martedì 6 maggio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 289

Capitolo n. 289 – zen



“Andiamo a casa … andiamo subito a casa Robert”
Jude glielo aveva chiesto, tenendolo ancora stretto a sé, le dita tra i capelli dell’americano, la bocca di Law nel suo collo, il respiro di entrambi mescolato, nel frantumarsi contro quella parete.

L’andirivieni nel corridoio non li aveva disturbati, così come nessuno si accorse del loro scivolare via dall’ospedale.

Ora era un sapore salato, a scendere nella gola dell’inglese.
Rob stava piangendo, mentre i loro corpi si erano intersecati tra le lenzuola di seta avorio, liberi di amarsi, per l’ennesima volta.

“Ti ti prego … non farlo Jude …” – ansimò l’attore, sentendoselo dappertutto, quel suo adorabile ragazzo, che era cresciuto insieme a lui, in tanti modi e che aveva incontrato troppo tardi nella sua vita.

Anche se era abbastanza presto, per viversi in un modo straordinario.

“Cosa piccolo …?” – gli gemette di rimando sulle labbra, dandogli quel senso di sicurezza strana e torbida, all’interno della quale Downey si perdeva, sentendosi al sicuro, nonostante fosse più maturo dell’altro.

Stava diventando un’ossessione, pensò Robert.
L’età, il carisma di un aspetto acerbo, la tonicità di muscoli, che non avevano bisogno di palestra e sacrifici, di tutto ciò Downey faceva da anni, per piacere a Jude.

Jude, Jude, Jude …

Ripetere il suo nome, come un mantra, mentre l’irresistibile e virile Watson, scendeva nel suo ombelico, facendogli l’amore anche lì, come se fosse possibile, come se il piacere di appartenergli potesse essere sublimato in ogni angolo di Robert, in ogni piega, in ogni abisso.



Boydon si fece una lunga doccia.

Aveva operato cinque pazienti e l’ultimo, Styles, lo aveva messo in allarme: fortunatamente era solo un inizio di peritonite, ma poteva essere letale, se trascurata.

Il medico si avvolse in un telo verde, tornando nel proprio studio.

Quando si ritrovò davanti Christopher ebbe un sussulto.
Anche di gioia.

“Tesoro …”

“Ciao Steven, passavo di qui per il calendario delle vaccinazioni di Clarissa e volevo salutarti …” – gli disse imbarazzato il cantante, per come l’ex lo aveva accolto.

Boydon lo abbracciò forte – “Hai fatto bene …”

“E’ successo qualcosa …?”

“No, anzi … E’ che a volte si possono perdere le persone per una sciocchezza” – e gli spiegò il rischio corso da Harry.

Chris si distaccò lento da lui, scrutandolo.
Il chirurgo era smagrito ed in forma, forse per merito di un programma di fitness, che Boydon stava seguendo da tre mesi.

“Ora mi vesto … Come stai Christopher?”

Il suo tono era caldo, amorevole.
Sembravano archiviati i litigi avuti con il leader dei Red Close, all’epoca della loro separazione.

Così, come d’incanto.

“Siamo stati in Africa, in Egitto … E’ stato bello” – replicò un po’ confuso, pentendosi di avere parlato di Ivan, anche senza nominarlo.

L’argomento infastidiva Boydon, ma non in quell’occasione.

“Ne sono felice, sono luoghi incredibili: con la nostra Clarissa siamo andati in Florida, te ne avrà parlato”

“Sì, era euforica … A proposito questo week end vorrebbe rimanere a villa Meliti, fanno il campo indiamo nel parco …”

“So tutto” – Steven rise, vestendosi, dopo essere rimasto nudo davanti a Chris, che avvampò, facendo un passo indietro, verso l’uscita, rimasta socchiusa.

“Ho il pomeriggio libero” – rivelò, senza saperne il motivo.

Boydon lo fissò – “Ok … Anch’io ho finito qui, andiamo a berci un cocktail sul lungo mare, al Sunrise, che ne pensi? Così parliamo anche della scuola di Clarissa, perché voleva cambiare, i maestri non le piacciono, fa i capricci”

“D’accordo … Troveremo una soluzione.”



La scatoletta sul comodino era apparsa come per magia.
Jude era sparito nello stesso modo, lasciando quel dono ed un biglietto.

§ Devo incontrare i produttori, ci vediamo da Glam stasera, se non hai cambiato idea amore … Ti adoro, tuo JL §

Downey lo lesse strofinandosi la nuca, guardando poi il contenuto di quello scrigno, riconoscendo il logo dell’oreficeria, dove andava d’abitudine anche lui, per i regali alle varie ricorrenze.

Si allacciò il bracciale di brillanti, a taglio quadrato, di dimensioni ridotte e raffinate, un gioiello elegante, come i gusti di Law.

Sorrise, poi deglutì amaro.

I suoi sensi gli rimandavano emozioni gradevoli, in un orgasmo non ancora esaurito.
Spense la luce e si accarezzò.
Pensando a Glam.



Scopare in auto non era stata una buona idea.
Scopare con Steven, era anche pessima, ma Christopher non riusciva a pensare a niente di logico, da quando era salito su quel suv dai vetri oscurati.

Tra le sue gambe, Boydon si ergeva imponente, mentre lo colpiva senza freni, dilagando di umori e sudore, mentre si baciavano sensuali.

L’erotismo di quell’amplesso era così carnale ed animalesco, da perdere i sensi.

Steven si fermò, senza uscire da lui, ma raccogliendone il busto, nel farlo aderire al proprio, sembrò cullare Chris, che si era appeso con le braccia alle spalle del suo amante, cercando ulteriormente i suoi baci profondi.

