sabato 3 novembre 2012

ZEN - CAPITOLO N. 3



Capitolo n. 3  -  zen


“Vattene Colin!”
“Jude aprimi, cazzo!!”
La porta si schiuse di pochi centimetri.
“Non voglio parlare con nessuno …” – disse mesto, ad occhi bassi.
“Jude … ma come ti sei ridotto …” – e spinse la blindata, costringendolo a farlo entrare.
“Sei qui per compatirmi?” – gli urlò in faccia, singhiozzando.
Colin non disse niente: lo abbracciò, semplicemente.


“Dove l’ho messo?”
“Cosa Chris …?”
“Il distintivo …” – ed alzò un secondo cuscino del divano.
“Potresti non incasinare la casa, ho appena finito di pulire”
“Sì mammina!” – e sghignazzò irriverente.
Tom si morse le labbra, poi andò veloce in cucina, a lavare le tazze della colazione.
Chris si appoggiò allo stipite, dopo avere recuperato il tesserino, da sotto la poltrona.
“Sei davvero una casalinga sexy, però, almeno una volta al mese potresti girare nudo, con il grembiulino, lo faresti per me, Tommy?”
“Primo: non chiamarmi in quel modo. Secondo: non fai ridere nessuno!” – ringhiò.
Chris lo cinse da dietro, spostandogli le ciocche dalla nuca, per baciarla, caldo e poi soffiare altre parole inutili – “Hai le tue cose …? Sei così nervoso … TOMMY!” . e rise di nuovo.
“SMETTILA!” – e se lo scrollò di dosso, esasperato.
Chris si ammutolì.
Tom strinse lo strofinaccio, quasi strappandolo: non voleva cedere, non questa volta.
“Sono in ritardo, stanotte sono di turno in ospedale, non aspettarmi.” – disse trafelato, recuperando la giacca nell’ingresso.
“Io sono in missione, con Eric …” – replicò mortificato il tenente.
“Ok … ci vediamo …”
“Tom … aspetta!” – e gli corse appresso, per stringerlo sul petto spazioso.
Cominciò a baciarlo e Tom si arrese.
Chris fece scivolare i propri palmi lungo l’interno delle braccia di Tom, per poi brandirne i polsi, portandoglieli sopra la testa, inclinata da un lato e poi dall’altro, per assaporare la sua lingua dolce, per inghiottirlo, perché se solo avesse potuto, Tom l’avrebbe portato con sé per sempre.


“Potremmo essere così felici ed invece …” – tirò su dal naso.
“Tom …”
“E non mi ha chiesto scusa, sai? Troppo umiliante? Lui è il grande uomo, è lo sbirro,  a cui rode essere un finocchio, ecco!!”
Geffen sospirò, sorridendo – “Ma cosa dici?”
“Sì, hai ragione, perdonami, noi dobbiamo lavorare ed io ti frantumo le palle con queste stronzate” – ribatté, ucciso nell’orgoglio e nella stima di sé stesso.
“Tu puoi parlarmi di quello che vuoi, confidarti, non mi romperai mai le scatole”
Tom lo scrutò.
“E’ per questo che tanti uomini ti adorano, Glam?”
“Meglio sorvolare sull’argomento …”
Il cellulare di Geffen li interruppe: era Robert, dopo una mare di tempo.
“Dio …”
“Che succede Glam?”
“E’ Rob … sì, pronto” – e sorrise con tutto il corpo, come ridestato da un sonno cattivo.
Downey esitò, poi sorrise – “Ciao … sono l’esule, per volere del piccolo principe”
Lo disse con un tono così affettuoso, riferendosi a Lula, da commuovere Geffen.
“Tesoro … mi manchi”
“Devo parlarti Glam”
“Sì, ma prima io dovrei … spiegarlo a Lula”
Ne seguì una pausa.
“Rob … scusami …”
“Ti capisco benissimo … sto … sto spiegando anch’io la situazione a Camilla e vorrei tanto averti vicino, mi sentirei meno in difficoltà”
“So che sarai bravissimo, però, qualunque cosa tu le stia spiegando, dovresti farlo con Jude, sai come la penso” – ed inspirò, mentre Tom stava per lasciargli un minimo di privacy, ma Geffen gli fece un cenno, affinché restasse.
“Come fai ad essere ancora comprensivo con lui, Glam?” – chiese con stupore.
“E tu come fai ad amarlo ancora, Robert …?” – glielo domandò con infinita dolcezza, con quella comprensione amorevole, di cui Downey, ma non solo lui, si era innamorato perdutamente.
“Non … non voglio averlo accanto, adesso”
“E’ tuo marito, Rob, noi due abbiamo sbagliato, lui è come impazzito, ma chi più di me potrebbe capirlo?” – sorrise – “Tu sei troppo importante, sei il mio … il nostro mondo … Sei una persona meravigliosa e sei indivisibile, nonostante noi ci fossimo ripromessi di non cadere nel solito cliché di amanti, ma è stata ingestibile questa … buona intenzione” – e si crucciò, riflettendo sugli eventi delle ultime settimane, nonché le drammatiche conseguenze.
“Dopo, all’attico, abbiamo avuto un litigio pesante Glam … ci siamo picchiati”
“Ti ha fatto male?” – si inquietò visibilmente, preoccupando Tom, già oltremodo  turbato da quella conversazione tanto intima.
“Sono … sopravvissuto …” – e rise nervosamente, versandosi del gin.
“Non bere Robert”
“Ma … ?!”
“Ti vedo, sai?”
“Ti amo Glam”
Geffen arrossì, Tom sorrise, facendo finta di sfogliare una rivista.
“Ti amo anch’io piccolo … ci sentiamo presto, promesso”


