Capitolo n. 289 – zen
“Andiamo a casa … andiamo subito a casa Robert”
Jude glielo aveva
chiesto, tenendolo ancora stretto a sé, le dita tra i capelli dell’americano,
la bocca di Law nel suo collo, il respiro di entrambi mescolato, nel
frantumarsi contro quella parete.
L’andirivieni nel
corridoio non li aveva disturbati, così come nessuno si accorse del loro
scivolare via dall’ospedale.
Ora era un sapore
salato, a scendere nella gola dell’inglese.
Rob stava piangendo,
mentre i loro corpi si erano intersecati tra le lenzuola di seta avorio, liberi
di amarsi, per l’ennesima volta.
“Ti ti prego … non
farlo Jude …” – ansimò l’attore, sentendoselo dappertutto, quel suo adorabile
ragazzo, che era cresciuto insieme a lui, in tanti modi e che aveva incontrato
troppo tardi nella sua vita.
Anche se era
abbastanza presto, per viversi in un modo straordinario.
“Cosa piccolo …?” –
gli gemette di rimando sulle labbra, dandogli quel senso di sicurezza strana e
torbida, all’interno della quale Downey si perdeva, sentendosi al sicuro,
nonostante fosse più maturo dell’altro.
Stava diventando un’ossessione,
pensò Robert.
L’età, il carisma di
un aspetto acerbo, la tonicità di muscoli, che non avevano bisogno di palestra
e sacrifici, di tutto ciò Downey faceva da anni, per piacere a Jude.
Jude, Jude, Jude …
Ripetere il suo nome,
come un mantra, mentre l’irresistibile e virile Watson, scendeva nel suo
ombelico, facendogli l’amore anche lì, come se fosse possibile, come se il
piacere di appartenergli potesse essere sublimato in ogni angolo di Robert, in
ogni piega, in ogni abisso.
Boydon si fece una
lunga doccia.
Aveva operato cinque
pazienti e l’ultimo, Styles, lo aveva messo in allarme: fortunatamente era solo
un inizio di peritonite, ma poteva essere letale, se trascurata.
Il medico si avvolse
in un telo verde, tornando nel proprio studio.
Quando si ritrovò
davanti Christopher ebbe un sussulto.
Anche di gioia.
“Tesoro …”
“Ciao Steven, passavo
di qui per il calendario delle vaccinazioni di Clarissa e volevo salutarti …” –
gli disse imbarazzato il cantante, per come l’ex lo aveva accolto.
Boydon lo abbracciò
forte – “Hai fatto bene …”
“E’ successo qualcosa
…?”
“No, anzi … E’ che a
volte si possono perdere le persone per una sciocchezza” – e gli spiegò il
rischio corso da Harry.
Chris si distaccò
lento da lui, scrutandolo.
Il chirurgo era
smagrito ed in forma, forse per merito di un programma di fitness, che Boydon
stava seguendo da tre mesi.
“Ora mi vesto … Come
stai Christopher?”
Il suo tono era
caldo, amorevole.
Sembravano archiviati
i litigi avuti con il leader dei Red Close, all’epoca della loro separazione.
Così, come d’incanto.
“Siamo stati in
Africa, in Egitto … E’ stato bello” – replicò un po’ confuso, pentendosi di
avere parlato di Ivan, anche senza nominarlo.
L’argomento
infastidiva Boydon, ma non in quell’occasione.
“Ne sono felice, sono
luoghi incredibili: con la nostra Clarissa siamo andati in Florida, te ne avrà
parlato”
“Sì, era euforica … A
proposito questo week end vorrebbe rimanere a villa Meliti, fanno il campo
indiamo nel parco …”
“So tutto” – Steven
rise, vestendosi, dopo essere rimasto nudo davanti a Chris, che avvampò,
facendo un passo indietro, verso l’uscita, rimasta socchiusa.
“Ho il pomeriggio
libero” – rivelò, senza saperne il motivo.
