domenica 26 agosto 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 183

Capitolo n. 183 - sunrise


Il cielo si era riempito di stelle.
Robert camminava lento lunga la spiaggia, per poi fermarsi alla caletta, confinante con quella della villa di Sveva.
Lei, affacciata alla terrazza, dove stava cenando con la sorella ed alcuni amici lo salutò da distante, riconoscendolo.
Lui le fece un cenno, il volto inespressivo, come paralizzato dal dolore, che lo stava lacerando in maniera viscerale, la stessa con cui aveva amato Jude, da tutta una vita.
Geffen lo osservava da distante, con il timore potesse fare una qualche stupidaggine, ma Downey stava dimostrando una dignità tanto solida quanto ammirevole.

L’attore tornò sui propri passi, accelerando l’andatura, quando si accorse di Glam.
Gli ultimi metri li fece correndo, volando tra le sue braccia, che mai gli avrebbero negato accoglienza e conforto.
Ricominciò a piangere, sentendosi sempre più debole.
Scivolò, vedendo la notte invadergli le pupille, inghiottendo i suoi sensi e le sue paure, fino ai piedi di Geffen, sentendo la sua voce chiamarlo, ma ormai era come un alito di vento lontano.


“Camilla sta dormendo Jude”
“Pamela io rimango qui, lei è mia figlia.” – disse, sfigurato dall’ansia.
“Ne parlerò con Antonio, guarda che nessuno vuole negarti un qualsivoglia diritto, anzi: cerca comunque di capire che dobbiamo tutelarla.”
“So che state facendo il meglio per lei e che provate repulsione verso di me”
“No Jude, affatto. Tu hai subito una violenza ed occorrerebbe valutare con calma le tue reazioni, anche nei confronti di Colin … Certo se è vero che vi siete incontrati di nascosto e siete stati insieme …”
“Pamela, tu sei una donna intelligente e bellissima, io non voglio nasconderti nulla, anche perché hai sempre avuto riguardo ed affetto per la nostra Camilla” – affermò serio.
“Ok … ti ascolto”
Si accomodarono in un salottino, adiacente la zona riservata ai bimbi, tutti invitati per la notte dal nonno.
“Colin ed io non abbiamo … non abbiamo fatto l’amore, anche se il contatto, tra di noi, è stato molto intimo … e scabroso” – deglutì a vuoto, sentendosi gelare il sangue.
“Anche soltanto un bacio, sarebbe stato grave, a mio avviso Jude”
“Sono d’accordo, per come sono poi geloso io nei confronti di Rob”
“Perché non hai condiviso con lui questa disgrazia, magari sostenuto da Glam, del quale ti sei fidato durante il ricovero nel reparto di Scott?”
“Io non volevo che lui … che lui fraintendesse …”
“In che senso?”
“Che si infuriasse con Colin, sarebbe stato un disastro … Ma adesso, è anche peggio” – lo disse piangendo.
“Vuoi … vuoi parlare con Brandon?”
Law annuì – “Ho … ho bisogno di lui per spiegare questo dramma a Camilla … Non so cosa fare … Non sono niente, senza Robert”


Jared chiese a Simon di scortare lui e Colin all’attico di Malibu.
Pregò Jimmy di allontanarsi, riservandogli una suite in un resort adiacente l’elegante palazzo, dove ormai il giovane si era abituato a risiedere.
Lui non si oppose, confermando la propria solidarietà al cantante dei Mars.

