Capitolo n. 12 - zen
Law gli cinse con
delicatezza i polsi, con le proprie dita tremolanti e fresche.
I suoi occhi non
avevano mai abbandonato quelli di Robert, seduti in una saletta, lontani dalla
clientela curiosa ed attenta alla presenza di star nel locale più chic di
Malibu.
“Ho ordinato anche
per te, ma se non dovesse piacerti …”
“Tranquillo Jude. E’
tutto perfetto” – ed inspirò, sentendosi mancare l’aria nella gola.
Avrebbe voluto baciarlo,
mettere una pietra sopra a tutto quel dolore, che li aveva attanagliati e
costretti all’angolo, però a Robert non riusciva spontaneo niente, perché invaso
da sensazioni contrastanti ed immagini di sé con Glam, ancora troppo marcate a
fuoco, sulla sua pelle.
“Ti sei rasato …” –
Jude sorrise, accarezzandogli il volto.
“Camilla dice che la
pungo con il pizzetto … sai che comanda lei in casa … nostra” – era un termine
un po’ distante da quel senso caldo e sicuro, che il loro attico trasmetteva ad
entrambi.
Se ne erano
allontanati da settimane ormai, Jude ospitato alla End House e Rob nel loft di
Kurt.
“Vado a lavarmi le
mani Jude, torno subito.”
Voleva riflettere,
prendersi un paio di minuti per decidere se finirci a letto e chiudere una
volta per tutte quella separazione devastante oppure farsi coraggio e magari
andare da Geffen: solo che con lui non aveva la forza di rimanere e questo
Downey lo aveva capito.
Per Camilla o, senza
volerlo ammettere, per il troppo amore verso Jude: era semplice, come fare del sesso
sino a sfinirsi, come in altre riconciliazioni, dove i loro corpi risolvevano
carnalmente ciò che le parole complicavano.
Era confuso, persino
imbarazzato.
Quando incrociò nei
lussuosi bagni Glam, si sentì avvampare, poi spegnere, infine scuotere, come se
una granata gli fosse scoppiata in faccia.
“Amore …”
Geffen non riusciva a
chiamarlo e salutarlo in altro modo.
Lo strinse,
dimenticandosi le stampelle contro la parete opposta a quella dove spinse
Downey, chiudendosi a chiave, svelto e deciso.
Lo baciò senza
neppure lasciargli proferire una sillaba.
“Mi sei mancato da
morire …” – gli ansimò nel collo, sugli zigomi, una volta distaccatosi, ma solo
con la bocca, perché il resto del suo viso si incastrava alla perfezione con
quello dell’attore, precipitato in un’estasi, carica di commozione e sorpresa.
“Glam … mio Dio … sei
qui …”
Quindi lo fissò,
puntandogli i palmi sul petto, allontanandolo da sé di pochi centimetri: “Sei …
andato a casa …?”
“Sì Rob … stamani,
non ti ho più sentito e”
“Ti ho telefonato,
cioè ho chiamato Jared durante la tua chemio”
“Non me lo ha detto”
Lo scambio di battute
divenne veloce, senza pause, frenetico.
“L’avrà scordato, era
così depresso per la tua salute che”
“No, non credo poteva
anche dirmelo Rob”
“Non vorrai”
“Rob perché lo
proteggi anche quando ti fa un torto?”
Downey sgranò gli
occhi – “Io non riesco a …”
Deglutì, innocente,
puro, per l’ennesima occasione.
Geffen gli sorrise,
perso in ogni battito, in ogni respiro, nell’adorarlo, letteralmente.
“Tu sei così … E sei
unico, non lo hai apposta, hai un cuore bellissimo Robert” – e lo baciò di
nuovo.
Scese con le labbra
nel suo collo, toccandolo dove poteva arrivare, sforzandosi di non cadere per
la debolezza.
Sembrava volerlo
abbattere, aumentandogli pulsazioni e sudore, che lo rendeva ancora più
sensuale alla vista di Downey, che provò a dominare quella passione.
“So-sono qui con …”
“Con Jude?”
I gemiti frantumavano
i concetti, le deboli proteste di Robert e l’assalto amorevole di Glam.
Le loro erezioni
erano così turgide e vicine, che la stoffa dei rispettivi pantaloni sembrava
cedere ad ogni movimento lascivo ed incontrollabile.
