Capitolo n. 18 - zen
“Ecco fatto …”
Kevin sorrise,
allacciando l’ultimo bottone della camicia di Geffen, che gli strinse i polsi,
con cura e ne baciò i palmi delle mani fresche.
Un istante dopo lo
avvolse, rimanendo in silenzio, dopo che si erano guardati per un attimo
interminabile, alla fine di quell’esame odioso.
“Daddy …”
“Dobbiamo comprare i
regali …” – disse staccandosi frettoloso ed emozionato.
“Sì, magari un nuovo
bradipo per il nostro Lula …”
“No, per carità, il
suo è sacro Kevin” – sorrise, infilandosi la giacca e sedendosi su di una
panca.
“Glam tutto bene?”
Geffen annuì,
riaccendendo il cellulare e notando parecchie chiamate.
Kevin fece lo stesso.
“Ma … Jared mi ha
telefonato cinque volte daddy”
“Anche a me, c’è
anche un messaggio” – ed inserì il viva voce.
§ Glam sono io,
ascolta stiamo venendo in ospedale, Robert ha avuto un malore mentre era qui da
Antonio, richiamami appena puoi, grazie e … e scusami §
La sua voce era
concitata.
Glam impallidì,
restando immobile, mentre Kevin componeva il numero di Jared, per sapere dove
fossero esattamente.
“Si tratta di una
minuscola ulcera, vedete, qui …”
Scott indicò un punto
all’altezza della gola di Robert, sulla lastra appoggiata ad un visore
apposito: Jude lo stava ascoltando, lo sguardo vitreo, l’aria di chi non capiva
ciò che il medico gli stava spiegando.
Sentiva le braccia di
Colin sorreggerlo, il suo tono pacato, nell’interagire mestamente con Scott,
che proseguì nella sua diagnosi.
“Abbiamo rilevato un
aumento di pressione, quindi questa piaga si è come aperta, da qui l’emorragia,
già rimarginata e senza conseguenze” – sorrise, poi ridivenne serio.
“In compenso le
analisi hanno evidenziato l’uso di un farmaco a base di morfina: che tu sappia
Jude, aveva forse dei dolori Robert di recente?”
“Co-cosa …?” –
replicò flebile ed assente.
“Sì, magari un lieve
trauma … Lui non mi ha dato spiegazioni in merito” – spiegò perplesso.
“E’ sveglio quindi?”
“Sì, certo, da circa
trenta minuti, ma sta riposando è leggermente sedato. Lo vedrai più tardi.”
“Non so niente di
queste medicine e poi …” – prese fiato – “Poi non vorrei che avesse una
recidiva, tu lo escludi, vero Scott?”
“La sua malattia è
stata ben curata all’epoca e gli esami sono negativi. Siamo stati scrupolosi,
per cui occupiamoci del suo stato psico-fisico: ha subito degli stress di
recente, a parte l’incidente?”
Jude si appoggiò al
muro, Colin si grattò la nuca, notando a distanza l’arrivo di Glam e Kevin,
seguiti da Jared, che stava illustrando loro la situazione.
“Come se tu non lo
sapessi Scott … sei culo e camicia con Geffen” – sbottò con afflizione
l’inglese, poi vide a propria volta l’avvocato incedere lento ed assorto, verso
di loro.
“Prego …? No, senti”
– ma il dottore non ebbe il tempo di concludere la sua frase, che Glam educatamente
lo interruppe.
“Con il permesso di
Jude, vorrei vedere Robert” – chiese risoluto.
Law lo fissò
stranito, mentre gli astanti erano in attesa di una sua reazione smodata.
Due lacrime gli
solcarono il viso sconvolto, facendogli fare una similitudine mentale a quelle
che scesero dagli occhi di Glam pochi giorni prima.
“Sì … vai pure” – e
chiudendosi a riccio, si rannicchiò su di una sedia, confortato da Colin e
Kevin, mentre Jared era come in bilico tra il seguire Glam od aspettarne il
ritorno.
