lunedì 6 agosto 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 168

Capitolo n. 168 - sunrise


Il suo tremolio lo inquietò, così come l’addormentarsi immediatamente, senza neppure farsi una doccia.
Glam lo stava osservando, mentre si tamponava con un asciugamano bianco, seduto sul bordo del letto.
Jared sembrava in preda ad uno dei suoi soliti incubi.

Lula aveva mangiato la sua pizza da solo, insieme a Vassily, dicendo al padre che gli doveva parlare appena possibile, ma senza dispiacersi per il mancato appuntamento con il genitore e zio Scott.
Geffen indossò una tuta ed imboccò il corridoio, ma fu bloccato dal rumoroso vibracall del telefonino di Jared, dimenticato sul davanzale della camera.
Controllò chi fosse, notando che era la terza chiamata di un certo Jimmy.
Quando riprese ad illuminarsi, per la quarta volta, non resistette a rispondergli, per scoprire chi fosse.
“Sì pronto …” – disse pacato, allontanandosi verso la scala.
“Pronto … cercavo Jared …” – disse una voce acerba, ma gentile all’altro capo.
“Sta riposando, posso aiutarla io?”
“No … cioè sì … E’ il signor Farrell?”
“No, sono Glam”
A Jimmy sembrò gelare il sangue.
Aveva scelto il peggiore momento per cercare il cantante.
“Mi scusi … sono l’assistente del signor Leto e dovevo comunicargli alcuni appuntamenti”
“Capisco … La farò richiamare, siamo a Palm Springs, se non è urgente ovvio”
“No … Lui sta bene comunque?”
Quella richiesta suonava davvero strana.
Geffen prese fiato, cercando di non alterarsi.
Provava un’insana ed istintiva gelosia, ma riteneva il tutto fuori luogo, non conoscendo minimamente quel ragazzo, che si stava preoccupando quanto lui per Jared.
“Sì … Sì sta bene, lo riaccompagno a Los Angeles appena si sveglia” – spiegò calmo.
“Ah perfetto” – Glam sentì il suo sorriso – “Gli dica solo che quelli della Lithium hanno accolto la sua richiesta per il nuovo disco, gli farà piacere” – disse entusiasta.
“Sì … Sicuramente sarà come dici tu Jimmy” – e sorrise.
“Come fa a …?”
“Il nome è apparso sul visore”
“Ah … ovvio sì sì … Ok signor Geffen, lei è stato gentilissimo, non le rubo altro tempo”
“Figurati, nessun problema, ci conosceremo presto. Arrivederci” – e riattaccò, lasciando il giovane senza parole, incapace di valutare se quella fosse una minaccia oppure una semplice deduzione.


Downey si era assopito da almeno venti minuti, ma percepì subito la presenza di Jude, che stava per tornarsene nella saletta di attesa, per non disturbarlo.
“Tesoro …”
“Rob!”
Gli volò tra le braccia, in lacrime.
Le carezze, che Robert sparse sulla sua schiena, sembrarono non bastare a calmarlo.
“Hai mangiato piccolo …?”
“No Rob … scusami, sono una frana …” – e sorrise imbarazzato sollevandosi lento.
“Questa storia deve finire … se vuoi aiutarmi Jude, vedi di nutrirti, soprattutto per nostra figlia” – disse severo, per poi sciogliere lo sguardo in quello di Law, con quel modo inconfondibile ed innocente, che ora faceva ancora più male ai sensi del consorte, in procinto di confessare le proprie mancanze.
“Ordino qualcosa … ma devo anche … io Rob vorrei” – e si interruppe, deglutendo e poi tossendo.
“Cerca di sopravvivere” – ribatté ridendo l’americano.
Un infermiere si intromise nel loro dialogo – “Scusate, ma devo fare un elettrocardiogramma”
“A quest’ora?” – domandò stranito Jude.
“Sì, il paziente è monitorato e domani mattina faremo l’aspirazione, come d’accordo”
Downey azionò lo schienale elettrico e si posizionò al meglio, nonostante una sommaria rigidità ed insofferenza ad essere toccato da altre persone, che non fossero il suo Jude.
“Mio marito può restare?” – chiese con educazione.
“No … E’ la regola, ma potrà rientrare quando avremo finito”


