Capitolo n. 180 - sunrise
Scott guardava il soffitto, le braccia incrociate tra la nuca ed il cuscino, mentre Jimmy restava abbracciato al proprio, steso sul lato sinistro, attento al discorso del medico.
“Ero un play boy da strapazzo … sino a poco tempo fa”
“Di quei dottori che si scopano tutte le infermiere?” – rise cristallino, nei suoi jeans a vita bassa, senza intimo e null’altro addosso, mentre Scott si era fatto una doccia veloce ed aveva solo i boxer.
“Sì, infatti … Poi arriva Glam … Cioè lui ed io eravamo due scavezzacollo, andavamo nei club, niente droga, ma parecchi drink e ragazze.”
“Vi siete divertiti un sacco?”
“Non davamo importanza a nulla e nessuno … Eravamo aridi, seppure tra noi ci fosse un legame autentico, schietto, eravamo complici”
“Ed ora siete amanti?”
“Non direi Jimmy. L’hai detto anche tu: Glam vive per Jared, assolutamente vero.”
“Mi parlavi della Svizzera …”
“Ottima occasione per sferrare un colpo magistrale, probabilmente, una breve pausa, tra Jared ed ancora Jared, per lui, che mi ha amato in modo … pazzesco”
“Una notte di fuoco” – rise di nuovo, simpatico e pulito.
“Mi ha … sconvolto … Lo riconosco, più della prima volta, questa era la seconda e temo l’ultima”
“Ti dispiace, Scott?”
“Soffro per Glam, lo vedo consumarsi per Jared, lo trovo ingiusto” – replicò serio, guardandolo finalmente e girandosi verso di lui.
“Ed io potrei trovare ingiusta la stessa cosa per te, che ti logori il cuore per Geffen, che non lo avrai mai, almeno secondo le tue deduzioni” – e sospirò, rannicchiandosi meglio, ma senza avvicinarsi oltre a Scott, che allungò la mano sinistra, per accarezzargli i capelli, lo zigomo destro e poi il collo, dove posò un bacio lieve.
Jimmy sussultò, chinando il capo verso la testata imbottita, per dare maggiore spazio alle labbra carnose di Scott, che presto incontrarono le sue.
“Non è possibile, è il secondo vassoio di gamberoni Glam!”
“Li adoro e poi ho mangiato soltanto questi Rob!”
Risero fragorosamente, tanto non c’era nessuno al locale sulla scogliera.
L’amico di Geffen l’aveva aperto appositamente per lui, lasciando un cuoco ed una cameriera, che li spiava divertita.
Downey era uno dei suoi attori preferiti, quindi chiese foto ed autografo, praticamente paonazza e tremolante.
Robert metteva a proprio agio le persone, quindi la ragazza ottenne più di uno scatto ed un paio di dediche, anche per la figlia.
“Non penso di sicuro alla linea …”
“Ma se sei in una forma pazzesca Glam!”
“Maddai … sì faccio ancora pesi, ma il mio cuore non va d’accordo con certi sforzi”
“Scott non sarebbe del medesimo avviso” – disse sibillino l’attore, ma con uno sguardo da canaglia adorabile: Glam sembrava essersi perso ad ammirarlo.
“Che succede …?” – chiese Downey imbarazzato.
“Sei … sei incredibile … Come tu ed io, qui, adesso Rob.”
“Te lo avevo promesso …”
“Jude dov’è?”
“Insieme a Colin, stanno preparando la festa per domani, con Jared presumo e poi Xavier, Phil, di sicuro Pamela …”
“Lo eviterei volentieri, questo compleanno …” – disse mesto, sorseggiando dell’eccellente vino bianco.
“Per non incontrare Jared? Dovrà accadere, prima o poi Glam, non trovi?”
“Sono incasinato con lui, con Scott, è meglio … evitarli per qualche settimana”
“Che stupidaggine” – rise.
“Improbabile?”
“Abbastanza Glam … Facciamo un brindisi?”
“A te ed alla tua guarigione Robert, che il futuro ti riservi molta serenità, la meriti” – ed appoggiò il proprio calice a quello di Downey, che arrossì.
“Ti ringrazio … e ricambio a pieno”
“Dipende da me: se la smetterò di fare il coglione, forse avrò un domani migliore Robert” – affermò serafico.
“Sai che noia?!”
Le curve sulla scogliera erano scorrevoli, la strada deserta.
“Hai ancora un po’ di tempo Rob?”
“Sì … dove andiamo?”
“A prendere un regalo a Colin, c’è una boutique irlandese sul lungo mare, magari una camicia”
“Ok, vada per lo shopping!”