Scott fu chiamato
all’interfono per un’urgenza e sparì in un ascensore, senza aggiungere altro.
“Devi andare al
lavoro Tom?”
“No, ho preso un
giorno di ferie … e tu?” – gli sorrise, sistemandosi meglio sotto la sua ala,
restando intrecciati e nudi sotto al piumino.
“Oggi pomeriggio,
sino alle dieci, dovrai cenare da solo e … e mi dispiace”
“Ci sono abituato,
non preoccuparti” – gli soffiò nel collo, poi gli baciò il capezzolo destro.
“Tommy io pensavo …”
“Sì?”
Le sue iridi erano
grandi, fatte di un cielo in cui Chris amava sentirsi libero, galleggiando e
planando, al sicuro da qualsiasi avversità; l’amore di Tom gli trasmetteva una
forza assurda, ma, sino a quell’istante, incapace di fargli compiere un passo
decisivo.
“Verso le otto e
trenta io ed i colleghi ci riuniamo al Tao Bar … Per una pausa, insomma”
“Mi sembra giusto” –
rise, stendendosi sopra di lui.
“Volevo che tu fossi
lì, stasera, con noi, così ti presento”
Tom ebbe un tremolio,
fatto di stupore ed immediata gratitudine – “Ne … ne sei sicuro Chris?”
“Al cento per cento.
Ci sarai allora?”
Robert lo sentì
arrivare, ancora prima che spuntasse dalla porta scorrevole: non si spiegava
come, ma erano come collegati telepaticamente.
L’attore era disteso
sul fianco sinistro, le braccia mollemente aggrappate al cuscino, le iridi
liquide.
Glam prese una sedia,
avvicinandosi il più possibile, facendo attenzione ai cavi posizionati su
Robert e collegati a dei monitor digitali.
Downey lo fissò,
accennando un sorriso – “Scusami …”
Geffen fece aderire
le loro fronti, spostando con le dita ciocche di capelli e qualche lacrima, dal
volto di Robert, che ormai si era incastrato in quello dell’altro.
“Non lasciarmi Glam …”
– disse quasi impercettibile.
“Non accadrà più
Robert”
“Ok io ti ci ho
portato a casa Jude, ma adesso calmati e ragioniamo!”
L’ansia di Colin
sembrava rimbalzare sulla schiena di Law, mentre questi provvedeva a riunire in
una sacca pochi indumenti, il passaporto ed un album di foto di famiglia,
quella creata con Robert e Camilla.
Si bloccò di colpo,
quando un’istantanea scivolò sul tappeto da quella raccolta ormai datata.
Ritraeva la coppia il
giorno dell’adozione, poco prima di ripartire da Haiti.
Negli occhi di
entrambi albergavano gioia e paura per quella nuova esperienza, per quella
sfida, che li avrebbe uniti definitivamente o almeno così credevano.
Jude la raccolse,
commuovendosi, ma senza piangere.
La sua compostezza e
determinazione impressionarono Colin, che si sentì impotente al cospetto di una
simile disperata scelta.
“Ti scriverò Colin e …”
– si girò per fissarlo – “… e ti porterò sempre nel cuore, come una delle
persone migliori io abbia mai conosciuto”
“Jude …” – la sua
voce tremò, come tutto dentro di lui.
“Porto mia figlia a
Londra, dai suoi fratelli e sorelle, trascorreremo le feste con loro e le mie
due ex, poi abiteremo nell’alloggio comprato insieme a Rob … Non tornerò più
qui … Non ci riuscirò, per molto tempo Colin”
“Ti ringrazio per
avermelo detto …”
“Cosa pensavi? Che
sparissi in qualche isola sperduta? Se solo potessi lo farei, ma ho delle
responsabilità, anche se ho commesso degli errori madornali!”
“Jude forse le cose
possono ancora essere recuperate e”
“NON DIRMI CAZZATE
COLIN!!” – e quasi si schiantò con le scapole contro la parete – “Con Robert è
finita … niente di lui mi vuole più … Proprio niente”
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