Capitolo n. 16 - zen
Tom fissò il visore
del suo bberry.
Era la terza
chiamata, a cui non dava risposta: Chris, però, non demordeva.
“Sono al lavoro,
adesso non posso parlare” – rispose, finalmente, seppure sbrigativo.
“Tom … Tom ascolta,
io sono a casa e ti aspetto qui sveglio, non importa a che ora rientri …” –
replicò calmo.
“Potrei anche
fermarmi qui, sono stato male”
“Co-cosa? Vengo a
prenderti!”
“Non se ne parla
Chris! Lasciami un po’ in pace, domani saremo più tranquilli ed affronteremo il
problema”
“Quale problema …?” –
domandò inquieto.
“Quello che ci ha
ridotti in questo stato, Cristo santo!!” – singhiozzò agitandosi –“Quello che
ci impedisce di andare avanti ed essere felici Chris!!” – gridò strozzato.
“Ora … ora non voglio
che tu faccia così Tom, dammi … dammi l’indirizzo”
“No … No, sono al
sicuro, c’è il body guard ed il bambino di Geffen, siamo a Palm Springs, te
l’ho spiegato …”
“Sì ed io ti ho detto
che mi dava fastidio questa cosa, anche se si tratta della tua professione, che
con i mezzi che ha Glam Geffen poteva farsi portare in ospedale a qualsiasi ora
e persino comprarselo QUEL CAZZO DI POSTO DOVE TU PASSI PIU’ TEMPO POSSIBILE
LONTANO DA ME!!”
Anche Chris alzò i
toni, liberando comunque un pianto amaro ed affranto.
Tom gli mancava come
l’aria.
“Ho … ho bisogno di
te Tommy” – balbettò, scivolando contro la parete del soggiorno, inerme e
ridotto a brandelli nella sua dignità, che pensava frantumata dalle scelte del
compagno.
“Perché diavolo non
capisci che voglio soltanto un po’ di pace … per riflettere, per essere
obiettivo quando ci vedremo tra poche ore Chris?” – provò a farlo ragionare e
sembrò riuscirci.
Si salutarono, senza
dirsi ti amo.
I gemelli cascarono
nello scatolone degli addobbi, insieme ad Isotta ed Amèlie, che già ci
giocavano da un paio di minuti.
Colin li recuperò,
brandendo le rispettive tutine verde mela e rosso corallo, trattenendoli sul
proprio petto e distraendo quelle due pesti con smorfie buffe ed esilaranti.
Jared li guardava
felice, vestito anche dalle decorazioni, nella camera dei doni, dove gli altri
figli lo stavano aiutando in quell’impresa dai toni epici.
L’albero era come
sempre alto più di cinque metri ed il povero Peter, senza il suo Vassily, lo
aveva portato lì, aiutato da Colin e da Richard, che presto avrebbe avuto un
nuovo collega alla sicurezza.
Pamela stava
trafficando in cucina insieme a Carmela, mentre per cena erano attesi anche
Kurt, Brandon ed il loro Martin, oltre a Phil, Xavier e Drake, di ritorno da un
viaggio a Parigi.
Tomo e Shan non avevano
garantito la presenza, ancora troppo presi a ritrovarsi, non senza qualche
difficoltà.
Meliti tentava di
cambiare Antony, sul fasciatoio della nursery, ma miss Wong era in agguato, per
salvarlo dall’impaccio imminente.
Si respirava un’aria
di festa, allegra e conviviale, anche se non pochi pensieri turbavano la mente
sia di Colin che di Jared.
Il primo pensava a
Jude, poco convinto della sua riconciliazione con Robert, mentre il secondo si
preoccupava per Glam, nuovamente abbandonato a sé stesso ed alle proprie
scelte, in cui forse non aveva mai creduto davvero sino in fondo.
Il resto dei parenti
sarebbe giunta alla End House entro i due giorni successivi, durante i quali
poteva accadere ancora di tutto.
“Vogliamo fare qualche
esercizio Glam? Con una palestra attrezzata così bene, sarebbe un peccato
oziare …” – Tom nel dirlo tirò su dal naso, mentre Geffen lo scrutava.
“Propongo
un’alternativa”
“Quale?”
“Perché non mi dici
cosa ti prende da quando sei arrivato Tom e poi ci dedichiamo a questo catorcio
del sottoscritto?” – sorrise pacato, prendendo posto sulla panca per gli
addominali.
Tom lo raggiunse, non
senza qualche esitazione.
“In effetti … volevo
chiederti dei consigli Glam …”
“Ti ascolto e non
come padre, come amico, ok? Altrimenti mi sgridi subito” – rise socievole.
“Ok … sei come una
prova generale per me, prima che ci vada … da papà e mamma, appunto” – e sgranò
gli occhi su di lui, molto attento a quel suo agire educato e limpido.
