Capitolo n. 8 - zen
Le ombre, lente, che
lo precedevano, avevano la forma del suo corpo e di due stampelle, utili a non
farlo cadere.
Il profumo dell’oceano
era pungente, la luce del sole quasi lo accecava, ma tra i suoni gradevoli dell’alba,
la voce ed il sorriso di chi stava invece correndo alle sue spalle, sembrò
arrivargli come la prima onda dell’alta marea.
Si girò, sentendo
ogni fibra sorridere, davanti a lui, che non cambiava mai, nei lineamenti e
nella gioia di vederlo.
“Sei tornato qui …
allora non mentivi …”
“Perché avrei dovuto?
Ciao Jared …”
Lo abbracciò, senza
rendersi conto di come e di quando gli si fosse avvicinato così tanto perché ciò
avvenisse.
La sabbia era
soffice, sotto le ginocchia, il riverbero più tenue, all’improvviso, come i toni
delle parole, quasi ovattate, lontane.
Si stavano baciando,
ma lui continuava a ripetere il suo nome – “Jared …”
Com’era possibile?
“Jared …”
“Ehi sono qui, ciao
Glam”
Geffen si svegliò di
soprassalto.
Era ancora nella sua
camera ospedaliera.
Si irritò nel
constatarlo.
Jared stava
sistemando dei fiori in alcuni vasi sul davanzale: era radioso ed incuriosito: “Stavi
sognando? Un incubo forse? Mi auguro di no”
“Ti chiamavo …?”
“Sì Glam, appunto” –
e rise, dandogli una carezza sullo zigomo sinistro.
Sapeva del profumo di
Farrell, Geffen lo ricordava bene, visto che glielo donava quasi ogni Natale.
“Natale, già … manca
molto?”
“No, poche settimane,
vedrai che saremo tutti alla End House … A proposito, con Colin pensavamo alla
tua convalescenza”
“Vorrei andare a Palm
Springs, se me lo permetterai” – chiese con aria speranzosa ed assorta.
Jared reagì con
stupore – “Certo Glam, ma cosa dici, quella è la tua casa e … cioè è mia e …” –
arrossì.
“E’ un posto di
frontiera” – sorrise.
“Frontiera …?”
“Sì, è un limite, che
abbiamo oltrepassato, poi siamo tornati indietro” – spiegò sereno.
Jared gli aggiustò i
cuscini, dandogli poi un bacio sulla tempia destra – “Sei filosofo stamattina …”
“Ti ho turbato?”
“No Glam … E’ che
ultimamente mi hai …” – stava per dire “trascurato”, ma si sentì un idiota,
così rimediò con un colpo di tosse.
“Ti ho cosa?” –
insistette l’avvocato, prendendogli le mani, mentre Jared stava seduto sul
bordo.
“Ecco … Pensavo alla
tua storia con Robert e … e poi a Matt”
“E’ il mio solito …
girare a vuoto, Jay” – disse rassegnato.
“Matt ti adora”
“Oh sì, me lo dicono
tutti, però non capiscono, come del resto succede a lui, che sarebbe meglio mi
stesse alla larga.”
“Tu non sei così
pericoloso”
“Diciamo che sono un
disastro, ok?” – e sorrise mesto.
“Siamo venuti fino a
Boston, per adottare il nostro bambino … Non credi sia assurdo, Sammy?”
Il via vai nei
corridoi dell’istituto Barnes brulicavano di assistenti sociali e giornalisti.
Un incendio doloso
aveva distrutto un intero quartiere, uccidendo centinaia di persone e lasciando
parecchi orfani, due dei quali senza alcun parente.
Owen Rice, tramite un
conoscente, era stato informato di questa situazione e l’aveva raccontata alla
coppia.
Dean si dimostrò da
subito indeciso, ma per Sam valeva la pena provarci.
“E poi perché dovrebbero
darlo a noi?”