“Da quanto non ti lavi Jude?”
Colin gli stava accarezzando i capelli, mentre l’inglese era allacciato alle sue gambe: stavano come intrecciati sul tappeto, ai piedi del divano nel living, il caminetto acceso, disordine ovunque.
“Che importa …?”
“Ora ti preparo un bagno”
“No, rimani qui Colin” – e si avviluppò maggiormente, senza però avere il coraggio di guardarlo.
“Ti porto alla End House”
“NO!”
“Jude …”
“Jared mi detesta, tutti mi odiano, per quello che volevo fare a Glam e Rob!”
“Jared non ti odia … Certo il tuo comportamento è stato estremamente … folle” – gli spiegò calmo.
“Lo amo … ero accecato dalla gelosia … Avevamo ricominciato, ma quando c’è di mezzo Glam Geffen anche la migliore delle riconciliazioni va al diavolo, vero Colin?!” – chiese veemente, puntandolo.
“Non si ottiene un bel niente comportandosi violentemente con chi diciamo di amare, ok Jude?” – replicò diretto.
“E cosa dovevo fare, portargli dei fiori e dirgli mieloso che avevano fatto bene, che una scopata più una meno, cosa cambiava??!!” – urlò, affondando le dita nella maglietta sgualcita, quasi strappandola.
“No … avresti dovuto lasciargli lo spazio ed il tempo di capire cosa stava perdendo e cosa andava trovando, in Glam, correndo i tuoi rischi, anche che scegliesse lui”
Jude prese fiato – “Tu … l’hai fatto con … con Jared?”
“Infatti ed ho sofferto, ho passato periodi orrendi, tu lo sai Jude … Mi sei stato vicino ed ora ricambierò senza incertezze, ma non credere che io approvi questo scempio … Forse, una parte di Robert, è lusingata, paradossalmente, ma ci stiamo arrampicando sugli specchi: lui è distrutto, tu impegnati a ricostruire non solo le sue certezze su di te, ma, soprattutto, la vostra famiglia con Camilla”
“Non mi permette di vederla, posso soltanto telefonarle e … e credo sia meglio così … Rob è irremovibile, mi ritiene pericoloso”
“Dovete farvi aiutare, magari da Brandon, su un terreno neutrale, quindi vieni a stare da noi: lo spiegherò io a Robert, fidati Jude”


Scott gli misurò la pressione, poi lo fece sedere.
“Ecco Glam, girati verso di me … oscilla le gambe, come farebbe Lula” – e sorrise.
L’avvocato lo scrutò – “Ti fa bene Jimmy”
“Perché …?”
“Sei in forma”
“Anche tu migliori”
“Non ho ancora abbastanza appetito”
“Allora stasera ti porto fuori, magari per una delle tue cene a base di pesce Glam”
“Tu ed io eravamo da bistecca e patatine Scotty”
“Vero …” – lo auscultò – “E’ freddo …?”
“Il tuo stetoscopio è l’aggeggio più sgradevole che io conosca” – e fece una smorfia, mentre Scott gli riallacciava la casacca sterile, sporgendosi con il volto oltre la spalla sinistra di Glam.
Tornando a guardarlo, il medico sorrise, correndo con i suoi turchesi lungo il profilo del volto dell’uomo – “Andrà tutto bene Glam” – mormorò emozionato.
Geffen rimase immobile, quasi incuriosendosi per quelle parole.
Scott lo baciò, lentamente.
Le palpebre di Glam si spalancarono, ma poi ricambiò quel contatto, ma solo per un istante, che a Scott parve interminabile e bellissimo.
“Cosa … diavolo stiamo facendo Scotty …?” – disse flebile.
“Un semplice bacio, tra amici … tra fratelli …”
“Sono figlio unico … E, in tutta onestà, non bacerei mai così mio fratello” – e sorrise.
“Beh magari la moglie di tuo fratello”
Scoppiarono a ridere.

