sabato 24 novembre 2012

ZEN - CAPITOLO N. 16



Capitolo n. 16  -  zen


Tom fissò il visore del suo bberry.
Era la terza chiamata, a cui non dava risposta: Chris, però, non demordeva.
“Sono al lavoro, adesso non posso parlare” – rispose, finalmente, seppure sbrigativo.
“Tom … Tom ascolta, io sono a casa e ti aspetto qui sveglio, non importa a che ora rientri …” – replicò calmo.
“Potrei anche fermarmi qui, sono stato male”
“Co-cosa? Vengo a prenderti!”
“Non se ne parla Chris! Lasciami un po’ in pace, domani saremo più tranquilli ed affronteremo il problema”
“Quale problema …?” – domandò inquieto.
“Quello che ci ha ridotti in questo stato, Cristo santo!!” – singhiozzò agitandosi –“Quello che ci impedisce di andare avanti ed essere felici Chris!!” – gridò strozzato.
“Ora … ora non voglio che tu faccia così Tom, dammi … dammi l’indirizzo”
“No … No, sono al sicuro, c’è il body guard ed il bambino di Geffen, siamo a Palm Springs, te l’ho spiegato …”
“Sì ed io ti ho detto che mi dava fastidio questa cosa, anche se si tratta della tua professione, che con i mezzi che ha Glam Geffen poteva farsi portare in ospedale a qualsiasi ora e persino comprarselo QUEL CAZZO DI POSTO DOVE TU PASSI PIU’ TEMPO POSSIBILE LONTANO DA ME!!”
Anche Chris alzò i toni, liberando comunque un pianto amaro ed affranto.
Tom gli mancava come l’aria.
“Ho … ho bisogno di te Tommy” – balbettò, scivolando contro la parete del soggiorno, inerme e ridotto a brandelli nella sua dignità, che pensava frantumata dalle scelte del compagno.
“Perché diavolo non capisci che voglio soltanto un po’ di pace … per riflettere, per essere obiettivo quando ci vedremo tra poche ore Chris?” – provò a farlo ragionare e sembrò riuscirci.
Si salutarono, senza dirsi ti amo.


I gemelli cascarono nello scatolone degli addobbi, insieme ad Isotta ed Amèlie, che già ci giocavano da un paio di minuti.
Colin li recuperò, brandendo le rispettive tutine verde mela e rosso corallo, trattenendoli sul proprio petto e distraendo quelle due pesti con smorfie buffe ed esilaranti.
Jared li guardava felice, vestito anche dalle decorazioni, nella camera dei doni, dove gli altri figli lo stavano aiutando in quell’impresa dai toni epici.
L’albero era come sempre alto più di cinque metri ed il povero Peter, senza il suo Vassily, lo aveva portato lì, aiutato da Colin e da Richard, che presto avrebbe avuto un nuovo collega alla sicurezza.
Pamela stava trafficando in cucina insieme a Carmela, mentre per cena erano attesi anche Kurt, Brandon ed il loro Martin, oltre a Phil, Xavier e Drake, di ritorno da un viaggio a Parigi.
Tomo e Shan non avevano garantito la presenza, ancora troppo presi a ritrovarsi, non senza qualche difficoltà.
Meliti tentava di cambiare Antony, sul fasciatoio della nursery, ma miss Wong era in agguato, per salvarlo dall’impaccio imminente.
Si respirava un’aria di festa, allegra e conviviale, anche se non pochi pensieri turbavano la mente sia di Colin che di Jared.
Il primo pensava a Jude, poco convinto della sua riconciliazione con Robert, mentre il secondo si preoccupava per Glam, nuovamente abbandonato a sé stesso ed alle proprie scelte, in cui forse non aveva mai creduto davvero sino in fondo.
Il resto dei parenti sarebbe giunta alla End House entro i due giorni successivi, durante i quali poteva accadere ancora di tutto.