“Senti Dean, il
pessimismo dovevi lasciarlo a Los Angeles” – e gli prese un polso, tracciando
con il pollice dei segni sulla parte superiore, come fosse un codice segreto
per rassicurarlo.
“Lo studio Geffen ha
spedito i documenti?”
“Certo, altrimenti
non saremmo stati convocati” – replicò calmo.
“Ok Sammy … sono …
sono agitatissimo”
“Lo so … non dirlo a
me” – e sgranando gli occhi, cercò quelli di Dean.
“Vorrei baciarti” –
rispose lui, istintivamente a quello sguardo, che lo stava invadendo dolce.
“Magari … dopo …” –
ed avvampò.
Era il decimo
fattorino.
Downey aprì la porta,
quasi imbarazzato ed a corto di contanti per la mancia.
“Consegna per”
“Sì, sono io!” –
esclamò, facendo un saltello, tipico delle sue movenze atletiche.
“Da parte di mr Law” –
il ragazzo gli porse una busta.
Conteneva una foto,
come le altre: dal principio della loro conoscenza, sino a quell’anno così
drammatico per loro.
Sul retro di ogni
istantanea, una frase di Jude.
§ Ora ti ho perso … L’ultimo
Natale felice, l’abbiamo scattata in montagna, con la nostra Camilla … spero di
tornarci presto amore, insieme a voi, che siete il mio mondo … Vi adoro, ti amo
Robert, tuo Jude §
Downey si commosse:
erano bellissimi, avvolti in plaid rossi ed arancio, con la bimba entusiasta
per averli vicini a lei, a custodirne ogni passo.
L’attore prese il
telefono, ma il campanello lo interruppe.
“Sarà l’undicesimo …”
– mormorò allegro.
In effetti era un
incaricato del negozio, dove spesso si recava anche lui per gli addobbi e gli
omaggi, durante le varie ricorrenze.
“Signor Downey,
questa è per lei …”
Era una scatola
lunga.
“Da mr Law?”
“No … Non saprei …”
“Grazie, mi scusi, arrivederci.”
Robert aprì l’involucro,
scoprendo un’unica rosa, di un colore mai visto in precedenza, nonostante ne
conoscesse parecchie varietà.
Al gambo, una
pergamena era stata arrotolata e fissata, con un nastro dorato, come le
schegge, che tempestavano i petali viola, di una sfumatura chiarissima.
La calligrafia non
era quella di Jude.
§ E’ come sei tu: tra
mille volti, i tuoi occhi spiccherebbero, anticipati da un sorriso, capace di
alleviarmi anche i dolori più insopportabili.
Potrebbe portare il
tuo nome, questa rarità, ma qui risiede l’errore: è stato l’uomo a crearla, con
innesti ed incroci, sperimentando e tentando, sino ad ottenerne un risultato
straordinario.
Mentre tu, anima mia,
vieni da un luogo, dove non esiste cattiveria, un posto sconosciuto agli arroganti,
dove il tuo cuore è stato forgiato per distribuire qualcosa di assai più
prezioso e inconsueto: il tuo amore.
Ed io ne ho ricevuto
abbastanza, per innamorarmi e desiderarti sino alla mia fine, Robert.
Grazie.
Tuo Glam §
Downey crollò su di
una sedia, fissando quelle righe.
Pianse, sentendosi
confuso, mentre sul tavolo erano distribuite le immagini, inviategli da Jude,
che sembrava scrutarlo, da ogni fotogramma.
Come un giudice
severo, nonostante sorridesse in quasi ogni posa, accanto al suo Robert.
“Ho letto la
relazione del dottor Cody e non vi nascondo le mie iniziali riserve. Il
processo Stabler non è certo un buon biglietto da visita per accedere ad un’adozione.”
Dean percepiva ogni
sillaba come un chiodo, affondato nel suo petto, sempre più tremante.
Sammy lo avvolse – “Signor
Barnes, lei tutela i minori, che le sono stati affidati, però non dimentichi
che a nostra volta siamo ricorsi ad un sostegno psicologico mirato, per superare
dubbi e traumi pregressi”
Dean non riusciva a
dire niente.
