Capitolo n. 11 - zen
Geffen imprecò a
mezza voce, strizzando le palpebre.
“Aspetta ci penso io …”
“Dio come sei
servizievole, Matt!” – sbottò nervoso, affossandosi sul divano.
La villa di Palm
Springs era immutata negli arredi e nell’atmosfera.
Jared non ci aveva
più messo piede, ma, in compenso, il frigo era pieno di viveri, apprezzati dall’avvocato,
oltre ad un biglietto, con stampate le manine dei bambini, in saluto a Glam.
§ Bentornato,
stavolta al rifornimento ho pensato io, un bacio JJ §
“Scusami … le gambe
non mi reggono e sono idrofobo” – bofonchiò, piegando quel foglio, per riporlo
nella valigetta del computer.
“Pensi già al lavoro?”
– Matt gli sorrise, mentre tutto gli moriva dentro.
Geffen era ostile,
irritabile e scostante: era stato chiaro, doveva stargli alla larga, perché si
sarebbe fatto del male.
Matt non era il suo
infermiere, non era il caso perdesse tempo e, per qualsiasi altra circostanza,
non aveva possibilità alcuna.
Glam amava Robert e,
quasi a sottintenderlo, c’erano comunque altri uomini prima di Matt, in una
lunga lista di cuori infranti dal suo caratteraccio.
“Vuoi fare un bagno,
una doccia …?” – chiese esitante, provando a preparare un caffè.
“No … magari più
tardi. Ti telefono stasera, grazie per avermi accompagnato”
Matt si irrigidì – “Non
ti lascio qui da solo.”
“Riuscirò a
sopravvivere e, per dare sfoggio della mia arroganza storica, posso
tranquillamente affermare che in parecchi hanno tentato di farmi fuori, senza
successo, come vedi. Quindi so badare a me stesso” – replicò fissandolo greve.
“Ed io per evidenziare
il mio carattere da imbecille, posso ribattere che se ci fosse Jared oppure
Robert al posto mio, non vorresti altrettanto.”
“Sei intelligente e
sveglio, questa ne è la conferma lampante. Arrivederci Matt.”
Casper sgambettava
tra i suoi due papà, ridendo come un pazzo al loro solletico, sul lettone.
“Gli cambio la tutina
Sam?”
“Sarebbe la seconda
da stamani, non mi pare il caso amore”
“Nostro figlio deve
essere perfetto, in ogni istante della giornata …” – sembrò giustificarsi, ma
il motivo era diverso.
Sam sospirò – “So che
sono sempre in agguato e ci tormenteranno per mesi, Brandon ci ha preparati
Dean … Non devi preoccuparti, Casper è sano, ben nutrito e coccolato, cosa
potrebbero avere da obiettare?” – ribatté fermo.
“Vorrei avere la tua
sicurezza Sammy …” – e si prese il bimbo sul cuore, baciandolo tra i capelli.
“Non essere
apprensivo … Potresti non godere a pieno di questo periodo, con il nostro
cucciolo, capisci?”
Dean annuì mesto,
lasciando che Sam avvolgesse entrambi, per cullarli.
Quando suonarono alla
porta trasalirono.
“Vado io”
“Ok Sam …”
Era Owen, per
fortuna.
“Ehi ciao … Entra, i
miei ragazzi sono di là” – gli sorrise radioso.
“Ciao Sam, ho portato
qualche regalo e la mia July”
“Principessa
benvenuta …”
“Dov’è il mio
cuinetto??” – e rise.
“Cuginetto piccola, è
di là, ma non correre, ok?” – le disse dolce Owen.
“Casper!!” – e si
precipitò, portando in dono un enorme orso di peluche.
“Ti preparo qualcosa …?
Ho sfornato dei biscotti all’alba.”
“Volentieri … Come
procede?”
“Siamo sempre sotto
osservazione, Dean è infastidito più di me, però è la prassi … Abbiamo un
colloquio tra una settimana, dove ci illustreranno eventuali lamentele.”
“Non ce ne saranno
Sam, altrimenti sarebbero dei pazzi” – obiettò Rice, sorseggiando un delizioso
infuso orientale.
“E’ perché sono
troppo giovane?”
Geffen lo scrutò.
Matt aveva acceso il caminetto e si era seduto su di un pouf in pelle bianca
trapuntata, poco distante da lui.
“Che gioco vogliamo
giocare? L’età non centra”
“E’ … il mio
carattere? Potrei cambiare ciò che”
“No, aspetta,
aspetta! Che fesserie stai dicendo, Matt? Non lo dovrai fare mai per nessuno
una cosa del genere, è un consiglio paterno”
“Risparmiami, detesto
le prediche”
“In compenso vorresti
avere una relazione con me, che potrei essere quasi tuo nonno!” – Geffen rise.
“Ora esageri …” – e tirò
su dal naso, stringendosi nelle spalle.
“Hai freddo?”
“Un po’ Glam …”
“Ci sono delle
coperte nel baule lì dietro, ma anche una comodissima Mercedes, di tua
proprietà, con tanto di riscaldamento, perfetta per un sereno rientro a Los
Angeles.”
