Capitolo n. 13 - zen
Robert detestava
guidare di notte ed ancora di più con quel tempaccio.
Stringeva il volante,
sistemandosi di tanto in tanto la cintura di sicurezza, senza demordere: voleva
raggiungere Glam a tutti i costi.
“Dio che mal di testa
…”
Denny crollò in
poltrona, tamponandosi con la borsa del ghiaccio, che Glam gli aveva preparato.
“Dovrei assisterti io
… cazzo”
“Mi hai portato a
casa, mi basta Denny” – gli sorrise, senza convinzione, sistemandosi sul
divano.
Se ne stavano nella
semi oscurità, frammentata dai riverberi del caminetto.
“Hai rotto con Tomo
…?”
“Sì, ma non ne voglio
parlare, non ora”
“Ok … ci sono molte
camere, accampati dove preferisci.” – e si rialzò faticosamente.
“Tu dove vai?”
“In mansarda, nella
stanza che dividevo con Robert … Mi resta questo, ma non voglio altro … Dormici
sopra Denny”
Shannon terminò la
sua favola: July si era assopita, sorridendo.
Owen fece
altrettanto, ammirandoli – “Ha giocato con Casper, forse vuole un fratellino …”
– disse con dolcezza, appoggiato al davanzale del salone, nell’abitazione
dell’ex.
“Forse … Impegnati
Rice” – disse piano, sollevandosi con cautela, per passargliela senza
svegliarla – “Con un nuovo consorte, ovvio” – e rise.
Il gallerista fece
una smorfia, ma non si arrese.
“Potrebbe restare qui
Shan … Così io, se tu”
Il campanello li
interruppe.
“Chi diavolo può
essere a quest’ora …?”
“Tu lo saprai Leto” –
sbottò aspro.
Il batterista aprì
senza controllare, ritrovandosi davanti Tomo.
“Ciao … E’ successo
qualcosa a Josh?” – domandò allarmato.
“No … no, è successo
qualcosa a me …” – ribatté appoggiandosi stancamente allo stipite, per poi
intravedere Owen palesarsi dal living, con July in grembo.
“Noi ce ne andiamo.
Ciao Shan”
“Ehi speravo la
lasciassi qui … Fuori diluvia, ci sono dei tuoni spaventosi” – protestò
fissandolo.
“Hai forse paura che
vada a sbattere di nuovo?” – replicò alterato.
“Non ho detto questo
Owen” – lo fronteggiò.
“Ho scelto un brutto
momento, me ne vado io” – si intromise Tomo.
“No tu resti! Ed
anche voi …”
“Nemmeno per sogno!”
– sibilò Rice.
“July è anche mia
figlia!”
“Hai perso i tuoi
diritti, tradendomi con questo stronzo!” – ringhiò.
July si stropicciò
gli occhi, lamentandosi.
“Ecco, perfetto Shan,
ottimo lavoro, come al solito! Chiamami un taxi e facciamola finita!”
Fu Denny ad aprirgli:
indossava solo i pantaloni eleganti, scalzo e con un asciugamano, con cui si
stava asciugando la nuca ed il volto arrossato.
“Robert … ciao,
accomodati”
“Ciao …”
“Ho … ho vomitato …
la camicia è da buttare ed anche il sottoscritto”
Il giovane aveva gli
occhi gonfi di pianto.
“Ma … non capisco …”
“Ho rotto con Tomo”
“Mi dispiace” –
replicò sincero Downey, guardandosi attorno.
“C’eravamo anche noi
al Villa’s, vi abbiamo visto … dopo” – e scrollò le spalle.
“C’era anche Glam”
“Sì, insieme a Matt,
però hanno litigato, si sono presi a ceffoni ed io l’ho riaccompagnato qui. E’
all’ultimo piano.”
Robert sorrise, poi
si soffermò a riflettere su quel dettaglio, immaginandone la causa.
“E Matt?”
“Non ne ho idea
Robert. Perché non sali? Io dormo di là, non me la sento di andare a Los
Angeles”
“Ok … Domani magari
parliamo un po’ Denny …”
“Preferisco non
deprimerti. Su avanti, adesso vai” – e gli sorrise, affascinante anche nella
sua disperazione.
Tom non era riuscito
ad arrivare al letto.
C’era stato un black
out, mentre mangiavano la pizza seguendo una partita in tv.
Aveva tentato di
sfuggire alle grinfie di Chris, ridendo come un pazzo, mentre il poliziotto gli
sfilava i jeans, senza neppure slacciarli.
“Questo sì che è un
placcaggio tenente ahahahah”
I suoi baci non erano
divertiti, ma estremamente scabrosi, nel divorare Tom, ormai inerme e mezzo
nudo.
Lo girò irruento,
scendendosi alle ginocchia le braghe in tela, senza neppure liberarsi della
camicia, ma aprendola con un gesto unico, rivelando il busto scolpito ed
ansante quanto un mantice.
Tom se lo sentì
addosso dopo un istante, le dita artigliate ai suoi capelli, gli strattoni poco
galanti con cui lo stava lubrificando e tastando ruvido.
“Chris …” – gemette,
mentre lo violava, dirompendo in lui.
“Chris cosa?” – e
brandendo il suo zigomo, si portò la bocca di Tom alla propria, leccandola e
gustandola licenzioso.
Tom cercò un
appiglio, riconoscendo il bordo in cuoio amaranto della Frau, sulla quale amava
leggere i romanzi gialli, quando Chris era assente per il turno di notte.
Quella era
particolarmente buia.
Geffen scrutava il
vetro della cupola in vetro, grondante di pioggia; non c’erano stelle: non
c’era Robert.
Lo ricopriva
unicamente un lenzuolo, niente pigiama, neppure i boxer, aveva caldo.
Voleva masturbarsi,
ma temeva di sentirsi male e non sopportava l’idea di dovere chiedere aiuto a
Denny, facendo la figura dell’idiota.
Si sfiorò l’inguine,
socchiudendo gli occhi, pensando a Downey, al suo sorriso.
“E se lo facessi io?”
“Robert …?” – e nel
mormorarlo, si mise seduto, poi azzerò la distanza, afferrando l’attore per la
vita, baciandolo felice.
Lo sollevò contro un
cassettone, ritrovando un’energia inaudita.
L’odore del sesso gli
intossicava le narici.
Robert scivolò per
qualche centimetro, con Glam alle proprie spalle, che lo cingeva per la vita,
al centro di quel giaciglio disfatto e macchiato dal loro splendido amplesso,
appena consumato.
L’avvocato lo avvolse
meglio, sistemandogli i cuscini, come d’abitudine.
Gli baciò il collo,
accoccolandosi con il suo profilo alla nuca di Downey, che sorrise.
“Sei stanco Glam ...?”
“No … Sai, per un
momento ho desiderato morirti dentro e forse stava per accadere …” – gli
sussurrò, ormai in preda al sonno.
“Non te lo avrei
perdonato” – replicò, intrecciando più forte le loro dita.
“Domani te ne andrai,
questo lo so Robert … Ora, però, non voglio pensarci, fa troppo male …” – e si
assopì.
“Ti amo Glam …” – e girandosi
lentamente, cambiò posizione, affondando il volto, segnato dal piacere, nel
collo taurino di Geffen, che avvertì il suo respiro caldo e dolce, salirgli
nella mente, per poi precipitare in un cuore, ormai in fondo all’abisso.
Grazie all'amica Donapi per la splendida immagine creata per Robert e Glam <3
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