mercoledì 14 maggio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 293

Capitolo n. 293 – zen


https://www.youtube.com/watch?v=q9ayN39xmsI


Isotta correva per casa, avvolta in un telo bianco, i capelli lunghi e bagnati, le sue risa ad invadere il living, di allegria e purezza.

Jared camminava senza fretta verso di lei, sapendo che si sarebbe fermata presto, in veranda, dove Glam stava leggendo un giornale e Lula, su di un tappetino da palestra, restava a pancia in giù, intento a disegnare, con i polpacci ciondolanti nell’aria fresca di quel primo pomeriggio.

Geffen accolse la bimba con un sorriso, dopo avere posato il quotidiano, per prenderla tra le braccia ed ascoltare le sue storie fantasiose.

Leto, fermo nel living, li osservava, in una luce, che, evanescente, delineava i contorni di quella scena, quasi come se fosse un quadro.

Un quadro familiare, convincente certo, con quel padre speciale, che avrebbe pensato a loro, che sarebbe rimasto a sentire i loro sogni, anche se stanco, dopo il lavoro.

Speciale quanto Colin, che aveva salutato ogni loro figlio, spendendo una parola dolce, prima di recarsi sul nuovo set, lasciando che la limousine lo aspettasse nel viale, insieme a Claudine, che già sbraitava, facendo ridere Jared, abbracciato al marito, sospeso nel loro baciarsi, prima di un arrivederci, fatto di molte sfumature.

Il cantante perse un battito.

Glam venne raggiunto anche dalle gemelle e da Pam, che subito tamponò le chiome di Isy, dicendole che era un monella.
Quanto il padre.

Jared rise piano, con un nodo in gola: avrebbe dovuto fare il possibile, per non complicare la vita sia a Colin che a Glam, che lo avevano amato così tanto.

Un bilancio pressoché inutile, perché la vita va come deve andare, Geffen glielo diceva da quando si conoscevano.

E si amavano.

Geffen che ora lo stava fissando, sereno, complice: le loro iridi si fusero a distanza ed il cenno di assenso, che l’avvocato fece improvviso, per Jared fu più che esaustivo.

Ogni briciola del loro tempo, diventava infinito.


Claudine fece un saltello, mentre Colin stava controllando l’orologio per l’ennesima volta, seduto sul cofano della jeep, presa a prestito dalla produzione.

L’aereo di Meliti stava atterrando nell’area riservata ai jet privati: pochi minuti Jared si palesò in cima alla scaletta.

Il sole al tramonto infuocò la sagoma dell’aereo e del suo passeggero speciale.

Farrell sembrò esultare nel suo sbracciarsi, per dargli il benvenuto.
Jared stava facendo la stessa cosa, per poi corrergli incontro.

I loro sorrisi si mescolarono a dei baci intensi.

Di nuovo insieme.
Così, fino alla fine, ne erano certi.



Era un cielo pieno di stelle, quello sopra le loro teste a naso in su.
Le mani tra le mani.

Il fuoristrada non aveva la cappotta, solo le barre in acciaio, dalle quali penzolavano la t-shirt di Colin ed i jeans di Jared.

Il resto era un po’ ovunque, in quella radura in mezzo al deserto.

Una notte già vista e vissuta, che andava a ripetersi, come un appuntamento con il destino.

Il loro.

Da anni, dal primo sguardo, dalla prima volta che fecero l’amore.

Jared non era cambiato poi molto: il suo corpo magro, ondeggiante ed impalato, a cavalcioni sopra il bacino di Colin, che lo guardava estasiato muoversi e divenire insieme a lui.

Come ogni volta.
Ogni fottutissima volta, dopo un giorno bellissimo od un litigio grave.

Nulla era mai stato veramente irrimediabile, tra i due artisti.

Un connubio rinsaldato da numerose adozioni, dal creare una famiglia vasta e colorata dagli occhi dei loro bimbi, più o meno cresciuti.

Jared e Colin erano fondamentalmente amici.
Erano fratelli.
Erano tutte le cose del mondo.

Peccato lasciarlo andare, nelle ore in cui erano distanti, ma non accadeva mai davvero.

La vita va come deve andare …

Ora ridevano, seduti intorno al fuoco.
Colin arrostiva delle patate dolci, le preferite da Jared.

Lui, concentrato sulle scintille e su quell’amorevole attenzione, nel passare al mercato per comprare tuberi e birra analcolica, da parte del suo sposo.

Del suo Re d’Irlanda.

Gli voleva così bene, che il cuore gli si sarebbe potuto spaccare dalla gioia in quell’istante.

Jared lo avrebbe trattenuto, in ogni frammento, con le proprie mani calde.

Pulsante e vivido, quell’amore non avrebbe mai avuto un’eclissi, una notte senza alba.

Si baciarono, al sapore di una lacrima, che sancì la commozione reciproca.

“Grazie di esistere Cole …”

“Grazie a te, Jay, di essere qui con me … E per ogni cosa. Ogni cosa, giuro” – e lo baciò di nuovo, stringendolo forte.



Appena Louis gli aprì, il sorriso di Lux incontrò il suo stupore.

“Ciao mon petit”

“Vincent … Ciao”

“Posso entrare?”

