martedì 20 novembre 2012

ZEN - CAPITOLO N. 12



Capitolo n. 12  -  zen


Law gli cinse con delicatezza i polsi, con le proprie dita tremolanti e fresche.
I suoi occhi non avevano mai abbandonato quelli di Robert, seduti in una saletta, lontani dalla clientela curiosa ed attenta alla presenza di star nel locale più chic di Malibu.
“Ho ordinato anche per te, ma se non dovesse piacerti …”
“Tranquillo Jude. E’ tutto perfetto” – ed inspirò, sentendosi mancare l’aria nella gola.
Avrebbe voluto baciarlo, mettere una pietra sopra a tutto quel dolore, che li aveva attanagliati e costretti all’angolo, però a Robert non riusciva spontaneo niente, perché invaso da sensazioni contrastanti ed immagini di sé con Glam, ancora troppo marcate a fuoco, sulla sua pelle.
“Ti sei rasato …” – Jude sorrise, accarezzandogli il volto.
“Camilla dice che la pungo con il pizzetto … sai che comanda lei in casa … nostra” – era un termine un po’ distante da quel senso caldo e sicuro, che il loro attico trasmetteva ad entrambi.
Se ne erano allontanati da settimane ormai, Jude ospitato alla End House e Rob nel loft di Kurt.
“Vado a lavarmi le mani Jude, torno subito.”

Voleva riflettere, prendersi un paio di minuti per decidere se finirci a letto e chiudere una volta per tutte quella separazione devastante oppure farsi coraggio e magari andare da Geffen: solo che con lui non aveva la forza di rimanere e questo Downey lo aveva capito.
Per Camilla o, senza volerlo ammettere, per il troppo amore verso Jude: era semplice, come fare del sesso sino a sfinirsi, come in altre riconciliazioni, dove i loro corpi risolvevano carnalmente ciò che le parole complicavano.
Era confuso, persino imbarazzato.
Quando incrociò nei lussuosi bagni Glam, si sentì avvampare, poi spegnere, infine scuotere, come se una granata gli fosse scoppiata in faccia.

“Amore …”
Geffen non riusciva a chiamarlo e salutarlo in altro modo.
Lo strinse, dimenticandosi le stampelle contro la parete opposta a quella dove spinse Downey, chiudendosi a chiave, svelto e deciso.
Lo baciò senza neppure lasciargli proferire una sillaba.
“Mi sei mancato da morire …” – gli ansimò nel collo, sugli zigomi, una volta distaccatosi, ma solo con la bocca, perché il resto del suo viso si incastrava alla perfezione con quello dell’attore, precipitato in un’estasi, carica di commozione e sorpresa.
“Glam … mio Dio … sei qui …”
Quindi lo fissò, puntandogli i palmi sul petto, allontanandolo da sé di pochi centimetri: “Sei … andato a casa …?”
“Sì Rob … stamani, non ti ho più sentito e”
“Ti ho telefonato, cioè ho chiamato Jared durante la tua chemio”
“Non me lo ha detto”
Lo scambio di battute divenne veloce, senza pause, frenetico.
“L’avrà scordato, era così depresso per la tua salute che”
“No, non credo poteva anche dirmelo Rob”
“Non vorrai”
“Rob perché lo proteggi anche quando ti fa un torto?”
Downey sgranò gli occhi – “Io non riesco a …”
Deglutì, innocente, puro, per l’ennesima occasione.
Geffen gli sorrise, perso in ogni battito, in ogni respiro, nell’adorarlo, letteralmente.
“Tu sei così … E sei unico, non lo hai apposta, hai un cuore bellissimo Robert” – e lo baciò di nuovo.
Scese con le labbra nel suo collo, toccandolo dove poteva arrivare, sforzandosi di non cadere per la debolezza.
Sembrava volerlo abbattere, aumentandogli pulsazioni e sudore, che lo rendeva ancora più sensuale alla vista di Downey, che provò a dominare quella passione.
“So-sono qui con …”
“Con Jude?”
I gemiti frantumavano i concetti, le deboli proteste di Robert e l’assalto amorevole di Glam.
Le loro erezioni erano così turgide e vicine, che la stoffa dei rispettivi pantaloni sembrava cedere ad ogni movimento lascivo ed incontrollabile.
“Allora torna da lui … e non preoccuparti, uso il tuo stesso profumo, ma ricordati bene una cosa Robert: sei stato mio una volta e lo sarai per sempre”
Il suo tono era carico di ammirazione, delusione, affetto e possessione, ma alcuna cattiveria o rimprovero.
Downey visualizzò una scena, che non si sarebbe consumata: i suoi abiti a brandelli, strappati dalla foga di Glam, che lo possedeva contro quel muro, dove lui sarebbe anche morto, per i suoi baci, le sue carezze, per sentirselo dentro, vivo e lacerante, ancora una volta.
Strizzò le palpebre, mentre le ali di Glam sciolsero quella trama magnifica.
Quando le riaprì, lui non c’era più.