Boydon lo fissò – “Ok
… Anch’io ho finito qui, andiamo a berci un cocktail sul lungo mare, al
Sunrise, che ne pensi? Così parliamo anche della scuola di Clarissa, perché voleva
cambiare, i maestri non le piacciono, fa i capricci”
“D’accordo …
Troveremo una soluzione.”
La scatoletta sul
comodino era apparsa come per magia.
Jude era sparito
nello stesso modo, lasciando quel dono ed un biglietto.
§
Devo incontrare i produttori, ci vediamo da Glam stasera, se non hai cambiato
idea amore … Ti adoro, tuo JL §
Downey lo lesse
strofinandosi la nuca, guardando poi il contenuto di quello scrigno, riconoscendo
il logo dell’oreficeria, dove andava d’abitudine anche lui, per i regali alle
varie ricorrenze.
Si allacciò il
bracciale di brillanti, a taglio quadrato, di dimensioni ridotte e raffinate, un
gioiello elegante, come i gusti di Law.
Sorrise, poi deglutì
amaro.
I suoi sensi gli
rimandavano emozioni gradevoli, in un orgasmo non ancora esaurito.
Spense la luce e si
accarezzò.
Pensando a Glam.
Scopare in auto non
era stata una buona idea.
Scopare con Steven,
era anche pessima, ma Christopher non riusciva a pensare a niente di logico, da
quando era salito su quel suv dai vetri oscurati.
Tra le sue gambe,
Boydon si ergeva imponente, mentre lo colpiva senza freni, dilagando di umori e
sudore, mentre si baciavano sensuali.
L’erotismo di quell’amplesso
era così carnale ed animalesco, da perdere i sensi.
Steven si fermò,
senza uscire da lui, ma raccogliendone il busto, nel farlo aderire al proprio,
sembrò cullare Chris, che si era appeso con le braccia alle spalle del suo
amante, cercando ulteriormente i suoi baci profondi.
“Mi sei mancato …
così tanto Christopher …” – quasi gli pianse sugli zigomi, lasciando poi aderire
le loro fronti, ad occhi chiusi, come se si vergognasse della sua debolezza,
lui, così convinto di potere andare avanti senza quel ragazzo stupendo, dagli
occhi fatti di cielo.
Lui che non aveva
combattuto per tenerselo, anche se Chris non sarebbe mai stato né suo, né di
nessuno.
Il possesso per un
essere tanto fragile, poteva unicamente portarlo alla fuga e così accadde,
senza che Boydon riuscisse a porvi rimedio.
Ivan era solido e
tenero al tempo stesso, un mix di forza e dolcezza, in grado di rassicurare
Chris, di farlo persino innamorare.
Almeno così credeva
il giovane, sino a poche ore prima di quell’incontro con Boydon.
Doveva tagliarlo
subito fuori da un clamoroso equivoco, pensò.
Escludere Steven da
qualsivoglia illusione.
Eppure era terribilmente
complicato, adesso.
Geffen sembrò fargli
una radiografia al suo arrivo.
“Che c’è …?” –
domandò lieve Robert, bloccandosi al centro del salone.
“Hai un look stupendo”
– sorrise, abbracciandolo.
“Sono passato da Erik
e Samantha, hai presente?” – disse arrossendo.
“Dove i divi si fanno
belli? Tu ci riesci benissimo, ma hai scurito le chiome, mio fascinoso Holmes?”
– e gli segnò con l’indice l’attaccatura dietro le orecchie.
“Un pochino, un bagno
di colore, io non faccio mica la tinta come Pam!” – puntualizzò scherzoso, ma
non troppo.
Glam lo aveva beccato
in flagranza di vanità totale, rimuginò Downey, pensando a ciò che aveva detto
proprio a Jude, in materia di storie sentimentali o meglio di adulterio.
“Sei bellissimo
Robert …” – sospirò l’avvocato, tornando al divano.
“Ti ringrazio … Mi
hai sempre coperto di complimenti” – replicò mesto, affiancandolo.
