Capitolo n. 1
- Zen
Un
mese dopo …
Robert ricordava ogni singola parola, ogni gesto,
di quella orrenda serata, quando rientrò all’attico con Jude.
Adesso, rannicchiato
sul davanzale del salone, nell’appartamento che Kurt gli aveva prestato
temporaneamente, riviveva, a palpebre abbassate e pesanti, quella delirante
sequenza di insulti e botte.
Jude
lo precedeva di pochi passi, ma dopo avere aperto la blindata, afferrò Robert
per un braccio e lo sbatté sul pavimento dell’ingresso.
L’americano
non reagì, non subito almeno.
Le
invettive del compagno salivano, di colore e voce, divenendo sempre più
sprezzanti.
“Dovevi
denunciarmi!! Invece sei stato stronzo e codardo per l’ennesima volta Rob!! Uno
stramaledetto stronzo!!!”
“E
tu sei un pazzo …” – disse guardandolo di sguincio, tremando visibilmente.
Jude
lo riprese per la collottola, addossandolo al muro, con una spinta decisa: “Mi
hai portato tu a questa follia” – sibilò – “Con le tue bugie, i tuoi
tradimenti, l’avermi illuso di essere stato scelto, mentre invece mi davi il
contentino, per poi sputarmi nuovamente in faccia!!”
Ne
seguì uno schiaffo, poi un altro ed infine un pugno nello stomaco, che atterrò
Downey.
“Era
così che doveva andare Jude … era con me che te la dovevi prendere” – disse ansimando,
sofferente – “… e non portare via un padre a così tanti figli … uccidendo
persino i genitori della nostra Camilla, l’hai capito questo, L’HAI CAPITO
FOTTUTISSIMO IDIOTA??!!” – e rialzandosi, veemente, assestò un gancio all’addome
di Jude, poi un manrovescio, che gli fece perdere quasi i sensi.
Downey fece le
valigie, ripassandogli quasi sopra, in quel corridoio, fatto di tappeti ed
arazzi, mentre guadagnava l’uscita.
Jude era riverso e
non si era più mosso, ascoltando ogni singolo rumore, dagli scatti delle
aperture del trolley, allo stridio delle ante dell’armadio, allo scorrere dei
cassetti: non li avrebbe più scordati.
“Ancora un metro Glam
… avanti”
Il sorriso di Tom era
solare.
Geffen aveva imparato
molto di lui, in quella prima settimana di riabilitazione.
Si sorreggeva alle
sbarre di quel camminamento, che pensava infernale, per quanta fatica impiegava
al fine di percorrerne i soli quattro, odiosi, metri, sino al suo fisioterapista.
“Ci … ci sono quasi …
e sono sudato marcio, cazzo!”
Era rabbioso, ma
tenace: per Tom la reazione migliore.
Con dieci chili in
meno ed i muscoli quasi flaccidi, Geffen non riusciva a vedersi in quello stato
pietoso: lo definiva così, ma Tom lo
rimproverava, quasi affettuosamente.
Scott era riuscito a
svegliarlo dal coma indotto, con un lieve anticipo, constatandone il
miglioramento generale, ma quando Glam riaprì gli occhi, ritrovò un mondo che
non gli piaceva affatto.
Lula aveva dormito
ogni notte su di un lettino accanto a lui, vegliandolo sino a crollare, allo
scoccare della mezzanotte.
Era come un rito, che
andava ripetendosi, senza che il bimbo smettesse di credere nella piena
guarigione del padre.
Faceva i compiti
insieme a lui, anche se Glam dormiva artificialmente, sentendo solo in parte ciò
che Lula gli raccontava.
Dal Brasile erano
arrivati Thomas e Gabriel, che si era impegnato a fargli da insegnante privato,
finché non fosse rientrato regolarmente a scuola: era stato Lula a chiederne la
presenza e nonno Antonio si era immediatamente attivato per esaudire la sua
richiesta, ospitando peraltro la coppia nella sua villa.
Jared, senza saperlo,
stava ripercorrendo mentalmente, come Robert, i fotogrammi di quelle prime ore,
dopo avere saputo da Colin dell’incidente.
Era seduto al tavolo
della colazione, i figli se ne erano appena andati, salutando lui e Farrell, con
il consueto amore viscerale.
“Passo da Glam, tu
vedi Shan, tesoro?” – domandò Colin, sereno.
“Sì … Digli che
magari faccio un passo nel pomeriggio …” – replicò timidamente.
“Colin
tu … tu me lo diresti se Glam fosse morto, vero?”
Jared
si morse il labbro inferiore, agitato mentre erano al check in.
Meliti
aveva inviato loro il jet, per rientrare immediatamente in California dall’Irlanda.
“E’
gravissimo Jay, non ti ho nascosto niente, però adesso calmati, non puoi
affrontare tante ore di viaggio con questa angoscia … Prendi le pastiglie, che
Brandon ti ha raccomandato al telefono, ok?” – e gli massaggiò la schiena, con
i palmi aperti, tenendolo stretto a sé, appena presero posto sull’aereo.
“Scu-scusami,
ma non ho capito il ruolo di Jude e Robert in questa storia …” – insistette perplesso.
