martedì 7 agosto 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 169

Capitolo n. 169 - sunrise


La pre anestesia stava facendo effetto.
Lo sguardo intontito di Downey, si accorse di quello luminoso di Glam, che gli stava stringendo le mani.
“Ciao splendore” – disse dolce.
Downey sorrise – “Big Geffen … ciao …”
“Se volevi avere tutta la mia attenzione Rob, ci sei riuscito” – e gli baciò i palmi, inspirandone il profumo di un qualche detergente per l’intervento.
“Ci siamo … fidanzati Glam?”
“Può darsi”
Risero insieme.
“Dov’è Jude?”
“A prendersi un caffè con il suo irish buddy”
“E con Jared …? Come ti vanno le cose?”
“Un casino” – e scrollò le spalle.
“Che matti che siete …”
“Hai ragione Rob, non se ne esce”
“Perché tu non vuoi uscirne” – e rise complice.
“Non stancarti … e comunque lo dice anche Lula”
“Che siete due scemi?”
“Anche peggio ahahah”
“Meglio chiudere qui il discorso, non vorrei arrivasse Colin” – disse sommesso l’attore, assopendosi nuovamente.
Geffen si alzò, per poi uscire in corridoio ed avvertire l’infermiera, come d’accordo.
Jude e Colin uscirono dall’ascensore e fecero appena in tempo ad incrociare la barella di Robert, caduto nel mondo dei sogni.
“Mio Dio …”
“Jude calmati” – mormorò Farrell, trattenendolo per un braccio, ma lo strattone che l’inglese gli diede, per liberarsi e raggiungere il compagno, trasmise una sensazione strana a Glam, che li stava osservando.

“Ehi ciao …”
“Buongiorno Colin, tutto bene?”
“Insomma … Tu come stai Glam?”
“Di corsa, devo andare in tribunale, per Dean”
“In bocca al lupo” – replicò Farrell scialbo, ancora concentrato su Jude.
“Sarà una brutta giornata …”


Denny controllò l’orologio per l’ennesima volta.
“Sta arrivando” – disse Hopper, vedendo Glam nel parcheggio.
Dean e Sammy si scrutarono: erano entrambi tesi.
“Ok, andiamo, Stabler è già seduto” – aggiunse Marc, dirigendosi vero l’ingresso dell’aula, salutando Geffen, che si scusò per il ritardo.

