Capitolo n. 2 - zen
Tim si girò sul
fianco, accompagnato in quel movimento fluido da Kevin, che non aveva mai
smesso di baciarlo.
Rientrò in lui,
facendolo gemere nel proprio collo, dove il giovane iniziò a succhiargli una
porzione di pelle, profumata di arance e sale.
“Il tuo … nuovo
profumo Kevin …” – ansimò, sentendolo venire copioso.
“E’ un regalo … di
Lula … è per bambini” – sorrise, uscendo piano da lui.
“Che amore …” – e si
mise a pancia in giù; solitamente Kevin lo baciava tra le scapole, massaggiandogli
lento la schiena.
Per fortuna non se ne
dimenticò: Tim era sensibile anche al minimo cambiamento nei suoi modi di
essere, da quando Glam era ricoverato.
I suoi progressi
avevano rasserenato Kevin, che non aveva peraltro mai avuto modi ambigui nei
riguardi dell’ex, pur assistendolo al meglio delle sue possibilità.
Il bassista si era
riavvicinato anche a Jared, per via del lavoro e non solo: per lui il leader
dei Mars non rappresentava più una minaccia.
Con Geffen era finita
per entrambi e così, ancora una volta, avevano qualcosa da condividere.
Matt regolò i getti
d’acqua, insaponando il busto di Geffen, sistemato su di uno sgabello:
indossavano soltanto i boxer, ma l’avvocato provava un misto di imbarazzo ed indolenza,
nel seguire i gesti amorevoli dell’altro.
“Potrei farlo
anch’io, non mi si sono rattrappite le braccia”
“Sei arrabbiato Glam
…?” – gli chiese serafico, frizionandogli i capelli cortissimi.
“No”
“Sicuro?” – gli
sorrise, ma le sue dita erano gelide, tra gli scrosci tiepidi.
“Mi chiedevo …”
“Cosa Glam?” – e
tornò a guardarlo, inginocchiandosi tra le sue gambe, lavandolo anche lì, con
estrema delicatezza, quasi con pudore.
“Perché sei così
ostinato?” – disse severo.
Matt sorrise mesto –
“Tu lo sai”
“Ah già, Lula”
“Per lui solo io
posso farlo … starti vicino intendo”
“Hai colto
l’occasione al volo”
Matt inspirò – “La
tua cattiveria gratuita non mi sfiora nemmeno”
“Sul serio?” – chiese
acido.
In verità lo feriva
nel profondo, ma lui non si sarebbe arreso: l’aveva promesso a Lula, che si fidava
unicamente di Matt.
Sostanzialmente il
bimbo impediva a Robert di avvicinarsi a Glam, lo stesso sarebbe valso anche
per Jude, nel caso si fosse presentato, ma era improbabile.
“Devo parlare a Lula
… di questa … cosa”
“Per Robert?” – e lo
fissò.
“Ovvio”
“Muori dalla voglia
di vederlo, vero?” – anche lui si inasprì.
Geffen fece per
alzarsi, però Matt lo bloccò: “So che lo ami”
“Certo che lo amo e
non ci vuole una scienza per capirlo!”
Matt chiuse l’acqua,
prese un telo e vi ci avvolse Glam, facendolo sollevare con cautela –
“Aggrappati a me … Puoi fare anche finta che io sia lui, tanto siamo bassi
uguali”
Tom era alle prese
con un secondo paziente ed aveva ascoltato praticamente ogni sillaba.
Incrociò lo sguardo
di Geffen, nuovamente in carrozzina, spinto da Matt, che lo salutò gentile e
sorridente.
“A domani campione”
“Sì, non mancherò …
ciao Tom”
Jared stava
sistemando dei succhi di frutta sul comodino, quando Matt varcò la soglia della
camera di Glam, che sorrise nel ritrovarlo lì.
Le visite di Jared
erano sporadiche, per volere dello stesso avvocato, d’accordo con Farrell, che,
senza tensione, aveva parlato a lungo con lui.
“Ehi ciao …”
“Ciao Jared …” –
disse Matt, bloccando le ruote, affinché Glam potesse passare sul letto e
stendersi.
“Ti ringrazio …” –
disse gentile, finalmente.
