Capitolo n. 305 – zen
I programmi in tv
erano di una noia mortale.
Lux stava facendo
zapping da dieci minuti, seduto al buio, sopra al divano, dove c’era ancora il
profumo di Zayn, spedito al secondo piano, per recuperare la sua roba.
Un nodo alla gola, la
vista annebbiata di continuo, le palpebre strizzate con rabbia, per mandare via
quella sensazione di disagio totale, oltre a quel disturbo visivo
insopportabile
Anche l’aria sembrava
dargli fastidio.
Vincent si alzò di
scatto, andando a spalancare la finestra, così come aveva fatto Malik, appena
arrivato alla residenza del francese.
Ricordarlo, in quel
preciso istante, faceva un male cane, però sarebbe passata, Lux se lo ripeteva
a mente, provando a regolarizzare il respiro.
Tornò a sprofondare
tra cuscini, libri e cruciverba, che finirono sul tappeto, non senza dare anche
un calcio al tavolino in ferro battuto e vetro, spostandolo per più di un
metro.
“Merd” – masticò
angosciato, provando ad intercettare i rumori dei passi del giovane, che ancora
non si palesava, per l’ultimo saluto.
Forse non l’avrebbe
neppure fatto, un taxi era in grado di chiamarselo anche da solo, rimuginò
Vincent.
Allargò le braccia,
appoggiandosi bene allo schienale, poi chiuse gli occhi, pensando al racconto
di Zayn.
Lo visualizzò in
lacrime, indifeso, mentre nel dirgli di sé e Louis, era stato glaciale,
spietato.
Il suo livore era
stato riservato al fatto che Boo fosse sposato e padre di una bimba.
Mettersi in mezzo ai
matrimoni altrui, doveva essere considerato deprecabile, da Malik,
probabilmente.
Trattare come uno
zerbino un affascinante cinquantenne, come Lux, invece, un gioco da ragazzi.
C’era riuscito
benissimo eppure lui non era così; non poteva esserlo.
Vincent non voleva
accettarlo, dopo averlo guardato mentre dormiva, stretto a lui, mentre lo
baciava o gli parlava di qualcosa, che non fossero brutti ricordi od attacchi
personali, per difendersi.
Quella corazza di
vago cinismo, di schiettezza acerba, ma solida, dovevano essere il risultato di
quella drammatica notte, oltre ad un’eredità scomoda, dopo avere frequentato ed
“amato” Ivo Steadman.
I lupi cattivi
potevano essere sempre in agguato, dietro ai volti, ai modi, all’esistenza di
persone affermate come il paleontologo suicida oppure il ricco affarista: Zayn,
forse, voleva evitare nuove esperienze del genere.
Con Vincent aveva
commesso un errore di valutazione clamoroso, ma ormai era tardi per tornare
indietro.
Forse.
“Vuoi parlarne Jude?”
Downey glielo chiese
con dolcezza, passandogli l’asciugamano, dopo una doccia silenziosa insieme.
Lo fece sistemare su
di una sedia, tamponandogli la chioma stempiata ed in ordine.
“Di cosa amore …? Di
quanto sia stato superficiale e coglione?” – replicò triste.
L’americano si
inginocchiò ai suoi piedi, sorridendo.
“Hai preso una
sbandata per Harry? … Credo sia normale alla tua età, sei ancora uno splendido
quarantottenne …”
Law sospirò,
sfiorandogli gli zigomi, con i polpastrelli tremanti – “Quanto ti costa farmi
questo discorso, Robert? … Sei incredibile … ed io ti amo da impazzire, sai?”
“Sì lo so Jude” –
bissò fermo, poi lo baciò.
Jared bussò piano.
“Tesoro … Bentornato,
entra pure”
Geffen lo accolse con
serenità, mentre era alla scrivania del suo studio.
“Ciao Glam … scusa il
ritardo …”
“Nessun problema,
dov’è Colin?” – ed avanzò, con una sedia elettrica nuova di zecca.
Quindi si alzò, non
senza che Leto gli desse un sostegno.
“Grazie piccolo …”
“Bella la tua nuova
fuoriserie” – sorrise impacciato il cantante.
“Hai visto? Ultimo
modello, l’ho scelto con Lula … E’ in mansarda a giocare con Camilla e Diamond
…”
“Ed i coniugi Downey
Law?”
“Credo stiano
amoreggiando selvaggiamente da qualche parte, non fanno altro da stamattina” –
e gli schiacciò un occhiolino simpatico e complice.
“Oddio …”
“Sotto il mio tetto,
pensa che scandalo Jay ahahahah”
“Andiamo in veranda?