“So che loro ti
vogliono bene Tom”
“Sì, sì ed è per
questo che non voglio deluderli, visto che in principio … con Chris insomma,
papà non era convinto … Per prima cosa il suo mestiere, pericoloso, che poteva
strapparmelo in qualsiasi momento” – e si commosse, sentendosi stringere la
gola.
Glam gli accarezzò la
schiena, sentendola gelida: prese il plaid usato da Tom dopo le sedute di
fisioterapia e lo avvolse, delicatamente.
“Grazie … io … io non
saprei cosa fare senza Chris e lui … lui prima mi ha detto la stessa cosa al
telefono, oltre a sfogare la sua rabbia, perché nonostante ti abbia conosciuto
e parlato civilmente, capendo che sei un uomo a posto, secondo me non si fida e
ti teme … forse si sente inferiore … non saprei Glam” – rivelò sconfortato.
“Chris ti considera
il suo bene più prezioso, vuole proteggerti e garantirti un futuro insieme a
lui, in buona fede Tom: usa forse i modi sbagliati e tu … Tu sei vulnerabile,
lui lo sa o lo crede, vedendo persone come me alla stregua di minacce da
contrastare, anche se ci siamo confrontati nel migliore dei modi”
“Ti approfitteresti
di me?” – gli chiese diretto ed asciutto.
“Io vedi … io potrei
commettere un mare di errori, per quanto sto soffrendo, per come sono stato
trattato … Eppure voglio farmene una ragione, su quanto io per primo sia il fautore
di questo ennesimo fallimento … della mia rovina insomma, a livello personale.”
“Non dai neppure una
colpa a Robert?”
Glam sorrise – “Lui è
… me stesso, la parte migliore intendo … Sai Tom, in più di una circostanza, mi
hanno detto che insieme a Jared emergeva il mio lato più buono, più
accondiscendente, più paterno forse … Ovviamente facevano dei paragoni su
quanto fossi diverso prima di scoprire l’amore per un uomo, che infatti fu
Jared, ma non so se dipese da lui o da questo nuovo mondo di sentimenti ed
emozioni, per me inesplorato. L’amore mi ha sempre dato come … un fastidio
sordo, forse perché venire maltrattati dai propri genitori significa minare la
propria parte più sensibile, alzando difese verso ciò che rende gli altri
felici, come se non ne fossimo degni o come se, per noi, includo anche Chris,
fosse un limite o peggio … una debolezza.”
“E’ un’analisi lucida
Glam, quasi … spietata”
“E’ ciò che ho
imparato in questi anni, sopravvivendo ad uragani di vario genere e misura …
Nel frattempo mi sono innamorato di una ragazza, non ne parlo quasi mai, la
mamma di Isotta, Syria … Era giovanissima, ma c’era qualcosa in lei, che io
adoravo … E forse lei l’avrei sposata, anzi, l’avrei fatto di sicuro, intendo
dire che non mi avrebbe abbandonato come Jared e Robert, che volevo ugualmente
al mio fianco come … consorti”
Tom sorrise – “Sei
incredibile Glam Geffen …”
“L’unico che mi ha
reso felice e completo, rimane Kevin … In questo giro immenso, mi ritrovo a
constatare probabilmente l’ovvio, per chi mi circonda e conosce il mio privato
nei minimi dettagli” – sospirò.
“La tua arringa mi ha
… incantato” – rise solare – “Penso che riuscirò ad ammettere i miei, di
limiti, con chi mi ha messo al mondo, con tanto amore e che l’ha confermato e
consolidato dal mio primo respiro Glam …”
“Hai detto una cosa …
bellissima”
“Voglio confessare a
mio padre che Chris a volte è irruento con me, non violento, però a me piace
questa … questa cosa” – arrossì vistosamente – “Se loro mi accettassero, anche
sotto questa luce, forse non me ne vergognerei più … dopo” – e strizzando le
palpebre, strinse anche i bordi di quella seduta rigida.
“E non litigheresti,
sentendoti come … un depravato?”
“Non so se è il
termine corretto Glam …” – ribatté dubbioso.
“Secondo me è un
ulteriore passo, dai un nome a questo stato d’animo Tom, avanti” – e gli
sorrise.
“In effetti mi sento
tale, ok … Ok, sarà per questo che poi sono sconvolto … Comunque …” – sembrò
riflettere – “Amo quando mi … mi fa certe cose … mi sento vivo … Mi sento suo”
“E capisci che lui è
tuo, penso”
“Sì … Chris è mio … e
se qualcuno o qualcosa me lo portasse via, non saprei che farmene di questa
vita Glam …”
“Io so che tu credi
fermamente a ciò che dici ed un po’ mi spaventi, ma dovrei imparare da te, ad
essere così, ad affermarmi ed essere definitivo: è come se io lasciassi le cose
a metà e tu invece ci credessi senza esitare. Sei un vincente Tom, questa è la
verità. Ed è una verità magnifica, che dovrai difendere ad ogni costo, non come
ho fatto io, mi raccomando”
“Ok … promesso …”
“So che non mi
deluderai ed ora chiamalo, digli che stai tornando a casa. Avviso Vassily.”