Il giudice diede la parola all’accusa.
“Chiamo al banco il mio assistito. Prego Dean …”
“Ok …”
Il giovane si riaccomodò, aggiustandosi i bottoni della camicia, nonostante fossero allacciati regolarmente.
Glam non gli aveva impartito istruzioni particolari, chiedendo semplicemente di essere sincero.
Cody era in terza fila, sulle spine per l’evolversi del dibattimento, ma speranzoso che Geffen trovasse una soluzione per fare giustizia.
“Vostro onore, posso dare del tu al teste?”
“Se lui è d’accordo Geffen …”
“Sì, va bene …” – rispose timido.
“Ok Dean, perfetto. Reperto n. 1”
Glam prese un pacchetto da una scrivania laterale, sulla quale erano sorvegliate dall’agente preposto, una serie di prove raccolte dal suo studio e debitamente registrate.
“La riconosci Dean?”
Nella plastica trasparente, era contenuta una cintura maschile.
La fibbia, le cuciture singolari, fatte ad onda e due borchie, con incise le lettere RM, iniziali dello stilista, creatore di quell’accessorio, lo rendevano inconfondibile a Dean, che impallidì.
“Sì …” – balbettò – “Sì … la usava mio … Cioè Stabler, per soffocarmi e costringermi ad accontentare le sue richieste.”
Sammy avvampò, trattenendo a stento l’istinto di strozzare quell’uomo in tuta arancione, viscido e strafottente nel guardare il suo Dean, da quando lo aveva rivisto.
“Quali richieste, vorrei fossi più preciso”
“Ses … Sessuali”
Geffen si sfilò la giacca, poi la cravatta – “Chiedo venia a vostro onore ed ai giurati, ma la chemio che faccio, mi provoca un surriscaldamento generale”
“Avvocato se non si sente bene, interrompiamo”
“No, sto benissimo, la ringrazio. Dunque Dean”
Marc e Denny si fissarono per un istante, pensando che Geffen avesse in mente qualcosa.
“L’imputato quindi utilizzava questo sistema per vessarti fisicamente”
“Sì …”
“Quanti anni avevi Dean?”
Nel frattempo Glam si era puntato con i palmi alla sbarra di fronte il broker.
“Quattordici quando iniziò a tormentarmi …”
“A quindici conosci il dottor Brandon Cody e gli parli di questo?”
“No …”
“Come mai?”
Dean strizzò le palpebre – “Temevo che … che mi giudicasse male …”
“In che senso?”
“Che pensasse fosse colpa mia, che io provocassi il mio … genitore affidatario.”
“Cody ti avrebbe giudicato?”
“Non lo sapevo questo … Io volevo fargli buona impressione”
“Tu sei gay Dean?”
“Sì”
“A causa delle violenze subite dal tuo patrigno?”
“No! No … io …”
“Torniamo a questa!” – e con un colpo secco, Geffen posò la cintola sul tavolo dove era piazzato Stabler, che ebbe un sussulto.
Glam non si mosse da lì, guardando diretto l’accusato.
“Dunque riepiloghiamo Dean, puoi interrompermi, se sbaglio o dimentico qualche dettaglio. Il tuo padre in affido, matura verso di te un desiderio malsano e per concretizzarlo ritiene opportuno aiutarsi con ciò che gli sostiene i pantaloni … Anche perché diciamolo, se io me li devo calare, cosa mi serve indossarla, vero Stabler?” – e con una mossa fulminea, Geffen fece sgusciare dai passanti la sua Gucci in pelle nera, per poi posizionarla a cappio, intorno al collo di Stabler, che per la sorpresa non ebbe una reazione immediata, bloccato anche per i polsi e le caviglie dalle manette.
Il suo difensore scattò in piedi, urlando “Vostro onore!!”
“Perché se uno non vede, non comprende cosa voglia dire essere tenuti in ginocchio ed al guinzaglio, come questo signore faceva con il piccolo Dean all’epoca!” – tuonò Geffen, nella confusione generale, che il giudice sedò a fatica.
“Ordine, ORDINE!! GEFFEN ABBIAMO CAPITO!”
Glam liberò Stabler, tornando verso Dean e, nel ricomporsi, indossò nuovamente anche gli indumenti di cui si era liberato prima.
“Per rispetto a questo ragazzo e soltanto a lui, non scenderò nelle peculiarità dell’atto sessuale, che quella bestia gli imponeva quotidianamente, promettendogli in cambio denaro per studiare, ma soprattutto cibo ed acqua, come se fosse un condannato a morte … Ed era a questo che Dean si era ridotto, signori della giuria”
“Avvocato la sua arringa finale, la rimandi a tempo debito!”
“Vostro onore, mi scuso per la veemenza del mio intervento, ma purtroppo vede, io non sono una persona encomiabile per tante ragioni, però come padre ritengo di essere stato all’altezza del mio ruolo e nell’ascoltare il racconto di Dean, mi sono vergognato di essere un uomo”
“Mi rendo conto della gravità e dell’abominio subito dal suo assistito”
“Ed era soltanto l’inizio.” – Glam fece una pausa, sorseggiando dell’acqua fresca e porgendone un bicchiere anche a Dean.
“So che vuoi fare una dichiarazione. Se vostro onore è d’accordo …”
“Sì, certo. Si metta a verbale, senza interruzioni, grazie.”

Dean si strofinò la faccia, ritrovando gli occhi di Sammy nei propri.
Si commosse, ma non cedette alle lacrime.
“Brandon Cody era il padre che avrei voluto. Capiva le mie esigenze, mi aiutava negli studi, rispettando le scelte che avevo preso autonomamente. Tutto sembrava perfetto, ma a quella vita nuova, che scorreva parallela al mio inferno, mancava un elemento necessario ad unirci … per sempre … Ed io credevo che anche il dottor Cody mi avrebbe ricambiato o che comunque lui sì, e non Stabler, meritasse la mia … la mia devozione, il mio corpo … Quando mi respinse, non con cattiveria, ma sforzandosi di farmi comprendere la natura dei sentimenti di infatuazione, che mi spingevano verso di lui, io mi infuriai. Ero di nuovo sbagliato, ancora una volta.”
“E lo minacciasti?”
“Sì”
“Stabler ti sembrò migliore di Cody?”
Dean sorrise amaro.
“In un certo senso lui mi accettava … lui mi voleva … Non ero lucido, ero disperato … e solo come un cane, senza amici, umiliato dalla mia omosessualità … Finché non incontrai Sammy, dopo alcune relazioni insensate e vuote …”
“Sam, il tuo attuale fidanzato?”
“Sì” – Dean si illuminò – “Il mio … Noi ci sposeremo, me lo ha chiesto l’altra sera ed è per questo, è per lui e l’amore che mi ha donato senza condizioni, da subito, che io sono ancora qui e voglio restarci, voglio vivere, voglio sposarlo e …” – prese fiato, per l’eccessiva emozione – “Vorrei avere anche un bimbo da crescere, insieme a lui … Ed il dottor Cody, che è il mio analista da quando è tornato a Los Angeles da New York, ci sosterrà in un percorso difficile, perché Sammy ed io siamo stati abbandonati e gettati da una famiglia all’altra, da un istituto all’altro, senza mai chiederci se fossimo felici … Nostro figlio, sarà felice, lo giuro.”
Geffen sorrise sereno – “Sarà così, ne sono certo.”
Gli diede una carezza, poi si rivolse verso lo scranno, con aria stanca – “Ho finito vostro onore.”
“La parola alla difesa per il contro interrogatorio”
“Nessuna domanda” – disse mesto il legale di Stabler, che ebbe un moto di stizza ed imprecò verso Geffen.
“Silenzio o sospendo la seduta e la condanno per vilipendio alla corte Stabler!”