“Tesoro bevi questo …”
Colin lo guardò, impaurito.
“Jared … Jay io devo andare alla polizia e dire quello che è accaduto quella maledetta notte …”
“Non se ne parla Cole, perché innanzitutto non credo assolutamente alla versione di Jude.”
“Ascoltami” – prese fiato – “Jude è stato aggredito e violentato: l’ho colpito, lui ricorda questa cosa ed io inizio a rimettere insieme i frammenti di quelle ore assurde” – disse convinto.
“Allora dimmi una cosa, una soltanto Cole: tu ricordi di averlo stuprato?” – chiese crudo e diretto.
Farrell scosse il capo – “No … io non ricordo niente, come del resto lui, ma è una logica deduzione, non pensi?? Ero alterato, aggressivo, lui voleva aiutarmi, io ho sfogato su Jude il mio livore”
“Livore che sono stato io a provocare … Dopo avere saputo di te e Kevin …” – mormorò smarrito.
Colin lo strinse – “Perdonami Jared … è colpa mia, della dannata debolezza, che non ho mai saputo dominare, ricorrendo ai farmaci ed all’alcol, quando ero senza di te … perduto ed annientato dalla tua assenza, causata unicamente dai miei errori, dai tradimenti, dalle dipendenze … Perdonami” – i suoi singulti erano schegge nel cuore di entrambi.
Jared tornò a guardarlo – “Sei il padre dei mie figli … sei mio marito: io scoprirò la verità, io non posso accettare che tu abbia rifatto una cosa simile … Con me è successo, l’ho metabolizzato e superato: per Jude voglio capire se hai infierito sul suo corpo, se l’hai picchiato o se hai abusato effettivamente di lui.”
“Per me non esiste alcuna via d’uscita Jay … Ti stai aggrappando all’impossibile” – disse disperato.
“Ne tu e neppure Jude avete memoria di quelle ore Colin ed io mi ci aggrapperò con le unghie e con i denti se necessario!”
Leto gli aveva afferrato le spalle, scuotendolo per infondergli coraggio e speranza, ma Colin era in balia di un senso di colpa devastante, che gli pulsava nelle tempie e nell’addome, senza più lasciargli un istante di pace.


Claudine ed Eamon si fecero dare l’indirizzo del loft e si precipitarono dal fratello , per sincerarsi delle sue condizioni, dopo essere stati informati sommariamente da Shannon, incredulo quanto Jared, su quanto emerso dal confronto tra il cognato e Jude.

“E’ … è un incubo questo …” – disse flebile Eamon, cullando Colin, che non cambiava registro, con chiunque parlasse.
Voleva consegnarsi alla giustizia, in presenza di un legale, certo, ma senza cercare scuse o giustificazioni, che semmai sarebbero state appurate dopo il suo arresto e durante un regolare processo.
“Io devo pagare Eamon … devo espiare per la brutalità con la quale ho rovinato le esistenze di Jared e di Jude”
“Jared asserisce che”
“Non è lucido, non devi ascoltarlo” – sibilò al suo orecchio, come se volesse complottare qualcosa.
Eamon sembrò inamovibile da subito: “Tu sarai rovinato per sempre, se questo scandalo emergerà: hai commesso un errore delittuoso, anzi un doppio abominio Colin, però ci sono le cliniche, le terapie di recupero, puoi affidarti a dei professionisti, per non ricadere in un simile inferno, hai capito!”
“Ma cosa stai dicendo anche tu Eamon, DANNAZIONE!”
Claudine intervenne, piombando da living alla camera in cui Colin si era rifugiato.
“Tesoro non dimenticare un dettaglio fondamentale …” – disse lei timidamente, in lacrime.
“E quale sarebbe, sentiamo!!?”
“Jared e Jude ti hanno perdonato … Nessuno di loro vuole vederti in galera, soprattutto per i bimbi, non scordarlo Colin, non farlo, te lo chiedo in ginocchio, anche per la mamma … Fallo anche per lei”


Robert aveva ripreso i sensi.
Vomitò anche l’anima dietro ad un gruppo di scogli, con Glam, che gli sorreggeva la fronte e gli massaggiava la schiena, una volta che Downey si rannicchiò, riparato dal suo sembiante massiccio e sicuro.
Si era portato appresso anche una bibita fresca.
“Tesoro devi mandarla giù … Fai uno sforzo Rob” – e gli porse la bottiglietta.
Lui non ne sentì né il sapore, né ne trasse sollievo.
Voleva addormentarsi, per non svegliarsi più.
Mai più.




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