venerdì 30 maggio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 305

Capitolo n. 305 – zen



I programmi in tv erano di una noia mortale.
Lux stava facendo zapping da dieci minuti, seduto al buio, sopra al divano, dove c’era ancora il profumo di Zayn, spedito al secondo piano, per recuperare la sua roba.

Un nodo alla gola, la vista annebbiata di continuo, le palpebre strizzate con rabbia, per mandare via quella sensazione di disagio totale, oltre a quel disturbo visivo insopportabile

Anche l’aria sembrava dargli fastidio.

Vincent si alzò di scatto, andando a spalancare la finestra, così come aveva fatto Malik, appena arrivato alla residenza del francese.
Ricordarlo, in quel preciso istante, faceva un male cane, però sarebbe passata, Lux se lo ripeteva a mente, provando a regolarizzare il respiro.

Tornò a sprofondare tra cuscini, libri e cruciverba, che finirono sul tappeto, non senza dare anche un calcio al tavolino in ferro battuto e vetro, spostandolo per più di un metro.

“Merd” – masticò angosciato, provando ad intercettare i rumori dei passi del giovane, che ancora non si palesava, per l’ultimo saluto.

Forse non l’avrebbe neppure fatto, un taxi era in grado di chiamarselo anche da solo, rimuginò Vincent.

Allargò le braccia, appoggiandosi bene allo schienale, poi chiuse gli occhi, pensando al racconto di Zayn.
Lo visualizzò in lacrime, indifeso, mentre nel dirgli di sé e Louis, era stato glaciale, spietato.

Il suo livore era stato riservato al fatto che Boo fosse sposato e padre di una bimba.

Mettersi in mezzo ai matrimoni altrui, doveva essere considerato deprecabile, da Malik, probabilmente.

Trattare come uno zerbino un affascinante cinquantenne, come Lux, invece, un gioco da ragazzi.

C’era riuscito benissimo eppure lui non era così; non poteva esserlo.

Vincent non voleva accettarlo, dopo averlo guardato mentre dormiva, stretto a lui, mentre lo baciava o gli parlava di qualcosa, che non fossero brutti ricordi od attacchi personali, per difendersi.

Quella corazza di vago cinismo, di schiettezza acerba, ma solida, dovevano essere il risultato di quella drammatica notte, oltre ad un’eredità scomoda, dopo avere frequentato ed “amato” Ivo Steadman.

I lupi cattivi potevano essere sempre in agguato, dietro ai volti, ai modi, all’esistenza di persone affermate come il paleontologo suicida oppure il ricco affarista: Zayn, forse, voleva evitare nuove esperienze del genere.

Con Vincent aveva commesso un errore di valutazione clamoroso, ma ormai era tardi per tornare indietro.

Forse.



“Vuoi parlarne Jude?”
Downey glielo chiese con dolcezza, passandogli l’asciugamano, dopo una doccia silenziosa insieme.

Lo fece sistemare su di una sedia, tamponandogli la chioma stempiata ed in ordine.

“Di cosa amore …? Di quanto sia stato superficiale e coglione?” – replicò triste.

L’americano si inginocchiò ai suoi piedi, sorridendo.

“Hai preso una sbandata per Harry? … Credo sia normale alla tua età, sei ancora uno splendido quarantottenne …”

Law sospirò, sfiorandogli gli zigomi, con i polpastrelli tremanti – “Quanto ti costa farmi questo discorso, Robert? … Sei incredibile … ed io ti amo da impazzire, sai?”

“Sì lo so Jude” – bissò fermo, poi lo baciò.



Jared bussò piano.

“Tesoro … Bentornato, entra pure”

Geffen lo accolse con serenità, mentre era alla scrivania del suo studio.

“Ciao Glam … scusa il ritardo …”

“Nessun problema, dov’è Colin?” – ed avanzò, con una sedia elettrica nuova di zecca.

Quindi si alzò, non senza che Leto gli desse un sostegno.

“Grazie piccolo …”

“Bella la tua nuova fuoriserie” – sorrise impacciato il cantante.

“Hai visto? Ultimo modello, l’ho scelto con Lula … E’ in mansarda a giocare con Camilla e Diamond …”

“Ed i coniugi Downey Law?”

“Credo stiano amoreggiando selvaggiamente da qualche parte, non fanno altro da stamattina” – e gli schiacciò un occhiolino simpatico e complice.

“Oddio …”

“Sotto il mio tetto, pensa che scandalo Jay ahahahah”

“Andiamo in veranda? Vuoi?”