“Sì, sì certo …” – e si fece da parte, non senza agitazione.

“Harry come sta?”

“Meglio è di là … con Brent e Brendan”

“Ok, vado a salutarli, poi tolgo il disturbo, ho un aereo da prendere” – spiegò senza guardarlo, raggiungendo i tre nel living, che lo accolsero in modo simpatico e cordiale.

“Vuoi da bere Vincent?” – chiese Laurie, porgendogli una coppa di champagne.

“Sì, grazie, volentieri … Ma non ubriacatevi eh, vi dovete sposare domani: alla salute” – ed elevò il calice.

“Ma non ci sarai quindi …?” – mormorò Boo alle sue spalle, osservato da Styles, che aveva appena abbracciato Lux.

“No mon petit, torno in Francia, devo investire i soldi del contratto di Adam”

“Capisco … Ci andrai con lui, quindi” – dedusse ad alta voce il giovane, con un’espressione tirata.

“No, assolutamente Lou: le nostre strade si sono già divise professionalmente, non ho idea di come si gestisca un artista, non sono un manager, solo un mediatore” - e scrutò sia lui che Harry.

In un certo senso, Lux lo era stato anche per loro.

“Dov’è la vostra Petra?” – domandò il francese, posando il bicchiere sul tavolino, tra lui ed il divano, dove Brent e Brendan se ne stavano abbracciati.

“Dal nonno … Andiamo da lei per cena … Vieni anche tu” – replicò Styles.

Vincent rise – “Il mio è un volo di linea, devo proprio andare … Vi faccio i miei migliori auguri e se passate dalla Provenza, sarete miei graditi ospiti, ok? Qui c’è un pensiero per voi” – e passò a Brent una busta, con due vaucher per la Spa più lussuosa di Los Angeles.

“Cavoli, non dovevi Vincent … Hai visto Brendan?”

“Sì tesoro … Ci dispiace per non averti con noi durante la cerimonia … Non puoi davvero rimandare?” – e nel porgli il quesito, Laurie sbirciò gli occhi di Louis, che mai si erano staccati dalla figura di Lux, elegante, abbronzato, in piena forma.

Probabilmente stava solo scappando, pensò l’analista, ma in grande stile.

“No, impossibile” – sorrise ancora, anche se le sue dita ebbero un fremito.

Si congedò affettuosamente da un Harry imbarazzato ed oltre modo scosso da quel comportamento dell’affarista, che si ritrovò nell’ingresso, un attimo dopo, da solo con Louis.


“Bon, comportati bene all’altare, sei il testimone” – abbozzò una battuta, dopo avere inforcato gli occhiali scuri e modaioli, come il resto del suo look.

Boo glieli tolse, con attenzione.

“Non c’è abbastanza luce qui … non ti servono, se non per nasconderti …” – disse piano, ma calmo.

“Lasciami almeno questo”

“Mentre tu stai lasciando me …?”

“E’ solo un viaggio e”

“No, è ben altro e tu questo lo sai, Vincent: tu neppure ci hai provato a consolidare il nostro rapporto improntato sull’amicizia” – ribatté fermo.

“Au revoir mon petit …” – sospirò provando ad avvicinarsi a Louis, per abbracciarlo, ma il ragazzo fece un passo indietro.

“Addio Vincent.”



Jared chiuse il trolley di Colin – “Ti ho preso un completo da Austin …”

“Per il matrimonio, tesoro?”

“Sì, spero ti piaccia …” – e tornò sotto le coltri tiepide, tra le ali dell’irlandese, che lo baciò immediato sul petto e nel collo.

“Di sicuro sarà perfetto … Anche se hanno organizzato un party informale … Con Hugh e le sue battute, Jim che vorrà strozzarlo” – Farrell rise.

“Già li immagino … Sono così innamorati, comunque …”

“Quasi quanto noi Jay” – e si rannicchiò nel suo abbraccio.

“Vuoi le coccole, come i gemelli …?” – gli chiese dolce.

“E perché no? Tutti ne abbiamo bisogno …”



Brent Tomlinson senior lo stava cullando da dieci minuti.

Appena arrivato dalla Florida, aveva colto immediatamente lo sconforto negli spicchi di cielo di Louis.

“Non ha funzionato papà … io ci ho provato, io ci credevo … Harry è l’uomo che ho scelto, che adoro più della mia stessa vita, però anche Vincent avrebbe avuto il suo spazio, nei limiti che entrambi avevamo deciso e pianificato …” – singhiozzò asciugandosi il pianto con i palmi gelidi, dopo essersi distaccato un poco dal genitore, che gli passò un fazzoletto.

“Cucciolo sei sconvolto perché Vincent è ancora molto importante per te, in quegli angoli del tuo cuore, che ora hai chiuso a chiave … Con buon senso ovvio” – sorrise amorevole, mentre Styles si univa a loro, portando delle cioccolate bollenti.

“Boo devi mangiare qualcosa …”

“Perdonami Harry”

“Per cosa? Per essere meraviglioso?”



Il tappeto di luci gli apparve meno luminoso, quasi appannato.

Lux chiuse le palpebre, liberando il suo dolore, mentre ogni particella di sé sarebbe rimasta intrappolata in quell’amore impossibile.

Per sempre.








Nessun commento:

Posta un commento