giovedì 1 novembre 2012

ZEN - CAPITOLO N. 2



Capitolo n. 2  -  zen


Tim si girò sul fianco, accompagnato in quel movimento fluido da Kevin, che non aveva mai smesso di baciarlo.
Rientrò in lui, facendolo gemere nel proprio collo, dove il giovane iniziò a succhiargli una porzione di pelle, profumata di arance e sale.
“Il tuo … nuovo profumo Kevin …” – ansimò, sentendolo venire copioso.
“E’ un regalo … di Lula … è per bambini” – sorrise, uscendo piano da lui.
“Che amore …” – e si mise a pancia in giù; solitamente Kevin lo baciava tra le scapole, massaggiandogli lento la schiena.
Per fortuna non se ne dimenticò: Tim era sensibile anche al minimo cambiamento nei suoi modi di essere, da quando Glam era ricoverato.
I suoi progressi avevano rasserenato Kevin, che non aveva peraltro mai avuto modi ambigui nei riguardi dell’ex, pur assistendolo al meglio delle sue possibilità.
Il bassista si era riavvicinato anche a Jared, per via del lavoro e non solo: per lui il leader dei Mars non rappresentava più una minaccia.
Con Geffen era finita per entrambi e così, ancora una volta, avevano qualcosa da condividere.


Matt regolò i getti d’acqua, insaponando il busto di Geffen, sistemato su di uno sgabello: indossavano soltanto i boxer, ma l’avvocato provava un misto di imbarazzo ed indolenza, nel seguire i gesti amorevoli dell’altro.
“Potrei farlo anch’io, non mi si sono rattrappite le braccia”
“Sei arrabbiato Glam …?” – gli chiese serafico, frizionandogli i capelli cortissimi.
“No”
“Sicuro?” – gli sorrise, ma le sue dita erano gelide, tra gli scrosci tiepidi.
“Mi chiedevo …”
“Cosa Glam?” – e tornò a guardarlo, inginocchiandosi tra le sue gambe, lavandolo anche lì, con estrema delicatezza, quasi con pudore.
“Perché sei così ostinato?” – disse severo.
Matt sorrise mesto – “Tu lo sai”
“Ah già, Lula”
“Per lui solo io posso farlo … starti vicino intendo”
“Hai colto l’occasione al volo”
Matt inspirò – “La tua cattiveria gratuita non mi sfiora nemmeno”
“Sul serio?” – chiese acido.
In verità lo feriva nel profondo, ma lui non si sarebbe arreso: l’aveva promesso a Lula, che si fidava unicamente di Matt.
Sostanzialmente il bimbo impediva a Robert di avvicinarsi a Glam, lo stesso sarebbe valso anche per Jude, nel caso si fosse presentato, ma era improbabile.
“Devo parlare a Lula … di questa … cosa”
“Per Robert?” – e lo fissò.
“Ovvio”
“Muori dalla voglia di vederlo, vero?” – anche lui si inasprì.
Geffen fece per alzarsi, però Matt lo bloccò: “So che lo ami”
“Certo che lo amo e non ci vuole una scienza per capirlo!”
Matt chiuse l’acqua, prese un telo e vi ci avvolse Glam, facendolo sollevare con cautela – “Aggrappati a me … Puoi fare anche finta che io sia lui, tanto siamo bassi uguali”

Tom era alle prese con un secondo paziente ed aveva ascoltato praticamente ogni sillaba.
Incrociò lo sguardo di Geffen, nuovamente in carrozzina, spinto da Matt, che lo salutò gentile e sorridente.
“A domani campione”
“Sì, non mancherò … ciao Tom”