“Sei odioso!” – e scattò
in piedi, stizzito.
“L’hai capito, alla
buon’ora” – ribadì cinico.
“Cosa pensi di avere,
un futuro con Robert?? Il tuo coetaneo preferito?” – sbottò.
“No, assolutamente” –
rispose serafico, senza battere ciglio.
“Spiegami il motivo
per non darmi almeno una chance!”
“Detesto ripetermi …”
“Non valgo neppure
questo, un po’ del tuo fiato: sembravi non averne l’altro giorno all’ospedale,
eri così indifeso ed io stavo da cani nel vederti soffrire! A te non importa,
ma io non riesco a togliermi dalla testa e dal cuore un mare di sensazioni, che
non ho mai provato per nessuno! Nessuno cazzo!!”
“Matt ascolta …
calmiamoci … Ho esagerato”
“No, è la tua tattica
e quando ne hai una Glam, la porti avanti come un caterpillar!” – disse in
preda all’esasperazione.
“Sì … hai ragione …
Potremmo …” – inspirò – “Potrei invitarti fuori a cena? E’ sabato sera, conosco
un locale a Malibu tranquillo ed un cuoco italiano straordinario” – sorrise, un
po’ impacciato.
Matt non sapeva bene
dove mettere le mani, per la gioia e la sorpresa, mentre pensava che gli
avrebbe voluto solo dare un bacio colmo di gratitudine.
Se ne rimase impalato
contro la parete, scuotendosi dopo alcuni secondi, per non giocarsi quell’occasione
inaspettata.
“Sarebbe … fantastico”
– disse flebile.
“D’accordo, faccio
una telefonata e prenoto.”
I polpastrelli di
Jared esitarono sulle maioliche imperlate di vapore.
Colin lo aveva
sollevato lentamente, brandendo i suoi fianchi sottili e, facendolo emergere
dall’acqua tiepida, lo girò verso il muro piastrellato, in quel bagno turco,
che frequentavano da anni.
Gli baciò la nuca,
mentre le sue mani gli massaggiavano le scapole, dove presto la sua bocca
scese, spargendo anche piccoli morsi.
Leccò poi la sua
spina dorsale, destando in Jared gemiti e sussurri: ripeteva il nome di
Farrell, come un mantra.
Quando l’irlandese si
inginocchiò nuovamente, tracciando una linea con i pollici tra i glutei sodi
del compagno, schiudendoli alla propria lingua capace, pronta a penetrarlo,
Jared gridò piano.
“Vuoi supplicarmi …?”
– disse roco l’attore.
Leto scosse il capo,
in segno di diniego.
“Fammi qualunque cosa
…” – ansimò, sentendosi divorare l’addome da un primo orgasmo.
Colin lo dilatò
meglio – “Non toccarti, non provarci Jay”
In effetti non servì:
Jared venne copioso nel palmo sinistro di Colin, ormai in piedi e pronto a
farlo suo, con un’irruente prestanza.
“Cole!” – reagì,
strangolato dagli spasmi e cinturato dalle braccia forti dell’altro, che ormai
gli era risalito dentro, trovandolo stretto, ma accogliente.
“Caldo e bagnato … tu
non cambierai mai Jared … Guai a te se …”
Colin deglutì, poi si
ossigenò per lo sforzo.
Per Jared i cartigli
in smalto blu ed ocra ormai ondeggiavano nelle proprie iridi, seguendo il ritmo
del suo corpo, in balia di spinte progressive e bollenti.
“Se cosa …?” –
sorrise malizioso, distraendosi per un attimo da quella lussuria dilagante.
Farrell lo strinse
più vigoroso, poi gli azzannò delicatamente la porzione di pelle tra spalla
destra e collo, succhiando e lappando, come una belva amorevole, che stava per accanirsi
sulla sua preda senza più freni inibitori.
“Ti … ti sto …
venendo den ahhhh” – Colin rimescolò e trangugiò quelle parole, esplodendo nel
canale di muscoli e terminazioni nervose di Jared, che quasi perse i sensi, per
la gioia e l’appagamento reciproco.
Jared si ritrovò sul
bordo di quella vasca quadrata e poco profonda: Colin ne ebbe cura, permettendogli
di raggomitolarsi sul giaciglio in damaschi e sete, dove si stesero,
tamponandosi a vicenda con spugne coloratissime.
“Ti amo …” – dissero all’unisono,
prima di addormentarsi.
Avrebbero trascorso
il fine settimana in quel resort ispirato al Marocco e la prima notte doveva
diventare indimenticabile, prima di dedicarsi alle imminenti feste,
ritrovandosi la casa piena di parenti ed amici, che li avrebbero travolti con
chiacchiere, progetti e canti natalizi, come da tradizione.
Farrell aveva
ritagliato quel momento tra numerosi impegni lavorativi, dimostrando, ancora
una volta, che il marito era la sua priorità assoluta.
Jared avrebbe voluto cristallizzarsi,
insieme al suo amore più grande, in quell’atmosfera idilliaca, pur sapendo che
era impossibile: una consapevolezza che a tratti lo uccideva, senza comunque
intaccare la felicità pulita e totale, che stavano condividendo, finalmente.
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