“Figurati …”
Jared gli rimboccò le
coperte.
“Ok ragazzi, ora
potete anche andarvi a prendere una bella cioccolata calda oppure un drink,
avete perso già troppo del vostro tempo con questo vecchio”
“Ma io sono appena
arrivato” – Jared rise.
“Ho degli
appuntamenti in studio … ci vediamo stasera Glam, arrivederci Jared”
“A presto … allora
Glam, come stai oggi?”
“Insomma …”
Jared si mise sul
bordo, dopo avergli alzato lo schienale, infine lo abbracciò.
“Ciao Glam …”
“Ciao tesoro … che
succede?” – domandò paterno.
“Ho … ho avuto il
terrore di perderti …”
“Sei tornato dalla
Burton?”
Tornarono a
guardarsi.
“No Glam, io e Colin
ci siamo ritrovati …”
“Lo so, ne sono molto
felice, ne abbiamo parlato, sai?”
“Me l’ha detto …
Forse la nostra famiglia, è tornata ad essere quella di una volta, anche con
Kevin, lavoriamo, ci divertiamo …”
“Perfetto”
“E non ci voleva
questo … disastro Glam”
“Mi riprenderò …”
“E Rob …?”
“Lula non vuole che
lui metta piede qui”
“Kurt lo ospita nell’alloggio
di Crane …”
“Sì lo sapevo,
Vassily me l’ha detto …”
“Vuoi che gli porti
un messaggio da parte tua, una lettera …?” – chiese timido, sgranando i suoi
fanali colore del cielo.
Geffen gli accarezzò
gli zigomi – “Stai mangiando, vero?”
Jared annuì.
“Devi pensare al tuo
benessere Jay, del resto mi occuperò io, appena uscirò da questa galera” – e lo
riabbracciò.
“Ti voglio bene Glam”
“Anch’io Jay … anch’io”
Le loro dita si
intrecciarono, mentre Chris lo schiacciava contro il materasso.
Lo stava anche
baciando, ma la sua prestanza invadeva ogni molecola di Tom.
“Asp-aspetta Chris” –
gemette, inarcando la schiena.
“Non scherz-ahhh” –
ed affondò con un colpo di reni, poi un successivo, per svuotarsi
completamente.
Tom tremò; non riuscì
a riaprire gli occhi su di lui, non subito.
Chris passò nel bagno
per farsi la doccia.
A Tom dava un
fastidio odioso quel non darsi almeno una coccola, dopo.
Come se a Chris desse
fastidio l’odore di Tom addosso.
Erano soltanto
paranoie, lui glielo aveva urlato due giorni prima, quando Tom, con estrema
difficoltà, gliene parlò.
Anche la pistola.
Tom non voleva
vederla per casa: era d’ordinanza, era ovvio che Chris la lasciasse in giro,
altre grida, altro strepitare, come se il suo lavoro fosse più importante
rispetto a quello di fisioterapista, anzi, ci mancava soltanto che gli dicesse
che era un mestiere da checca.
§ Non ne posso più …
§ - Tom lo pensò, rannicchiandosi tra le
lenzuola, piangendo nel buio assoluto di quella camera, che avevano arredato
insieme, divertendosi, due anni prima, appena si misero insieme.
Andarono a convivere
immediatamente, bastarono due appuntamenti, uno dal cinese ed uno al cinema.
Avevano molto in
comune, dal cibo, ai gusti musicali, ai film, il sesso, poi, era perfetto o …
quasi.
Chris decideva come,
quando e dove scopare.
Fare l’amore era
quasi un’utopia, la dolcezza non gli apparteneva: la sua rudezza, però, era
come una droga.
Tom si sentiva vivo,
anche quando Chris lo spogliava in posti assurdi, sbattendolo come se non gli
appartenesse nessuna dignità, ma, in fondo, a cosa gli sarebbe servita?
Per tutto quel tempo,
Tom non riuscì a vivere senza quella certezza di appartenergli: lui era suo,
Chris glielo ripeteva spesso, anche se un semplice “ti amo”, anche di rado, ora
avrebbe salvato il loro rapporto.
Peccato che Chris non
se ne rendesse minimamente conto.
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