Denny scelse un vino italiano, mentre Tomo mandava un sms.
“Lo vuoi spegnere, per favore?” – sbottò l’avvocato, riempiendo il calice del compagno.
“Scusami tesoro … è per lavoro”
“Sì, come no …”
“Denny?” – e lo puntò, con un lieve disappunto.
In effetti era un messaggio inviato al produttore dei Mars, che gli aveva chiesto una conferma per un’intervista.
“Hai la coda di paglia Tomo?”
“No … ehi siamo qui per la nostra cena di anniversario o per litigare?” – e gli accarezzò il braccio.
“Speravo di non doverti dividere con nessuno, soprattutto in questa ricorrenza” – protestò a bassa voce, spegnendo i propri occhi azzurri nel bicchiere ormai vuoto.
Se ne versò ancora, quel Barolo era ottimo, ma ad alta gradazione.
“Non esagerare Denny …”
“Cosa temi, una scenata?” – e ridacchiò triste.
“Credevo che volessi parlarmi dell’adozione …” – accennò a disagio.
“Come se te ne importasse …”
Il cameriere si accostò con il carrello degli arrosti.
Tagliò delle porzioni modeste, circondandole con verdure di stagione ed una salsa verde smeraldo, molto saporita.
“Grazie …” – disse mesto Denny – “Buon appetito”
“Tu hai fame?”
“No”
“Neppure io, non dopo queste inutili discussioni, questi massacri, cazzo!” – sibilò il croato.
Denny lo polverizzò – “Dimmi la verità” – disse secco, poi si liberò – “Hai ricominciato a scopare con Shan?”


Matt era indeciso su cosa scegliere, poi si accorse del ritorno di Glam.
“Stavo per mandare i soccorsi” – disse solare.
“Andiamo via.”
“Come sarebbe andiamo via …?” – ribatté deluso.
“Ci sono Jude e Robert, nel privè, non voglio piazzate”
Matt si alzò, avvampando più per lo stato in cui si trovava Geffen, che per quella richiesta, anche ragionevole.
“Lo hai incontrato … Alla toilette forse?” – domandò, già conoscendo la risposta.
“Sì appunto …” – replicò l’uomo, rimettendosi la giacca.
“Sei … siete senza ritegno … Ma guardati, nemmeno un liceale si comporterebbe in questa maniera! Vi sarete pure fatti un p”
Gli arrivò uno schiaffo.
Matt glielo rese, con un manrovescio bruciante.
“TU NON SEI MIO PADRE!!” – gli urlò, incurante dei presenti, tra cui Denny e Tomo, che si accorsero di loro solo in quell’istante.

Geffen si diresse all’uscita, seguito dal suo associato.
“Glam che diavolo succede?”
“Nulla!” – poi si rivolse ad un’impiegata – “Può chiamarmi un taxi?”
“Certo signor Geffen”
“Ti ci porto io a Palm Springs, tanto qui ho finito” – si intromise Denny.
“Finito cosa?” – chiese brusco.
“Tutto.”


