome e
poi tre vecchi colleghi” – e si mise seduto sul letto, armeggiando con l’accendino.
“Non fumare …”
“Vecchie prediche
Boo? Non cambierai mai …” – sorrise.
“Anche tu … Come sta
l’orso?”
“Si è azzoppato,
raccogliendo della legna nel bosco … Che stupido, è cocciuto”
“A non farsi aiutare?
A stare da solo?”
“Sì … Noi ex
poliziotti finiamo tutti così …” – mormorò più serio, ma poi riprese un minimo
di brio, odiandosi in quelle uscite un po’ patetiche.
“Come è andato il
matrimonio, mon petit?”
“Bene … Divertente,
Harry perdeva le braghe, poi non trovava gli anelli …”
“Eh? … E tu hai
risolto?”
“Sì! Ho salvato capra
e cavoli, trovando le fedi, con immenso sollievo di Brent, che per poco non
uccideva il cognato” – rise – “Si sono detti cose bellissime, delle promesse
davvero toccanti …”
“Brendan è molto innamorato
del suo giovane sposo … C’è da capirlo” – tossì, spegnendo un po’ nervoso la
Camel.
“Quindi … rimpatriata
tra amici … Per te intendo, ieri …” – proseguì più esitante, quasi confuso dal
respiro dell’affarista.
“Le solite cose, loro
che si lamentavano delle mogli e dei figli, Jerome dei suoi cani … io di nulla,
li ascoltavo e bevevo … Non mi sono ubriacato, sia chiaro”
“No, per carità … Tu
non sei il tipo da sbronzarsi …” – bissò perplesso – “Io … volevo chiederti
scusa, comunque … E’ per questo che ti ho cercato … Anche per questo” – deglutì
a vuoto e quel suono, quel lieve singulto, toccò Lux nel mezzo del petto, dove
spesso Louis amava addormentarsi.
Louis era lì con lui,
sotto forma di un cuscino, che ora l’uomo stava stringendo, la stoffa avorio
contro la sua pelle nuda ed abbronzata.
L’aria intorno un po’
più rarefatta, forse anche per l’ansia che Vincent sentiva crescere dentro di sé.
“Ci chiediamo perdono
di continuo, Boo, come se servisse a cambiare le cose, ma, ascoltami …”
“Sì …?” – disse flebile,
con la paura di starlo a sentire.
“Noi non saremo né i
primi e tanto meno gli ultimi a rimanere incastrati in una storia d’amore
impossibile, sai …? … Dovremo conviverci, sapendo che io nutro per te un
sentimento profondo ed incancellabile, almeno finché non permetterò ad una
nuova persona di sostituirti o di farmi superare questo periodo: quando ci
rifletto, mi convinco che sarà improbabile, a me manca la volontà perché ciò
accada, sia con un ragazzo che con una donna … In realtà non vedo mai nessuno
intorno a me, ma gli altri esistono,
solo che il mio cervello è rivolto a te, anche quando non ti penso affatto …”
“Quindi starmi
lontano è l’unica soluzione, affinché il tempo risolva tutto …?”
“No, è inutile mon
petit” – sorrise mesto – “… Temo che sia tu l’elemento chiave per uscirne: devi
trasformare il tuo amore per me, annullando la gelosia, il possesso, seppure io
rimarrò tuo per sempre … Non so spiegartelo come vorrei … Mi manca persino il
respiro”
“Vincent …!”
“Non stare in pena,
ora esco sul terrazzo, anche se piove” – lo rassicurò immediato.
“Hai ragione, sono io
quello immaturo ed egoista” – disse agitato.
“No, sei un dono, che
ho saputo apprezzare ed accogliere senza riserve, dal primo istante Louis … Non
lo sto dicendo per rivendicare chissà che cosa, ma è solo la verità, giusto?” –
replicò con tenerezza ed emozione.
“Sì …” – e si
commosse, le dita oscillanti sul bordo della scrivania – “… forse è per questo
che non riesco a dimenticarti … a crescere Vincent …”
“Io non ero così
importante: lo era tuo padre e poi tuo fratello, Louis. Erano ciò che tu volevi
riavere, a tutti i costi … Ed Harry in cima a questa ipotetica lista di vuoti
interiori, di delusioni … Forse non eri abituato ad avere tanto amore ed attenzione,
così io a dosarli, a comprendere che non dovevo soffocarti … Od ubriacarti di
affetto e considerazione” – sorrise.
“Vincent tu sei così
speciale e”
“Tu ed io siamo stati
troppo l’uno per l’altro, Louis: tu a
ricevere ed io a dare, perché non amavo più da così tanto tempo, ma ne avevo
bisogno, un bisogno disperato dopo Jacques ed i sensi di colpa verso mio figlio
… Non ci siamo usati, sia chiaro Louis, non fraintendermi, ne morirei … Parlo
unicamente del nostro amore assoluto
mon petit: non so definirlo altrimenti”
“Ci ha colmati …
giusto? Ed ora si è ritirato, come un’alta marea, lasciando come un varco, una
voragine anzi … Ed io ne risalgo a stento Vincent” – stava piangendo – “… mi manchi
… e mi sento confuso nel non sapere come andare avanti, con te, perché è ciò
che desidero, sai? In un modo nuovo, non come amanti, ma neppure come amici …
Non so in quale espressione plausibile … ed accettabile per entrambi, per non …
impazzire”
Lux prese un lungo
respiro – “Risolveremo ogni cosa, perché abbiamo parlato, ci siamo … spiegati …”
– asserì fiducioso, senza potere vedere Louis annuire.