“Certo il vostro
impegno per non fallire è stato preso in esame attentamente. La commissione del
resto vi ha selezionati, tra molti … candidati” – e finalmente sorrise,
mitigando la tensione.
“Quindi … cosa manca
per …” – anche a Sammy mancò il coraggio di completare il concetto, per l’ansia.
“In California, abbiamo
un distaccamento, con dei funzionari severi e scrupolosi: vi faranno visita
ogni due giorni, anche senza preavviso e, dopo un periodo diciamo di prova,
convalideranno o meno l’adozione”
“L’adoz … l’adozione?”
– Dean deglutì a vuoto.
“Sì, dovrete
dimostrare che il bambino è perfettamente integrato nel vostro ambiente” –
precisò.
Dean e Sammy si
guardarono.
“Il … il nostro
bambino …” – sussurrano quasi all’unisono.
“Andiamo, la nursery
è nell’ala opposta a questa. Casper vi sta aspettando”
“Palm Springs?
Credevo di dovere lavorare alla Star House …”
Tom era perplesso,
dopo avere appreso quella novità da Geffen.
“E’ per il clima …
Avrai a disposizione un autista, il mio body guard”
“Vassily? Se mi pesta
un piede, posso buttarlo direttamente” – e rise fragoroso.
“Immagino le ire di
Chris … a proposito, come vanno le cose?”
“Dorme sul divano, da
sabato …”
“Come mai Tom?”
“Lo fa sempre, quando
è offeso … come se avesse tre anni”
Glam sorrise – “Portalo
al luna park, magari gli passa”
“Fosse così semplice,
a volte ho il sospetto che non abbia avuto neppure un’infanzia, magari i suoi
giochi erano una Beretta ed un bersaglio”
“Dimentichi l’auto
della polizia, Tom”
“Chris …?!”
“Ciao. Vi stavo
spiando, lo dico io, così mi risparmio una tirata d’orecchie”
Era sorridente,
vestito di jeans e t-shirt piuttosto aderenti, la faccia pulita, gli occhi
illuminati da ciò che provava per Tom.
“Buongiorno” – disse Glam,
posando il tablet sul comodino.
“Buongiorno signor
Geffen: posso parlarle, in privato?” – chiese con garbo.
“Certo. Tom ci
vediamo in palestra tra dieci minuti, come al solito?”
“Sì … sì, ok …” –
disse incerto.
“Tu ed io ci vediamo
a cena, ok Tommy?” – e cingendolo per i fianchi, gli schioccò un bacio sulla
bocca, molto tenero ed intenso.
Il terapista annuì,
accendendosi sulle gote asciutte.
“E’ … è tutto
terribilmente strano Sammy … e … e stupendo”
Casper sgambettava
nel suo portantino, assicurato al comodo ed ampio sedile, all’interno del jet
di Rice.
“Owen è stato gentile
a sostenerci … Del resto ci conosciamo poco …” – sussurrò Sam, senza riuscire a
smettere di osservare ogni espressione del loro cucciolo.
“E’ un uomo
particolare, con un carattere fatto di alti e bassi, così me l’ha raccontato
Jared” – gli confidò.
“Io credo sia ancora preso
da Shan, magari proverà a riconquistarlo”
“Lo credi sul serio
Sammy? Sarebbe un progetto romantico, ma Owen deve sbrigarsi: i Mars partiranno
a breve per il loro nuovo tour, con Kevin e Chris”
“Ci porteremo Casper,
magari al concerto di New York” – disse entusiasta, baciando i piedini di quel
fagotto dalla simpatia contagiosa.
Dean appoggiò il capo
sulla sua spalla, Sammy gli baciò i capelli e, nonostante fosse il più giovane tra
i due, si sentì orgoglioso di essere responsabile della loro nuova, fantastica,
famiglia.
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