“Sì … Voglio prendere una boccata di aria fresca …”

“Colin è lì …”

“Ok raggiungiamolo”



“Io ho fatto …”

La voce di Zayn era spezzata.

Lux non lo guardò, fingendo di seguire un notiziario, a volume minimo.

“Seleziona il trentasette dalla rubrica elettronica, qualcuno verrà a prenderti tra dieci minuti al massimo”

“D’accordo …” – e si avvicinò lento.

“Cosa vuoi ancora?” – lo fermò brusco il francese, senza degnarlo di un’occhiata.

“Nulla … Volevo ringraziarti per”

“Non pensarci neanche, non ho fatto un cazzo, abbi cura di te, divertiti dovunque andrai” – lo tagliò secco, la salivazione azzerata, il cuore nel cervello.

“In Peru … Posso scriverti? Mi dai la tua e-mail …?”

“No”

“Sì … E’ normale …” – quasi balbettò, sedendosi sul tavolino, a breve distanza, ma davanti a Vincent.

“Cosa? Mandarsi gli auguri di Natale od aggiornarmi sui tuoi progressi sul campo? Sarai il primo della classe, non ci sono pericoli, credimi” – e lo puntò, le mani sotto le cosce, per cercare di scaldarsele.

Erano gelide.

“Ci tenevamo in contatto …” – replicò flebile – “I … I miei verranno qui per le feste, è ancora presto, però papà l’ha promesso … Lui gira il mondo” – e sorrise, le iridi liquide, traslucide in quella semi oscurità, tra loro e la luce dello schermo alle spalle del ragazzo.

“E’ fortunato, dovrei imitarlo: un vagabondo di lusso, certo e parlo di me, sia chiaro: non ho idea di com’è tuo padre”

“E’ un bel tipo, non gli somiglio molto … Sono sputato mia mamma, lo dicono in tanti …” – spiegò con un’innocenza spiazzante.

Lui, che aveva fatto l’amore con Louis, che l’aveva scopato e/o viceversa.
Sapere i dettagli sarebbe stata l’ennesima umiliazione, per Lux.

Ci pensò solo per un attimo.

“Allora questa telefonata la fai oppure devo pensarci io, Zayn?” – riprese aspro, pur sentendosi morire.

“No, perdonami, non volevo farti perdere altro tempo …” – e si alzò senza convinzione.

Lux fece lo stesso con il capo, seguendo il suo corpo esile ergersi, diventando una macchia nera contro quel riflesso opalescente, che circondava la sua figura.
La vide quindi crollare, afferrando Zayn appena in tempo, prima che potesse farsi male.

Vincent non lo avrebbe mai permesso.
Mai.

Si baciarono, con foga, stringendosi con tutto l’impeto, che avevano represso sino a quel momento.

Zayn singhiozzò qualcosa tra le loro labbra, ma Lux gli sorrise, con una tenerezza infinita.

“Non importa cucciolo … Ora calmati, calmati” – e lo baciò ancora ed ancora, cullandolo, accarezzandolo, finché non lo prese in braccio, portandolo nella stanza per gli ospiti nell’ala opposta al living.

Si allungarono sulla seta del giaciglio, dove avrebbero fatto l’amore per la prima volta.

Vincent, ormai tra le sue gambe, lambiva l’apertura di Zayn, con l’accortezza di aspettare un suo assenso, tra un bacio e l’altro, che non avevano mai smesso di scambiarsi, fondendosi.

Louis era tra loro in qualche modo, perché il giovane avvertiva la sua linfa dentro di sé e Lux lo sapeva.

“Non voglio più che lui sia un problema, per noi Zayn … Un ostacolo …” – gli sussurrò nel collo, provando a farsi avanti, senza esitare oltre.

Malik si aggrappò a lui, esplicito e felice.

Fu l’estasi, unirsi a Vincent, che sembrava amarlo davvero.

Forse era un sogno, per Zayn, che non poteva nascondere ciò che provava.
Non più.

“Mi sto innamorando di te, Vincent …” – gemette, allineandosi al ritmo dell’altro, che ansimava, troppo coinvolto dal loro amplesso.

“Tesoro mio …” - mormorò con un vago stupore, brandendogli i polsi, per sollevarli oltre la sua testa, stendendosi completamente sopra al giovane, così fragile, ma ricettivo, dilatato, accogliente.

Vennero in un singulto corrisposto e simultaneo, toccando il cielo, senza più paura di cadere.







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