“Eamon
non mi ha saputo dare dettagli precisi, lo scopriremo appena li avremo
raggiunti, perché né Rob e né Jude hanno risposto alle mie chiamate …”
Ora Jared sapeva,
come il resto della famiglia, che rimase scioccata dalla reazione di Law, pur
comprendendone le motivazioni.
Probabilmente se
fossero finiti in tribunale, i suoi legali avrebbero chiesto l’infermità
mentale: nel frattempo l’inglese si era completamente isolato nel suo
appartamento.
Camilla era insieme a
Robert e poteva sentire solo telefonicamente l’altro genitore.
Le spiegarono che
Jude era all’estero, per lavoro, ma quella scusa diveniva ogni giorno più
debole e patetica.
Camilla non era
stupida e spesso sorprendeva Robert a piangere, raggomitolato sotto le coperte,
con addosso un maglione di Glam Geffen, che persino lei sapeva appartenergli.
Era uno dei suoi zii
preferiti ed anche la sua assenza l’aveva insospettita.
“Ottimo lavoro Glam …”
“Grazie Tom, ora
torno in camera e non voglio sentire lagne”
“Le lagne le fai tu,
dopo ogni allenamento!” – protestò vivace, ma sorridente.
Geffen lo scrutò – “Dalla
tua aria giuliva, devo dedurre che hai fatto pace con Chris”
“Non sono un’oca! Ahahah”
“Sì, vi siete
riconciliati … Dunque vediamo, è la … centesima volta Tom?”
“Più o meno …” –
disse rassegnato, dopo averlo sistemato sulla sedia a rotelle.
“Come vanno i
polpacci?” – chiese serio, testandone la tonicità.
Tommy sapeva essere
professionale al cento per cento quando si trattava di lavorare.
Era gentile, sincero,
limpido, ma non sentiva ragioni o lamentele dai suoi pazienti, spesso
scoraggiati e depressi.
Glam era
semplicemente incazzato, ma questo era d’aiuto: ovviamente se non avesse
trasceso e Tom lo temeva, ogni qualvolta parlava di quella disavventura sulle
colline.
“Chris voleva
parlarti … per la denuncia” – disse esitante.
“Non la faccio, lui
lo sa, il mio studio lo sa, la stampa lo sa, chi altro diavolo deve saperlo?? O
cosa dovrei fare per convincerlo a mollare l’osso?! E’ … irritante!”
Tom abbassò lo
sguardo, tormentandosi le mani.
“Quel tizio … ti ha
quasi ammazzato Glam”
“Gli ho scopato il
marito, come una puttana, è stato lui ad urlarglielo, credeva che nessuno lo
ascoltasse, ma io ero oltre una semplice tenda, praticamente in fin di vita, ma
proprio in certi momenti si vedono e sentono cose in maniera inspiegabile Tom”
“Quindi non
procederai contro Jude?”
Glam prese fiato,
diventando triste – “Lui ha una bambina … con Rob, Camilla, ha la sindrome di
Angelman e deve essere accudita da entrambi”
“Non hai mai pensato di
fargli tu, da padre, con Robert?”
“Bel sogno …”
“Mi dici di lottare
per i mie sogni e poi tu”
“Non è la stessa cosa
Tom”
“Mi piacerebbe avere
un figlio, con Chris …”
“Saresti un papà in
gamba” – ribatté illuminandosi.
“Sì, ma non dipende
da me … è meglio che decida lui …” – spiegò, sgranando le iridi rapite da quell’aspirazione.
“Stai sempre a
sminuirti!”
Tom arrossì.
“E poi diventi un
pomodoro ambulante, come adesso!” – Glam rise, allungando le dita, per
scompigliargli le ciocche morbide.
“Sì … sono un idiota”
“No, sei
profondamente innamorato di lui, della forza ed il senso di protezione, che
Chris sa trasmetterti ed è uno a posto, lo ammetto, però …”
“Però Glam …?” – e lo
fissò, con innocenza.
“Però deve
rispettarti e non imporsi, anche se crede di fare il tuo bene! Ecco …” – e scrollò
le spalle.
“Sei stanco …?”
“Abbastanza … Tra
poco arriva Lula” – e sbirciò l’orologio sulla parete.
“Sì, con il suo insegnante
… Molto carino” – gli bisbigliò complice.
“Vuoi fare ingelosire
Chris?”
“No, per carità!” – e
si avviò verso il bagno, per recuperare gli asciugamani del suo paziente preferito.
“Vuoi farti la doccia
Glam?”
“Sto aspettando Matt …
Vuole farmela lui, pensa che io sia un handicappato …”
“Diversamente abile,
si dice così Glam …”
“E ti pareva, mancava
all’appello solo la maestrina che è in te, Tom!”
Risero.
Tom aggrottò la
fronte.
“Che ti prende,
adesso?” – brontolò Geffen.
“Come mai non accetti
Matt …? Le sue premure, il suo affetto … ti adora”
“Mi compatisce!” –
ruggì.
“Sai Glam, non ti ho
conosciuto nei tuoi giorni migliori, ma non vedo l’ora di vederti nuovamente
ben piazzato e robusto, così la smetterai di auto commiserarti!”
“Fanculo le tue
prediche Tom …”
“Fanculo i tuoi piagnistei
Geffen!”
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