Quando Geffen entrò nel bagno, nello specchio sopra i lavabo ritrovò il sorriso amico di Kevin.
“E se ti fossero caduti i tuoi costosi Armani, daddy?”
“Sai che figura …” – bisbigliò simpatico, provando un sollievo inaspettato.
Abbracciò l’ex, che non aveva perso una sola battuta di quello scontro acceso.
“Sono così orgoglioso di te Glam” – disse il bassista, tornando a guardarlo.
“Non sapevo fossi qui …”
“Ero in fondo, per non disturbare la tua splendida strategia”
“Non sarebbe successo, anzi … Mi hai dato una forza costante nelle avversità Kevin”
“Felice di esserci riuscito daddy” – e si staccò lieve da lui.
“C’è anche Tim?”
“No, è all’università, voleva riprendere gli studi o meglio completarli, però lì insegna anche quell’Ivo …”
“E sei preoccupato?” – chiese sciacquandosi il viso tirato.
“Abbastanza … A proposito, ma hai fatto altre chemio?”
“Non di recente. Ho calcato un pochino i toni …”
“Sei un istrione …”
“A volte Kevin, a volte … Per il resto sono un buffone, specialmente con me stesso”
“Sempre per colpa di Jared?”
“Serve a poco dividerci la responsabilità, non per salvarlo, tanto non cambierà mai nulla”
Kevin sospirò – “L’hai capito da molto tempo daddy eppure ti ostini a torturarti ed io per questo soffro e non vorrei accadesse anche al nostro Lula e non è una critica.”
“Tu sei stato un dono … Ora più che mai e forse mi aggrappo a te, ingiustamente, seppur temendo di essere preso a pedate, anche da Tim”
“Non sia mai …” – e rise solare.
“Devo andare Kevin … Magari venite a Palm Springs con Lula domani o per il fine settimana?”
“Sì, ti telefono … Parlo con Tim, ma sarà d’accordo, vedrai”
“Ok … vuoi un passaggio?”
“No, ho la macchina … Asp-aspetta daddy …” – ed appendendosi al suo collo, Kevin gli diede un lungo bacio.
Geffen si sentì mancare l’aria, il cuore scalpitare nel petto, dove la bocca di Kevin era arrivata, dopo avergli aperto la casacca già slacciata a metà.
“Te-tesoro … non devi … Kevin …”
Si baciarono ancora, annullandosi, finché un colpo di pistola non li fece trasalire.
“Che diavolo …?!” – esclamò Glam, spingendo dietro di sé Kevin, come a proteggerlo.

Voci concitate provenivano dall’esterno.
Erano maschili.
“Io non ci torno là dentro!! IO NON CI TORNO IN GALERA AVETE CAPITO BASTARDI!!”
La scena che si presentò ai loro occhi, schiusa la porta di poco, era di Stabler, ridotto in un angolo, tra colonne di marmo, la pistola brandita dalle sue dita tremanti e sudate, di certo strappata ad una guardia.
“Non avvicinatevi!!” – gridò esasperato.
Dean e Sammy erano a pochi metri, con Marc e Denny, visibilmente terrorizzati.
La sorveglianza lo aveva circondato, ma sembrava impossibile disarmarlo o convincerlo ad arrendersi.
“ANDATE VIA!!”
Dean, a sorpresa, si fece avanti.
Sam provò a fermarlo, senza riuscirci.

“Non serve a niente … papà …” – disse flebile, ma convinto.
“Dean … mi dispiace … mi dispiace …”
“So che ti dispiace” – si fermò – “Ma adesso posa quell’arma, potresti peggiorare le cose e”
“Non posso Dean … NON POSSO!”
“Guardati intorno … come pensi di uscirne?”
“Dean … il mio angelo … Sei diventato bellissimo, lo sei da quando sei al mondo, sai? … Un mondo che non merita esseri immondi quanto me”
Stabler fu rapido e senza esitazioni: la canna in bocca, il grilletto premuto simultaneamente.
La macchia rossa si allargò a spruzzo sulla targa in argento massiccio, recante la dichiarazione di indipendenza, per poi ricadere in mille rigagnoli, accompagnando la discesa del sembiante esanime di Stabler, simile ad un sipario, che andava a calare su di una vita sporca e miserabile.
Finalmente.


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