mercoledì 31 ottobre 2012

ZEN - CAPITOLO N. 1




Capitolo n. 1  -  Zen


Un mese dopo …

Robert ricordava ogni singola parola, ogni gesto, di quella orrenda serata, quando rientrò all’attico con Jude.
Adesso, rannicchiato sul davanzale del salone, nell’appartamento che Kurt gli aveva prestato temporaneamente, riviveva, a palpebre abbassate e pesanti, quella delirante sequenza di insulti e botte.

Jude lo precedeva di pochi passi, ma dopo avere aperto la blindata, afferrò Robert per un braccio e lo sbatté sul pavimento dell’ingresso.
L’americano non reagì, non subito almeno.
Le invettive del compagno salivano, di colore e voce, divenendo sempre più sprezzanti.
“Dovevi denunciarmi!! Invece sei stato stronzo e codardo per l’ennesima volta Rob!! Uno stramaledetto stronzo!!!”
“E tu sei un pazzo …” – disse guardandolo di sguincio, tremando visibilmente.
Jude lo riprese per la collottola, addossandolo al muro, con una spinta decisa: “Mi hai portato tu a questa follia” – sibilò – “Con le tue bugie, i tuoi tradimenti, l’avermi illuso di essere stato scelto, mentre invece mi davi il contentino, per poi sputarmi nuovamente in faccia!!”
Ne seguì uno schiaffo, poi un altro ed infine un pugno nello stomaco, che atterrò Downey.
“Era così che doveva andare Jude … era con me che te la dovevi prendere” – disse ansimando, sofferente – “… e non portare via un padre a così tanti figli … uccidendo persino i genitori della nostra Camilla, l’hai capito questo, L’HAI CAPITO FOTTUTISSIMO IDIOTA??!!” – e rialzandosi, veemente, assestò un gancio all’addome di Jude, poi un manrovescio, che gli fece perdere quasi i sensi.

Downey fece le valigie, ripassandogli quasi sopra, in quel corridoio, fatto di tappeti ed arazzi, mentre guadagnava l’uscita.
Jude era riverso e non si era più mosso, ascoltando ogni singolo rumore, dagli scatti delle aperture del trolley, allo stridio delle ante dell’armadio, allo scorrere dei cassetti: non li avrebbe più scordati.


“Ancora un metro Glam … avanti”
Il sorriso di Tom era solare.
Geffen aveva imparato molto di lui, in quella prima settimana di riabilitazione.
Si sorreggeva alle sbarre di quel camminamento, che pensava infernale, per quanta fatica impiegava al fine di percorrerne i soli quattro, odiosi, metri, sino al suo fisioterapista.
“Ci … ci sono quasi … e sono sudato marcio, cazzo!”
Era rabbioso, ma tenace: per Tom la reazione migliore.
Con dieci chili in meno ed i muscoli quasi flaccidi, Geffen non riusciva a vedersi in quello stato pietoso: lo definiva così, ma  Tom lo rimproverava, quasi affettuosamente.
Scott era riuscito a svegliarlo dal coma indotto, con un lieve anticipo, constatandone il miglioramento generale, ma quando Glam riaprì gli occhi, ritrovò un mondo che non gli piaceva affatto.
Lula aveva dormito ogni notte su di un lettino accanto a lui, vegliandolo sino a crollare, allo scoccare della mezzanotte.
Era come un rito, che andava ripetendosi, senza che il bimbo smettesse di credere nella piena guarigione del padre.
Faceva i compiti insieme a lui, anche se Glam dormiva artificialmente, sentendo solo in parte ciò che Lula gli raccontava.
Dal Brasile erano arrivati Thomas e Gabriel, che si era impegnato a fargli da insegnante privato, finché non fosse rientrato regolarmente a scuola: era stato Lula a chiederne la presenza e nonno Antonio si era immediatamente attivato per esaudire la sua richiesta, ospitando peraltro la coppia nella sua villa.


Jared, senza saperlo, stava ripercorrendo mentalmente, come Robert, i fotogrammi di quelle prime ore, dopo avere saputo da Colin dell’incidente.
Era seduto al tavolo della colazione, i figli se ne erano appena andati, salutando lui e Farrell, con il consueto amore viscerale.
“Passo da Glam, tu vedi Shan, tesoro?” – domandò Colin, sereno.
“Sì … Digli che magari faccio un passo nel pomeriggio …” – replicò timidamente.

