Capitolo n. 3 - zen
“Vattene Colin!”
“Jude aprimi,
cazzo!!”
La porta si schiuse
di pochi centimetri.
“Non voglio parlare
con nessuno …” – disse mesto, ad occhi bassi.
“Jude … ma come ti
sei ridotto …” – e spinse la blindata, costringendolo a farlo entrare.
“Sei qui per
compatirmi?” – gli urlò in faccia, singhiozzando.
Colin non disse
niente: lo abbracciò, semplicemente.
“Dove l’ho messo?”
“Cosa Chris …?”
“Il distintivo …” –
ed alzò un secondo cuscino del divano.
“Potresti non
incasinare la casa, ho appena finito di pulire”
“Sì mammina!” – e
sghignazzò irriverente.
Tom si morse le
labbra, poi andò veloce in cucina, a lavare le tazze della colazione.
Chris si appoggiò
allo stipite, dopo avere recuperato il tesserino, da sotto la poltrona.
“Sei davvero una
casalinga sexy, però, almeno una volta al mese potresti girare nudo, con il
grembiulino, lo faresti per me, Tommy?”
“Primo: non chiamarmi
in quel modo. Secondo: non fai ridere nessuno!” – ringhiò.
Chris lo cinse da
dietro, spostandogli le ciocche dalla nuca, per baciarla, caldo e poi soffiare
altre parole inutili – “Hai le tue cose …? Sei così nervoso … TOMMY!” . e rise
di nuovo.
“SMETTILA!” – e se lo
scrollò di dosso, esasperato.
Chris si ammutolì.
Tom strinse lo
strofinaccio, quasi strappandolo: non voleva cedere, non questa volta.
“Sono in ritardo,
stanotte sono di turno in ospedale, non aspettarmi.” – disse trafelato,
recuperando la giacca nell’ingresso.
“Io sono in missione,
con Eric …” – replicò mortificato il tenente.
“Ok … ci vediamo …”
“Tom … aspetta!” – e
gli corse appresso, per stringerlo sul petto spazioso.
Cominciò a baciarlo e
Tom si arrese.
Chris fece scivolare
i propri palmi lungo l’interno delle braccia di Tom, per poi brandirne i polsi,
portandoglieli sopra la testa, inclinata da un lato e poi dall’altro, per
assaporare la sua lingua dolce, per inghiottirlo, perché se solo avesse potuto,
Tom l’avrebbe portato con sé per sempre.
“Potremmo essere così
felici ed invece …” – tirò su dal naso.
“Tom …”
“E non mi ha chiesto
scusa, sai? Troppo umiliante? Lui è il grande uomo, è lo sbirro, a cui rode essere un finocchio, ecco!!”
Geffen sospirò, sorridendo
– “Ma cosa dici?”
“Sì, hai ragione,
perdonami, noi dobbiamo lavorare ed io ti frantumo le palle con queste
stronzate” – ribatté, ucciso nell’orgoglio e nella stima di sé stesso.
“Tu puoi parlarmi di
quello che vuoi, confidarti, non mi romperai mai le scatole”
Tom lo scrutò.
“E’ per questo che
tanti uomini ti adorano, Glam?”
“Meglio sorvolare
sull’argomento …”
Il cellulare di
Geffen li interruppe: era Robert, dopo una mare di tempo.
“Dio …”
“Che succede Glam?”
“E’ Rob … sì, pronto”
– e sorrise con tutto il corpo, come ridestato da un sonno cattivo.
Downey esitò, poi
sorrise – “Ciao … sono l’esule, per volere del piccolo principe”
Lo disse con un tono
così affettuoso, riferendosi a Lula, da commuovere Geffen.
“Tesoro … mi manchi”
“Devo parlarti Glam”
“Sì, ma prima io
dovrei … spiegarlo a Lula”
Ne seguì una pausa.
“Rob … scusami …”
“Ti capisco benissimo
… sto … sto spiegando anch’io la situazione a Camilla e vorrei tanto averti
vicino, mi sentirei meno in difficoltà”
“So che sarai
bravissimo, però, qualunque cosa tu le stia spiegando, dovresti farlo con Jude,
sai come la penso” – ed inspirò, mentre Tom stava per lasciargli un minimo di
privacy, ma Geffen gli fece un cenno, affinché restasse.
“Come fai ad essere
ancora comprensivo con lui, Glam?” – chiese con stupore.
“E tu come fai ad
amarlo ancora, Robert …?” – glielo domandò con infinita dolcezza, con quella
comprensione amorevole, di cui Downey, ma non solo lui, si era innamorato
perdutamente.