Vuoi?”
“Sì … Voglio prendere
una boccata di aria fresca …”
“Colin è lì …”
“Ok raggiungiamolo”
“Io ho fatto …”
La voce di Zayn era
spezzata.
Lux non lo guardò,
fingendo di seguire un notiziario, a volume minimo.
“Seleziona il
trentasette dalla rubrica elettronica, qualcuno verrà a prenderti tra dieci
minuti al massimo”
“D’accordo …” – e si
avvicinò lento.
“Cosa vuoi ancora?” –
lo fermò brusco il francese, senza degnarlo di un’occhiata.
“Nulla … Volevo
ringraziarti per”
“Non pensarci
neanche, non ho fatto un cazzo, abbi cura di te, divertiti dovunque andrai” –
lo tagliò secco, la salivazione azzerata, il cuore nel cervello.
“In Peru … Posso
scriverti? Mi dai la tua e-mail …?”
“No”
“Sì … E’ normale …” –
quasi balbettò, sedendosi sul tavolino, a breve distanza, ma davanti a Vincent.
“Cosa? Mandarsi gli
auguri di Natale od aggiornarmi sui tuoi progressi sul campo? Sarai il primo
della classe, non ci sono pericoli, credimi” – e lo puntò, le mani sotto le
cosce, per cercare di scaldarsele.
Erano gelide.
“Ci tenevamo in
contatto …” – replicò flebile – “I … I miei verranno qui per le feste, è ancora
presto, però papà l’ha promesso … Lui gira il mondo” – e sorrise, le iridi
liquide, traslucide in quella semi oscurità, tra loro e la luce dello schermo
alle spalle del ragazzo.
“E’ fortunato, dovrei
imitarlo: un vagabondo di lusso, certo e parlo di me, sia chiaro: non ho idea
di com’è tuo padre”
“E’ un bel tipo, non
gli somiglio molto … Sono sputato mia mamma, lo dicono in tanti …” – spiegò con
un’innocenza spiazzante.
Lui, che aveva fatto
l’amore con Louis, che l’aveva scopato e/o
viceversa.
Sapere i dettagli
sarebbe stata l’ennesima umiliazione, per Lux.
Ci pensò solo per un
attimo.
“Allora questa
telefonata la fai oppure devo pensarci io, Zayn?” – riprese aspro, pur
sentendosi morire.
“No, perdonami, non
volevo farti perdere altro tempo …” – e si alzò senza convinzione.
Lux fece lo stesso
con il capo, seguendo il suo corpo esile ergersi, diventando una macchia nera
contro quel riflesso opalescente, che circondava la sua figura.
La vide quindi crollare,
afferrando Zayn appena in tempo, prima che potesse farsi male.
Vincent non lo
avrebbe mai permesso.
Mai.
Si baciarono, con
foga, stringendosi con tutto l’impeto, che avevano represso sino a quel momento.
Zayn singhiozzò
qualcosa tra le loro labbra, ma Lux gli sorrise, con una tenerezza infinita.
“Non importa cucciolo
… Ora calmati, calmati” – e lo baciò ancora ed ancora, cullandolo,
accarezzandolo, finché non lo prese in braccio, portandolo nella stanza per gli
ospiti nell’ala opposta al living.
Si allungarono sulla
seta del giaciglio, dove avrebbero fatto l’amore per la prima volta.
Vincent, ormai tra le
sue gambe, lambiva l’apertura di Zayn, con l’accortezza di aspettare un suo
assenso, tra un bacio e l’altro, che non avevano mai smesso di scambiarsi,
fondendosi.
Louis era tra loro in
qualche modo, perché il giovane avvertiva la sua linfa dentro di sé e Lux lo
sapeva.
“Non voglio più che
lui sia un problema, per noi Zayn … Un ostacolo …” – gli sussurrò nel collo,
provando a farsi avanti, senza esitare oltre.
Malik si aggrappò a
lui, esplicito e felice.
Fu l’estasi, unirsi a
Vincent, che sembrava amarlo davvero.
Forse era un sogno,
per Zayn, che non poteva nascondere ciò che provava.
Non più.
“Mi sto innamorando
di te, Vincent …” – gemette, allineandosi al ritmo dell’altro, che ansimava,
troppo coinvolto dal loro amplesso.
“Tesoro mio …” -
mormorò con un vago stupore, brandendogli i polsi, per sollevarli oltre la sua
testa, stendendosi completamente sopra al giovane, così fragile, ma ricettivo,
dilatato, accogliente.
Vennero in un singulto
corrisposto e simultaneo, toccando il cielo, senza più paura di cadere.
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