“Cos’hai? Crisi di
mezza età? I sintomi sono evidenti”
“Ma che dici? … No,
ecco, in realtà”
“Sputa il rospo” –
gli intimò complice e sereno.
Downey lo guardò – “Tu
come stai Glam?”
“Sei un tesoro” –
inspirò.
“Sei più importante
delle mie frustrazioni, avevi dubbi Glam?”
“No, affatto … Ho
parlato con Hiroki, vuole tornare a New York, poi è passato Colin e ci siamo
scambiati un paio di confidenze, infine … eccoti qui, mio dolce amico” – e lo
baciò, un po’ a sorpresa, ma senza foga.
Lo amava e basta.
Harry si svegliò,
trovando Boo addormentato, il volto affossato nelle braccia incrociate ed
esili, la barba incolta, su quelle guance un po’ scavate.
“Cucciolo … Ehi Lou …”
“Haz …” – e gli volò
al collo – “Finalmente, hai male da qualche parte?” – domandò quasi in affanno.
“No Louis calmati” –
sorrise – “Sono vivo come vedi”
“Sì certo … Mi
dispiace per”
“Dio che ore sono?”
“Le sette … di sera”
“Ho appetito, ma non
so se potrò mangiare Boo, vorresti chiedere ad un’infermiera se mi portano
almeno un tè, un biscotto?” – domandò sollevandosi.
“Sì, sì ok … Provvedo
subito” – sorrise a metà, un po’ frastornato.
“E Petra?”
“E’ dal nonno … Ti
salutano tutti, sono passati Colin e Jared, poi Christopher e Tim con Kevin …
Anche Robert, ti ha portato dei cambi, su richiesta di Jude”
Lux gli aveva
raccontato del loro diverbio e di quei dettagli, che Louis stava girando ad un
Harry un po’ distaccato.
“Vincent e Jude hanno
litigato?”
“Non direi, ma è
stato un atteggiamento fuori luogo … Mi riferisco a Jude” – bissò in tensione,
tornando accanto a Styles.
“Mi è stato vicino,
io stavo da schifo e”
“Ed io non c’ero,
giusto?”
“Come avresti potuto
Louis? Ero al lavoro, ma poi non riuscivo a rintracciarti”
“Il cellulare era da
buttare, per la pioggia, è stato un inconveniente e ti chiedo scusa”
“Per cosa?” – sorrise
con freddezza – “Per l’inconveniente o per essere andato di nascosto da
Vincent?”
“Non ti ho nascosto
nulla!” – si alzò di scatto.
“Eppure non la smetti
di chiedere perdono, quindi mi domando per cosa Louis!” – sbottò irrigidendosi
ulteriormente.
“A cosa stai
pensando?? Che sia finito a letto con Vincent?!”
“Vedo che non lo
chiami più Lux, è stata una fase
ridotta ai minimi termini!”
“Vincent è un uomo
integro e non mi ha neppure sfiorato …” – ribatté composto, tenendo una
dolorosa distanza da Styles.
“Perfetto” – si ossigenò
– “E’ il tuo eroe, di nuovo a quanto pare”
“In tema di eroi sembra che neanche tu, ti sia
risparmiato Harry” – e guardò nel corridoio, dove stava arrivando Law, vestito
alla moda, la falcata sicura.
“Non sparare cazzate,
come difesa è penosa!”
“Forse facciamo
entrambi pena, Harry, con questi discorsi inutili” – replicò in lacrime, che si
affrettò ad asciugare, dignitoso ed offeso.
Inforcando gli
occhiali scuri, Louis evitò Jude, uscendo nella direzione opposta, congedandosi
frettoloso da Haz, seduto sul bordo, i nervi a fior di pelle, l’impulso di
rincorrerlo, mortificato.
Il sorriso di Jude
sembrò bloccarlo e farlo desistere all’istante.
“Ma dove pensi di
andare, Harry?”
CHRISTOPHER
STEVEN
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