lunedì 12 novembre 2012

ZEN - CAPITOLO N. 8



Capitolo n. 8  -  zen


Le ombre, lente, che lo precedevano, avevano la forma del suo corpo e di due stampelle, utili a non farlo cadere.
Il profumo dell’oceano era pungente, la luce del sole quasi lo accecava, ma tra i suoni gradevoli dell’alba, la voce ed il sorriso di chi stava invece correndo alle sue spalle, sembrò arrivargli come la prima onda dell’alta marea.
Si girò, sentendo ogni fibra sorridere, davanti a lui, che non cambiava mai, nei lineamenti e nella gioia di vederlo.
“Sei tornato qui … allora non mentivi …”
“Perché avrei dovuto? Ciao Jared …”
Lo abbracciò, senza rendersi conto di come e di quando gli si fosse avvicinato così tanto perché ciò avvenisse.
La sabbia era soffice, sotto le ginocchia, il riverbero più tenue, all’improvviso, come i toni delle parole, quasi ovattate, lontane.
Si stavano baciando, ma lui continuava a ripetere il suo nome – “Jared …”
Com’era possibile?
“Jared …”
“Ehi sono qui, ciao Glam”
Geffen si svegliò di soprassalto.
Era ancora nella sua camera ospedaliera.
Si irritò nel constatarlo.
Jared stava sistemando dei fiori in alcuni vasi sul davanzale: era radioso ed incuriosito: “Stavi sognando? Un incubo forse? Mi auguro di no”
“Ti chiamavo …?”
“Sì Glam, appunto” – e rise, dandogli una carezza sullo zigomo sinistro.
Sapeva del profumo di Farrell, Geffen lo ricordava bene, visto che glielo donava quasi ogni Natale.
“Natale, già … manca molto?”
“No, poche settimane, vedrai che saremo tutti alla End House … A proposito, con Colin pensavamo alla tua convalescenza”
“Vorrei andare a Palm Springs, se me lo permetterai” – chiese con aria speranzosa ed assorta.
Jared reagì con stupore – “Certo Glam, ma cosa dici, quella è la tua casa e … cioè è mia e …” – arrossì.
“E’ un posto di frontiera” – sorrise.
“Frontiera …?”
“Sì, è un limite, che abbiamo oltrepassato, poi siamo tornati indietro” – spiegò sereno.
Jared gli aggiustò i cuscini, dandogli poi un bacio sulla tempia destra – “Sei filosofo stamattina …”
“Ti ho turbato?”
“No Glam … E’ che ultimamente mi hai …” – stava per dire “trascurato”, ma si sentì un idiota, così rimediò con un colpo di tosse.
“Ti ho cosa?” – insistette l’avvocato, prendendogli le mani, mentre Jared stava seduto sul bordo.
“Ecco … Pensavo alla tua storia con Robert e … e poi a Matt”
“E’ il mio solito … girare a vuoto, Jay” – disse rassegnato.
“Matt ti adora”
“Oh sì, me lo dicono tutti, però non capiscono, come del resto succede a lui, che sarebbe meglio mi stesse alla larga.”
“Tu non sei così pericoloso”
“Diciamo che sono un disastro, ok?” – e sorrise mesto.


“Siamo venuti fino a Boston, per adottare il nostro bambino … Non credi sia assurdo, Sammy?”
Il via vai nei corridoi dell’istituto Barnes brulicavano di assistenti sociali e giornalisti.
Un incendio doloso aveva distrutto un intero quartiere, uccidendo centinaia di persone e lasciando parecchi orfani, due dei quali senza alcun parente.
Owen Rice, tramite un conoscente, era stato informato di questa situazione e l’aveva raccontata alla coppia.
Dean si dimostrò da subito indeciso, ma per Sam valeva la pena provarci.
“E poi perché dovrebbero darlo a noi?”
“Senti Dean, il pessimismo dovevi lasciarlo a Los Angeles” – e gli prese un polso, tracciando con il pollice dei segni sulla parte superiore, come fosse un codice segreto per rassicurarlo.
“Lo studio Geffen ha spedito i documenti?”
“Certo, altrimenti non saremmo stati convocati” – replicò calmo.
“Ok Sammy … sono … sono agitatissimo”
“Lo so … non dirlo a me” – e sgranando gli occhi, cercò quelli di Dean.
“Vorrei baciarti” – rispose lui, istintivamente a quello sguardo, che lo stava invadendo dolce.
“Magari … dopo …” – ed avvampò.


Era il decimo fattorino.
Downey aprì la porta, quasi imbarazzato ed a corto di contanti per la mancia.
“Consegna per”
“Sì, sono io!” – esclamò, facendo un saltello, tipico delle sue movenze atletiche.
“Da parte di mr Law” – il ragazzo gli porse una busta.
Conteneva una foto, come le altre: dal principio della loro conoscenza, sino a quell’anno così drammatico per loro.
Sul retro di ogni istantanea, una frase di Jude.
§ Ora ti ho perso … L’ultimo Natale felice, l’abbiamo scattata in montagna, con la nostra Camilla … spero di tornarci presto amore, insieme a voi, che siete il mio mondo … Vi adoro, ti amo Robert, tuo Jude §
Downey si commosse: erano bellissimi, avvolti in plaid rossi ed arancio, con la bimba entusiasta per averli vicini a lei, a custodirne ogni passo.
L’attore prese il telefono, ma il campanello lo interruppe.
“Sarà l’undicesimo …” – mormorò allegro.
In effetti era un incaricato del negozio, dove spesso si recava anche lui per gli addobbi e gli omaggi, durante le varie ricorrenze.
“Signor Downey, questa è per lei …”
Era una scatola lunga.
“Da mr Law?”
“No … Non saprei …”
“Grazie, mi scusi, arrivederci.”