Jared si svegliò di soprassalto, senza trovare Glam.
Lo chiamò, rendendosi poi conto che era con Lula.
Li spiò, fermandosi oltre l’ingresso della cameretta del bambino, che era accoccolato tra le ali del padre, intento a cullarlo sorridente.
“Sei un tantino cresciuto per la ninna nanna, soldino” – disse sereno.
“Anche tu, per fare certi pasticci papà!” – disse sornione.
“Ok, colpito ed affondato … Guardami un po’ peste: ti riferisci a Scott?”
“Mmmmm sì!” – e riempì l’aria con la sua risata argentina e schietta.
“Ha visto me e zio Jared …?”
“Certo! Comunque tu dovresti essere chiaro con zio Scott, visto che sei sposato con zio Jared, è così semplice!” – ed ammiccò simpaticamente.
“Già … sposato con zio Jared … Sai Lula, in parte è vero, ma”
“E’ vero e basta, solo che voi due non volete … come si dice …? Fare sul serio!”
“So che lo vorresti Lula …”
“Mai quanto te, papà” – affermò fissandolo, con limpida spontaneità.
“Avevamo … avevamo una bella famiglia, con Isy …” – disse assorto, commuovendosi all’istante.
“Sai papà … esistono strane felicità, se fanno soltanto piangere …” – e gli asciugò due lacrime grevi, appendendosi poi a lui.
“Stranissime Lula …”
“Tranne la nostra, giusto? Io ti amerò per sempre papà e con me non dovrai mai essere triste”
“Tu sei … il mio mondo Lula … il mio angelo” – e gli sorrise, baciandogli le tempie, per poi ricomporsi.
“Zio Jared è tanto solo …”
“Non direi …”
“Lui … cade … avvolto in un velo di seta, che da bianco diventa nero …” – disse come in trance.
“Lula …?”
“Ci sono tante mani … e troppe voci … Poi il fango, la pioggia … ma non riesce a ripulirlo e poi … poi urla disperato, ma la sua voce è come intrappolata e nessuno la sente”
“Tesoro hai … hai una visione?”
Lula appoggiò la testolina al cuore di Geffen, sospirando – “Ho tanto sonno papà …” - e si rilassò definitivamente.

Jared sembrò dissolversi, in preda al panico più assoluto.
Lula poteva vedere come si stava distruggendo, un’eventualità che il leader dei Mars non aveva minimamente preso in considerazione.
Tornò a Malibu, nella speranza di vedere Jimmy e darsi una sistemata prima di recarsi alla End House, dove Colin lo stava attendendo per una cena con diversi parenti, in visita dall’Irlanda.
Un impegno al quale avrebbe voluto sottrarsi: la normalità non rientrava più nei suoi schemi, purtroppo.


Jude chiese una poltrona per dormire accanto a Robert.
Il medico di turno gli aveva somministrato un blando sedativo, spiegando che era necessario, visto il risultato dell’esame appena compiuto su di lui.
“E’ agitato, c’è da capirlo …”
“Sì dottore … Robert soffrirà per”
“No, no, assolutamente, avrà un leggero fastidio a deglutire, ma una massiccia dose di gelato porrà rimedio a questo inconveniente, come se si trattasse di una tonsillectomia, capisce?”
“Sì … sì, la ringrazio … Io sarò qui, non voglio lasciarlo da solo …”
“A proposito, ci sono parecchie richieste di amici, per avere l’autorizzazione a fargli visita: sa il nostro reparto è blindato.”
“Ha una lista?”
“Sì, eccola, se volete firmarla, con mr Downey, la passeremo alla reception, così da non creare inconvenienti nella sezione visitatori. Dorma bene” – e se ne andò.
Tutti i componenti della famiglia si erano resi disponibili e Chris era il primo di quell’elenco.
Jude si era reso irreperibile, ma non era corretto quel suo atteggiamento, come ormai più nulla di ciò che faceva, della sua vita.



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