“Sì, deve succedere
Vincent …” – e sorrise nuovamente.
“Torno a casa domani …
Ciao mon petit, a presto”
“Ti voglio bene …”
“Moi aussi.”
Law avvampò.
Sul visore del suo
palmare apparve il nome di Styles.
La sala era deserta.
A parte Robert,
seduto nella fila di sedie antistante quella dove sostava Jude, leggendo un
giornale, nell’attesa li chiamassero per volare in Gran Bretagna.
Owen ed i suoi bimbi,
con la baby sitter ed un paio di bodyguard, erano già a bordo.
“Ehi ciao …” –
rispose con imbarazzo, puntato dal consorte.
“Ciao Jude, abbi
pazienza, ma hai letto la mia e-mail?”
“Sì …” – e continuava
a non pronunciare il nome di Haz, nonostante fosse palese si trattasse di lui.
L’attore non sapeva
come gestire quella conversazione, come se si trovasse su di un campo minato.
“Sul posto ho mandato
il collega Bartling, è socio a distanza dello studio Geffen: non cominciare a
girare senza avere firmato la nuova bozza” – si raccomandò Styles con un
sorriso.
“Certo, farò così, ti
ringrazio … Rob ed io siamo in partenza”
“Salutamelo, come sta
oggi?”
“E’ … è in forma,
penso farà un cameo”
Downey aggrottò la
fronte, riponendo il tablet nell’inseparabile valigetta, che si portava ad ogni
spostamento.
Il moro aveva appena
postato un selfie su Twitter, l’unico social network nell’ambito del quale
interagiva da anni con milioni di fan.
Nei suoi pozzi di
inchiostro c’era un vago rammarico ed alcuni sostenitori glielo stavano facendo
notare, attraverso commenti oltre modo amorevoli.
Jude chiuse
finalmente la telefonata.
“Robert …”
“Sì che c’è?” –
sbottò senza guardarlo, intento ad allacciarsi le scarpe, senza motivo alcuno.
“Devo riprendere in
esame l’ingaggio, prima del ciak di inizio, ci sarà un legale ad attenderci, è
amico di Glam …”
Sentire tirare in
ballo Geffen, come ad ammorbidire la discussione, sembrò irritare ulteriormente
Downey, che scattò in piedi, per poi riaccomodarsi secco, con un quesito
bruciante, risalente dallo stomaco alla sua bocca perfetta, dove il marito
avrebbe posato più di un bacio, in quell’attimo di tensione reciproca.
Il non sapere più
giocare, complici, il non capirsi, sembrò averli investiti come un uragano.
“Dimmi una cosa Jude,
in confidenza: te lo volevi scopare? Ci hai mai fantasticato? Anche un minimo?”
– domandò brusco.
Law sembrò non
scomporsi.
Minimamente, in una
freddezza tipica delle sue origini.
“Come è accaduto a te
ed a Christopher? O di Glam, delle scopate insieme a lui, con chi ne parlavi, in confidenza? Sentiamo.”
“Non è ciò che volevo
sapere. Deviare il discorso o rivoltarmelo contro, non ci porta da nessuna parte,
se vogliamo andare a fondo delle tue reazioni quando interagisci con Harry!”
“Ti sei intossicato
di analisi, parli come Laurie, ma non è servito a molto passare un terzo della
tua vita a farti frugare nel cervello, a quanto pare!” – e si alzò lui, questa
volta, non senza essere fronteggiato dalla metà del suo cuore, da chi aveva in sé
un pezzetto di sé stesso, che sarebbe morto per Robert.
A pugni chiusi, le
braccia stese lungo i corpi, così diversi, ma terribilmente compatibili.
“Gli altri hanno
fatto anche di peggio, le mie debolezze erano così duttili, nella morsa delle
molestie di chiunque, su questo hai ragione Jude: a me non restava che rifugiarmi
nella psicanalisi oppure tra le tue braccia” – replicò con una dignità
destabilizzante.
Law vibrò, nelle
palpebre, gli zigomi, le labbra ormai asciutte.
Una lacrima ci
rimbalzò sopra.
Era devastato dal
dolore, che leggeva in Robert: lo percepiva come qualcosa di suo, di
simbiotico.
Il gelo delle loro
mani, mutò veloce in un tepore assurdamente confortevole, così come quando le
rispettive figure ritrovarono quell’incastro, attraverso il quale si erano
innamorati e ritrovati decine di volte.
Si baciarono,
toccarono, graffiandosi a tratti, nei polsi, nel collo, riversi in un angolo,
dove naufragarono, senza rendersene neppure conto, accasciandosi come due bambini
sfiniti da un gioco pericoloso ed inutile.
Fare a brandelli il
loro amore: un autentico delitto.
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