Robert aprì l’involucro, scoprendo un’unica rosa, di un colore mai visto in precedenza, nonostante ne conoscesse parecchie varietà.
Al gambo, una pergamena era stata arrotolata e fissata, con un nastro dorato, come le schegge, che tempestavano i petali viola, di una sfumatura chiarissima.
La calligrafia non era quella di Jude.

§ E’ come sei tu: tra mille volti, i tuoi occhi spiccherebbero, anticipati da un sorriso, capace di alleviarmi anche i dolori più insopportabili.
Potrebbe portare il tuo nome, questa rarità, ma qui risiede l’errore: è stato l’uomo a crearla, con innesti ed incroci, sperimentando e tentando, sino ad ottenerne un risultato straordinario.
Mentre tu, anima mia, vieni da un luogo, dove non esiste cattiveria, un posto sconosciuto agli arroganti, dove il tuo cuore è stato forgiato per distribuire qualcosa di assai più prezioso e inconsueto: il tuo amore.
Ed io ne ho ricevuto abbastanza, per innamorarmi e desiderarti sino alla mia fine, Robert.
Grazie.
Tuo Glam §

Downey crollò su di una sedia, fissando quelle righe.
Pianse, sentendosi confuso, mentre sul tavolo erano distribuite le immagini, inviategli da Jude, che sembrava scrutarlo, da ogni fotogramma.
Come un giudice severo, nonostante sorridesse in quasi ogni posa, accanto al suo Robert.


“Ho letto la relazione del dottor Cody e non vi nascondo le mie iniziali riserve. Il processo Stabler non è certo un buon biglietto da visita per accedere ad un’adozione.”
Dean percepiva ogni sillaba come un chiodo, affondato nel suo petto, sempre più tremante.
Sammy lo avvolse – “Signor Barnes, lei tutela i minori, che le sono stati affidati, però non dimentichi che a nostra volta siamo ricorsi ad un sostegno psicologico mirato, per superare dubbi e traumi pregressi”
Dean non riusciva a dire niente.
“Certo il vostro impegno per non fallire è stato preso in esame attentamente. La commissione del resto vi ha selezionati, tra molti … candidati” – e finalmente sorrise, mitigando la tensione.
“Quindi … cosa manca per …” – anche a Sammy mancò il coraggio di completare il concetto, per l’ansia.
“In California, abbiamo un distaccamento, con dei funzionari severi e scrupolosi: vi faranno visita ogni due giorni, anche senza preavviso e, dopo un periodo diciamo di prova, convalideranno o meno l’adozione”
“L’adoz … l’adozione?” – Dean deglutì a vuoto.
“Sì, dovrete dimostrare che il bambino è perfettamente integrato nel vostro ambiente” – precisò.
Dean e Sammy si guardarono.
“Il … il nostro bambino …” – sussurrano quasi all’unisono.
“Andiamo, la nursery è nell’ala opposta a questa. Casper vi sta aspettando”


“Palm Springs? Credevo di dovere lavorare alla Star House …”
Tom era perplesso, dopo avere appreso quella novità da Geffen.
“E’ per il clima … Avrai a disposizione un autista, il mio body guard”
“Vassily? Se mi pesta un piede, posso buttarlo direttamente” – e rise fragoroso.
“Immagino le ire di Chris … a proposito, come vanno le cose?”
“Dorme sul divano, da sabato …”
“Come mai Tom?”
“Lo fa sempre, quando è offeso … come se avesse tre anni”
Glam sorrise – “Portalo al luna park, magari gli passa”
“Fosse così semplice, a volte ho il sospetto che non abbia avuto neppure un’infanzia, magari i suoi giochi erano una Beretta ed un bersaglio”
“Dimentichi l’auto della polizia, Tom”
“Chris …?!”
“Ciao. Vi stavo spiando, lo dico io, così mi risparmio una tirata d’orecchie”
Era sorridente, vestito di jeans e t-shirt piuttosto aderenti, la faccia pulita, gli occhi illuminati da ciò che provava per Tom.
“Buongiorno” – disse Glam, posando il tablet sul comodino.
“Buongiorno signor Geffen: posso parlarle, in privato?” – chiese con garbo.
“Certo. Tom ci vediamo in palestra tra dieci minuti, come al solito?”
“Sì … sì, ok …” – disse incerto.
“Tu ed io ci vediamo a cena, ok Tommy?” – e cingendolo per i fianchi, gli schioccò un bacio sulla bocca, molto tenero ed intenso.
Il terapista annuì, accendendosi sulle gote asciutte.


“E’ … è tutto terribilmente strano Sammy … e … e stupendo”
Casper sgambettava nel suo portantino, assicurato al comodo ed ampio sedile, all’interno del jet di Rice.
“Owen è stato gentile a sostenerci … Del resto ci conosciamo poco …” – sussurrò Sam, senza riuscire a smettere di osservare ogni espressione del loro cucciolo.
“E’ un uomo particolare, con un carattere fatto di alti e bassi, così me l’ha raccontato Jared” – gli confidò.
“Io credo sia ancora preso da Shan, magari proverà a riconquistarlo”
“Lo credi sul serio Sammy? Sarebbe un progetto romantico, ma Owen deve sbrigarsi: i Mars partiranno a breve per il loro nuovo tour, con Kevin e Chris”
“Ci porteremo Casper, magari al concerto di New York” – disse entusiasta, baciando i piedini di quel fagotto dalla simpatia contagiosa.
Dean appoggiò il capo sulla sua spalla, Sammy gli baciò i capelli e, nonostante fosse il più giovane tra i due, si sentì orgoglioso di essere responsabile della loro nuova, fantastica, famiglia.



Casper e Sammy (in realtà Jared Padalecki con il suo vero figlio neonato) XD

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