“Non … non voglio
averlo accanto, adesso”
“E’ tuo marito, Rob,
noi due abbiamo sbagliato, lui è come impazzito, ma chi più di me potrebbe
capirlo?” – sorrise – “Tu sei troppo importante, sei il mio … il nostro mondo …
Sei una persona meravigliosa e sei indivisibile, nonostante noi ci fossimo
ripromessi di non cadere nel solito cliché di amanti, ma è stata ingestibile
questa … buona intenzione” – e si crucciò, riflettendo sugli eventi delle
ultime settimane, nonché le drammatiche conseguenze.
“Dopo, all’attico,
abbiamo avuto un litigio pesante Glam … ci siamo picchiati”
“Ti ha fatto male?” –
si inquietò visibilmente, preoccupando Tom, già oltremodo turbato da quella conversazione tanto intima.
“Sono … sopravvissuto
…” – e rise nervosamente, versandosi del gin.
“Non bere Robert”
“Ma … ?!”
“Ti vedo, sai?”
“Ti amo Glam”
Geffen arrossì, Tom
sorrise, facendo finta di sfogliare una rivista.
“Ti amo anch’io
piccolo … ci sentiamo presto, promesso”
“Da quanto non ti
lavi Jude?”
Colin gli stava
accarezzando i capelli, mentre l’inglese era allacciato alle sue gambe: stavano
come intrecciati sul tappeto, ai piedi del divano nel living, il caminetto
acceso, disordine ovunque.
“Che importa …?”
“Ora ti preparo un
bagno”
“No, rimani qui Colin”
– e si avviluppò maggiormente, senza però avere il coraggio di guardarlo.
“Ti porto alla End
House”
“NO!”
“Jude …”
“Jared mi detesta,
tutti mi odiano, per quello che volevo fare a Glam e Rob!”
“Jared non ti odia …
Certo il tuo comportamento è stato estremamente … folle” – gli spiegò calmo.
“Lo amo … ero
accecato dalla gelosia … Avevamo ricominciato, ma quando c’è di mezzo Glam
Geffen anche la migliore delle riconciliazioni va al diavolo, vero Colin?!” –
chiese veemente, puntandolo.
“Non si ottiene un
bel niente comportandosi violentemente con chi diciamo di amare, ok Jude?” –
replicò diretto.
“E cosa dovevo fare,
portargli dei fiori e dirgli mieloso che avevano fatto bene, che una scopata
più una meno, cosa cambiava??!!” – urlò, affondando le dita nella maglietta
sgualcita, quasi strappandola.
“No … avresti dovuto
lasciargli lo spazio ed il tempo di capire cosa stava perdendo e cosa andava
trovando, in Glam, correndo i tuoi rischi, anche che scegliesse lui”
Jude prese fiato – “Tu
… l’hai fatto con … con Jared?”
“Infatti ed ho
sofferto, ho passato periodi orrendi, tu lo sai Jude … Mi sei stato vicino ed
ora ricambierò senza incertezze, ma non credere che io approvi questo scempio …
Forse, una parte di Robert, è lusingata, paradossalmente, ma ci stiamo
arrampicando sugli specchi: lui è distrutto, tu impegnati a ricostruire non
solo le sue certezze su di te, ma, soprattutto, la vostra famiglia con Camilla”
“Non mi permette di
vederla, posso soltanto telefonarle e … e credo sia meglio così … Rob è
irremovibile, mi ritiene pericoloso”
“Dovete farvi
aiutare, magari da Brandon, su un terreno neutrale, quindi vieni a stare da
noi: lo spiegherò io a Robert, fidati Jude”
Scott gli misurò la
pressione, poi lo fece sedere.
“Ecco Glam, girati
verso di me … oscilla le gambe, come farebbe Lula” – e sorrise.
L’avvocato lo scrutò –
“Ti fa bene Jimmy”
“Perché …?”
“Sei in forma”
“Anche tu migliori”
“Non ho ancora
abbastanza appetito”
“Allora stasera ti
porto fuori, magari per una delle tue cene a base di pesce Glam”
“Tu ed io eravamo da
bistecca e patatine Scotty”
“Vero …” – lo
auscultò – “E’ freddo …?”
“Il tuo stetoscopio è
l’aggeggio più sgradevole che io conosca” – e fece una smorfia, mentre Scott
gli riallacciava la casacca sterile, sporgendosi con il volto oltre la spalla
sinistra di Glam.
