lunedì 19 novembre 2012

ZEN - CAPITOLO N. 11



Capitolo n. 11  -  zen


Geffen imprecò a mezza voce, strizzando le palpebre.
“Aspetta ci penso io …”
“Dio come sei servizievole, Matt!” – sbottò nervoso, affossandosi sul divano.
La villa di Palm Springs era immutata negli arredi e nell’atmosfera.
Jared non ci aveva più messo piede, ma, in compenso, il frigo era pieno di viveri, apprezzati dall’avvocato, oltre ad un biglietto, con stampate le manine dei bambini, in saluto a Glam.
§ Bentornato, stavolta al rifornimento ho pensato io, un bacio JJ §

“Scusami … le gambe non mi reggono e sono idrofobo” – bofonchiò, piegando quel foglio, per riporlo nella valigetta del computer.
“Pensi già al lavoro?” – Matt gli sorrise, mentre tutto gli moriva dentro.
Geffen era ostile, irritabile e scostante: era stato chiaro, doveva stargli alla larga, perché si sarebbe fatto del male.
Matt non era il suo infermiere, non era il caso perdesse tempo e, per qualsiasi altra circostanza, non aveva possibilità alcuna.
Glam amava Robert e, quasi a sottintenderlo, c’erano comunque altri uomini prima di Matt, in una lunga lista di cuori infranti dal suo caratteraccio.
“Vuoi fare un bagno, una doccia …?” – chiese esitante, provando a preparare un caffè.
“No … magari più tardi. Ti telefono stasera, grazie per avermi accompagnato”
Matt si irrigidì – “Non ti lascio qui da solo.”
“Riuscirò a sopravvivere e, per dare sfoggio della mia arroganza storica, posso tranquillamente affermare che in parecchi hanno tentato di farmi fuori, senza successo, come vedi. Quindi so badare a me stesso” – replicò fissandolo greve.
“Ed io per evidenziare il mio carattere da imbecille, posso ribattere che se ci fosse Jared oppure Robert al posto mio, non vorresti altrettanto.”
“Sei intelligente e sveglio, questa ne è la conferma lampante. Arrivederci Matt.”


Casper sgambettava tra i suoi due papà, ridendo come un pazzo al loro solletico, sul lettone.
“Gli cambio la tutina Sam?”
“Sarebbe la seconda da stamani, non mi pare il caso amore”
“Nostro figlio deve essere perfetto, in ogni istante della giornata …” – sembrò giustificarsi, ma il motivo era diverso.
Sam sospirò – “So che sono sempre in agguato e ci tormenteranno per mesi, Brandon ci ha preparati Dean … Non devi preoccuparti, Casper è sano, ben nutrito e coccolato, cosa potrebbero avere da obiettare?” – ribatté fermo.
“Vorrei avere la tua sicurezza Sammy …” – e si prese il bimbo sul cuore, baciandolo tra i capelli.
“Non essere apprensivo … Potresti non godere a pieno di questo periodo, con il nostro cucciolo, capisci?”
Dean annuì mesto, lasciando che Sam avvolgesse entrambi, per cullarli.
Quando suonarono alla porta trasalirono.
“Vado io”
“Ok Sam …”
Era Owen, per fortuna.
“Ehi ciao … Entra, i miei ragazzi sono di là” – gli sorrise radioso.
“Ciao Sam, ho portato qualche regalo e la mia July”
“Principessa benvenuta …”
“Dov’è il mio cuinetto??” – e rise.
“Cuginetto piccola, è di là, ma non correre, ok?” – le disse dolce Owen.
“Casper!!” – e si precipitò, portando in dono un enorme orso di peluche.
“Ti preparo qualcosa …? Ho sfornato dei biscotti all’alba.”
“Volentieri … Come procede?”
“Siamo sempre sotto osservazione, Dean è infastidito più di me, però è la prassi … Abbiamo un colloquio tra una settimana, dove ci illustreranno eventuali lamentele.”
“Non ce ne saranno Sam, altrimenti sarebbero dei pazzi” – obiettò Rice, sorseggiando un delizioso infuso orientale.