Jared stava sistemando dei succhi di frutta sul comodino, quando Matt varcò la soglia della camera di Glam, che sorrise nel ritrovarlo lì.
Le visite di Jared erano sporadiche, per volere dello stesso avvocato, d’accordo con Farrell, che, senza tensione, aveva parlato a lungo con lui.
“Ehi ciao …”
“Ciao Jared …” – disse Matt, bloccando le ruote, affinché Glam potesse passare sul letto e stendersi.
“Ti ringrazio …” – disse gentile, finalmente.
“Figurati …”
Jared gli rimboccò le coperte.
“Ok ragazzi, ora potete anche andarvi a prendere una bella cioccolata calda oppure un drink, avete perso già troppo del vostro tempo con questo vecchio”
“Ma io sono appena arrivato” – Jared rise.
“Ho degli appuntamenti in studio … ci vediamo stasera Glam, arrivederci Jared”
“A presto … allora Glam, come stai oggi?”
“Insomma …”
Jared si mise sul bordo, dopo avergli alzato lo schienale, infine lo abbracciò.
“Ciao Glam …”
“Ciao tesoro … che succede?” – domandò paterno.
“Ho … ho avuto il terrore di perderti …”
“Sei tornato dalla Burton?”
Tornarono a guardarsi.
“No Glam, io e Colin ci siamo ritrovati …”
“Lo so, ne sono molto felice, ne abbiamo parlato, sai?”
“Me l’ha detto … Forse la nostra famiglia, è tornata ad essere quella di una volta, anche con Kevin, lavoriamo, ci divertiamo …”
“Perfetto”
“E non ci voleva questo … disastro Glam”
“Mi riprenderò …”
“E Rob …?”
“Lula non vuole che lui metta piede qui”
“Kurt lo ospita nell’alloggio di Crane …”
“Sì lo sapevo, Vassily me l’ha detto …”
“Vuoi che gli porti un messaggio da parte tua, una lettera …?” – chiese timido, sgranando i suoi fanali colore del cielo.
Geffen gli accarezzò gli zigomi – “Stai mangiando, vero?”
Jared annuì.
“Devi pensare al tuo benessere Jay, del resto mi occuperò io, appena uscirò da questa galera” – e lo riabbracciò.
“Ti voglio bene Glam”
“Anch’io Jay … anch’io”


Le loro dita si intrecciarono, mentre Chris lo schiacciava contro il materasso.
Lo stava anche baciando, ma la sua prestanza invadeva ogni molecola di Tom.
“Asp-aspetta Chris” – gemette, inarcando la schiena.
“Non scherz-ahhh” – ed affondò con un colpo di reni, poi un successivo, per svuotarsi completamente.
Tom tremò; non riuscì a riaprire gli occhi su di lui, non subito.
Chris passò nel bagno per farsi la doccia.
A Tom dava un fastidio odioso quel non darsi almeno una coccola, dopo.
Come se a Chris desse fastidio l’odore di Tom addosso.
Erano soltanto paranoie, lui glielo aveva urlato due giorni prima, quando Tom, con estrema difficoltà, gliene parlò.
Anche la pistola.
Tom non voleva vederla per casa: era d’ordinanza, era ovvio che Chris la lasciasse in giro, altre grida, altro strepitare, come se il suo lavoro fosse più importante rispetto a quello di fisioterapista, anzi, ci mancava soltanto che gli dicesse che era un mestiere da checca.
§ Non ne posso più … §  - Tom lo pensò, rannicchiandosi tra le lenzuola, piangendo nel buio assoluto di quella camera, che avevano arredato insieme, divertendosi, due anni prima, appena si misero insieme.
Andarono a convivere immediatamente, bastarono due appuntamenti, uno dal cinese ed uno al cinema.
Avevano molto in comune, dal cibo, ai gusti musicali, ai film, il sesso, poi, era perfetto o … quasi.
Chris decideva come, quando e dove scopare.
Fare l’amore era quasi un’utopia, la dolcezza non gli apparteneva: la sua rudezza, però, era come una droga.
Tom si sentiva vivo, anche quando Chris lo spogliava in posti assurdi, sbattendolo come se non gli appartenesse nessuna dignità, ma, in fondo, a cosa gli sarebbe servita?
Per tutto quel tempo, Tom non riuscì a vivere senza quella certezza di appartenergli: lui era suo, Chris glielo ripeteva spesso, anche se un semplice “ti amo”, anche di rado, ora avrebbe salvato il loro rapporto.
Peccato che Chris non se ne rendesse minimamente conto.



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