“E la tua terapia?”
“Ci penseremo domani
Tom … Ora vado a stendermi, vorrei dormire, Lula resterà con me.”
Si alzarono lenti,
Tom lo abbracciò – “Grazie Glam … sei un vero amico”
“Non ho fatto nulla.
Nulla piccolo. A presto, ciao Tommy.”
L’atmosfera all’interno
dell’attico, era intrisa di loro.
Jude aveva aperto la
blindata e Robert, una volta entrato, aveva delineato il profilo di alcuni
soprammobili, acquistati durante i viaggi insieme, con l’indice della mano
sinistra, dove la sua vera nuziale spiccava, liscia e brillante.
“Vado a farmi una
doccia Jude …” – disse assorto.
“Sì … ti faccio
compagnia” – replicò sereno.
“Camilla è ancora da
Meliti?”
“Sì Rob, con Pamela …
So che anche tu fai affidamento su di lei, spero non ti dispiaccia se non l’ho
lasciata da Colin e Jared …”
“No … hai fatto bene”
– ribatté con un sorriso tirato.
Jude guardò verso il
basso – “Vuoi … Vuoi restare un po’ da solo, di là?” – domandò esitante.
Downey chiuse i
pugni, dietro la schiena, provando a dominare il senso di colpa, che provava
verso Glam: era la seconda volta che lo lasciava, che non si decideva a
guardare in faccia il proprio cuore sanguinante.
Si sentiva stupido ed
inutile, almeno quanto il suo corpo marchiato dagli uomini, che dicevano di
amarlo: era vero, completamente vero, però in Jude coglieva un’interpretazione
diversa di sé stesso.
Il sesso, dai primi
giorni della loro relazione, era stato fondamentale e sembrava come se la
reciproca empatia fosse il frutto di una spiccata attrazione fisica tra loro,
un incastro ideale, probabilmente unico.
Le due metà di una
mela.
Spingendosi oltre, in
discussioni vibranti, durante le pause sul set, l’Eros ellenico, magicamente
personificato in Jude, più giovane, che si affidava al più maturo Robert, che
ne diveniva mentore, esempio, maestro e, nel mezzo di una cerchia di amici e
colleghi distanti dalla loro armonia, la coppia era l’unica legittimata ad
accedere al simposio più elevato, dove celebrare gli aspetti sia carnali che
intellettuali.
Robert e Jude
potevano parlarne per ore, masticando fili d’erba, all’ombra di una quercia,
sopra la collina nei dintorni del villaggio inglese, dove spesso si recavano
per delle brevi vacanze, da amanti, ancora impegnati con fidanzate, mogli,
proli varie.
Provò a cercare nella
memoria, quella sensazione di urgenza, grazie alla quale diedero una svolta
drastica a quel limbo, a quella tortura.
Erano stati
terribilmente felici.
Era servito, ma,
forse, esso restava l’unico gesto di autentico coraggio, durante la loro intera
esistenza.
Si era bruciato in un’unica
fiammata o ruggito di rivalsa e ribellione.
Avevano fagocitato e
poi sputato l’ipocrisia, conquistando l’autentica libertà.
Glam, invece, era la
gioia, di un colore differente, se paragonata a quella sentita con Jude.
Era l’uomo che non l’avrebbe
mai deluso, mai tradito od ingannato.
Glam Geffen era l’anello,
d’oro massiccio, dove Robert, come un diamante, raro e senza occlusioni, andava
ad incastonarsi, creando un gioiello di sconfinata bellezza.
Interagire con Jude
era stimolante, ma c’era come un’aria di sfida, una competizione, quasi un
nervosismo sottile, come se l’essere così attratti reciprocamente, inficiasse
un poco il loro volo, persino nella carriera.
Glam era il vento,
tra i capelli, in corsa sulle curve della scogliera, fiancheggiando il mare,
lambendo il cielo a braccia alzate, mani schiuse e sorriso spontaneo, era il
ridere anche di niente, solo con un’occhiata, per avere notato lo stesso
dettaglio, in qualcuno che passava oppure leggendo un’insegna.
Era tante piccole
cose, minuscole ed immense, del tutto indescrivibili.
“Robert … ehi, stai
bene?”
Jude lo abbracciò con
dolcezza.
Robert non disse niente.
Niente.
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