Arrivarono nei pressi del negozio, ma cinquanta metri prima, Robert picchiettò sulla spalla di Glam – “Ehi … ma non è Jared, quello?”
“Chi scusa?”
“Il ragazzo sulla panchina Glam … torna indietro”
Geffen diede un’occhiata allo specchietto retrovisore, riconoscendo il cantante e la sua bicicletta.
Aveva il cappuccio della felpa alzato a metà, così che il suo volto veniva celato soltanto in parte.
Era seduto di traverso, appoggiato in modo insolito allo schienale.
Glam inchiodò la Ferrari davanti a lui, ma Jared non si mosse.
“Mio Dio cosa …?” – scese velocemente, seguito da Robert.
Appena lo sfiorò, scoprendogli la faccia sudata, notò un rivolo di sangue precipitare dal naso, le iridi spente, il respiro irregolare.
Era semi cosciente, ma non rispose alle esortazioni di Geffen e di Downey, allarmato almeno quanto l’avvocato, che lo prese in braccio, caricandolo in macchina, per poi ripartire verso la collina.
Aveva le chiavi del villino, che mai era stato venduto.
“Non sarebbe meglio l’ospedale Glam?”
“Preferisco interpellare Scott, guarda il numero è in memoria al numero diciotto, chiamalo ti prego. Io prendo delle pezze bagnate!” – e si spostò in bagno, dopo avere adagiato Jared sul letto.
L’ambiente era fresco ed accogliente: un’impresa di pulizie teneva sempre in ordine quel posto, per volere di Glam, che vi era affezionato.
“Jay … andiamo, riprenditi … ti prego tesoro …” – e lo tamponò.
“De-devo andare in mensa … sono in ritardo …” – biascicò confuso.
“Jared siamo a Los Angeles”
“Hai … hai preparato la cena per la bimba Glam … Lula ha mangiato? … Io devo andare … devo”
“Amore mio Dio …!”
“Glam calmati, Scott sta arrivando …”
“Prepara del caffè … non capisco cos’ha … tesoro …”
“Portiamolo sotto la doccia, facciamolo vomitare, forse ha ingerito qualche pastiglia di sonnifero … o di ansiolitico Glam”
“Jared hai preso qualcosa?? Jared …” – nel frattempo gli tolse malamente gli abiti, riprendendolo sul petto, infilandosi con lui nel box, dove aprì il getto gelido.
Jared tossì, poi con un singulto si aggrappò al collo di Geffen, sconvolto.
“Papà … non volevo … io non volevo”
Il condizionatore rinfrescò l’atmosfera, in quell’inconsueta giornata afosa di fine maggio.
“Pressione bassa, ma in ripresa … Glam dammi l’attaccapanni, Robert mi prendi la salina nella borsa? Jimmy cerca del ghiaccio, grazie …”
Sul finire di quelle disposizioni, il tono di Scott divenne attento, considerato anche il disagio, che trapelava dagli occhi del giovane.
Sapendo che si trattava di Jared, anche lui volle seguirlo in suo soccorso.
“Ok, sei disidratato, ma non è grave Jared”
“E’ … è confuso Scott” – mormorò in apprensione Geffen.
“Un’insolazione probabilmente, anche l’epistassi ne è una conseguenza: Jared facciamo un prelievo? Devi autorizzarmi”
“Papà …” – e tese la mano verso Glam.
A Downey venne un magone insopportabile, uscì dalla stanza e piombò in cucina, prendendo fiato.
“Robert …”
“Scusa Jimmy è che … che non sopporto di vederlo ridotto così … E’ … è come un bambino”
“Era così anche per te, quando ti sentivi smarrito ed avevi paura?” – gli chiese porgendogli un bicchiere d’acqua.
“Grazie … sì, la mia infanzia è costellata di brutti ricordi …”
“Lasciamo stare …” – disse Scott in maniera sbrigativa, sembrava non vedere l’ora di andarsene da lì.
Geffen era come in bilico tra l’ansia soffocante per il malore di Jared e la perplessità davanti all’atteggiamento dell’amico.
“Ti sono grato per essere intervenuto Scotty”
“Se vuoi lo ricoveriamo”
“Devo informare Colin, ma ha il cellulare spento e non è alla End House”
Downey rientrò.
“Hai trovato Jude?”
“No Glam, mi dispiace … Credo abbia lasciato il palmare all’attico, come ieri” – disse sconsolato.
Scott ricevette un sms.
“L’ospedale … devo correre … Dov’è Jimmy?”