Tornando a guardarlo,
il medico sorrise, correndo con i suoi turchesi lungo il profilo del volto dell’uomo
– “Andrà tutto bene Glam” – mormorò emozionato.
Geffen rimase
immobile, quasi incuriosendosi per quelle parole.
Scott lo baciò,
lentamente.
Le palpebre di Glam
si spalancarono, ma poi ricambiò quel contatto, ma solo per un istante, che a
Scott parve interminabile e bellissimo.
“Cosa … diavolo
stiamo facendo Scotty …?” – disse flebile.
“Un semplice bacio,
tra amici … tra fratelli …”
“Sono figlio unico …
E, in tutta onestà, non bacerei mai così mio fratello” – e sorrise.
“Beh magari la moglie
di tuo fratello”
Scoppiarono a ridere.
“Vedo che sei di buon
umore, ciao daddy”
“Kevin … ciao, sì Scott
mi stava dicendo che tra qualche mese potrò tornare al mio vecchio stile … di
vita”
“Mesi? No, dai,
vedrai che a Natale riconquisterai gli antichi splendori” – e, sedendosi sul
bordo, lo abbracciò, salutandolo calorosamente.
Tom si palesò.
“Mi dispiace
interrompervi … ma è l’ora della palestra”
“Miseria ho sbagliato
orario … ed ora scombinerò anche i programmi di Jared” – esclamò il bassista,
senza lasciare la presa alle mani di Glam.
“Siete ancora in
studio?”
“No daddy … lì
abbiamo terminato, dobbiamo promuovere l’album, abbiamo alcuni appuntamenti con
le radio locali ed uno show del venerdì sera, ma a New York … Detesto quella
città …” – e perse un battito.
Geffen lo avvolse,
con tenerezza, che infastidì Scott, ma quasi incantò Tom.
“Non devi andarci
tesoro … Fai un collegamento esterno, magari dalla Joy’s house con Lula, Jay
Jay, Tim … Un’idea simpatica, forse … Non sono del mestiere”
“Invece direi che è
ottima Glam … ci penserò”
Gli diede un bacio
veloce sulla tempia e se ne andò.
La serie di
piegamenti degli arti inferiori si concluse, con un ultimo, strenuo sforzo, ma
con soddisfazione da parte del suo fisioterapista.
“E’ … è stato
stuprato … Kevin, a New York”
Geffen lo disse con
una spontaneità, che a Tom apparve quasi come una liberazione da un peso,
ancora devastante.
“E’ terribile … Chris
ogni tanto si occupa di aggressioni … Più spesso di omicidi, ma quando gli
assegnano casi di violenza sessuale, li vive malissimo … Forse anche lui …” – e
deglutì a vuoto.
“Avete mai affrontato
l’argomento?”
“No Glam, come
potremmo? Ha come alzato un muro sul suo passato, sulla famiglia … Chris
conosce i miei genitori, lo adorano e stimano entrambi, non potrei chiedere di
meglio”
“Sei fortunato, ma lo
meriti Tom, dico sul serio”
Lui si schernì - “Sai dire le cose giuste … al momento giusto
…”
“E’ il mio … talento,
nella professione, dicono” – e rise.
Chris apparve sulla
soglia in quell’istante.
“Tom ti cercavo …”
“Ehi ciao … Credevo
fossi con Eric”
“La sua copertura è
saltata … Hanno mandato la squadra di riserva”
“Ok, ma io ho il
taccuino al completo”
“Sì, ma un caffè
potrai prenderlo insieme a me” – protestò velatamente, fissando Geffen.
“Mi risparmieresti
dieci minuti di torture, vai pure Tom, io non mi … oppongo”
“No, se vuoi aspetta
che abbia terminato, i muscoli del paziente non devono raffreddarsi, non
scherziamo” – e si avviò alle macchine, dove avrebbe sistemato Glam, ormai in
pieno imbarazzo.
“A proposito signor
Geffen … Lei non ha cambiato idea sulla denuncia contro Law?”
“Esatto” – disse con
fermezza.
“Magari avrò maggiore
fortuna con mr Downey: ci vado subito, visto che sono libero da altri impegni” –
sibilò, sarcastico ed amaro.
Tom restava di
spalle, verso le quali Chris stava parlando, ticchettando con i polpastrelli
contro lo stipite.
“Buona fortuna. Tom
sono pronto, se vuoi …”
“Certo. Ciao Chris,
ci vediamo all’alba, se hai bisogno mi trovi al pronto soccorso”
“Ok … Se è questo che
vuoi” – e quasi scappò via, livido.
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