“E’ perché sono troppo giovane?”
Geffen lo scrutò. Matt aveva acceso il caminetto e si era seduto su di un pouf in pelle bianca trapuntata, poco distante da lui.
“Che gioco vogliamo giocare? L’età non centra”
“E’ … il mio carattere? Potrei cambiare ciò che”
“No, aspetta, aspetta! Che fesserie stai dicendo, Matt? Non lo dovrai fare mai per nessuno una cosa del genere, è un consiglio paterno”
“Risparmiami, detesto le prediche”
“In compenso vorresti avere una relazione con me, che potrei essere quasi tuo nonno!” – Geffen rise.
“Ora esageri …” – e tirò su dal naso, stringendosi nelle spalle.
“Hai freddo?”
“Un po’ Glam …”
“Ci sono delle coperte nel baule lì dietro, ma anche una comodissima Mercedes, di tua proprietà, con tanto di riscaldamento, perfetta per un sereno rientro a Los Angeles.”
“Sei odioso!” – e scattò in piedi, stizzito.
“L’hai capito, alla buon’ora” – ribadì cinico.
“Cosa pensi di avere, un futuro con Robert?? Il tuo coetaneo preferito?” – sbottò.
“No, assolutamente” – rispose serafico, senza battere ciglio.
“Spiegami il motivo per non darmi almeno una chance!”
“Detesto ripetermi …”
“Non valgo neppure questo, un po’ del tuo fiato: sembravi non averne l’altro giorno all’ospedale, eri così indifeso ed io stavo da cani nel vederti soffrire! A te non importa, ma io non riesco a togliermi dalla testa e dal cuore un mare di sensazioni, che non ho mai provato per nessuno! Nessuno cazzo!!”
“Matt ascolta … calmiamoci … Ho esagerato”
“No, è la tua tattica e quando ne hai una Glam, la porti avanti come un caterpillar!” – disse in preda all’esasperazione.
“Sì … hai ragione … Potremmo …” – inspirò – “Potrei invitarti fuori a cena? E’ sabato sera, conosco un locale a Malibu tranquillo ed un cuoco italiano straordinario” – sorrise, un po’ impacciato.
Matt non sapeva bene dove mettere le mani, per la gioia e la sorpresa, mentre pensava che gli avrebbe voluto solo dare un bacio colmo di gratitudine.
Se ne rimase impalato contro la parete, scuotendosi dopo alcuni secondi, per non giocarsi quell’occasione inaspettata.
“Sarebbe … fantastico” – disse flebile.
“D’accordo, faccio una telefonata e prenoto.”


I polpastrelli di Jared esitarono sulle maioliche imperlate di vapore.
Colin lo aveva sollevato lentamente, brandendo i suoi fianchi sottili e, facendolo emergere dall’acqua tiepida, lo girò verso il muro piastrellato, in quel bagno turco, che frequentavano da anni.
Gli baciò la nuca, mentre le sue mani gli massaggiavano le scapole, dove presto la sua bocca scese, spargendo anche piccoli morsi.
Leccò poi la sua spina dorsale, destando in Jared gemiti e sussurri: ripeteva il nome di Farrell, come un mantra.
Quando l’irlandese si inginocchiò nuovamente, tracciando una linea con i pollici tra i glutei sodi del compagno, schiudendoli alla propria lingua capace, pronta a penetrarlo, Jared gridò piano.
“Vuoi supplicarmi …?” – disse roco l’attore.
Leto scosse il capo, in segno di diniego.
“Fammi qualunque cosa …” – ansimò, sentendosi divorare l’addome da un primo orgasmo.
Colin lo dilatò meglio – “Non toccarti, non provarci Jay”
In effetti non servì: Jared venne copioso nel palmo sinistro di Colin, ormai in piedi e pronto a farlo suo, con un’irruente prestanza.
“Cole!” – reagì, strangolato dagli spasmi e cinturato dalle braccia forti dell’altro, che ormai gli era risalito dentro, trovandolo stretto, ma accogliente.
“Caldo e bagnato … tu non cambierai mai Jared … Guai a te se …”
Colin deglutì, poi si ossigenò per lo sforzo.
Per Jared i cartigli in smalto blu ed ocra ormai ondeggiavano nelle proprie iridi, seguendo il ritmo del suo corpo, in balia di spinte progressive e bollenti.
“Se cosa …?” – sorrise malizioso, distraendosi per un attimo da quella lussuria dilagante.
Farrell lo strinse più vigoroso, poi gli azzannò delicatamente la porzione di pelle tra spalla destra e collo, succhiando e lappando, come una belva amorevole, che stava per accanirsi sulla sua preda senza più freni inibitori.
“Ti … ti sto … venendo den ahhhh” – Colin rimescolò e trangugiò quelle parole, esplodendo nel canale di muscoli e terminazioni nervose di Jared, che quasi perse i sensi, per la gioia e l’appagamento reciproco.
Jared si ritrovò sul bordo di quella vasca quadrata e poco profonda: Colin ne ebbe cura, permettendogli di raggomitolarsi sul giaciglio in damaschi e sete, dove si stesero, tamponandosi a vicenda con spugne coloratissime.
“Ti amo …” – dissero all’unisono, prima di addormentarsi.

Avrebbero trascorso il fine settimana in quel resort ispirato al Marocco e la prima notte doveva diventare indimenticabile, prima di dedicarsi alle imminenti feste, ritrovandosi la casa piena di parenti ed amici, che li avrebbero travolti con chiacchiere, progetti e canti natalizi, come da tradizione.
Farrell aveva ritagliato quel momento tra numerosi impegni lavorativi, dimostrando, ancora una volta, che il marito era la sua priorità assoluta.
Jared avrebbe voluto cristallizzarsi, insieme al suo amore più grande, in quell’atmosfera idilliaca, pur sapendo che era impossibile: una consapevolezza che a tratti lo uccideva, senza comunque intaccare la felicità pulita e totale, che stavano condividendo, finalmente.



Matt Bomer is Matt XD








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