“Vogliamo fare qualche esercizio Glam? Con una palestra attrezzata così bene, sarebbe un peccato oziare …” – Tom nel dirlo tirò su dal naso, mentre Geffen lo scrutava.
“Propongo un’alternativa”
“Quale?”
“Perché non mi dici cosa ti prende da quando sei arrivato Tom e poi ci dedichiamo a questo catorcio del sottoscritto?” – sorrise pacato, prendendo posto sulla panca per gli addominali.
Tom lo raggiunse, non senza qualche esitazione.
“In effetti … volevo chiederti dei consigli Glam …”
“Ti ascolto e non come padre, come amico, ok? Altrimenti mi sgridi subito” – rise socievole.
“Ok … sei come una prova generale per me, prima che ci vada … da papà e mamma, appunto” – e sgranò gli occhi su di lui, molto attento a quel suo agire educato e limpido.
“So che loro ti vogliono bene Tom”
“Sì, sì ed è per questo che non voglio deluderli, visto che in principio … con Chris insomma, papà non era convinto … Per prima cosa il suo mestiere, pericoloso, che poteva strapparmelo in qualsiasi momento” – e si commosse, sentendosi stringere la gola.
Glam gli accarezzò la schiena, sentendola gelida: prese il plaid usato da Tom dopo le sedute di fisioterapia e lo avvolse, delicatamente.
“Grazie … io … io non saprei cosa fare senza Chris e lui … lui prima mi ha detto la stessa cosa al telefono, oltre a sfogare la sua rabbia, perché nonostante ti abbia conosciuto e parlato civilmente, capendo che sei un uomo a posto, secondo me non si fida e ti teme … forse si sente inferiore … non saprei Glam” – rivelò sconfortato.
“Chris ti considera il suo bene più prezioso, vuole proteggerti e garantirti un futuro insieme a lui, in buona fede Tom: usa forse i modi sbagliati e tu … Tu sei vulnerabile, lui lo sa o lo crede, vedendo persone come me alla stregua di minacce da contrastare, anche se ci siamo confrontati nel migliore dei modi”
“Ti approfitteresti di me?” – gli chiese diretto ed asciutto.
“Io vedi … io potrei commettere un mare di errori, per quanto sto soffrendo, per come sono stato trattato … Eppure voglio farmene una ragione, su quanto io per primo sia il fautore di questo ennesimo fallimento … della mia rovina insomma, a livello personale.”
“Non dai neppure una colpa a Robert?”
Glam sorrise – “Lui è … me stesso, la parte migliore intendo … Sai Tom, in più di una circostanza, mi hanno detto che insieme a Jared emergeva il mio lato più buono, più accondiscendente, più paterno forse … Ovviamente facevano dei paragoni su quanto fossi diverso prima di scoprire l’amore per un uomo, che infatti fu Jared, ma non so se dipese da lui o da questo nuovo mondo di sentimenti ed emozioni, per me inesplorato. L’amore mi ha sempre dato come … un fastidio sordo, forse perché venire maltrattati dai propri genitori significa minare la propria parte più sensibile, alzando difese verso ciò che rende gli altri felici, come se non ne fossimo degni o come se, per noi, includo anche Chris, fosse un limite o peggio … una debolezza.”
“E’ un’analisi lucida Glam, quasi … spietata”
“E’ ciò che ho imparato in questi anni, sopravvivendo ad uragani di vario genere e misura … Nel frattempo mi sono innamorato di una ragazza, non ne parlo quasi mai, la mamma di Isotta, Syria … Era giovanissima, ma c’era qualcosa in lei, che io adoravo … E forse lei l’avrei sposata, anzi, l’avrei fatto di sicuro, intendo dire che non mi avrebbe abbandonato come Jared e Robert, che volevo ugualmente al mio fianco come … consorti”
Tom sorrise – “Sei incredibile Glam Geffen …”
“L’unico che mi ha reso felice e completo, rimane Kevin … In questo giro immenso, mi ritrovo a constatare probabilmente l’ovvio, per chi mi circonda e conosce il mio privato nei minimi dettagli” – sospirò.
“La tua arringa mi ha … incantato” – rise solare – “Penso che riuscirò ad ammettere i miei, di limiti, con chi mi ha messo al mondo, con tanto amore e che l’ha confermato e consolidato dal mio primo respiro Glam …”
“Hai detto una cosa … bellissima”
“Voglio confessare a mio padre che Chris a volte è irruento con me, non violento, però a me piace questa … questa cosa” – arrossì vistosamente – “Se loro mi accettassero, anche sotto questa luce, forse non me ne vergognerei più … dopo” – e strizzando le palpebre, strinse anche i bordi di quella seduta rigida.
“E non litigheresti, sentendoti come … un depravato?”
“Non so se è il termine corretto Glam …” – ribatté dubbioso.
“Secondo me è un ulteriore passo, dai un nome a questo stato d’animo Tom, avanti” – e gli sorrise.
“In effetti mi sento tale, ok … Ok, sarà per questo che poi sono sconvolto … Comunque …” – sembrò riflettere – “Amo quando mi … mi fa certe cose … mi sento vivo … Mi sento suo”
“E capisci che lui è tuo, penso”
“Sì … Chris è mio … e se qualcuno o qualcosa me lo portasse via, non saprei che farmene di questa vita Glam …”
“Io so che tu credi fermamente a ciò che dici ed un po’ mi spaventi, ma dovrei imparare da te, ad essere così, ad affermarmi ed essere definitivo: è come se io lasciassi le cose a metà e tu invece ci credessi senza esitare. Sei un vincente Tom, questa è la verità. Ed è una verità magnifica, che dovrai difendere ad ogni costo, non come ho fatto io, mi raccomando”
“Ok … promesso …”
“So che non mi deluderai ed ora chiamalo, digli che stai tornando a casa. Avviso Vassily.”
“E la tua terapia?”
“Ci penseremo domani Tom … Ora vado a stendermi, vorrei dormire, Lula resterà con me.”
Si alzarono lenti, Tom lo abbracciò – “Grazie Glam … sei un vero amico”
“Non ho fatto nulla. Nulla piccolo. A presto, ciao Tommy.”