“Mi sei mancato … così tanto Christopher …” – quasi gli pianse sugli zigomi, lasciando poi aderire le loro fronti, ad occhi chiusi, come se si vergognasse della sua debolezza, lui, così convinto di potere andare avanti senza quel ragazzo stupendo, dagli occhi fatti di cielo.

Lui che non aveva combattuto per tenerselo, anche se Chris non sarebbe mai stato né suo, né di nessuno.

Il possesso per un essere tanto fragile, poteva unicamente portarlo alla fuga e così accadde, senza che Boydon riuscisse a porvi rimedio.

Ivan era solido e tenero al tempo stesso, un mix di forza e dolcezza, in grado di rassicurare Chris, di farlo persino innamorare.

Almeno così credeva il giovane, sino a poche ore prima di quell’incontro con Boydon.
Doveva tagliarlo subito fuori da un clamoroso equivoco, pensò.
Escludere Steven da qualsivoglia illusione.
Eppure era terribilmente complicato, adesso.



Geffen sembrò fargli una radiografia al suo arrivo.

“Che c’è …?” – domandò lieve Robert, bloccandosi al centro del salone.

“Hai un look stupendo” – sorrise, abbracciandolo.

“Sono passato da Erik e Samantha, hai presente?” – disse arrossendo.

“Dove i divi si fanno belli? Tu ci riesci benissimo, ma hai scurito le chiome, mio fascinoso Holmes?” – e gli segnò con l’indice l’attaccatura dietro le orecchie.

“Un pochino, un bagno di colore, io non faccio mica la tinta come Pam!” – puntualizzò scherzoso, ma non troppo.

Glam lo aveva beccato in flagranza di vanità totale, rimuginò Downey, pensando a ciò che aveva detto proprio a Jude, in materia di storie sentimentali o meglio di adulterio.

“Sei bellissimo Robert …” – sospirò l’avvocato, tornando al divano.

“Ti ringrazio … Mi hai sempre coperto di complimenti” – replicò mesto, affiancandolo.

“Cos’hai? Crisi di mezza età? I sintomi sono evidenti”

“Ma che dici? … No, ecco, in realtà”

“Sputa il rospo” – gli intimò complice e sereno.

Downey lo guardò – “Tu come stai Glam?”

“Sei un tesoro” – inspirò.

“Sei più importante delle mie frustrazioni, avevi dubbi Glam?”

“No, affatto … Ho parlato con Hiroki, vuole tornare a New York, poi è passato Colin e ci siamo scambiati un paio di confidenze, infine … eccoti qui, mio dolce amico” – e lo baciò, un po’ a sorpresa, ma senza foga.

Lo amava e basta.



Harry si svegliò, trovando Boo addormentato, il volto affossato nelle braccia incrociate ed esili, la barba incolta, su quelle guance un po’ scavate.

“Cucciolo … Ehi Lou …”

“Haz …” – e gli volò al collo – “Finalmente, hai male da qualche parte?” – domandò quasi in affanno.

“No Louis calmati” – sorrise – “Sono vivo come vedi”

“Sì certo … Mi dispiace per”

“Dio che ore sono?”

“Le sette … di sera”

“Ho appetito, ma non so se potrò mangiare Boo, vorresti chiedere ad un’infermiera se mi portano almeno un tè, un biscotto?” – domandò sollevandosi.

“Sì, sì ok … Provvedo subito” – sorrise a metà, un po’ frastornato.

“E Petra?”

“E’ dal nonno … Ti salutano tutti, sono passati Colin e Jared, poi Christopher e Tim con Kevin … Anche Robert, ti ha portato dei cambi, su richiesta di Jude”

Lux gli aveva raccontato del loro diverbio e di quei dettagli, che Louis stava girando ad un Harry un po’ distaccato.

“Vincent e Jude hanno litigato?”

“Non direi, ma è stato un atteggiamento fuori luogo … Mi riferisco a Jude” – bissò in tensione, tornando accanto a Styles.

“Mi è stato vicino, io stavo da schifo e”

“Ed io non c’ero, giusto?”

“Come avresti potuto Louis? Ero al lavoro, ma poi non riuscivo a rintracciarti”

“Il cellulare era da buttare, per la pioggia, è stato un inconveniente e ti chiedo scusa”

“Per cosa?” – sorrise con freddezza – “Per l’inconveniente o per essere andato di nascosto da Vincent?”

“Non ti ho nascosto nulla!” – si alzò di scatto.

“Eppure non la smetti di chiedere perdono, quindi mi domando per cosa Louis!” – sbottò irrigidendosi ulteriormente.

“A cosa stai pensando?? Che sia finito a letto con Vincent?!”

“Vedo che non lo chiami più Lux, è stata una fase ridotta ai minimi termini!”

“Vincent è un uomo integro e non mi ha neppure sfiorato …” – ribatté composto, tenendo una dolorosa distanza da Styles.

“Perfetto” – si ossigenò – “E’ il tuo eroe, di nuovo a quanto pare”

“In tema di eroi sembra che neanche tu, ti sia risparmiato Harry” – e guardò nel corridoio, dove stava arrivando Law, vestito alla moda, la falcata sicura.

“Non sparare cazzate, come difesa è penosa!”

“Forse facciamo entrambi pena, Harry, con questi discorsi inutili” – replicò in lacrime, che si affrettò ad asciugare, dignitoso ed offeso.

Inforcando gli occhiali scuri, Louis evitò Jude, uscendo nella direzione opposta, congedandosi frettoloso da Haz, seduto sul bordo, i nervi a fior di pelle, l’impulso di rincorrerlo, mortificato.

Il sorriso di Jude sembrò bloccarlo e farlo desistere all’istante.

“Ma dove pensi di andare, Harry?”



CHRISTOPHER



STEVEN



ROBERT

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