“Vedo che sei di buon umore, ciao daddy”
“Kevin … ciao, sì Scott mi stava dicendo che tra qualche mese potrò tornare al mio vecchio stile … di vita”
“Mesi? No, dai, vedrai che a Natale riconquisterai gli antichi splendori” – e, sedendosi sul bordo, lo abbracciò, salutandolo calorosamente.
Tom si palesò.
“Mi dispiace interrompervi … ma è l’ora della palestra”
“Miseria ho sbagliato orario … ed ora scombinerò anche i programmi di Jared” – esclamò il bassista, senza lasciare la presa alle mani di Glam.
“Siete ancora in studio?”
“No daddy … lì abbiamo terminato, dobbiamo promuovere l’album, abbiamo alcuni appuntamenti con le radio locali ed uno show del venerdì sera, ma a New York … Detesto quella città …” – e perse un battito.
Geffen lo avvolse, con tenerezza, che infastidì Scott, ma quasi incantò Tom.
“Non devi andarci tesoro … Fai un collegamento esterno, magari dalla Joy’s house con Lula, Jay Jay, Tim … Un’idea simpatica, forse … Non sono del mestiere”
“Invece direi che è ottima Glam … ci penserò”
Gli diede un bacio veloce sulla tempia e se ne andò.


La serie di piegamenti degli arti inferiori si concluse, con un ultimo, strenuo sforzo, ma con soddisfazione da parte del suo fisioterapista.
“E’ … è stato stuprato … Kevin, a New York”
Geffen lo disse con una spontaneità, che a Tom apparve quasi come una liberazione da un peso, ancora devastante.
“E’ terribile … Chris ogni tanto si occupa di aggressioni … Più spesso di omicidi, ma quando gli assegnano casi di violenza sessuale, li vive malissimo … Forse anche lui …” – e deglutì a vuoto.
“Avete mai affrontato l’argomento?”
“No Glam, come potremmo? Ha come alzato un muro sul suo passato, sulla famiglia … Chris conosce i miei genitori, lo adorano e stimano entrambi, non potrei chiedere di meglio”
“Sei fortunato, ma lo meriti Tom, dico sul serio”
Lui si schernì  - “Sai dire le cose giuste … al momento giusto …”
“E’ il mio … talento, nella professione, dicono” – e rise.
Chris apparve sulla soglia in quell’istante.
“Tom ti cercavo …”
“Ehi ciao … Credevo fossi con Eric”
“La sua copertura è saltata … Hanno mandato la squadra di riserva”
“Ok, ma io ho il taccuino al completo”
“Sì, ma un caffè potrai prenderlo insieme a me” – protestò velatamente, fissando Geffen.
“Mi risparmieresti dieci minuti di torture, vai pure Tom, io non mi … oppongo”
“No, se vuoi aspetta che abbia terminato, i muscoli del paziente non devono raffreddarsi, non scherziamo” – e si avviò alle macchine, dove avrebbe sistemato Glam, ormai in pieno imbarazzo.
“A proposito signor Geffen … Lei non ha cambiato idea sulla denuncia contro Law?”
“Esatto” – disse con fermezza.
“Magari avrò maggiore fortuna con mr Downey: ci vado subito, visto che sono libero da altri impegni” – sibilò, sarcastico ed amaro.
Tom restava di spalle, verso le quali Chris stava parlando, ticchettando con i polpastrelli contro lo stipite.
“Buona fortuna. Tom sono pronto, se vuoi …”
“Certo. Ciao Chris, ci vediamo all’alba, se hai bisogno mi trovi al pronto soccorso”
“Ok … Se è questo che vuoi” – e quasi scappò via, livido.



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