L’atmosfera all’interno dell’attico, era intrisa di loro.
Jude aveva aperto la blindata e Robert, una volta entrato,  aveva delineato il profilo di alcuni soprammobili, acquistati durante i viaggi insieme, con l’indice della mano sinistra, dove la sua vera nuziale spiccava, liscia e brillante.
“Vado a farmi una doccia Jude …” – disse assorto.
“Sì … ti faccio compagnia” – replicò sereno.
“Camilla è ancora da Meliti?”
“Sì Rob, con Pamela … So che anche tu fai affidamento su di lei, spero non ti dispiaccia se non l’ho lasciata da Colin e Jared …”
“No … hai fatto bene” – ribatté con un sorriso tirato.
Jude guardò verso il basso – “Vuoi … Vuoi restare un po’ da solo, di là?” – domandò esitante.
Downey chiuse i pugni, dietro la schiena, provando a dominare il senso di colpa, che provava verso Glam: era la seconda volta che lo lasciava, che non si decideva a guardare in faccia il proprio cuore sanguinante.
Si sentiva stupido ed inutile, almeno quanto il suo corpo marchiato dagli uomini, che dicevano di amarlo: era vero, completamente vero, però in Jude coglieva un’interpretazione diversa di sé stesso.
Il sesso, dai primi giorni della loro relazione, era stato fondamentale e sembrava come se la reciproca empatia fosse il frutto di una spiccata attrazione fisica tra loro, un incastro ideale, probabilmente unico.
Le due metà di una mela.
Spingendosi oltre, in discussioni vibranti, durante le pause sul set, l’Eros ellenico, magicamente personificato in Jude, più giovane, che si affidava al più maturo Robert, che ne diveniva mentore, esempio, maestro e, nel mezzo di una cerchia di amici e colleghi distanti dalla loro armonia, la coppia era l’unica legittimata ad accedere al simposio più elevato, dove celebrare gli aspetti sia carnali che intellettuali.
Robert e Jude potevano parlarne per ore, masticando fili d’erba, all’ombra di una quercia, sopra la collina nei dintorni del villaggio inglese, dove spesso si recavano per delle brevi vacanze, da amanti, ancora impegnati con fidanzate, mogli, proli varie.
Provò a cercare nella memoria, quella sensazione di urgenza, grazie alla quale diedero una svolta drastica a quel limbo, a quella tortura.
Erano stati terribilmente felici.
Era servito, ma, forse, esso restava l’unico gesto di autentico coraggio, durante la loro intera esistenza.
Si era bruciato in un’unica fiammata o ruggito di rivalsa e ribellione.
Avevano fagocitato e poi sputato l’ipocrisia, conquistando l’autentica libertà.

Glam, invece, era la gioia, di un colore differente, se paragonata a quella sentita con Jude.
Era l’uomo che non l’avrebbe mai deluso, mai tradito od ingannato.
Glam Geffen era l’anello, d’oro massiccio, dove Robert, come un diamante, raro e senza occlusioni, andava ad incastonarsi, creando un gioiello di sconfinata bellezza.
Interagire con Jude era stimolante, ma c’era come un’aria di sfida, una competizione, quasi un nervosismo sottile, come se l’essere così attratti reciprocamente, inficiasse un poco il loro volo, persino nella carriera.
Glam era il vento, tra i capelli, in corsa sulle curve della scogliera, fiancheggiando il mare, lambendo il cielo a braccia alzate, mani schiuse e sorriso spontaneo, era il ridere anche di niente, solo con un’occhiata, per avere notato lo stesso dettaglio, in qualcuno che passava oppure leggendo un’insegna.
Era tante piccole cose, minuscole ed immense, del tutto indescrivibili.

“Robert … ehi, stai bene?”
Jude lo abbracciò con dolcezza.
Robert non disse niente.
Niente.









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