Se ne restava piegato sul sedile della sua Mercedes da qualche minuto.
Un vento forte scuoteva gli alberi di quel parco secolare, che circondava il ristorante illuminato da mille lampioni e posto sopra ad una collinetta.
Matt notava dettagli sfocati di ciò che vedeva oltre i finestrini, ascoltando solo i propri singhiozzi.
“Smettila di piangere!”
Scattò contro il sedile, puntando lo specchietto retrovisore.
Le sue iridi erano come vitree: quella voce era stata nitida, ma non c’era nessuno.
In compenso, la conosceva bene.
“Io lo amo …”
“Stai sempre a frignare, a prenderti cotte per uomini bastardi come nostro padre!”
Adesso l’intonazione era ringhiosa, satura di rancore.
“Alexander … vattene …”
“Sai che non posso … Dovrò risolvere questa situazione a modo mio, anche questo giro Matt”
Era minaccioso, lo inchiodava a quello schienale, mentre i suoi occhi non si erano mai abbassati, come in preda ad un’ipnosi lucida.
“Ti prego … lasciami vivere …” – supplicò debole e disperato.
“Fallo anche tu. E poi, come potresti impedirmelo?”
Una risata malvagia pervase l’abitacolo.
La pioggia scrosciante ed improvvisa sembrò volerla lavare via: inutilmente.


Jared si accoccolò sul petto di Colin.
“Sei comodo?”
“Sì Cole … Hai sentito i bambini?”
“Ci penseremo domani, ora rilassati Jay, ho chiesto un menu vegan, quindi preparati” – rise, scompigliandogli i capelli.
Jared sospirò lieve.
“Che c’è?” – chiese dolce Farrell.
“La mia solita … ansia … di essere felice, come se fosse una colpa.”
“Vorrei la superassi Jared” – replicò serio, ma senza smettere di sfiorargli le tempie con baci intrisi di dolcezza e comprensione.
“Sono uno zuccone a quanto pare” – rise, guardandolo.
“Occhi blu …”
“Sono tuoi … come il resto di me”
“Lo so Jay”
“Ah, capisco, spero ricambierai!” – esclamò simpatico.
“Certo” – e stringendolo, Colin lo baciò.
Suonarono.
Era il loro carrello.
L’irlandese lo recuperò – “A tavola!”
“Ho una fame …”
“A proposito, hai notizie di Glam?” – domandò sereno.
“No … cioè dovrebbe essere alla villa sull’oceano, ce l’ha portato Matt”
“E’ un tipo affabile”
“Sì … Ostinato direi Cole”
“Quando si è innamorati, può succedere” – e, facendo l’occhiolino,  gli allungò un vassoio di carote e carciofi lessi.
“Wow i miei preferiti!” – reagì fanciullesco, innescando in Colin un luccichio negli opali scuri, che lo spinse a baciarlo con rinnovato trasporto.


“Ok … arrivati. Non hai quasi mangiato, che ti è preso, posso saperlo Rob …?”
Jude era spezzato, nell’esprimersi e nel volere sapere una verità scomoda.
Aveva intravisto Denny in lontananza, salire in macchina con Glam, affacciandosi per caso, per fumare una sigaretta, ad un balcone del Villa’s.
“Tu lo sai” – disse sconfortato, a braccia conserte.
Stava malissimo.
“Ci hai parlato?”
“Per caso Jude … Senti, voglio solo andare a dormire, ti … ti telefono domani”
Law tese le sue falangi affusolate verso quelle ciocche brizzolate ed in ordine: Robert si era preparato con cura per il loro incontro ed il dettaglio gli apparve come una magra consolazione.
Infine le ritrasse, senza andare oltre.
“Ti auguro la buona notte tesoro … Grazie per  avere accettato il mio invito, anche se speravo in …”  l’inglese si morse il labbro inferiore, per poi sorridere amaro – “Non ne ho alcun diritto, nemmeno di sognare di te, di noi, temo”
Downey lo guardò, privo di livori e recriminazioni – “Sono io a non averne, di fare l’amore con te Jude, pensando ad un altro”
“La tua franchezza è … devastante, ma non posso che apprezzarla ed aspettarti Robert: non farò un solo passo indietro, sappilo.” – e gli sorrise più convinto.
Downey si sporse e gli lasciò un bacio sulla guancia destra.
Fuggì via, inghiottito dal buio e dagli zampilli di acqua, che presto si mescolarono sia alle sue, che alle lacrime di Jude.




 Chris Pine is Denny

Nessun commento:

Posta un commento