“Colin tu … tu me lo diresti se Glam fosse morto, vero?”
Jared si morse il labbro inferiore, agitato mentre erano al check in.
Meliti aveva inviato loro il jet, per rientrare immediatamente in California dall’Irlanda.
“E’ gravissimo Jay, non ti ho nascosto niente, però adesso calmati, non puoi affrontare tante ore di viaggio con questa angoscia … Prendi le pastiglie, che Brandon ti ha raccomandato al telefono, ok?” – e gli massaggiò la schiena, con i palmi aperti, tenendolo stretto a sé,  appena presero posto sull’aereo.
“Scu-scusami, ma non ho capito il ruolo di Jude e Robert in questa storia …” – insistette perplesso.
“Eamon non mi ha saputo dare dettagli precisi, lo scopriremo appena li avremo raggiunti, perché né Rob e né Jude hanno risposto alle mie chiamate …”

Ora Jared sapeva, come il resto della famiglia, che rimase scioccata dalla reazione di Law, pur comprendendone le motivazioni.
Probabilmente se fossero finiti in tribunale, i suoi legali avrebbero chiesto l’infermità mentale: nel frattempo l’inglese si era completamente isolato nel suo appartamento.
Camilla era insieme a Robert e poteva sentire solo telefonicamente l’altro genitore.
Le spiegarono che Jude era all’estero, per lavoro, ma quella scusa diveniva ogni giorno più debole e patetica.
Camilla non era stupida e spesso sorprendeva Robert a piangere, raggomitolato sotto le coperte, con addosso un maglione di Glam Geffen, che persino lei sapeva appartenergli.
Era uno dei suoi zii preferiti ed anche la sua assenza l’aveva insospettita.


“Ottimo lavoro Glam …”
“Grazie Tom, ora torno in camera e non voglio sentire lagne”
“Le lagne le fai tu, dopo ogni allenamento!” – protestò vivace, ma sorridente.
Geffen lo scrutò – “Dalla tua aria giuliva, devo dedurre che hai fatto pace con Chris”
“Non sono un’oca! Ahahah”
“Sì, vi siete riconciliati … Dunque vediamo, è la … centesima volta Tom?”
“Più o meno …” – disse rassegnato, dopo averlo sistemato sulla sedia a rotelle.
“Come vanno i polpacci?” – chiese serio, testandone la tonicità.
Tommy sapeva essere professionale al cento per cento quando si trattava di lavorare.
Era gentile, sincero, limpido, ma non sentiva ragioni o lamentele dai suoi pazienti, spesso scoraggiati e depressi.
Glam era semplicemente incazzato, ma questo era d’aiuto: ovviamente se non avesse trasceso e Tom lo temeva, ogni qualvolta parlava di quella disavventura sulle colline.
“Chris voleva parlarti … per la denuncia” – disse esitante.
“Non la faccio, lui lo sa, il mio studio lo sa, la stampa lo sa, chi altro diavolo deve saperlo?? O cosa dovrei fare per convincerlo a mollare l’osso?! E’ … irritante!”
Tom abbassò lo sguardo, tormentandosi le mani.
“Quel tizio … ti ha quasi ammazzato Glam”
“Gli ho scopato il marito, come una puttana, è stato lui ad urlarglielo, credeva che nessuno lo ascoltasse, ma io ero oltre una semplice tenda, praticamente in fin di vita, ma proprio in certi momenti si vedono e sentono cose in maniera inspiegabile Tom”
“Quindi non procederai contro Jude?”
Glam prese fiato, diventando triste – “Lui ha una bambina … con Rob, Camilla, ha la sindrome di Angelman e deve essere accudita da entrambi”
“Non hai mai pensato di fargli tu, da padre, con Robert?”
“Bel sogno …”
“Mi dici di lottare per i mie sogni e poi tu”
“Non è la stessa cosa Tom”
“Mi piacerebbe avere un figlio, con Chris …”
“Saresti un papà in gamba” – ribatté illuminandosi.
“Sì, ma non dipende da me … è meglio che decida lui …” – spiegò, sgranando le iridi rapite da quell’aspirazione.
“Stai sempre a sminuirti!”
Tom arrossì.
“E poi diventi un pomodoro ambulante, come adesso!” – Glam rise, allungando le dita, per scompigliargli le ciocche morbide.
“Sì … sono un idiota”
“No, sei profondamente innamorato di lui, della forza ed il senso di protezione, che Chris sa trasmetterti ed è uno a posto, lo ammetto, però …”
“Però Glam …?” – e lo fissò, con innocenza.
“Però deve rispettarti e non imporsi, anche se crede di fare il tuo bene! Ecco …” – e scrollò le spalle.
“Sei stanco …?”
“Abbastanza … Tra poco arriva Lula” – e sbirciò l’orologio sulla parete.
“Sì, con il suo insegnante … Molto carino” – gli bisbigliò complice.
“Vuoi fare ingelosire Chris?”
“No, per carità!” – e si avviò verso il bagno, per recuperare gli asciugamani del suo paziente preferito.
“Vuoi farti la doccia Glam?”
“Sto aspettando Matt … Vuole farmela lui, pensa che io sia un handicappato …”
“Diversamente abile, si dice così Glam …”
“E ti pareva, mancava all’appello solo la maestrina che è in te, Tom!”
Risero.
Tom aggrottò la fronte.
“Che ti prende, adesso?” – brontolò Geffen.
“Come mai non accetti Matt …? Le sue premure, il suo affetto … ti adora”
“Mi compatisce!” – ruggì.
“Sai Glam, non ti ho conosciuto nei tuoi giorni migliori, ma non vedo l’ora di vederti nuovamente ben piazzato e robusto, così la smetterai di auto commiserarti!”
“Fanculo le tue prediche Tom …”
“Fanculo i tuoi piagnistei Geffen!”





 

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