“Allora torna da lui …
e non preoccuparti, uso il tuo stesso profumo, ma ricordati bene una cosa
Robert: sei stato mio una volta e lo sarai per sempre”
Il suo tono era
carico di ammirazione, delusione, affetto e possessione, ma alcuna cattiveria o
rimprovero.
Downey visualizzò una
scena, che non si sarebbe consumata: i suoi abiti a brandelli, strappati dalla
foga di Glam, che lo possedeva contro quel muro, dove lui sarebbe anche morto,
per i suoi baci, le sue carezze, per sentirselo dentro, vivo e lacerante,
ancora una volta.
Strizzò le palpebre,
mentre le ali di Glam sciolsero quella trama magnifica.
Quando le riaprì, lui
non c’era più.
Denny scelse un vino
italiano, mentre Tomo mandava un sms.
“Lo vuoi spegnere,
per favore?” – sbottò l’avvocato, riempiendo il calice del compagno.
“Scusami tesoro … è
per lavoro”
“Sì, come no …”
“Denny?” – e lo
puntò, con un lieve disappunto.
In effetti era un
messaggio inviato al produttore dei Mars, che gli aveva chiesto una conferma
per un’intervista.
“Hai la coda di
paglia Tomo?”
“No … ehi siamo qui
per la nostra cena di anniversario o per litigare?” – e gli accarezzò il
braccio.
“Speravo di non
doverti dividere con nessuno, soprattutto in questa ricorrenza” – protestò a
bassa voce, spegnendo i propri occhi azzurri nel bicchiere ormai vuoto.
Se ne versò ancora,
quel Barolo era ottimo, ma ad alta gradazione.
“Non esagerare Denny …”
“Cosa temi, una
scenata?” – e ridacchiò triste.
“Credevo che volessi
parlarmi dell’adozione …” – accennò a disagio.
“Come se te ne
importasse …”
Il cameriere si
accostò con il carrello degli arrosti.
Tagliò delle porzioni
modeste, circondandole con verdure di stagione ed una salsa verde smeraldo,
molto saporita.
“Grazie …” – disse mesto
Denny – “Buon appetito”
“Tu hai fame?”
“No”
“Neppure io, non dopo
queste inutili discussioni, questi massacri, cazzo!” – sibilò il croato.
Denny lo polverizzò –
“Dimmi la verità” – disse secco, poi si liberò – “Hai ricominciato a scopare
con Shan?”
Matt era indeciso su
cosa scegliere, poi si accorse del ritorno di Glam.
“Stavo per mandare i
soccorsi” – disse solare.
“Andiamo via.”
“Come sarebbe andiamo
via …?” – ribatté deluso.
“Ci sono Jude e
Robert, nel privè, non voglio piazzate”
Matt si alzò, avvampando
più per lo stato in cui si trovava Geffen, che per quella richiesta, anche
ragionevole.
“Lo hai incontrato …
Alla toilette forse?” – domandò, già conoscendo la risposta.
“Sì appunto …” –
replicò l’uomo, rimettendosi la giacca.
“Sei … siete senza
ritegno … Ma guardati, nemmeno un liceale si comporterebbe in questa maniera!
Vi sarete pure fatti un p”
Gli arrivò uno
schiaffo.
Matt glielo rese, con
un manrovescio bruciante.
“TU NON SEI MIO
PADRE!!” – gli urlò, incurante dei presenti, tra cui Denny e Tomo, che si accorsero
di loro solo in quell’istante.
Geffen si diresse all’uscita,
seguito dal suo associato.
“Glam che diavolo
succede?”
“Nulla!” – poi si
rivolse ad un’impiegata – “Può chiamarmi un taxi?”
“Certo signor Geffen”
“Ti ci porto io a Palm
Springs, tanto qui ho finito” – si intromise Denny.
“Finito cosa?” –
chiese brusco.
“Tutto.”
Se ne restava piegato
sul sedile della sua Mercedes da qualche minuto.
Un vento forte scuoteva
gli alberi di quel parco secolare, che circondava il ristorante illuminato da
mille lampioni e posto sopra ad una collinetta.
Matt notava dettagli
sfocati di ciò che vedeva oltre i finestrini, ascoltando solo i propri
singhiozzi.
“Smettila
di piangere!”