“Sono qui … Non preoccuparti, cerco un taxi …”
“Vassilly sta arrivando, se vuoi ti darà un passaggio, con Robert” – disse Geffen, senza distogliere lo sguardo da Jared, restando seduto accanto a lui, sul bordo del materasso; gli accarezzava le tempie, dove posò anche un bacio, chiudendo le palpebre, senza più dare retta alle parole di chi li circondava.
Robert gli sfiorò la schiena – “Glam, noi andiamo, Vassily è qui …”
“Sì … sì ok” – si rialzò stringendolo – “Perdonami Robert …”
“Per cosa? Se hai bisogno chiamami”
“Vale anche per me” – intervenne educatamente Jimmy e Glam gli sorrise – “Lo farò … Ce la caveremo, appena si riprende lo porto a casa, però se riuscite ad intercettare Colin spiegategli tutto …”
“Glam …”
“Sì, sono qui”
Si era spostato inizialmente in poltrona, ma poi preferì allungarsi al suo fianco.
“Do-dove siamo?”
“Al cottage, ti senti meglio? Ricordi che giorno è oggi?”
Jared si sollevò appena – “Il … il trenta … ma cosa?” – era molto debole, quindi crollò nuovamente sul guanciale, scrutando Geffen, che riprese ad accarezzargli i capelli, con dolcezza.
“Ti ho trovato a due passi da Irish Fashion … Ero con Robert, volevamo comprare il regalo a Colin”
“Anch’io …” – sorrise, respirando il profumo buono di Glam, che per la gioia di riaverlo vigile, stava per piangere.
“Ti porto a casa”
“No … no aspetta … Io devo chiederti … scusa”
“Ne parleremo in un’altra occasione, non agitarti Jay”
“Ma io … io ho sbagliato”
“Scott ti ha medicato, per lui è stato un colpo di calore”
“Morivo di sete … mi girava la testa, ho posato la bici ed ho cercato un po’ di ombra Glam”
“Ok, è passata …”
“Glam … mi hai lavato tu?”
“Sì …”
“Non permettere a nessuno di toccarmi …” – disse come spaventato.
Geffen lo strinse – “Piccolo non accadrà … Vorrei soltanto che ti fidassi di me”
“Glam … io”
“Dimmi la verità Jared … ti supplico”
Leto si affossò nel suo collo, singhiozzando.
“Ho … ho ingerito delle pastiglie di Timox”
Era vero.
“E … e poi … ho sniffato della cocaina” – rivelò a fatica.
Geffen lo guardò fisso – “Con Colin? Alle Fiji??!”
“No … no, Colin non centra niente … Lui è preoccupato come … come te … Glam mi dispiace … mi dispiace … Ho tanta paura”
Il suo pianto divenne come un fiume, che aveva rotto gli argini di quei segreti non più celabili.
“Andiamo da Foster, in clinica, per qualche giorno Jared, parlerò io con Colin, ti prometto che sistemerò questo casino e dopo la tua vita tornerà alla normalità tesoro”
“No Glam … la mia vita … non ha senso … Non riesco ad uscirne … poca luce, un minimo di gioia, saltuariamente e poi … poi io spreco tutto … Vi ho maltrattato, vi ho usato e buttato via … Glam perdonami … perdonami!!” – gli urlò nelle orecchie, tremando e sudando come un cucciolo abbandonato a sé stesso.
Geffen lo afferrò per le spalle, nel tentativo di riportarlo alla realtà – “Io non mi arrendo con te, hai capito Jared?? HAI CAPITO?? RISPONDI!!” – esclamò disperato, ma deciso.
“Sì … sì Glam …” – sussurrò flebile, ma consapevole.
“Non esisterebbe inferno peggiore di quello in cui io dovessi vivere senza di te Jared: io ti ho sposato, io ti ho voluto ad ogni condizione, io ti ho perso ed io ho tentato di cacciarti dai miei giorni, sapendo che era perfettamente inutile! Ti amo e ti amerò per sempre, non ho alternative e neppure le voglio queste stramaledette alternative!!”
Lo baciò, con la furia degli anni che gli restavano, forse esigui, durante i quali avrebbe ancora potuto avere Jared in qualche modo nella propria esistenza, a qualunque prezzo, a discapito della propria dignità.
All’anulare di Jared brillava la fede, così al collo di Glam la triad, simboli scambiati durante quel matrimonio speciale: li videro entrambi solamente quando si distaccarono.
Geffen si stava consegnando a lui, senza rimpianti, senza rimorsi, per l’ennesima volta.
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