Scattò contro il
sedile, puntando lo specchietto retrovisore.
Le sue iridi erano
come vitree: quella voce era stata nitida, ma non c’era nessuno.
In compenso, la
conosceva bene.
“Io lo amo …”
“Stai
sempre a frignare, a prenderti cotte per uomini bastardi come nostro padre!”
Adesso l’intonazione
era ringhiosa, satura di rancore.
“Alexander … vattene …”
“Sai
che non posso … Dovrò risolvere questa situazione a modo mio, anche questo giro
Matt”
Era minaccioso, lo
inchiodava a quello schienale, mentre i suoi occhi non si erano mai abbassati,
come in preda ad un’ipnosi lucida.
“Ti prego … lasciami
vivere …” – supplicò debole e disperato.
“Fallo
anche tu. E poi, come potresti impedirmelo?”
Una risata malvagia
pervase l’abitacolo.
La pioggia
scrosciante ed improvvisa sembrò volerla lavare via: inutilmente.
Jared si accoccolò
sul petto di Colin.
“Sei comodo?”
“Sì Cole … Hai
sentito i bambini?”
“Ci penseremo domani,
ora rilassati Jay, ho chiesto un menu vegan, quindi preparati” – rise,
scompigliandogli i capelli.
Jared sospirò lieve.
“Che c’è?” – chiese dolce
Farrell.
“La mia solita …
ansia … di essere felice, come se fosse una colpa.”
“Vorrei la superassi
Jared” – replicò serio, ma senza smettere di sfiorargli le tempie con baci
intrisi di dolcezza e comprensione.
“Sono uno zuccone a
quanto pare” – rise, guardandolo.
“Occhi blu …”
“Sono tuoi … come il
resto di me”
“Lo so Jay”
“Ah, capisco, spero
ricambierai!” – esclamò simpatico.
“Certo” – e stringendolo,
Colin lo baciò.
Suonarono.
Era il loro carrello.
L’irlandese lo
recuperò – “A tavola!”
“Ho una fame …”
“A proposito, hai
notizie di Glam?” – domandò sereno.
“No … cioè dovrebbe
essere alla villa sull’oceano, ce l’ha portato Matt”
“E’ un tipo affabile”
“Sì … Ostinato direi
Cole”
“Quando si è
innamorati, può succedere” – e, facendo l’occhiolino, gli allungò un vassoio di carote e carciofi
lessi.
“Wow i miei
preferiti!” – reagì fanciullesco, innescando in Colin un luccichio negli opali
scuri, che lo spinse a baciarlo con rinnovato trasporto.
“Ok … arrivati. Non
hai quasi mangiato, che ti è preso, posso saperlo Rob …?”
Jude era spezzato,
nell’esprimersi e nel volere sapere una verità scomoda.
Aveva intravisto
Denny in lontananza, salire in macchina con Glam, affacciandosi per caso, per
fumare una sigaretta, ad un balcone del Villa’s.
“Tu lo sai” – disse
sconfortato, a braccia conserte.
Stava malissimo.
“Ci hai parlato?”
“Per caso Jude …
Senti, voglio solo andare a dormire, ti … ti telefono domani”
Law tese le sue
falangi affusolate verso quelle ciocche brizzolate ed in ordine: Robert si era
preparato con cura per il loro incontro ed il dettaglio gli apparve come una
magra consolazione.
Infine le ritrasse,
senza andare oltre.
“Ti auguro la buona
notte tesoro … Grazie per avere
accettato il mio invito, anche se speravo in …” l’inglese si morse il labbro inferiore, per
poi sorridere amaro – “Non ne ho alcun diritto, nemmeno di sognare di te, di
noi, temo”
Downey lo guardò,
privo di livori e recriminazioni – “Sono io a non averne, di fare l’amore con
te Jude, pensando ad un altro”
“La tua franchezza è …
devastante, ma non posso che apprezzarla ed aspettarti Robert: non farò un solo
passo indietro, sappilo.” – e gli sorrise più convinto.
Downey si sporse e
gli lasciò un bacio sulla guancia destra.
Fuggì via, inghiottito
dal buio e dagli zampilli di acqua, che presto si mescolarono sia alle sue, che
alle lacrime di Jude.
Chris Pine is Denny
Nessun commento:
Posta un commento